(VOCABOLARIO
DEL DIALETTO TORRESE)
A
abbascio a mare: (abbasc-ammar-). Giù al mare. Il mio
Quartiere, Corso Garibaldi.
acconciatiani: Artigiano ambulante
aggiustatore (acconciatore) di tiani (pentole di terracotta)
piatti ed ombrelli. Il suo grido di richiamo era:
conciatiaaaaan-conciambrelli.
accucchiare: Raggranellare, mettere insieme
con difficoltà.
addubbata: La parata al passare delle
processioni religiose.
aggeggio di legno: Stereoscopio di legno
curvato.
allascare: Allentare, mollare.
allesse: Castagne lessate senza la buccia,
con sale e alloro. Le mangiavamo al mattino, come colazione.
allimone: L’invitante modulato richiamo del
gelataio per il fresco gelato di limone.
amlire: Moneta in circolazione dopo la
liberazione. AM è l’abbreviazione di AMGOT, Allied Military
Government Occuped Territory (?).
ammazzaruto: Si dice di pane e impasto non
lievitato, pesante.
ammetelle: (amm-tell-). Piccoli ami.
ancina: Riccio di mare.
anguattarella: Pure agguattarella, da
acquattare. Giocare a nascondino.
antifonario: Nella liturgia religiosa, si
dice di canto alternato tra il celebrante ed il coro dei fedeli.
Nelle operazioni di tiro collettivo, alla frase modulata del capo,
seguiva la risposta dei tiratori, analogamente modulata. Il tutto
equivalente alla cadenza di “Un due tre,--- quattro cinque sei”.
For-za-gua-glio-o-o-ne. Ti-ra-che-ve-e-e-ne.
Il linguaggio era abbastanza sboccato e allusivo. Vedi Responsorio.
arrecanate: (arr-canat-). Si dice di alici
preparate in tegame con olio, aglio e origano.
arrugnato: Rannicchiato.
asteco: (àst-c-). Terrazzo di copertura.
azzeccare: (azz-ccar-). Attaccare.
azzeppata: (azz-ppata). Gioco con gli
strummoli. A sorte si stabiliva il “sotto” che lasciava il suo
strummolo a terra. Gli altri spingevano fino ad una base stabilita
lo strummolo sotto con “casselle”, spinte, date con gli
strummoli rotanti. La punizione consisteva nel dare un certo numero
di colpi con la punta metallica dello strummolo su quello del
perdente. Se la penetrazione era profonda gli strummoli restavano
attaccati ed allora si lanciavano in alto con l’intenzione di
spaccare in due, nella caduta, il soccombente.
B
barre: Gioco di strada a squadra. I
contendenti delle due squadre si fronteggiavano ad una certa
distanza, col piede a toccare la propria area di partenza, detta
barra. Un contendente era fatto prigioniero quando veniva toccato da
un avversario più “fresco di barra”, cioè che aveva lasciato
successivamente la sua area. I prigionieri si disponevano a catena,
protesi verso la loro barra, con il piede del primo che toccava la
barra nemica, e potevano essere liberati se un compagno riusciva a
toccarne uno di loro.
beach evac: Spiaggia evacuata. Per noi era
beak evak e oscenità a seguire.
Benino: Pastore dormiente del Presepe .e personaggio della
Cantata dei Pastori.
Bernardino: Don Bernardino Ascione era il parroco della
Chiesa di Portosalvo.
borace: Minerale di colore biancastro, borato
di sodio. Per saldare i vari pezzi di rame e ottone si scioglieva il
borace (noi dicevamo la borace) strofinando con acqua il
minerale nella boracera, un piattino di pietra di lavagna. Si
ricavava un liquido biancastro che faceva da catalizzatore per
fondere i pezzetti di lega d’argento che costituivano la
saldatura.
C
caccavella: Pentola.
Calastro: Toponimo della località che andava
dal mulino alla spiaggia della Scala.
calandrella: Sole ardente.
calata: In acqua consiste nell’affondare
una persona, a forza di braccia e anche salendo con i piedi sulle
spalle.
canalone: Sentiero in discesa, incassato tra
muri che, con le piogge, assume l’aspetto e la funzione di
torrente.
cannella: Tubo metallico sporgente di
fuoriuscita dell’acqua.
capatosta: Piccolo pesce di scoglio, simile alla vavosa
ma più scuro, quasi nero.
Cappella di Portosalvo: La chiesa di Portosalvo fu elevata a
Parrocchia nel 1944, ma per noi resterà sempre la Cappella.
caravana: Carrozzone mobile trainato da
cavalli, casa ambulante di quelli del circo. Moderno Caravan.
carnumma: Conchiglia di mare dal guscio
molle, detto anche uovo di mare, dal sapore molto intenso.
carosa: Terrazzo a volta, senza parapetti. Il
termine, al maschile caruso, indica la testa rapata.
carretta, carrettella: Carro a due ruote. La
carrettella era spinta o tirata a mano. Sotto casa nostra c’era la
bottega di Nicola lo scarparo che affittava le carrettelle sia a
qualche venditore ambulante che ne fosse sprovvisto, sia ai privati
per ogni necessità di trasporto di cose.
cartoccio: Piattina di rame ricurva per le
decorazioni a filigrana.
casadduoglio: Negozio di formaggi e olio e
alimentari in generale, (vedi puteca).
casatiéllo: Pane di Pasqua, farcito con nzogna,
(sugna, strutto) ciccioli, salame, formaggio ed uova sode.
cascettaro: (casc-ttar-). Da cassetta. Erano
detti i commercianti di corallo torresi che viaggiavano col cassetto
di legno per l’esposizione.
cascione: Detto pure casciabbanco.
Cassapanca. Vi si conservava il corredo buono della sposa.
cato: Secchio di ferro zincato con manico.
Quello dei pescivendoli è di legno.
catranésca: Catalanesca. Varietà di uva da
tavola dalla buccia dura.
caurara: Caldaia, pentolone.
cavallone: Onda alta.
Cavino: Toponimo di luogo all’estremo est
del Corso Garibaldi. La toponomastica ufficiale è Largo Gabella del
Pesce.
cazunetto: Mutandoni lunghi da uomo.
cazzabocchio: Formella di ghiaccio grattato
con la “macchinetta”, insaporito con sciroppo di amarena,
orzata e menta, patriottico rosso, bianco e verde. Il termine sta
anche ad indicare il cubetto di pietra per la pavimentazione
stradale.
cepolla: (c-polla). Cipolla. Rigonfiamento
laterale dell’alluce. Cipolla.
cequitta: (c-quitt-). Milza cotta
nell’aceto con aglio e peperoncino.
cernetura: (c-rn-tura). Carbonella per il
braciere ricavata da tralci di vite provenienti dalla potatura.
cèveza: (cèv-za). Gelsa, il frutto del
gelso. Varietà bianca (morus alba) e rossa (morus nigra).
chiana: Piana, Scoglio o piattaforma di poco
sottostante al livello del mare e affiorante con la bassa marea.
chionza: Cammeo dozzinale, di poco valore.
chiummarella: Si ottenevano sovrapponendo due
fondini di stagnola dei lumini, rivoltando le punte, quasi a farne
delle monetine per il gioco sottomuro.
chiummo: Piombo.
ciaramella: Cennamella. Strumento a fiato,
antenato dell’oboe.
cinese: Avevamo poche pellicole ed una di
queste, film muto, rappresentava le scene della Cina. La macchina
con le pellicole erano state portate da zio Raffaele dalla Cina.
cisto: Petrolio.
coccia: Cranio pelato.
controra: Le ore più calde delle giornate
estive, primo pomeriggio.
coppole rosse: Polizia militare inglese. Si
distinguevano per il berretto rosso.
corallina: Barca per la pesca del corallo. Di
dimensione modesta, 10/12 tonnellate, anticamente a vela e remi.
L’equipaggio era costituito da una decina di uomini.
cresommola: (cr-somm-l-). Albicocca. Dal
greco: crusos e melon, frutto d’oro.
cruanelle: Pomodorini adatti alla conserva.
cufaniello: Da cofano. Tuffarsi a cufaniello,
con le ginocchia ritirate sul ventre e le braccia incrociate a
trattenere le gambe.
cufenaturo: (cuf-naturo). Tinozza per il bucato, di
terracotta smaltata.
culata: Bucato.
culunnetta: Comodino alto.
cumeta: Aquilone.
cuntare: Raccontare cunti, cioè fiabe, racconti.
cupa: Sentiero di campagna tra siepi o muri. Il diminutivo
spesso adoperato è cuparella.
cupertino: Copertino. Copriletto prezioso, di
seta o di ricami. Al passaggio delle processioni per le feste
venivano esposti, come arazzi, dai balconi.
currentista: (curr-ntist-). Da correre.
Denominazione attribuita ai ladri che assaltavano i camion in corsa.
D
deliziosa: Dolce formato con due dischetti di
pasta frolla contenenti crema al burro.
E
Episcopio: Frazione del comune di Sarno, in provincia di
Salerno
erba fetente: Vegetazione erbacea dall’odore nauseabondo,
nota come i fetienti.
F
fagoff: Americano fuck off. Con decenza
parlando, vai a quel paese.
falanga: Asse di legno scanalata nel centro
per lo scivolo delle barche.
Famiglia: La mia famiglia, i pietucane,
tra zie e cugini era una vera tribù, un clan sparso in vari palazzi
di Corso Garibaldi e strade vicini. Nonna Luigia e Nonno Giacomo.
Zia Raffaella, sorella di Mamma, con il marito, zio Raffaele e le
figlie, Orsolina, detta Ninella, Aniello e Assuntina. Zia Rosa,
sorella della Nonna e il marito, zio Peppino. Zia Michelina, figlia
di zia Rosa. Zia Lena, sorella della Nonna. Nel palazzo a confine
con il nostro abitava zia Milina che aveva sposato zio Luca,
fratello di Mamma, da anni viveva negli Stati Uniti per lavoro. Zia
Maria, vedova di zio Michele, detto zio Palumbo, fratello della
Nonna. Al piano terra, sopra i munazzeri, abitava zia Miuccia, altra
sorella della Nonna. Un altro fratello della Nonna, zio Luigi,
abitava in Strada Fontana. Una volta sulla loggia c’erano anche
zia Maria e zia Peppenella, sorelle di zio Pietro Loffredo, il padre
di Antonietta e del mio padrino, Padre Salvatore.
femmeniello: (f-mm-niéll-). Omosessuale,
travestito. Il femmeniello era l’omosessuale dichiarato che, nei
concertini stradali interpretava la sceneggiata ricca di allusioni.
figurella: L’immagine del Santo, il
santino.
fili esili paglierini: Per la Pasqua si
portava in chiesa il grano appena nato, seminato in casa nelle
ciotole e all’ombra per evitare che i fili diventassero verdi
finimento: L’insieme di collana, bracciale,
orecchini e spilla.
flangia: Lamina sottile di rame per
l’incastonatura del cammeo.
Foce: Santa Maria della Foce. Località alla
sorgente del fiume Sarno, sede del Santuario omonimo.
foresta: Forestiera. La parlata di Nonno
Francesco non era come la nostra torrese ed aveva l’accento
particolare contadino dell’entroterra campano.
forno di campagna: Forno metallico costituito
da un cilindro con un piano interno inferiore ed uno esterno
superiore per la brace. Tra i due piani c’è il vano per la
cottura. Uno sportello frontale a due ante serve per porre la brace
nel piatto inferiore e il cibo da cuocere. Il piano della brace
superiore è accessibile dall’esterno ed è chiuso da un coperchio
a campana.
friarielli: Cime di rape, caratteristiche
delle parule vesuviane, cotte in padella con aglio olio e
peperoncino.
Fronte: Sotto al Fronte. Toponimo della
spiaggia nel porto di Torre.
fuculare: Costruzione in muratura per la
cottura dei cibi. Sul piano piastrellato con riggiole decorate, si
aprivano i fori delle fornacelle, di diversi diametri. Sul davanti
le bocche per raccogliere la cenere, chiusi da sportelli metallici.
Attraverso queste aperture si ravvivava la fiamma, soffiando con il
ventaglio di penne o di paglia.
furcella: Bastone di legno terminante a V per
sorreggere la corda del bucato.
furnacella: Fornello di cucina, parte del fuculare,
alimentata a carbone. C’era anche la furnacella portatile,
alimentata a legna, un cilindro di lamiera su tre piedi di ferro,
che veniva utilizzata per i lavori sulla loggia, l’acqua calda per
la culata, la pece per impermeabilizzare le senghe
sulle panze dell’asteco ecc.
G
Garibaldi: Il braccio destro di Garibaldi,
ritto sul piedistallo, con la sciabola sguainata, era puntato verso
il vicolo di fronte dove c’era un orinatoio pubblico. Il braccio
sinistro teso all’indietro verso un altro vicariello, noto come il
vicolo delle cacate, per la presenza di un gregge di capre che
tappezzavano la stradina con i loro escrementi.
giarro: Giara di terracotta per la
conservazione al fresco dell’acqua. Quello adoperato nei munazzeri
aveva un foro sulla parte alta della pancia, da dove l’acqua
poteva zampillare per bere senza contatto della bocca.
Giovinezza: Inno fascista eseguito come inno
nazionale, insieme alla Marcia Reale.
gliuommero: (gliuomm-r-). Gomitolo.
granurinio: (granurìn-)Chicchi di mais per
l’alimentazione delle galline.
grariata: Scalinata.
guagliunera: Insieme di ragazzi, confusione.
I
L
lacerta: Lucertola.
lacerta vermenara. Lucertola domestica. Geco.
lagno: Ampio canale per lo smaltimento delle acque
meteoriche, nelle stagioni asciutte utilizzato come sentieri.
lamia: Volta architettonica.
lammeccato: (lamm-ccat-). Lambiccato. Vino
dolce con l’aggiunta di mosto non fermentato.
lampara: Gozzo con una lampada ad acetilene
appesa sulla prua per la pesca notturna
legnasanta: Tipo di kaki duro.
libretta: Libretto di navigazione, documento
necessario per l’imbarco sulle navi.
litrattiéllo: Figurina con le immagini di
personaggi noti.
loggia: Terrazzo a livello sul quale si
affacciano gli appartamenti. Sulla nostra loggia c’erano gli
appartamenti della Nonna, della zia Raffaella, della zia Rosa ed il
nostro.
lopa: Avidità nel mangiare, grande appetito.
Per assimilazione, la bocca aspirante, montata sul molo nel porto di
Torre, per lo scarico delle granaglie dalle navi al mulino.
lustrata: Lucidatura finale del corallo.
M
M.P.: Military Police. Polizia militare
americana.
M.V.S.N.: Milizia Volontaria Sicurezza
Nazionale.
madèra: Madiéra. Costolatura della barca
fissata alla chiglia e sulla quale si inchioda il fasciame
orizzontale.
malacarna: Senza scrupoli e crudele.
mammone: (pl. mammuni). Brigante proverbiale e uomo nero per
i bimbi.
mamuocio: Membri di una confraternita religiosa che
indossavano mantelli bianchi con cappucci che coprivano il volto.
maruzza: Lumaca. La zuppa di cozze e maruzze
era un piatto tradizionale nella ricorrenza dell’Uttava.
mast’Antuono: Vedi pera M.
masto: Mastu. Mastro, maestro. Chi esercita
un mestiere con autonomia e perizia.
mastressa: Donna autoritaria.
mazzacane: Grosso sasso.
mazzepivuzo: Mazza e pivuzo. Gioco della
lippa, con bastone, la mazza, e bastoncino, il pivuzo.
mazzetta: Paga, generalmente a discrezione.
Gli operai dei munazzeri erano pagati al sabato, a mezzogiorno perché
il pomeriggio era festivo, sabato fascista, per le adunanze
premilitari. La filastrocca cantata diceva: Votta a fa notte /
votta a fa juorno / votta a fa sabato / a miezo juorno.
mbrecciata: (mbr-cciata).Fare
mbrecciata equivalente di fare casino, confusione. Il termine
significa lastricata in ciottoli, come erano alcune strade e vicoli
frequentati da prostitute.
melismatico: Dicesi di canto con ampie volute
di vocalizzi. Il canto melismatico è caratteristico non solo della
tradizione popolare vesuviana ma anche di altre culture
mediterranee, come la spagnola, la portoghese e dell’area
mediterranea africana.
menaide: (m-naid-). Gozzo lungo a quattro e
sei remi. Prende nome dalla rete per la pesca di sarde e alici detta
menaide.
miezo: (miéz-). In mezzo.
MILIT: Sigaretta distribuita ai militari.
L’interpretazione popolare della parola era: Merda Italiana
Lavorata In Tubetti.
MILMART. Milizia Marittima. Proiettili della
milmart chiamavamo le olive giganti che Papà portava da Taranto
quando veniva in licenza.
Montagna: Per antonomasia il Vesuvio.
mpennacchiato: (mp-nnacchiat-). Ornato con pennacchi sulla
testa.
mpizzate: anche ‘mpezzate (mp-zzat-) Infilate a forza.
munaciello: (munaciéll-). Spiritello benigno, gnomo di
piccole dimensioni, protettore della casa. I fatti e le situazioni
poco credibili, come visite notturne a compiacenti spose sole,
arricchimenti ingiustificabili ed altro, erano attribuiti al
munaciello.
munazzero: Magazzino; cantiere navale per la costruzione di
barche da pesca (gozzi e paranze) e da diporto.
muniglia: Polvere di carbone. Il braciere per
riscaldare la stanza e, nel prevulillo i piedi, veniva
preparato con muniglia e cernetura.
munnezza: Immondizia.
muntone: Mucchio. L’immondizia era
scaricata libera a formare montagnelle agli angoli delle strade o in
altri luoghi a ciò destinati dall’uso.
M.V.S.N.: Milizia Volontaria per la Sicurezza
Nazionale.
N.
ncasare: Calcare, pigiare con forza, stipare.
ncoppa adda nuje: (ncoppaddanuj-). Su da noi.
Espressione usata dai torresi del Vesuvio ad indicare la loro zona,
un altro mondo, quello contadino.
nfunno: A toccare il fondo del mare.
ngigno: Sta per Ingegno, attrezzo per la
pesca del corallo, costituito da una croce a lati uguali di legno,
da una zavorra e da reti attaccate. Trascinato sul fondo, strappava
il corallo irretendone, però, solo una minima parte. Fu inventato
da Pietro Loffredo, antenato del mio compare Padre Salvatore
Loffredo.
nichelino: Moneta di nichel, pari a venti
centesimi, quattro soldi.
ntaccavreccia: Gioco con le monete sul
basolato stradale. Si lancia in alto la moneta e vince chi la fa
cadere più lontano dalla ‘ntacca, cioè dalla connessura
tra le vrecce, i basoli della pavimentazione.
ntustato: Indurito. Riferito all’aspetto
vale impettito.
nzerta: Corona di tondelli di sughero da
legare sotto le ascelle. Di scarso galleggiamento, consentiva, però,
di nuotare sbracciando. Era l’attrezzo per il secondo passo, dopo
il salvagente, nel nostro mare profondo.
nzivato: (nz-vat-). Ricoperto di sivo, cioè
sego, o altro grasso. Significa anche sporco, unto.
nzogna: Sugna, strutto.
P
pacca: La pacca è la natica, ma anche la metà
di un fico, di un’albicocca o di pomodoro. Per le bottiglie i
pomodori erano tagliati in quattro pacche.
pacchiana: Contadina. Riferimento ad
abbigliamenti vistosi ed abbondanti.
paglione: Rudimentale materasso di foglie
secche.
pampuglie: Trucioli di legno.
panza: Estradosso della volta di copertura
dell’ultimo piano.
panzarotto: Crocchetta di patate, allungata
come salsicciotto. Il carretto del venditore ambulante era provvisto
di fornello e tegamone con olio bollente per la frittura dei
panzarotti e delle pizzelle. Venivano serviti su carta
gialla, quella del sapone molle, con una spruzzata di sale.
Papote: Il proprietario di un palazzo alto di
Torre che si riusciva a vedere dal mare solo andando al largo.
paranza: Motopeschereccio. Il significato
primario di paranza sta a definire una squadra, un gruppo di lavoro.
parula: Terreno coltivato ad ortaggi. Da
padula, trasformazione di palude.
parulano: Ortolano.
pastarelle: Dolcetti mignon assortiti,
generalmente senza crema e di pasta di mandorla.
pastiera: Dolce tipico napoletano di grano,
ricotta e profumi.
pastocchia: Zolla di muschio.
pastora: Disco grossolano di pietra, in
genere ricavato da riggiole, piastrelle da pavimento. Il
gioco delle pastore consisteva nel coprire la posta, fatta di
figurine, filo rotto per le comete o anche soldi, posti dietro ad
una pietra più piccola detta masto.
pepierno: (p-piern-). Pietra lavica grigia e
dura. Faccia di pepierno si dice per faccia tosta.
pera mast’Antuono: Pera di piccolo formato,
dolce e profumata, di forma sferica schiacciata, di colore
giallastro.
perecone: (p-r-cone). Pedecone: Fittone,
bastone. Si adopera con l’aggiunta in cima di una canna piccola di
bambù, per la pesca dagli scogli alti.
perziana: (p-rziana). Stuoia di fuscelli di
legno, con cordicelle per essere arrotolata, posta alle finestre e
ai balconi per il riparo dal sole.
piccirillo: Bambino.
piezzo: Tronco d’albero.
pisciavinnolo: (pisciavìnn-l-).
Pescivendolo.
piscina: Deposito interrato di acqua piovana.
Piscopìa: Via Piscopìa.
pistillo: Cordoncino fatto con fili di lenza,
terminante con una piuma di piccione, posto in cima alla canna per
scrutare i movimenti minimi dell’amo.
pretiate: (pr-tiat-) Sassaiole
prevola: (prèv-l-). Pergola.
prevulillo: (pr-vulill-) Cassetto di legno
con apertura laterale per l’introduzione del braciere e copertura
superiore con assicelle di legno distanziate.
pullanchella: Spiga di mais bollita.
pupatella: In genere, bambolina. Con questo
termine si indicava il fagottino di stoffa contenente la cenere di
carbone, buona per il bucato. Il termine indicava anche il fagottino
di stoffa pieno di zucchero che si dava ai bambini, come succhiotto.
puteca: Negozio, bottega in genere. In
particolare la puteca era il negozio di alimentari, pane pasta, olio
formaggi, salumi ecc. detta anche di casadduoglio.
R
rancio: Granchio. I granchi degli scogli
erano neri mentre quelli della sabbia nel porto grigi.
rebbuzzare: Anche rebbaziare. L’operazione
di infissione della testa dei chiodi per pochi millimetri dentro al
legno, per poter eseguire la piallatura. Gli arnesi adoperati sono
il rebbuzzo, o rebbazio, sorta di punteruolo a testa squadrata. Il
garzone, dal lato interno, tiene il pesante pezzo di ferro per
contrastare i colpi di martello sul fasciame elastico.
responsorio: Liturgia che si sviluppa tra il
celebrante ed i fedeli.
riggiola: Dallo spagnolo rejola.
Piastrella maiolicata per pavimentazioni.
Ripa: ‘ncopp’ ‘a Ripa è il
toponimo popolare della zona tra la Piazza Santa Croce e le scale
che portano al Corso Fontana, cioè sott’ ‘a Ripa. Ripa
sta per riva poiché anticamente il mare arrivava fin sotto il
Castello Baronale che si trova sopra la Ripa.
ruoto: Teglia rotonda.
rusca: Soffio di vento dal mare pregno di
gocce d’acqua.
rusecariéllo: (rus-cariéll-). Detti pure
franfellicche. Impasto di zuccheri colorati, manipolato sul piano di
marmo e stirato su un chiodo infisso ad un paletto. Tagliato a
pezzetti, morbido ancora caldo, duro e croccante, cioè da rosicare,
una volta freddato.
S
salemebec: (sal-m-bec). Son of bitch, figlio
di puttana.
salemelicco: (sal-m-licc-). Salnitro.
sammarzano: Pomodoro San Marzano.
sanguetta: Sanguisuga, mignatta.
sanguinaccio: Crema dolce di Carnevale fatto
con sangue di maiale e cioccolato.
sbreglie: Foglie del granturco usate per
riempire il saccone o paglione (materasso).
scafarea: Conca di terracotta.
scagliuozzo: pezzetto romboidale di
schiacciata di farina di mais cotta al forno o fritta.
Nell’inverno del 1943 sostituivamo il pane con pagnottelle di
granurinio e patate, cotte al forno.
Scala: Toponimo della spiaggia di ponente, a
confine con Resina, oggi Ercolano.
scannapiecore: Beccaio ambulante.
scarda: Coccio, scheggia.
scardone: Grossa scaglia di roccia.
scarillo: Diminutivo di scario. Lo
scarillo delle Mamme era un laghetto comunicante col mare, tra gli
scogli gettati a protezione del nostro palazzo, sotto la loggia. Un
fazzoletto d’acqua di pochi metri quadrati, profondo meno di mezzo
metro.
scario, scaro: Rada o insenatura. Diminutivo,
scarillo. La zona a mare retrostante il nostro palazzo era detta “a
mont’ ‘u scaro”.
Scarpetta: Scivolo per il varo di barche.
Toponimo dello scalo del cantiere navale di Largo Portosalvo.
sciammeria: Giacca con coda, marsina. Per
estensione ogni abito abbondante.
sciù: dal francese chou. dolce di
pasta leggera con crema. Bignè con crema.
sciucquagli: Orecchini.
sciuliarella: Sdrucciolìo, scivolo. Gioco
consistente nello scivolare su un piano inclinato.
sciummarella: Foce in mare di fiumiciattolo
sotterraneo.
scummigliare: Scoprire. Anche togliere ogni
protezione alla vista. E’ l’opposto di cummigliare,
coprire. Cummuoglio è anche detto ogni coperchio.
Scuole all’aperto: Costruzioni in legno, in
un campo sotto la Villa Comunale, palestra del sabato per la Gioventù
Littoria.
segatori: Segantini di grossi tronchi, i piezzi.
Con lunghe seghe, in due, l’aiutante in basso in ginocchio e
l’altro in piedi sul tronco posto su cavalletti, riducevano in
tavole i tronchi. La deformazione fisica professionale ingobbiva i
segatori. In seguito verranno le segherie elettriche e questi
lavoranti scompariranno.
semmulella: (s-mmulell-)Pagnottella di pane
schiacciata, fatta con farina di semola. Ottima calda con acciughe,
pepe e olio oppure con nzogna, pepe e formaggio. Una volta fredda
era quasi immangiabile, quando non c’era la fame.
senga: (sénga) Fessura, spiraglio.
sfardelle: Scarpe leggere di corda e tela.
Dallo spagnolo Espadrillas.
sfrantummato: Disgregato.
sottomuro: Gioco consistente nel lancio di
monete o chiummarelle verso un muro; vince chi arriva più vicino.
Varianti sono ntaccavreccia e sbattamuro (le monete lanciate
contro il muro conquistano quelle già a terra alla distanza minore
del palmo, pollice e medio, o del chichero (pollice e
indice).
sparaglione: Pesce della famiglia degli
Sparidi, simile al sarago, di difficile cattura all’amo.
L’aggettivo sta per tirchio, forse dovuto al fatto che lo
sparaglione mangia con molta parsimonia l’esca dall’amo, senza
ingoiarlo.
spasa: Cesto di vegetali o strisce di
castagno intrecciate, utilizzato prevalentemente per la frutta e gli
ortaggi.
spasèlla: Diminutivo di spasa. Era il
contenitore classico del pesce fresco.
spasso, (a spasso): Disoccupato.
spurtiglione: Pipistrello.
staccannare: Dare colpi al filo della cometa
per farla innalzare.
strangianome: Soprannome, spesso patronimico
di famiglie. La mia Famiglia era pietucane, (Pietro il cane)
da Pietro Loffredo, antenato della Nonna Luigia. Altri strangianomi
patronimici di famiglie erano: culichiummo (sedere pesante),
a varrese, chiavarone, a frungella, i pezuchelle (bizzoche),
i surrentini, vottafuoco, a cinese, scignetella (scimmietta),
palummiello,
struffoli: Pezzettini di pasta all’uovo
fritti e conditi con miele e diavolilli (confettini colorati).
strummolo: Dal greco strobilos. Trottola di
legno. Il vecchio Giacchino al tornio, ncopp i fierri, era
grande costruttore di strummoli. Per uno strummolo perfetto che
nella rotazione si azzeccasse a terra e non saltellasse come
uno sciaraballo (carro a cavallo per trasporto persone, dal
francese char à banc) occorreva inserire merda di cavallo sotto la
punta metallica.
struscio: Passeggiata del Giovedì e Venerdì
Santo, per la visita ai Sepolcri, camminando lentamente nella folla,
costretti a strusciare i piedi per terra. Non è da escludere
l’allusione allo strusciare malizioso dei corpi nella folla.
L’usanza risale al 1700, al tempo di Ferdinando IV.
summuzzata: Immersione in apnea.
suppigno: Locale isolato sull’asteco,
normalmente adibito a deposito.
susamiello: Dolce croccante caratteristico
del Natale napoletano, fatto con farina, zucchero e mandorle. La
forma classica e la S; quelli tondi a ciambella si chiamano roccocò.
Il nome deriva dal greco e dal latino (sesamum) poiché in origine
erano fatti con sesamo e miele (susam e miello).
T
taccarella: Durante la Settimana Santa le
campane restavano mute. Gli annunci sonori delle funzioni e delle
ore canoniche erano fatti con la taccarella, cioè una tavoletta di
legno con tondini e piastrine di ferro che, opportunamente mossa,
produceva un rumore caratteristico.
tammorre: Tamburi e tamburelli.
Tappeti: In occasione della Festa dell’Uttava,
gli artisti torresi realizzano sui pavimenti delle chiese delle
scenografie dipinte con l’uso di segatura colorata e petali di
fiori.
tarocciola: Ruota dell’argano.
Terra dei Mazzoni: I Nonni venivano da
Grazzanise, presso Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua. La
zona, a sinistra del fiume Volturno, un tempo paludosa, era adatta
all’allevamento dei cavalli e delle bufale. Pare che al tempo
degli Angioini vi fiorissero rose selvatiche e che i francesi
avessero denominato la zona maisons des roses. Da qui il
termine magione e poi , mazzone.
tiano: Tegame di terracotta. Per estensione
il ragù che vi si prepara.
tifò: Era il grido nel gioco a nascondersi
per segnalare l’avvistamento di un concorrente.
tofa: Grossa conchiglia di mare utilizzata
come tromba, dal suono cupo, quasi di sirena.
tonachina: Intonaco di finitura con malta di
grassello di calce spenta.
tortano: Pane a forma di ciambella, spesso
condito con ciccioli e strutto.
trubbeja: Acquazzone, temporale con vento e
tuoni..
trujano: Varietà di fico dalla polpa
rossiccia e moderatamente zuccherina. vedi anche Vuttato.
turniere: Tornitore.
U
UNPA: Unione Nazionale Protezione Antiaerea
(?).
Uttava: L’Uttava. Festa dell’Ottava.
Detta anche Festa dei Quattro Altari. Si celebra il riscatto dalla
Capitania, (erroneamente Baronia) dei Torresi. Cade otto giorni dopo
il Corpus Domini. Gli Altari sono scenografie con soggetti
religiosi, dipinti su fondali di tela retti da impalcature di legno.
Quello di Corso Garibaldi era l’unico di fabbrica, cioè
realizzato con la tecnica dell’affresco su un impalcato di legno
intonacato.
uvarola: Venditrice ambulante di uova.
V
vaccaria: Stalla con mucche e vendita del
latte.
Valona: Porto dell’Albania.
vammacia: Bambagia.
vastaso: Facchino.
vavosa: Bavosa. Pesce di piccola dimensione
della famiglia dei blennidi, dal corpo privo di scaglie, viscido e
mucoso. Vive tra gli scogli e i sassi.
vermi tremolicci: Esca per la pesca con
l’amo, estratto dalla roccia marina con l’uso di zolfo.
vernia: Il chiasso dei bambini.
vetera: Antica. Il paese dei Nonni era
Grazzanise, frazione di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di
Caserta.
viarella: Viuzza, stradina.
vicariello: (v-cariéll-). Vicoletto.
voccola: Chioccia.
vopa: Dal latino boops. Pesce boga,
della famiglia degli sparidi, dal dorso argenteo, solcato da fasce
longitudinali dorate.
vuocio: Argano verticale azionato spingendo
leve formate da barre orizzontali.
vuttato: Varietà di fico, dottato, dalla
polpa molto zuccherina.
vuzzariello: Gozzo di piccole dimensioni, a
due remi.
Z
zecchinetto: Variante con le carte napoletane
della zecchinetta, gioco d’azzardo introdotto nel Cinquecento dai
lanzichenecchi.
zeppola: dal latino zipula. Dolce
caratteristico per la festività di San Giuseppe, fatto con farina
cotta, lievito e zucchero. A forma di ciambella con le estremità
incrociate, le zeppole erano fritte e cosparse di zucchero.
zita: Ragazza da marito.
zoccola: Grosso topo di fogna.
zompafuosso: Letteralmente saltafosso. Detto
per i pantaloni non sufficientemente lunghi.
zuffritta: Zuppa forte di soffritto,
preparata con milza, cuore, polmone e trachea di maiale. Una volta
rosolate con nzogna le frattaglie si aggiunge il pomodoro
passato o la conserva, allungando con acqua, e si lascia a cuocere
per alcune ore, con l’aggiunta di qualche foglia di lauro
(alloro) e molto peperoncino piccante. Ottima su fette di pane sereticcio
(s-r-tìccio) (pane duro, non di giornata), oppure come condimento
per i bucatini.
zuppetta: Dolce composto da due quadrati di sfoglia con
all’interno pan di Spagna imbevuto di liquore dolce e strati di
crema.
|