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Stregati
dalle Lecciso, prigionieri di una ragnatela a reti unificate, agitati da una
furiosa carica di cialtroneria. Ma chi sono le Lecciso, perché si parla di
loro, qual è il motivo di tanto scandalo e insieme di consenso? Domenica
scorsa, incalzata da una banda di «opinionisti» e dal marito che su una
rete concorrente le faceva la predica, Loredana Lecciso ha detto una
profonda verità: «C'è un po' di Al Bano in tutti noi». Da sempre lo
sospettavamo e finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dirlo. E da qui
che dobbiamo partire se vogliamo capire le strane reazioni che riserviamo a
ogni eccesso. La storia inizia qualche anno fa quando Albano Carrisi (per
noi Al Bano, e basta) e Loredana Lecciso si conoscono portando i figli a
scuola. Lui si è appena lasciato con Romina Power (dopo la tragedia di
Ylenia), lei è in crisi con un tycoon di una tv locale. I due si piacciono
e si mettono insieme, fanno anche due figli. Poi un bel giorno lei decide
che ha voglia di visibilità, è stufa di stare nell'ombra a fare la
compagna del cantante famoso, famosa per riflesso. Comincia a concedere
qualche foto piccante, accetta duo o tre comparsate, partecipa a «La
fattoria» (un disastro), realizza per «La vita in diretta» (l’università
del trash) un paio d’interviste, poi la svolta. Insieme con la sorella
Raffaella si esibisce in un disastroso balletto a «I raccomandati»
ricevendone in cambio gli insulti di Cristiano Malgioglio (altra invenzione
del trash). A quel punto Mara Venier capisce di avere in mano una carta
importante da giocare e invita le gemelle Lecciso a «Domenica in» per
trasformarle nelle sue Costantine. E ci riesce.
Le sciagurate esibizioni delle Lecciso con dibattito a seguire dividono l’Italia
e scatenano i media. Le due diventano subito eroine di «Blob» e di
«Striscia la notizia». Da un lato, ci sono la storia con Al Bano (invece
di stare a casa a occuparsi dei figli, Loredana approfitta della celebrità
acquisita per tentare la carriera tv: «Ti sei messa con Al Bano per
interesse»), i buoni motivi per una rottura (il maschio non gradisce: «Sei
bella, va bene. ma perché non ti basta mostrarti allo specchio di casa
nostra?»), le rivendicazioni di una donna che dice di volersi solo
divertire, partecipare al gran ballo delle apparizioni tv, di non vivere
come una colpa la sua prorompente femminilità (Mara, vedendola fasciata in
un corpetto, le chiede se sta tentando di entrare o di uscire dal medesimo).
Insomma Loredana è una donna non una santa, come le canta Rosanna Fratello,
riesumata per l’occasione. Dall’altra parte, si scatenano le critiche
per la pochezza delle sue qualità artistiche: non sa cantare, non azzecca
un passo di danza (lei perfida si difende: «Romina canta come io ballo»),
si agita goffamente. Subito viene incoronata regina del trash. Già, ma cos’è
questo trash di cui tutti si riempiono la bocca? E cosa vuol dire «C’è
un po’ di Al Bano in tutti noi» (la frase completa è: «e un po’ di
Lecciso»).
Trash non significa soltanto spazzatura, volgarità, cattivo gusto, insomma
la parte oscura, innominabile, inguardabile della tv (c’è solo l’imbarazzo
della scelta); in senso tecnico indica piuttosto il fallimento di una prova
nell’emulare un modello «alto». Da questo punto di vista nessuno che
partecipi a un programma tv può dirsi immune dal trash. Da buoni cultori
del futile, più ci immergiamo in un’abissale banalità più tocchiamo le
vette di un involontario humour nero, in preda alla febbre del visibile.
Tutto è trash. E’ trash il prof. Zecchi diventato famoso non per i suoi
studi ma per le sue apparizioni al Parioli (in virtù delle quali oggi alza
il ditino per sgridare la Lecciso non accorgendosi di far parte del circo).
E’ trash Al Bano quando canta i classici e si erge a custode della
moralità meridionale della donna (qualcuno gli ha chiesto: «Ahò, la
Lecciso si è messa con te perché eri bello?»). E’ trash Maurizio
Costanzo che fa il predicozzo alle gemelle e intanto vive sui reduci del
Grande Fratello e sulle avventure di Costantino. Sono trash gli
«opinionisti» (da Monica Setta ad Alfonso Signorini, da Cesare Lanza a
Solange, da don Mazzi a Silvana Giacobini), nuova irresistibile categoria di
scrutatori d’anime che si guadagnano il pane e un quarto d’ora di
celebrità annusando il tanfetto stantio delle loro vittime. E’ trash
occuparsi di trash, come stiamo facendo in questo momento: «C’è un po’
di Al Bano in tutti noi».
La nostra tv procede sulla scintillante strada del nulla: ha trasformato il
trash da incidente a professione. Prima era occasione, spesso involontaria,
adesso è norma. Siamo dei simpatici mentecatti che tentano di mettere le
mani sull’Arte e ogni volta sprofondano nelle sabbie mobili, pur di
strappare un applauso. Eravamo tiranneggiati dai Valori e adesso andiamo
alla deriva del Relativismo Assoluto, illusi che le gemelle Kessler possano serenamente essere sostituite dalle gemelle Lecciso.
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