Gianni Pernice |
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Gianni Pernice ha raggiunto i suoi
sessant'anni di carriera con centinaia di attori che ha tenuto a battesimo. Nato nel 1926, attore drammatico e non solo, Gianni è
vissuto tra bulino e teatro. Ha rappresentato drammi, commedie, opere
liriche, festival, riscuotendo sempre vivi successi. Fondò il Teatro
del Popolo insieme al Maestro Alfredo Oliviero, dove ha partecipato
l'attore Elio Polimeno di risonanza nazionale, ed altri di fama
internazionale, nonché gli attori Franco d'Amato, Gigi De Luca, Mike
Bozzetti, il cantante Gianni Visciano, e tantissimi altri. Gianni è un
attore verace, col fuoco dell'ipocrita di greca memoria, che non osò
perché non era figlio del capitale. Oggi gli attori non hanno
preparazione ma assurgono ai fasti nazionali per propri demeriti: si
dice che rappresentino la società in disfacimento. Io resto legato alla
lezione di dizione di Gianni al Teatro del Popolo di Torre del Greco.
Caro Gianni, ti ammiro per la fedeltà. Io ho tradito i tuoi e i miei
ideali, perché pur essendo figlio di attori, ho temuto una società che
distrugge l'arte a chi crede nell'arte. Pur svolgendo attività di
medicina nel mio cuore resta il teatro, la pittura, la musica. Ho incontrato la prima volta Gianni Pernice oggi, in occasione di questo lavoro elettronico. Conoscevo il mito di questo personaggio collocato nella storia torrese di questi ultimi anni come un eliocentrismo filodrammatico tutt'altro che giggionesco, che pur rispettando le legittime convenzioni dell'arte recitatoria, fuoriesce dai canoni, come dire, cattedratici, snobistici dell'ambiente, se pur regionale, per dare priorità allo sconfinato oceano dell'umanità e dell'amore, non solo, ma per rappresentare al massimo la smisurata passione teatrale dei filodrammatici che sicuramente supera la consistenza emotiva dei professionisti, che comunque sono legati a vincoli ambientali e di mercato. Il filodrammatico sviscera senza altri scopi l'amore, la gioia, la PASSIONE, eccola la parola, di fare teatro. Io sono certo che se il Signore, al posto di Abramo, avesse scelto Gianni Pernice per la fatidica prova egli mai avrebbe ucciso o tradito il teatro; ma quello che è sorprendente: il Grande Vecchio, l'avrebbe perdonato. Avreste dovuto vederlo, nel mio studio, totalmente rapito dall'esecuzione dimostrativa del settore teatro di questo CD. Non stava più nei..... suoi settantadue anni! Un universo di reminiscenze lo avvilupparono. Se si voleva dare un'immagine concreta alla parola concettuale "Teatro" bastava guardare Gianni in viso. La sua non era più una fronte, ma un sipario, i suoi occhi due fari puntati sulle tavole, la sua bocca la botola del suggeritore, le sue orecchie le quinte. Era egli stesso la materializzazione di una "missione" d'arte durata sessant'anni. Lo seguivo attentamente nei suoi gesti, lo osservavo celare quelle emozioni alla vista di vecchie foto di scena, e della bella musica che l'accompagnavano, quale incommensurabile attore di se stesso. Infine gli mostrai la sezione di questo CD dedicata a Raimir, ed ascoltò la canzone 'E guerriere d''o mare, cantata da lui qualche anno or sono. E fu l'orgasmo. Egli che ha dato ai torresi sessant'anni di istrioniche emozioni ora cedeva alla foggia del mortale turbamento. Ora so che egli ha emozionato emozionandosi, come tutti quelli che fanno teatro solo per l'amore di farlo, come dice Franco Penza: in libertà. Accompagnai alle rispettive abitazioni Gianni Pernice
e Marcantonio. Nel traffico infernale del sabato torrese pensavo al
"puro" Pasquale l'ombrellaio, che Franco Penza chiama
"Eroe della libertà" (vedi sezione personaggi). Nella colonna
immobile di macchine fremevo, rimuginavo sull'episodio dell'ombrellaio,
sul suo modo paradossale di vivere la libertà pagandone il caro prezzo
anche masticando lampadine per i turisti. Mi sporsi dal finestrino sulla
Vesuviana e gridai tra migliaia di persone "Libertàaaaaa,
Libertàaaaaa!". Il traffico stranamente si liberò. Forse non
gridiamo abbastanza questo slogan che quella sera ho clonato
all'episodio narrato da Franco? E ancora tutta la notte, agitandomi nel
sonno gridai "Libertàaaaaa, Libertàaaaaa!".
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