Marcantonio

Vincenzo Marcantonio Izzo è nato a Torre del Greco il 28 ottobre 1911. Sin da piccolo ha fatto il posteggiatore in tutti i ristoranti della cintura vesuviana. Si esibiva con le canzoni in vernacolo e gli schetch e le macchiette più in voga. "E' così che sbarcavo il lunario", mi dice, "V'erano ristrettezze anche prima della guerra". 
Marcantonio, così lo conosce tutta Torre del Greco è un vispo ed arzillo ottantasettenne. Si è sposato due volte, ma sostiene che il suo cuore si è infiammato spesso per le opulenze femminili partenopee. Ma sulla scena, sostiene, ha sempre rispettato le colleghe di lavoro. 
"Cosa sapete fare" gli chiedo. "Tutto, mi chiamano il tappabuchi. Mi adatto a tutte le situazioni dove si canta, si balla, si suona". E qui scarica una serie infinita di tiritere comiche in vernacolo, molte delle quali con doppisensi erotici, con lazzi e frizzi. "Non ho fatto solo il posteggiatore per mestiere, ho recitato con le migliori compagnie filodrammatiche torresi. Con Raffaele Perillo ho fatto "Il Miracolo di S. Gennaro", "'A mamma è sempe' 'a mamma", "Il ritorno del prigioniero". Con Gianni Pernice: "Fatto di Cronaca", "Napoli, fantasia, canzoni e musica", "La Cantata dei Pastori", "Filumena Marturano", "Il Festival della canzone vesuviana" con Vittorio Perna e Gigi Di Luca, "Monsignor Perrelli", "Pericolosamente", "'O Vico", di Viviani, "'A livella", "'O mpuosto", "Questi fantasmi". Con Pierino Vitiello: "Raffaele 'o trumbone". Con Giuseppe Raiola (Raimir), nel 1933 ho partecipato al carro di Piedigrotta con la canzone "'A curallina". 
"E le macchiette?". "Il mio cavallo di battaglia è "Totonne 'e quagliarelle, 'o ccisto dinte 'a gazzella nun s''o ffa maie manca'". Molte le recito a braccio, mi lascio ispirare dalle circostanze. Conosco a memoria tutte le macchiette dei grandi comici napoletani".

Marcantonio non ha molta dimestichezza con la lettura e la scrittura, egli comunica e memorizza verbalmente testi di canzoni ed interi copioni dettati dai registi.
Si tratta di un personaggio fuori norma. Anch'egli, come Vittorio Vitiello, è un candido, a parte qualche bega o innocente manifestazione polemica contro il "moderno" in generale e qualche collega dissenziente. Anche Marcantonio si trova al di la della linea di demarcazione della Festa dei Santi soppressa a Torre, che ha diviso la Torre "casereccia" e romantica da quella che tutti conosciamo.
Io provo molta tenerezza per questi anziani personaggi che hanno avuto anzitutto la fortuna di non essere contaminati dalla cultura, per così dire, didattica. Loro hanno frequentato l'Università della strada nella migliore accezione del termine e non hanno mai smesso di restare nella meravigliosa dimensione adolescenziale, malgrado le insidie e le avversità della vita. Persino nell'inedia hanno ricusato compromessi e corruzioni. In questo senso il posteggiatore, ad esempio, diventa il mestiere più nobile del mondo.

                                                     Luigi Mari

 


Marcantonio nei panni della famosa Maschera

 


Vicienzo 'o saputo, Vincenzo Marcantonio Izzo, Aniello Pellicano, Giovanni 'o zuoppo, Aniello 'o dito muzzo

 


 Ciro Capuozzo, Gianni tornitore, Giovanni 'o zuoppo, Barbuto Aniello, Michele 'o barbiere, ecc.

 


Alle foto di scena, numerose in questo sito, ho preferito quelle della "pusteggia" di Marcantonio. Sono immagini ricche di poesia e di umanità. Molti di questi signori sono defunti. Io ho sempre immaginato il Paradiso popolato di gente così.