Nacque figlio d'arte nel tremendo
periodo della guerra italo-austro-ungarica. Fortunato figlio di chi
s'esibiva davanti a S. M. Vittorio Emanuele, prendeva parte a
numerosi films e militava con Raffaele Viviani e Eduardo De Filippo.
Sua madre, del varietà, seguiva le orme di Leopoldo Fregoli, quindi
"Fregolina" per le sue molteplici trasformazioni. Una
donna di molti impegni che 1'affidò tenerissimo ad una balia. E'
facile anche crescere senza una gamba o con un occhio solo, ma non
senza affetto materno, senza amore.
Non servì a nulla affidarlo ai parenti all'inizio della sua
adolescenza. Condizionato allo smarrimento, vagabondava di contrada
in contrada con una sola idea: sua mamma! Giuseppe Penza al rione
Materdei si accostava agli esseri umani con volontà di inserirsi,
con desiderio di vivere con slancio ed impetuosità che è la
caratteristica della prima gioventù, e fu aiutato dal buon padre La
Rovere.
Nemmeno la vocazione ecclesiastica trovò posto nel piccolo animo
turbato di una vita monca d'affetto. Tanto meno la scuola poté
farlo suo, nonostante le esortazioni dello scrittore Michele
Mastropaolo, direttore della "'Mario Pagano". E il padre?
Impegni, sempre impegni. Fino a che punto si può amare il Teatro?
Ebbe sotto mano le cattive compagnie. Quindi "Cesare
Beccaria" di Milano. Vita dura, castigo, digiuno. Ma cosa
punivano? Quattro anni di rieducazione, quattro anni vuoti e
angosciosi.
Ma un giorno Carnera visita 1'Istituto. Il fanciullo smarrito sembra
aggrapparsi ad uno scopo. Organizza degli incontri di pugilato.
L'entusiasmo riesce a rasserenarlo. Ma ben presto viene ancora
punito e stavolta trasferito ad Arese. Sempre più ribelle, come
tutte le persone che nelle vene scorre la libertà al posto del
sangue.
Torna a Napoli. Il sole, la sua città, gli amici riuscirono a
fargli acquistare energia. Aveva 18 anni ed era nobile dedicarsi al
pugilato, nel senso più sportivo del termine. Fu inutile, qualcosa
lo rendeva instabile. Non riusciva ad essere sereno nemmeno
lavorando, vendendo cravatte. Aveva bisogno di viaggiare, di
conoscere paesi, uomini, cose. Forse voleva conoscere il motivo
della sua infelicità.
Reclutato a Ferrara, trasferito a Vicenza frequenta un corso di
motorista nella Aeronautica, ma subito radiato per
punizione.Tuttavia compì numerosi voli. Da Vicenza ad Aviano, da
Aviano in Africa, da Asmara al centro di Gura, poi il rimpatrio.
Stenti, privazioni, angosce: la vita scorreva giorno per giorno, ma
qualcosa di meraviglioso stava per accadere. La Spezia lo accolse
col suo mare incantevole, con le sue splendide ville, Mai una città
gli era parsa così interessante, aveva il respiro mozzo.
Abbracciò la madre. Ma non era la madre fisica che gli mancava, non
riusciva a ricostruire quella spezzata nel suo cuore. Forse era
troppo tardi per incominciare da capo. Recitò insieme con la madre,
poi ritornò a Napoli. 'I'empi difficili. Ancora stenti e sacrifici.
Ambienti malsani. Peregrinava qua e là. Cantava, recitava come un
istrione, Poi tutto finì. La ricerca continua di ciò che forse non
avrà mai, lo portò in Africa Orientale, presso la Divisione
Granatieri di Savoia. Visitò bene il Continente nero. Poi fu
rimpatriato.
Finalmente 1'occupazione mercé 1'interessamento dei suoi genitori.
Si impiega presso 1'I.N.P.S. Guadagnava bene. Si sposò. La
felicità? forse la donna dagli occhi d'un fascino strano poneva
fine alle sue pene? Presto un futile motivo fece sì che fosse messo
fuori. Lo spirito ribelle domina anche davanti all'ambita
prospettiva di felicità.
La guerra, la miseria, la fame, gli stenti, la stanchezza, il
richiamo alle armi, il combattimento, la catastrofe. La guerra
finì. Resta un uomo distrutto, morto nell'anima. La venuta dei
figli alimentava ancora la speranza di una vita migliore, una vita
serena.
Il dopoguerra fu duro per tutti, tanto meno per lui. Girovagava,
guadagnandosi onestamente un tozzo di pane. La responsabilità di
padre ora gravava più di ogni altra cosa. Quattro anni di stenti,
di pene. ln ultimo trovò asilo presso un circolo politico dopo il
lastrico. Poi la provvidenza riuscì a fargli avere un alloggio
presso un monastero.
Il ritorno al Teatro, ma come maschera presso il Politeama Corallo
di Torre del Greco. Il trionfo, l'illusioni di gioventù crollano
nella maschera. Sulla ribalta i genitori raggianti e egli la loro
maschera. Con un inchino li ossequierà, forse si umilierà e
chiederà loro anche perdono di aver desiderato inconsciamente ciò
che ha cercato continuamente tutta la vita senza mai trovare. Si
scuserà con loro e si si sentirà la maschera più importante del
mondo, perché figlio d'arte, attore per la vita e maschera per
vivere.
1970 - Luigi Mari
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Storia di un poeta
sfortunato
Giuseppe penza a 80 anni
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Il padre di Giuseppe
recita con Eduardo e Dante Maggio
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Ida e Giuseppe nei cieli.
Questo articolo è stato tratto dal CD Torre del
Greco uscito nel 98.
Questa foto fu aggiunta durante la lavorazione del multimediale
perché il nostro si spense in quel frangente.
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La famiglia
Penza nel dopoguerra. Da sinistra, sullo sfondo: Concettina (in
braccio) Ida Paduano (la moglie), Giuseppe Penza. Avanti: Assuntina,
(la figlia), zia Concettà; Errico e Franco, (i figli). |
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