LUCIO BEFFI nei
ricordi
Quando si parla di questo straordinario personaggio
ricorre spesso non già il sole, il mare, la luna, il ragù insomma gli
ingredienti classici della napoletanità, ma il terrazzo saraceno con la
pancia di pece nera.Sicuramente un covo chimerico per meditazioni
infantili. Ma questa volta non è una chiusa soffitta, uno sperduto
sentiero, un quieto fienile, è un luogo di una scenografia esotica, ma
abbacinato dal nostro sole, tra le meliche voci della strada di un
tempo, sotto una volta infinita. E Lucianiello lì nutriva la sua
fantasia di artista perché aveva solo due alternative: riscendere giù
tra convenzioni, compromessi e dolori della sua terra oppure sublimare i
suoi ideali spiccando il volo verso il cielo infinito Da quì si
dipana una vita spesa per l'arte nel tentativo di imparare a volare, cioè
spiccare un salto verso la libertà. Ogni sua ascesa, ogni successo era
un battito d'ali, era una speranza in più per il suo popolo, così
allegro, così geniale, ma spesso così sfortunato.
Luigi Mari
LUCIO BEFFI è nato il 28 novembre 1930, a Torre del Greco, in provincia
di Napoli, dove ha vissuto fino al 2 marzo 1986. Nell'infanzia trascorsa
sul terrazzo saraceno (lastrico a pancia di pece nera delle antiche case
napoletane) tra le bianche lenzuola stese al sole e il rosso delle dense
conserve, ha dato vita al suo primo «teatrino». Ancora adolescente si
è inscritto ad un'associazione culturale ed ha istituito una compagnia
filodrammatica, il «Piccolo Teatro», nella quale ha militato per molti
anni. Terminati gli studi classici e intrapreso, per volontà paterna,
il commercio in preziosi, non è riuscito a soffocare quella che era la
ragione della sua vita e, all'insaputa di tutti, si è diplomato in
regia a Roma presso la «Nuova Accademia» diretta da Pietro Scharoff.
Non potendo dedicarsi esclusivamente all'arte, come avrebbe voluto, ha
continuato la sua militanza nel «Piccolo Teatro» mettendo in scena
spettacoli di autori diversi, da Lorca a Pirandello, da Ionesco a Brecht.
Fondatore e regista, dal 1969 al poi Cooperativa Adelphi ha inoltre
messo in scena: Leopardi dalle Operette morali; La lezione e Le sedie di
Ionesco; I fucili di madre Carrar di Bertoldt Brecht; I Giganti della
montagna di Luigi Pirandello; L'isola di Fabio Mauri; Le nozze dei
piccoli borghesi di Bertoldt Brecht; Le furberie di Scapino di Moliere
per la Cooperativa degli Ipocriti; Tupeapo per il C.T. Sud prima con
Gennarino Palumbo e poi con Antonio Casagrande; Oreste, figlio mio da
Eschilo con la Cooperativa I Rinnovati, per il teatro in Trastevere di
Roma; L'ultimo scugnizzo di Raffaele Viviani, in coregia con Ugo
Gregoretti. Collaboratore della Rai, dal 1979 e stato attore in molti
sceneggiati radiofonici e televisivi ed ha realizzato in qualità di
autore e regista: Caro Giacomo per la seconda Rete radiofonica; II muro
di fango per la prima Rete radiofonica, Utopia di una rivoluzione come
sceneggiatore. C'e un ultimo lavoro scritto e sceneggiato nel 1985 per
la prima Rete radiofonica: Cyrano de Bergerac e il suo viaggio
fantastico nella luna non ancora realizzato per un disguido degli uffici
della Rai e per il destino dell'autore. Ha scritto inoltre vari testi
teatrali; diverse sceneggiature televisive ed una cinematografica, oltre
ad una vasta produzione lirica. Ha organizzato e diretto seminari
teatrali a Napoli, Potenza, Foggia, Belluno e Padova ed e stato, dal
1982 al 1986, docente all'Universita Popolare dello Spettacolo di Napoli
e in altri centri di recitazione del Sud
.
TESTIMONIANZE:
AE' AO'! Aè! Ao! era il grido, il richiamo che fino all'inizio
del secolo i ragazzi napoletani, passati alla storia del costume sotto
l'ambiguo appellativo di scugnizzi, si lanciavano per riconoscersi e
ritrovarsi e per rompere la solitudine dal mare alla collina, da Santa
Lucia all'Arenella, dalla Gaiola ai Camaldoli. Era una maniera di
ritrovare e di vivere, nell'involucro dei feticci-totem, un assaggio di
vita autonoma, libera e innocente, condizionata, si, dalla miseria, dal
pane duro come sassi, quelli che figurano sul proscenio con un loro
stigma di fatica e di dolore, ma risanata e rivalutata da una libertà
d'immaginazione da cui vien fuori, appunto, la somma delle speranze e
delle possibilità promesse dalla natura e negate dalla società.
Giustamente Beffi afferma di essersi servito del linguaggio di casa sua
sicuro che esso è simile a quelli praticati in tutte le altre contrade
del mondo; sicuro che il fondo del problema rimane, anche dove c'è
stata la rivoluzione, tra passato e presente, anzi tra passato e
speranza di libertà; giacché anche dove si è verificata la
rivoluzione il tentativo di riattraccare la vita ai pontili del passato
è possente, si potrebbe dire quasi fatale.
Domenico Rea
LA NOSTRA «PRIMA TEATRALE»
Doveva esserci una locandina nella nostra storia. Mia e di Lucio «bizzarre
sinfonie». Un incauto l'ha bruciata. E nella parete dove sono in bella
mostra, come si usa tra gli attori, quei fogli vissuti c'è una cornice
naturale apparentemente vuota. In questo spazio misterioso cambia e
fiorisce ogni giorno una testimonianza che soltanto io posso vedere.
Niente è sbagliato e traccio e cancello e disegno, in un gioco non più
doloroso, sussurri, prove, rabbia. E mi esalto se penso a quella che
sarebbe stata la nostra «prima teatrale». Nessuna malinconia. Ma una
forza ancora più grande perché inesplosa. E' una complicità
sorridente. Quella fra un regista e la sua attrice. Tra Lucio e me.
Anna
Mazzamauro
CHI HA CHIUSO IL SIPARIO? Fichi svelati alla notte da allegre fiammelle
di candele: fra i rami dell'adolescenza. Risate, complicità, voglia di
essere, di essere tutti gli altri: teatro. Noi due, felici,
febbricitanti, drogati di dolcissima utopia, perduti in rigagnoli
intuitivi che si gonfiavano e si esaltavano infrangendo schemi e
squallori di ogni provincia mentale. ... E qualcuno, lì, ad osservare,
spesso ostile, a sprezzare, quelle emozioni, quel dolore anche, che
nasceva dalla chimera amorosa di unire noi a tutti e al tutto e che
invece spesso da alcuni - con grande pena - lo hanno diviso. Chi ha
chiuso il sipario? Chi ha sbagliato? Forse nessuno ha sbagliato, forse
lui ha solo scambiato la totale offerta di sé al Dio cartapesta con un
privilegio: sorprendere gli spettatori-amici per l'ultima volta,
chiudendo il sipario a meta proprio della «sua» commedia. ...L'unica
regia di Lucio che nessuno di noi potrà mai accettare e il tempo ci da
ragione. La rappresentazione della sua memoria si dilata oltre ogni
sipario chiuso ed io ne sono felice e ne piango per questo.
Nello Riviè |
Lucio Beffi anni 80
Gli spettacoli tenuti al
"Piccolo Teatro"
Gli spettacoli tenuti al
"Piccolo Teatro"
Gli spettacoli tenuti al
"Piccolo Teatro"
"Casa di bambole"
trasmesso da Rai2 negli anni 80
Lucio Beffi e Marina Pagano
Ancora Casa di bambole
Premiazione del Libro postumo
"Tupeapo" di Lucio.
Da sin. riconoscibili: L'editore Colonnese, Giuseppe Sbarra, Achille
Millo e Maria rosaria Beffi |