La pittura che parla Considerazioni
Massimiliano Albanese
Se l’arte e vera manifestazione dell’espressione di un uomo, dei suoi
ideali, delle sue paure, delle sue angoscie, dei suoi sogni, dei suoi
valori, delle sue speranze, dei suoi successi come delle sue sconfitte, la
Pittura e la vera espressione di Salvatore Flavio Raiola.
Nello Riviè, Anna Mazzamauto
e S. F. Raiola
Un uomo schietto, onesto, presente,.L’ho conosciuto attraverso i suoi
colori, le sue figure, i suoi ”scarabocchi” di taccuino, le sue
immagini religiose, i suoi corpi opulenti.
Non ho mai seguito i suoi cursus espressivi, come invece molti altri,
perché non c’ero.
Li ho capiti.
Non ho conosciuto le ideologie che lo hanno guidato per decenni, perché
non le ho vissute sulla mia pelle.
Ci ho creduto.
Non ho mai colto i suoi valori etici, i perché delle sue scelte. Non lo
conoscevo.
Li ho imparati.
Se e mai davvero possibile conoscere l’anima di un uomo attraverso le
sue opere, io l’ho fatto.
Ho conosciuto la sua cultura, il suo spirito, la sua sensibilità, le sue
idee, la sua follia, la sua onesta.
Ho visto che l’arte, la Sua, può essere mangiata a pranzo come una
pietanza, amata come una donna, condivisa come la vita quotidiana, tanto e
schietta ed autentica, può suscitar gioia o dolore come gli eventi stessi
della vita, ma sarà sempre presente, tangibile, a segnare il passo della
sua crescita, della sua ricerca, verso i contenuti di una realtà come di
un sogno.
Salvatore ha fecondato la sua arte di se a tal punto, che chiunque ne può
riconoscere i frutti sopra le tele sabbiate o sopra vecchi legni bruciati,
o persino pezzi d’armadi dismessi eletti a sublimare il segno, unico,
distintivo, tangibile, palpabile, dell’uomo.
Per me, 1’arte e comunicazione: di ideali, di suoni, di visioni, stati d’animo,
sentimenti, emozioni, concetti, politiche.
Dalla Sua Arte, ho anche imparato. Ho sentito, emozionandomi nelle sue ”visioni”,
il significato di quarant’anni di storia sociale e politica, dalle
speranze al crollo delle ideologie.
Ho visto cosa significava sentire, vedere e vivere gli eventi di quaranta,
e poi trenta, e poi venti anni fa. Cosa ci si aspettava dalle Avanguardie,
come si poteva sognare un mondo diverso e come e quanto ci si poteva
appassionatamente credere.
Ho sentito anch’io, oggi, i tremiti e i palpiti di un cuore che batteva
per ideali sinceri, allora. Ho condiviso il suo amore per l’idea. Ne ho
visto il suo stesso crollo.
La Sua ”pittura”, questo il nome, spesso riduttivo, della Sua Arte, ha
comunicato alla mia anima ciò che libri ed Università avevano solo
iscritto al mio sapere. Solo la Musica, in precedenza, mi aveva parlato.
L’immediatezza dei suoi linguaggi, e sono più d’uno, mi ha aperto all’astrattismo
degli anni ’50 come al figurativismo ”concreto” degli anni ’70.
Dall’ ”impressionista della scultura” al visionario, 1’uomo-artista
ha raggiunto, attraverso 1’esasperazione della plasticità della
materia, la più matura corrispondenza tra disegno, colore e scultura.
Ed io e la mia musica siamo cresciuti con lui.
Se Claude Debussy plasmava lo stesso sistema tonale di Beethoven mentre
iniziava ad evocare un linguaggio pittorico, le cui immagini apparivano in
continuo rarefarsi, fino al punto che lo stesso linguaggio musicale
iniziava un processo di rarefazione, cosi Salvatore Flavio Raiola, per gli
amici Flavio, figlio della pittura napoletana ha messo in crisi i modi di
un linguaggio precostituito per meglio plasmarlo verso i propri orizzonti
dell’immaginario, che, al posto di un figurativismo di maniera, volgeva
le proprie attenzioni verso la storia e la tradizione, verso i conflitti
sociali e politici, per congiungersi nella identificazione di un suo
distintivo linguaggio espressivo.
Massimiliano Albanese |
L'attesa - 1999
Suonatori a Piazza S. Marco - 1996
Pulcinella alla "Salute" di Venezia -
1995
Avevi gli occhi così grandi - 1995
Il marmo e la carne - 1994
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