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LA STEREOSCOPIA  di L. Mari  pag. 4

 

Fine

Luigi Mari ciao e ciao a tutti,

dunque,
ho finalmente completato la lettura dei documenti che hai inviato a
questo forum, prima di iniziare però voglio ringraziarti per le
gentili e sempre presenti parole di apprezzamento e anche per le
gustosissime storie che hai raccontato.

Luigi Mari risponde:

I complimenti sono dovuti perché chi fa la conversione al tuo livello, dietro la 
fatica e l'abnegazione di anni, quanto meno merita ammirazione e riconoscimento 
(riconoscenza non so).        

Giorgio Menegatti scrive:

Gli argomenti che vorrei dibattere con te sono i seguenti:
1) Segreti nella conversione,
2) Fare arte con il 3D
Punto 1
Non ci sono segreti per la conversione, le tecniche possibili ti sono
già state descritte, ma rimangono i trucchi. I trucchi, nel mio caso
specifico sono racchiusi in circa 300 Dll, delle quali, ti assicuro,
per alcune non ricordo non solo a che cosa servono ma nemmeno di
averle scritte.
Al giorno d'oggi non s'usa più l'impiego di formule matematiche per
esprimersi ma si impiegano gli algoritmi, gli algoritmi hanno molta
più flessibilità delle formula ma anche la proprietà di non essere
spiegabili ne a voce ne per scritto. La notazione degli algoritmi
che per la verità dimentico continuamente) è comprensibile solo
dagli operatori tecnici.
Gli algoritmi poi si richiamano a vicenda e si adattano alle
situazioni specifiche, in altre parole quando io opero, ad esempio
con il programma per le conversioni non posso sapere, e in alcun
modo, quale bit l'algoritmo infila nel canale Alfa.
Lo sviluppo del software (ovvero dei trucchi) ha richiesto circa otto
anni di dura fatica. Credo sia impossibile richiedere, non solo a me,
ma a chiunque fa del software di regalare il suo lavoro.


Luigi Mari risponde:

Perché: "dibattere" gli argomenti, diciamo "discuterli" è più costruttivo. Le 
lotte non hanno mai ottenuto progressi. L'importante è andare nella stessa 
direzione.
Premetto che voi certosini del 2d-3d non vi rendete conto che faticare 
stoicamente come voi non è proponibile, né diffondibile, con la pigrizia mentale 
e l'abitudine ai comfort e ai "servo-tutto" di oggi. Tu stesso hai detto che la 
"TecnoDi" non trova uno straccio di grafico nemmeno a pagarlo a peso d'oro. Per 
forza, i candidati pensavano di fare informatica, ma gli avete consegnato un 
cilicio per camice di lavoro ed uno scudiscio per autoflagellarsi. 
Preferirebbero, piuttosto, la "conversione" a martire e fare la vita grama di 
San Francesco, al posto di mettersi a penare sui pixel.
A Torre del Greco i nostri nonni incidevano coi bulini a mano cammei di due per 
tre centimetri fino a dieci personaggi, dei bassorilievo capolavori, impiegando 
pure due giorni. Il sottroscritto dai 14 ai 20 anni ha composto e stampato un 
giornale settimanale locale di otto pagine raccogliendo dalle cassette 
alfabetiche miliardi di minuscoli parallelepipedi di piombo di 2x3x22 mm., 
preparando in tre giorni gli otto mosaici 35x50 cm. di almeno trentamila lettere 
cadauno, legati intorno con lo spago e sfilati sul piano di una pianocilindrica 
come delle pizze. Quindi riscomporre negli scomparti alfabetici e ricomporre per 
sei lunghi anni. 
Trovami uno, un solo giovane che oggi farebbe un lavoro del genere.    
La frase "non si può regalare il lavoro" è un luogo comune trito e ritrito. Ed 
io ho sempre risposto: "E sacrosanto", il lavoro va retribuito e la legge non 
prevede "calmieri" come negli anni ruggenti; ma il costo, di norma, quando è di 
mercato in percentuale parte da zero a 100%, la scala va tra l'1 e il 99 per 
cento: ciascun gradino sempre pagamento si chiama. Le cose cambiano se la scala 
parte dall'1 al mille. Lo zero è un regalo ingiustificato, il 1000 è una 
speculazione arbitraria. Ma è solo questione di punti di vista. Beninteso questo 
è un discorso generale e non riguarda la tua persona. Quello che ti compete è il 
sapiente modo di lasciare intendere che le formule sono trucchi casuali senza 
ricette prestabilite. Quanto meno è geniale uscirsene così per il rotto della 
cuffia. 
Ma forse sarà vero. Il modo d'uso di "3d Combine" dice: "Caricate una immagine e 
adoperate uno dei tre diversi algoritmi in automatico che vi creeranno 
l'immagine gemella. Il metodo è casuale. Il programma lo fa quando la foto gli è 
simpatica" (sic). Controllare.  
Ma mi consola il fatto che c'è pure chi è invecchiato nei laboratori di ricerca 
salvando migliaia di vite umane, quasi regalando il suo lungo lavoro, ed è meno 
conosciuto e gratificato del portiere del mio parco. Io, ad esempio, non sono 
così antropofilo.
          

Giorgio Menegatti scrive:

Il software gratuito che trovi in internet ha sempre una ragione per
essere regalato, generalmente non funziona oppure serve come elemento
di richiamo per altre cose.


Luigi Mari risponde:

C'è pure quello che funziona a metà, senza perfezionismi, e pure lì ci sono i 
trucchi.
Si associano le potenzialità di due, tre programmi, (ma sempre in tempo reale, 
per carità), e saltano fuori dei pseudo-anaglifi forse non accettabili per 
l'esperto, ma tollerabili per la (massa, per modo di dire), che si sofferma solo 
sulla sorpresa della profondità e delle "figurine" montate su tre piani dall'ipo 
all'iperstereo. Quattro botte... e chi si contenta gode... Il discorso non vale 
per i dipinti d'autore. 
Le conversioni di voi esperti sono tutt'altra cosa, è indubbio, ma restano 
soprattutto la valutazione degli addetti ai lavori e rimangono, sì, dei 
capolavori tecnici, ma come la struttura salda di un ponte o l'ingegnosa 
resistenza di un grattacielo, rispetto all'assemblaggio di una baracca o le 
impalcature estive sulle spiagge. In ultima analisi dei validi campioni da 
competizione o richiamo fieristico.

Delle superbe conversioni 2d-3d, miste e frammentarie, benché faticosissime, ma 
fuori da un contesto culturale ben mirato e da una logica collezionistica o di 
maniera, non possono valere più di tanto, non più di gadget pubblicitari 
decorati, o di feticci da collezionisti maniacali del desueto, per la loro 
natura intrinsica e inconfutabile di copie; ciarpame non didatticizzato e 
dottrinalizzato non solo, ma ignorato dalla grancassa dei midia. Le stereoscopie 
anaglifo cartacee od elettroniche, non allineate a nessuna distribuzione 
regolare di prodotti culturali o di intrattenimento sono destinate, se sottratte 
al loro habitat produttivo, ai mercatini rionali o allineate ai libri ludici o 
di prestidigitazione, anche perché, pur se ricche di faticoso artificio, di arte 
non se ne parla proprio, anzi questa viene compromessa dall'artifizio del 
mestichino elettronico. Soprattutto quando si parla di dipinti famosi dove 
incongruenze e "prevaricazioni autenticistiche" sono smascherabili e 
ingiustificabili. Quindi ci troviamo di fronte all'antiarte, apriori. 

Il discorso cambia per la trasformazione da 2d a 3d di filmati e fotografie 
generici, di vario orientamento, cronaca, reportage, revival, spettacolo, fino a 
quelli privati domestici, purché non sussistano significati creativi precisi e 
prerogative artistiche specifiche, precedentemente affermate e palesemente 
riconosciute. Anzi la conversione 3d, in questo caso, potrebbe rappresentare un 
recupero e una rivalutazione sorprendente di prodotti mediocri e di poco 
spessore. Ma pure quì si parla di artificio e mai di arte. Uno stradivario costa 
anche milioni di euro. Pezzi unici, inimitabili, fabbricati a grande regola 
d'arte, ma rimane un prodotto artigianale, pur se immenso e grandioso.
       
Tuttavia l'arte nel 3d propriamente detta nasce a monte, con la ripresa; più 
della fotografia tradizionale, perché oltre alla genialità degli elementi 
compositivi, della scenografia plastica, del soggetto, dell'inquadratura, 
dell'angolazione, della luce, un una parola: la creatività, come forma d'arte, 
come inventiva ed euritmia, e finalmente si fonde con l'impatto sorpresa e 
fattore emozionale del realismo visivo bioculare, immortalato poi su di un 
supporto da tramandare nel tempo come i vecchi papiri egiziani.

 
Giorgio Menegatti scrive:

Punto 2

Per fare arte con il 3D è necessario, innanzi a tutto, che gli
artisti dispongano degli strumenti per operare. Come potrebbe del
resto lo scultore far di cosa senza scalpello.
La tua idea d'arte nel 3D è talmente grande che se riesci ad
organizzarla io metterò a disposizione tutti quegli utensili, del mio
laboratorio, che sapranno essere utili.
Penso che le rappresentazioni tridimensionali siano non solo attività
artistica ma, e sopra tutto l'espressione di una realtà più appresso
alla metafica rappresentativa e dell'interiorità.
Con il 3d sono forgiabili creazioni reali, contorte, sognanti,
controverse e comunque una nuova via posta nel mezzo di pittura e di
scultura.

Saluti e saluti
Guglielmo (non Giorgio)


Luigi Mari risponde:

Scusami per il "Giorgio", sono un irriducibile rimbambito. Ma pure Sergio, pur 
essendo savio, sveglio e presente, all'inizio chiamava Sanna Antonello. ;-) .
Una nuova musa, certo. Molti veicoli comunicativi: Cinema, TV, fotografia non 
hanno mantenuto la prerogativa della compartecipazione personale alla 
trasmissione di pensiero quindi al trasognamento ed al trasporto emotivo come 
nella lettura, dove la fantasia interagisce e spazia. Un libro non è mai uguale 
per tutti i lettori. Così la stereoscopia per il suo bigogno di concentrazione 
ed estraneità dall'ambiente circostante, favorisce il trasporto interiore, 
quindi metafisico.    

Già il mio messaggio 5078 risponde esaurientemente a questa tua proposizione. Ho 
innanzi detto che nel 3d la forma d'arte è rafforzata rispetto alla fotografia 
normale non solo come duplicità ottica o sovrabbondanza meccanica, ma perché il 
risultato emula maggiormente la visione bioculare umana esaltando non già solo 
il realismo della visione, ma la complicità e la partecipazione emotiva di 
entrambi gli interessati: creatore e fruitore fino alla dimensione archetipica e 
trascendentale. 
Non è stata mai sperimentata la stereoscopia nelle società tribali qualcuna 
ancora esistente. Certamente queste persone creerebbero un legame animistico. La 
fantasia digiuna e incontaminata di questi individui, allo stato brado, è 
sorprendente. I Maya nelle Americhe avevano persino il "Dio del suicidio", 
rappresentato da uno scheletro col cappio al collo.
Il progetto Alfa per i trogloditi sarebbe manna dal cielo... Però ti avviso: lì 
non esistono brevetti né copyright, pensaci prima di ritenerlo un business.

Certo che c'è bisogno di utensili per costruire un'opera d'arte, ma non dobbiamo 
adoperarli per fabbricare contemporaneamente un muro. In un mondo così 
individualista l'idea del sociale turba e destabilizza ma contestualmente 
entusiasma. Siamo troppo avviluppatri da anni nel sacco dell'io per non sentire 
il bisogno di squarciarlo a gomitate come il Conte di Montecristo. 
Cosa vorresti leggere negli annali? Giorgio Menegatti, asceta del 3d, cenobita 
della mistica conversione, anacoreta dell'anaglifo, concluse la sua 
esistenza...0:-),(fai le corna)... sommerso dai suoi sofferti capolavori in alto 
di un eremo cibandosi solo spiritualmente di algoritmi, formule segrete e bit. 
Il suo famedio è stato costruito da migliaia di supporti elettronici effigiati.  
:'(  .
Oppure: Guglielmo Menegatti, italo caposcuola della tecnica stereoscopica, 
scopritore del metodo Alfa, premio Nobel per la scienza visiva. Spese la vita 
intera per dare ai contemporanei, ai posteri ed alla storia il suo ingegno, il 
suo acume, la sua intelligenza, la sua genialità, ma prima di tutto la sua 
conquistata generosità. Si deve soprattutto a lui la diffusione ed il massiccio 
sviluppo della stereoscopia in Italia morta sul nascere sin dal 1832 quando 
Wheatstone la inventò ancora prima della nascita della fotografia. Come 
l'Innominato manzoniano si è sottoposto, questa volta, alla conversione per 
antonomasia. Ha perfezionato e messo in commercio con chiave hardware ed equo 
compenso (ccà nisciuno è fesso!) il suo Progetto Alfa adeguandosi finalmente a 
tutti gli sviluppatori del mondo con la vendita di milioni di esemplari. 
Schiatta demonio e Viva Maria!
E' solo uno scherzo, Guglielmo, anche se un pizzico inquietante e perturbatore. 
Sono certo che hai senso dell'umorismo e non me ne vuoi come "qualcuno" nella 
lista:

Antonello Satta ha scritto:
    
"...così finiranno per brevettare tutto il vocabolario e addio messaggi di Luigi 
(per la gioia di "qualcuno")... Oramai questo qualcuno è una spada di Damocle 
sulla mia testa.

Non desidero estorcerti nulla, Guglielmo, rispetto il tuo lavoro e la tua 
posizione; è tutto regolare, coerente ai canoni vigenti dell'economia e dei 
diritti del lavoratore. Sto facendo le mie "buffe" conversioni di Torre antica 
con quattro puerili botte di mouse, mi contento e godo. (Le metterò in rete per 
farmi dileggiare). 
Non tutti vivono di stereoscopia avanzata ed il 98 per cento dell'umanità non ne 
conosce neppure il significato. Prendi un campione di cento persone e vedi se il 
98% non ti risponde "stereo-scopia vuol dire con lo stereo trombare in 
macchina...".
Nessuno sarebbe geloso e invidierebbe l'allineamento dei milioni di 
parallelepipedi alfabetici per le otto pagine di giornale settimanale, scomporli 
e ricomporli senza soste nel penitenziario del destino. Così non sono geloso e 
non invidio i tuoi magistrali manicaretti visivi, i tuoi crem-caramel anaglifi, 
i tuoi "bocconi d'oro" allo gianduia RGB, la mela proibita Alfa del tuo Eden 
nessuno la addenta; perché dietro si nasconde il serpente dell'egos umano ed il 
castigo del paradiso artificiale dell'inappagamento della specie. 
 
Reitero che la fotografia può anche essere casuale, testimoniale o 
documentaristica, ma la stereoscopia se non sempre artistica e necessariamente 
creativa perché coinvolge totalmente la sfera emotiva umana, e come nella 
maggior parte delle arti applicate, ricorre alla spinta nevrotica in altre 
parole detta anche "phatos creativo". (Non nell'accezione clinica). La 
stereoscopia è la maggiore coinvolgitrice sensoriale umana semplicemente perché 
essa è generata da occhi e cervello perché la vista è il nostro principale 
sistema sensoriale che manda a quest'ultimo ben l'80 per cento delle 
informazioni generali. Sei tu, forse, Guglielmo, comproprietario con Dio di 
questa immensa meraviglia? 
Ho già detto nel "5078" che la creatività produce solo e nient'altro che arte, 
che non è solo una cosa astratta, indefinibile, comprensibile solo da pochi 
iniziati; quelle sono le scuole artistiche, che fanno nodi egemonici, per 
intimidire e prendere potere. L'arte elementare è l'attività umana regolata da 
accorgimenti tecnici e fondata sullo studio e sull'esperienza di chiunque riesca 
a trasmettere emozioni e senzazioni del bello ai suoi simili, nessuno escluso. 
La stereoscopia senza arte è tecnicismo e sofisticheria superflua e futile, è 
scipida, è una mediocre, meccanica emulazione artificiale della macchina visiva.
La stereoscopia si osserva con i cinque sensi. Nel momento in cui senti melodie 
e voci bianche e, come Imre, provi l'ebbrezza delle montagne russe, o t'involi 
dedaleggiando come Icaro, o nella coda visiva vedi garrire guidoncini 
multicolori come infinite mani di bambini che si tengono, poi incominci a 
palpare l'iperstereo come nel sonno l'angelo, quindi provi il gusto di fragola e 
menta piperita e senti sulla pelle rugiada di bosco, infine avverti il profumo 
del latte materno allora sai. 
Allora conosci la stereoscopia dall'interno delle sue viscere. Solo allora avrai 
capito di aver raggiunto il vero traguardo e non sarai più costretto a spegnere 
il fuoco con la benzina.      
Luigi Mari 
 
 
Luigi Mari ciao e ciao a tutti,

dunque,
ho finalmente completato la lettura dei documenti che hai inviato a
questo forum, prima di iniziare però voglio ringraziarti per le
gentili e sempre presenti parole di apprezzamento e anche per le
gustosissime storie che hai raccontato.

Luigi Mari risponde:

I complimenti sono dovuti perché chi fa la conversione al tuo livello, dietro la 
fatica e l'abnegazione di anni, quanto meno merita ammirazione e riconoscimento 
(riconoscenza non so).        

Giorgio Menegatti scrive:

Gli argomenti che vorrei dibattere con te sono i seguenti:
1) Segreti nella conversione,
2) Fare arte con il 3D
Punto 1
Non ci sono segreti per la conversione, le tecniche possibili ti sono
già state descritte, ma rimangono i trucchi. I trucchi, nel mio caso
specifico sono racchiusi in circa 300 Dll, delle quali, ti assicuro,
per alcune non ricordo non solo a che cosa servono ma nemmeno di
averle scritte.
Al giorno d'oggi non s'usa più l'impiego di formule matematiche per
esprimersi ma si impiegano gli algoritmi, gli algoritmi hanno molta
più flessibilità delle formula ma anche la proprietà di non essere
spiegabili ne a voce ne per scritto. La notazione degli algoritmi
che per la verità dimentico continuamente) è comprensibile solo
dagli operatori tecnici.
Gli algoritmi poi si richiamano a vicenda e si adattano alle
situazioni specifiche, in altre parole quando io opero, ad esempio
con il programma per le conversioni non posso sapere, e in alcun
modo, quale bit l'algoritmo infila nel canale Alfa.
Lo sviluppo del software (ovvero dei trucchi) ha richiesto circa otto
anni di dura fatica. Credo sia impossibile richiedere, non solo a me,
ma a chiunque fa del software di regalare il suo lavoro.


Luigi Mari risponde:

Perché: "dibattere" gli argomenti, diciamo "discuterli" è più costruttivo. Le 
lotte non hanno mai ottenuto progressi. L'importante è andare nella stessa 
direzione.
Premetto che voi certosini del 2d-3d non vi rendete conto che faticare 
stoicamente come voi non è proponibile, né diffondibile, con la pigrizia mentale 
e l'abitudine ai comfort e ai "servo-tutto" di oggi. Tu stesso hai detto che la 
"TecnoDi" non trova uno straccio di grafico nemmeno a pagarlo a peso d'oro. Per 
forza, i candidati pensavano di fare informatica, ma gli avete consegnato un 
cilicio per camice di lavoro ed uno scudiscio per autoflagellarsi. 
Preferirebbero, piuttosto, la "conversione" a martire e fare la vita grama di 
San Francesco, al posto di mettersi a penare sui pixel.
A Torre del Greco i nostri nonni incidevano coi bulini a mano cammei di due per 
tre centimetri fino a dieci personaggi, dei bassorilievo capolavori, impiegando 
pure due giorni. Il sottroscritto dai 14 ai 20 anni ha composto e stampato un 
giornale settimanale locale di otto pagine raccogliendo dalle cassette 
alfabetiche miliardi di minuscoli parallelepipedi di piombo di 2x3x22 mm., 
preparando in tre giorni gli otto mosaici 35x50 cm. di almeno trentamila lettere 
cadauno, legati intorno con lo spago e sfilati sul piano di una pianocilindrica 
come delle pizze. Quindi riscomporre negli scomparti alfabetici e ricomporre per 
sei lunghi anni. 
Trovami uno, un solo giovane che oggi farebbe un lavoro del genere.    
La frase "non si può regalare il lavoro" è un luogo comune trito e ritrito. Ed 
io ho sempre risposto: "E sacrosanto", il lavoro va retribuito e la legge non 
prevede "calmieri" come negli anni ruggenti; ma il costo, di norma, quando è di 
mercato in percentuale parte da zero a 100%, la scala va tra l'1 e il 99 per 
cento: ciascun gradino sempre pagamento si chiama. Le cose cambiano se la scala 
parte dall'1 al mille. Lo zero è un regalo ingiustificato, il 1000 è una 
speculazione arbitraria. Ma è solo questione di punti di vista. Beninteso questo 
è un discorso generale e non riguarda la tua persona. Quello che ti compete è il 
sapiente modo di lasciare intendere che le formule sono trucchi casuali senza 
ricette prestabilite. Quanto meno è geniale uscirsene così per il rotto della 
cuffia. 
Ma forse sarà vero. Il modo d'uso di "3d Combine" dice: "Caricate una immagine e 
adoperate uno dei tre diversi algoritmi in automatico che vi creeranno 
l'immagine gemella. Il metodo è casuale. Il programma lo fa quando la foto gli è 
simpatica" (sic). Controllare.  
Ma mi consola il fatto che c'è pure chi è invecchiato nei laboratori di ricerca 
salvando migliaia di vite umane, quasi regalando il suo lungo lavoro, ed è meno 
conosciuto e gratificato del portiere del mio parco. Io, ad esempio, non sono 
così antropofilo.
          

Giorgio Menegatti scrive:

Il software gratuito che trovi in internet ha sempre una ragione per
essere regalato, generalmente non funziona oppure serve come elemento
di richiamo per altre cose.


Luigi Mari risponde:

C'è pure quello che funziona a metà, senza perfezionismi, e pure lì ci sono i 
trucchi.
Si associano le potenzialità di due, tre programmi, (ma sempre in tempo reale, 
per carità), e saltano fuori dei pseudo-anaglifi forse non accettabili per 
l'esperto, ma tollerabili per la (massa, per modo di dire), che si sofferma solo 
sulla sorpresa della profondità e delle "figurine" montate su tre piani dall'ipo 
all'iperstereo. Quattro botte... e chi si contenta gode... Il discorso non vale 
per i dipinti d'autore. 
Le conversioni di voi esperti sono tutt'altra cosa, è indubbio, ma restano 
soprattutto la valutazione degli addetti ai lavori e rimangono, sì, dei 
capolavori tecnici, ma come la struttura salda di un ponte o l'ingegnosa 
resistenza di un grattacielo, rispetto all'assemblaggio di una baracca o le 
impalcature estive sulle spiagge. In ultima analisi dei validi campioni da 
competizione o richiamo fieristico.

Delle superbe conversioni 2d-3d, miste e frammentarie, benché faticosissime, ma 
fuori da un contesto culturale ben mirato e da una logica collezionistica o di 
maniera, non possono valere più di tanto, non più di gadget pubblicitari 
decorati, o di feticci da collezionisti maniacali del desueto, per la loro 
natura intrinsica e inconfutabile di copie; ciarpame non didatticizzato e 
dottrinalizzato non solo, ma ignorato dalla grancassa dei midia. Le stereoscopie 
anaglifo cartacee od elettroniche, non allineate a nessuna distribuzione 
regolare di prodotti culturali o di intrattenimento sono destinate, se sottratte 
al loro habitat produttivo, ai mercatini rionali o allineate ai libri ludici o 
di prestidigitazione, anche perché, pur se ricche di faticoso artificio, di arte 
non se ne parla proprio, anzi questa viene compromessa dall'artifizio del 
mestichino elettronico. Soprattutto quando si parla di dipinti famosi dove 
incongruenze e "prevaricazioni autenticistiche" sono smascherabili e 
ingiustificabili. Quindi ci troviamo di fronte all'antiarte, apriori. 

Il discorso cambia per la trasformazione da 2d a 3d di filmati e fotografie 
generici, di vario orientamento, cronaca, reportage, revival, spettacolo, fino a 
quelli privati domestici, purché non sussistano significati creativi precisi e 
prerogative artistiche specifiche, precedentemente affermate e palesemente 
riconosciute. Anzi la conversione 3d, in questo caso, potrebbe rappresentare un 
recupero e una rivalutazione sorprendente di prodotti mediocri e di poco 
spessore. Ma pure quì si parla di artificio e mai di arte. Uno stradivario costa 
anche milioni di euro. Pezzi unici, inimitabili, fabbricati a grande regola 
d'arte, ma rimane un prodotto artigianale, pur se immenso e grandioso.
       
Tuttavia l'arte nel 3d propriamente detta nasce a monte, con la ripresa; più 
della fotografia tradizionale, perché oltre alla genialità degli elementi 
compositivi, della scenografia plastica, del soggetto, dell'inquadratura, 
dell'angolazione, della luce, un una parola: la creatività, come forma d'arte, 
come inventiva ed euritmia, e finalmente si fonde con l'impatto sorpresa e 
fattore emozionale del realismo visivo bioculare, immortalato poi su di un 
supporto da tramandare nel tempo come i vecchi papiri egiziani.

 
Giorgio Menegatti scrive:

Punto 2

Per fare arte con il 3D è necessario, innanzi a tutto, che gli
artisti dispongano degli strumenti per operare. Come potrebbe del
resto lo scultore far di cosa senza scalpello.
La tua idea d'arte nel 3D è talmente grande che se riesci ad
organizzarla io metterò a disposizione tutti quegli utensili, del mio
laboratorio, che sapranno essere utili.
Penso che le rappresentazioni tridimensionali siano non solo attività
artistica ma, e sopra tutto l'espressione di una realtà più appresso
alla metafica rappresentativa e dell'interiorità.
Con il 3d sono forgiabili creazioni reali, contorte, sognanti,
controverse e comunque una nuova via posta nel mezzo di pittura e di
scultura.

Saluti e saluti
Guglielmo (non Giorgio)


Luigi Mari risponde:

Scusami per il "Giorgio", sono un irriducibile rimbambito. Ma pure Sergio, pur 
essendo savio, sveglio e presente, all'inizio chiamava Sanna Antonello. ;-) .
Una nuova musa, certo. Molti veicoli comunicativi: Cinema, TV, fotografia non 
hanno mantenuto la prerogativa della compartecipazione personale alla 
trasmissione di pensiero quindi al trasognamento ed al trasporto emotivo come 
nella lettura, dove la fantasia interagisce e spazia. Un libro non è mai uguale 
per tutti i lettori. Così la stereoscopia per il suo bigogno di concentrazione 
ed estraneità dall'ambiente circostante, favorisce il trasporto interiore, 
quindi metafisico.    

Già il mio messaggio 5078 risponde esaurientemente a questa tua proposizione. Ho 
innanzi detto che nel 3d la forma d'arte è rafforzata rispetto alla fotografia 
normale non solo come duplicità ottica o sovrabbondanza meccanica, ma perché il 
risultato emula maggiormente la visione bioculare umana esaltando non già solo 
il realismo della visione, ma la complicità e la partecipazione emotiva di 
entrambi gli interessati: creatore e fruitore fino alla dimensione archetipica e 
trascendentale. 
Non è stata mai sperimentata la stereoscopia nelle società tribali qualcuna 
ancora esistente. Certamente queste persone creerebbero un legame animistico. La 
fantasia digiuna e incontaminata di questi individui, allo stato brado, è 
sorprendente. I Maya nelle Americhe avevano persino il "Dio del suicidio", 
rappresentato da uno scheletro col cappio al collo.
Il progetto Alfa per i trogloditi sarebbe manna dal cielo... Però ti avviso: lì 
non esistono brevetti né copyright, pensaci prima di ritenerlo un business.

Certo che c'è bisogno di utensili per costruire un'opera d'arte, ma non dobbiamo 
adoperarli per fabbricare contemporaneamente un muro. In un mondo così 
individualista l'idea del sociale turba e destabilizza ma contestualmente 
entusiasma. Siamo troppo avviluppatri da anni nel sacco dell'io per non sentire 
il bisogno di squarciarlo a gomitate come il Conte di Montecristo. 
Cosa vorresti leggere negli annali? Giorgio Menegatti, asceta del 3d, cenobita 
della mistica conversione, anacoreta dell'anaglifo, concluse la sua 
esistenza...0:-),(fai le corna)... sommerso dai suoi sofferti capolavori in alto 
di un eremo cibandosi solo spiritualmente di algoritmi, formule segrete e bit. 
Il suo famedio è stato costruito da migliaia di supporti elettronici effigiati.  
:'(  .
Oppure: Guglielmo Menegatti, italo caposcuola della tecnica stereoscopica, 
scopritore del metodo Alfa, premio Nobel per la scienza visiva. Spese la vita 
intera per dare ai contemporanei, ai posteri ed alla storia il suo ingegno, il 
suo acume, la sua intelligenza, la sua genialità, ma prima di tutto la sua 
conquistata generosità. Si deve soprattutto a lui la diffusione ed il massiccio 
sviluppo della stereoscopia in Italia morta sul nascere sin dal 1832 quando 
Wheatstone la inventò ancora prima della nascita della fotografia. Come 
l'Innominato manzoniano si è sottoposto, questa volta, alla conversione per 
antonomasia. Ha perfezionato e messo in commercio con chiave hardware ed equo 
compenso (ccà nisciuno è fesso!) il suo Progetto Alfa adeguandosi finalmente a 
tutti gli sviluppatori del mondo con la vendita di milioni di esemplari. 
Schiatta demonio e Viva Maria!
E' solo uno scherzo, Guglielmo, anche se un pizzico inquietante e perturbatore. 
Sono certo che hai senso dell'umorismo e non me ne vuoi come "qualcuno" nella 
lista:

Antonello Satta ha scritto:
    
"...così finiranno per brevettare tutto il vocabolario e addio messaggi di Luigi 
(per la gioia di "qualcuno")... Oramai questo qualcuno è una spada di Damocle 
sulla mia testa.

Non desidero estorcerti nulla, Guglielmo, rispetto il tuo lavoro e la tua 
posizione; è tutto regolare, coerente ai canoni vigenti dell'economia e dei 
diritti del lavoratore. Sto facendo le mie "buffe" conversioni di Torre antica 
con quattro puerili botte di mouse, mi contento e godo. (Le metterò in rete per 
farmi dileggiare). 
Non tutti vivono di stereoscopia avanzata ed il 98 per cento dell'umanità non ne 
conosce neppure il significato. Prendi un campione di cento persone e vedi se il 
98% non ti risponde "stereo-scopia vuol dire con lo stereo trombare in 
macchina...".
Nessuno sarebbe geloso e invidierebbe l'allineamento dei milioni di 
parallelepipedi alfabetici per le otto pagine di giornale settimanale, scomporli 
e ricomporli senza soste nel penitenziario del destino. Così non sono geloso e 
non invidio i tuoi magistrali manicaretti visivi, i tuoi crem-caramel anaglifi, 
i tuoi "bocconi d'oro" allo gianduia RGB, la mela proibita Alfa del tuo Eden 
nessuno la addenta; perché dietro si nasconde il serpente dell'egos umano ed il 
castigo del paradiso artificiale dell'inappagamento della specie. 
 
Reitero che la fotografia può anche essere casuale, testimoniale o 
documentaristica, ma la stereoscopia se non sempre artistica e necessariamente 
creativa perché coinvolge totalmente la sfera emotiva umana, e come nella 
maggior parte delle arti applicate, ricorre alla spinta nevrotica in altre 
parole detta anche "phatos creativo". (Non nell'accezione clinica). La 
stereoscopia è la maggiore coinvolgitrice sensoriale umana semplicemente perché 
essa è generata da occhi e cervello perché la vista è il nostro principale 
sistema sensoriale che manda a quest'ultimo ben l'80 per cento delle 
informazioni generali. Sei tu, forse, Guglielmo, comproprietario con Dio di 
questa immensa meraviglia? 
Ho già detto nel "5078" che la creatività produce solo e nient'altro che arte, 
che non è solo una cosa astratta, indefinibile, comprensibile solo da pochi 
iniziati; quelle sono le scuole artistiche, che fanno nodi egemonici, per 
intimidire e prendere potere. L'arte elementare è l'attività umana regolata da 
accorgimenti tecnici e fondata sullo studio e sull'esperienza di chiunque riesca 
a trasmettere emozioni e senzazioni del bello ai suoi simili, nessuno escluso. 
La stereoscopia senza arte è tecnicismo e sofisticheria superflua e futile, è 
scipida, è una mediocre, meccanica emulazione artificiale della macchina visiva.
La stereoscopia si osserva con i cinque sensi. Nel momento in cui senti melodie 
e voci bianche e, come Imre, provi l'ebbrezza delle montagne russe, o t'involi 
dedaleggiando come Icaro, o nella coda visiva vedi garrire guidoncini 
multicolori come infinite mani di bambini che si tengono, poi incominci a 
palpare l'iperstereo come nel sonno l'angelo, quindi provi il gusto di fragola e 
menta piperita e senti sulla pelle rugiada di bosco, infine avverti il profumo 
del latte materno allora sai. 
Allora conosci la stereoscopia dall'interno delle sue viscere. Solo allora avrai 
capito di aver raggiunto il vero traguardo e non sarai più costretto a spegnere 
il fuoco con la benzina.      
Luigi Mari 
 
 
Luigi Mari ciao e ciao a tutti,

dunque,
ho finalmente completato la lettura dei documenti che hai inviato a
questo forum, prima di iniziare però voglio ringraziarti per le
gentili e sempre presenti parole di apprezzamento e anche per le
gustosissime storie che hai raccontato.

Luigi Mari risponde:

I complimenti sono dovuti perché chi fa la conversione al tuo livello, dietro la 
fatica e l'abnegazione di anni, quanto meno merita ammirazione e riconoscimento 
(riconoscenza non so).        

Giorgio Menegatti scrive:

Gli argomenti che vorrei dibattere con te sono i seguenti:
1) Segreti nella conversione,
2) Fare arte con il 3D
Punto 1
Non ci sono segreti per la conversione, le tecniche possibili ti sono
già state descritte, ma rimangono i trucchi. I trucchi, nel mio caso
specifico sono racchiusi in circa 300 Dll, delle quali, ti assicuro,
per alcune non ricordo non solo a che cosa servono ma nemmeno di
averle scritte.
Al giorno d'oggi non s'usa più l'impiego di formule matematiche per
esprimersi ma si impiegano gli algoritmi, gli algoritmi hanno molta
più flessibilità delle formula ma anche la proprietà di non essere
spiegabili ne a voce ne per scritto. La notazione degli algoritmi
che per la verità dimentico continuamente) è comprensibile solo
dagli operatori tecnici.
Gli algoritmi poi si richiamano a vicenda e si adattano alle
situazioni specifiche, in altre parole quando io opero, ad esempio
con il programma per le conversioni non posso sapere, e in alcun
modo, quale bit l'algoritmo infila nel canale Alfa.
Lo sviluppo del software (ovvero dei trucchi) ha richiesto circa otto
anni di dura fatica. Credo sia impossibile richiedere, non solo a me,
ma a chiunque fa del software di regalare il suo lavoro.


Luigi Mari risponde:

Perché: "dibattere" gli argomenti, diciamo "discuterli" è più costruttivo. Le 
lotte non hanno mai ottenuto progressi. L'importante è andare nella stessa 
direzione.
Premetto che voi certosini del 2d-3d non vi rendete conto che faticare 
stoicamente come voi non è proponibile, né diffondibile, con la pigrizia mentale 
e l'abitudine ai comfort e ai "servo-tutto" di oggi. Tu stesso hai detto che la 
"TecnoDi" non trova uno straccio di grafico nemmeno a pagarlo a peso d'oro. Per 
forza, i candidati pensavano di fare informatica, ma gli avete consegnato un 
cilicio per camice di lavoro ed uno scudiscio per autoflagellarsi. 
Preferirebbero, piuttosto, la "conversione" a martire e fare la vita grama di 
San Francesco, al posto di mettersi a penare sui pixel.
A Torre del Greco i nostri nonni incidevano coi bulini a mano cammei di due per 
tre centimetri fino a dieci personaggi, dei bassorilievo capolavori, impiegando 
pure due giorni. Il sottroscritto dai 14 ai 20 anni ha composto e stampato un 
giornale settimanale locale di otto pagine raccogliendo dalle cassette 
alfabetiche miliardi di minuscoli parallelepipedi di piombo di 2x3x22 mm., 
preparando in tre giorni gli otto mosaici 35x50 cm. di almeno trentamila lettere 
cadauno, legati intorno con lo spago e sfilati sul piano di una pianocilindrica 
come delle pizze. Quindi riscomporre negli scomparti alfabetici e ricomporre per 
sei lunghi anni. 
Trovami uno, un solo giovane che oggi farebbe un lavoro del genere.    
La frase "non si può regalare il lavoro" è un luogo comune trito e ritrito. Ed 
io ho sempre risposto: "E sacrosanto", il lavoro va retribuito e la legge non 
prevede "calmieri" come negli anni ruggenti; ma il costo, di norma, quando è di 
mercato in percentuale parte da zero a 100%, la scala va tra l'1 e il 99 per 
cento: ciascun gradino sempre pagamento si chiama. Le cose cambiano se la scala 
parte dall'1 al mille. Lo zero è un regalo ingiustificato, il 1000 è una 
speculazione arbitraria. Ma è solo questione di punti di vista. Beninteso questo 
è un discorso generale e non riguarda la tua persona. Quello che ti compete è il 
sapiente modo di lasciare intendere che le formule sono trucchi casuali senza 
ricette prestabilite. Quanto meno è geniale uscirsene così per il rotto della 
cuffia. 
Ma forse sarà vero. Il modo d'uso di "3d Combine" dice: "Caricate una immagine e 
adoperate uno dei tre diversi algoritmi in automatico che vi creeranno 
l'immagine gemella. Il metodo è casuale. Il programma lo fa quando la foto gli è 
simpatica" (sic). Controllare.  
Ma mi consola il fatto che c'è pure chi è invecchiato nei laboratori di ricerca 
salvando migliaia di vite umane, quasi regalando il suo lungo lavoro, ed è meno 
conosciuto e gratificato del portiere del mio parco. Io, ad esempio, non sono 
così antropofilo.
          

Giorgio Menegatti scrive:

Il software gratuito che trovi in internet ha sempre una ragione per
essere regalato, generalmente non funziona oppure serve come elemento
di richiamo per altre cose.


Luigi Mari risponde:

C'è pure quello che funziona a metà, senza perfezionismi, e pure lì ci sono i 
trucchi.
Si associano le potenzialità di due, tre programmi, (ma sempre in tempo reale, 
per carità), e saltano fuori dei pseudo-anaglifi forse non accettabili per 
l'esperto, ma tollerabili per la (massa, per modo di dire), che si sofferma solo 
sulla sorpresa della profondità e delle "figurine" montate su tre piani dall'ipo 
all'iperstereo. Quattro botte... e chi si contenta gode... Il discorso non vale 
per i dipinti d'autore. 
Le conversioni di voi esperti sono tutt'altra cosa, è indubbio, ma restano 
soprattutto la valutazione degli addetti ai lavori e rimangono, sì, dei 
capolavori tecnici, ma come la struttura salda di un ponte o l'ingegnosa 
resistenza di un grattacielo, rispetto all'assemblaggio di una baracca o le 
impalcature estive sulle spiagge. In ultima analisi dei validi campioni da 
competizione o richiamo fieristico.

Delle superbe conversioni 2d-3d, miste e frammentarie, benché faticosissime, ma 
fuori da un contesto culturale ben mirato e da una logica collezionistica o di 
maniera, non possono valere più di tanto, non più di gadget pubblicitari 
decorati, o di feticci da collezionisti maniacali del desueto, per la loro 
natura intrinsica e inconfutabile di copie; ciarpame non didatticizzato e 
dottrinalizzato non solo, ma ignorato dalla grancassa dei midia. Le stereoscopie 
anaglifo cartacee od elettroniche, non allineate a nessuna distribuzione 
regolare di prodotti culturali o di intrattenimento sono destinate, se sottratte 
al loro habitat produttivo, ai mercatini rionali o allineate ai libri ludici o 
di prestidigitazione, anche perché, pur se ricche di faticoso artificio, di arte 
non se ne parla proprio, anzi questa viene compromessa dall'artifizio del 
mestichino elettronico. Soprattutto quando si parla di dipinti famosi dove 
incongruenze e "prevaricazioni autenticistiche" sono smascherabili e 
ingiustificabili. Quindi ci troviamo di fronte all'antiarte, apriori. 

Il discorso cambia per la trasformazione da 2d a 3d di filmati e fotografie 
generici, di vario orientamento, cronaca, reportage, revival, spettacolo, fino a 
quelli privati domestici, purché non sussistano significati creativi precisi e 
prerogative artistiche specifiche, precedentemente affermate e palesemente 
riconosciute. Anzi la conversione 3d, in questo caso, potrebbe rappresentare un 
recupero e una rivalutazione sorprendente di prodotti mediocri e di poco 
spessore. Ma pure quì si parla di artificio e mai di arte. Uno stradivario costa 
anche milioni di euro. Pezzi unici, inimitabili, fabbricati a grande regola 
d'arte, ma rimane un prodotto artigianale, pur se immenso e grandioso.
       
Tuttavia l'arte nel 3d propriamente detta nasce a monte, con la ripresa; più 
della fotografia tradizionale, perché oltre alla genialità degli elementi 
compositivi, della scenografia plastica, del soggetto, dell'inquadratura, 
dell'angolazione, della luce, un una parola: la creatività, come forma d'arte, 
come inventiva ed euritmia, e finalmente si fonde con l'impatto sorpresa e 
fattore emozionale del realismo visivo bioculare, immortalato poi su di un 
supporto da tramandare nel tempo come i vecchi papiri egiziani.

 
Giorgio Menegatti scrive:

Punto 2

Per fare arte con il 3D è necessario, innanzi a tutto, che gli
artisti dispongano degli strumenti per operare. Come potrebbe del
resto lo scultore far di cosa senza scalpello.
La tua idea d'arte nel 3D è talmente grande che se riesci ad
organizzarla io metterò a disposizione tutti quegli utensili, del mio
laboratorio, che sapranno essere utili.
Penso che le rappresentazioni tridimensionali siano non solo attività
artistica ma, e sopra tutto l'espressione di una realtà più appresso
alla metafica rappresentativa e dell'interiorità.
Con il 3d sono forgiabili creazioni reali, contorte, sognanti,
controverse e comunque una nuova via posta nel mezzo di pittura e di
scultura.

Saluti e saluti
Guglielmo (non Giorgio)


Luigi Mari risponde:

Scusami per il "Giorgio", sono un irriducibile rimbambito. Ma pure Sergio, pur 
essendo savio, sveglio e presente, all'inizio chiamava Sanna Antonello. ;-) .
Una nuova musa, certo. Molti veicoli comunicativi: Cinema, TV, fotografia non 
hanno mantenuto la prerogativa della compartecipazione personale alla 
trasmissione di pensiero quindi al trasognamento ed al trasporto emotivo come 
nella lettura, dove la fantasia interagisce e spazia. Un libro non è mai uguale 
per tutti i lettori. Così la stereoscopia per il suo bigogno di concentrazione 
ed estraneità dall'ambiente circostante, favorisce il trasporto interiore, 
quindi metafisico.    

Già il mio messaggio 5078 risponde esaurientemente a questa tua proposizione. Ho 
innanzi detto che nel 3d la forma d'arte è rafforzata rispetto alla fotografia 
normale non solo come duplicità ottica o sovrabbondanza meccanica, ma perché il 
risultato emula maggiormente la visione bioculare umana esaltando non già solo 
il realismo della visione, ma la complicità e la partecipazione emotiva di 
entrambi gli interessati: creatore e fruitore fino alla dimensione archetipica e 
trascendentale. 
Non è stata mai sperimentata la stereoscopia nelle società tribali qualcuna 
ancora esistente. Certamente queste persone creerebbero un legame animistico. La 
fantasia digiuna e incontaminata di questi individui, allo stato brado, è 
sorprendente. I Maya nelle Americhe avevano persino il "Dio del suicidio", 
rappresentato da uno scheletro col cappio al collo.
Il progetto Alfa per i trogloditi sarebbe manna dal cielo... Però ti avviso: lì 
non esistono brevetti né copyright, pensaci prima di ritenerlo un business.

Certo che c'è bisogno di utensili per costruire un'opera d'arte, ma non dobbiamo 
adoperarli per fabbricare contemporaneamente un muro. In un mondo così 
individualista l'idea del sociale turba e destabilizza ma contestualmente 
entusiasma. Siamo troppo avviluppatri da anni nel sacco dell'io per non sentire 
il bisogno di squarciarlo a gomitate come il Conte di Montecristo. 
Cosa vorresti leggere negli annali? Giorgio Menegatti, asceta del 3d, cenobita 
della mistica conversione, anacoreta dell'anaglifo, concluse la sua 
esistenza...0:-),(fai le corna)... sommerso dai suoi sofferti capolavori in alto 
di un eremo cibandosi solo spiritualmente di algoritmi, formule segrete e bit. 
Il suo famedio è stato costruito da migliaia di supporti elettronici effigiati.  
:'(  .
Oppure: Guglielmo Menegatti, italo caposcuola della tecnica stereoscopica, 
scopritore del metodo Alfa, premio Nobel per la scienza visiva. Spese la vita 
intera per dare ai contemporanei, ai posteri ed alla storia il suo ingegno, il 
suo acume, la sua intelligenza, la sua genialità, ma prima di tutto la sua 
conquistata generosità. Si deve soprattutto a lui la diffusione ed il massiccio 
sviluppo della stereoscopia in Italia morta sul nascere sin dal 1832 quando 
Wheatstone la inventò ancora prima della nascita della fotografia. Come 
l'Innominato manzoniano si è sottoposto, questa volta, alla conversione per 
antonomasia. Ha perfezionato e messo in commercio con chiave hardware ed equo 
compenso (ccà nisciuno è fesso!) il suo Progetto Alfa adeguandosi finalmente a 
tutti gli sviluppatori del mondo con la vendita di milioni di esemplari. 
Schiatta demonio e Viva Maria!
E' solo uno scherzo, Guglielmo, anche se un pizzico inquietante e perturbatore. 
Sono certo che hai senso dell'umorismo e non me ne vuoi come "qualcuno" nella 
lista:

Antonello Satta ha scritto:
    
"...così finiranno per brevettare tutto il vocabolario e addio messaggi di Luigi 
(per la gioia di "qualcuno")... Oramai questo qualcuno è una spada di Damocle 
sulla mia testa.

Non desidero estorcerti nulla, Guglielmo, rispetto il tuo lavoro e la tua 
posizione; è tutto regolare, coerente ai canoni vigenti dell'economia e dei 
diritti del lavoratore. Sto facendo le mie "buffe" conversioni di Torre antica 
con quattro puerili botte di mouse, mi contento e godo. (Le metterò in rete per 
farmi dileggiare). 
Non tutti vivono di stereoscopia avanzata ed il 98 per cento dell'umanità non ne 
conosce neppure il significato. Prendi un campione di cento persone e vedi se il 
98% non ti risponde "stereo-scopia vuol dire con lo stereo trombare in 
macchina...".
Nessuno sarebbe geloso e invidierebbe l'allineamento dei milioni di 
parallelepipedi alfabetici per le otto pagine di giornale settimanale, scomporli 
e ricomporli senza soste nel penitenziario del destino. Così non sono geloso e 
non invidio i tuoi magistrali manicaretti visivi, i tuoi crem-caramel anaglifi, 
i tuoi "bocconi d'oro" allo gianduia RGB, la mela proibita Alfa del tuo Eden 
nessuno la addenta; perché dietro si nasconde il serpente dell'egos umano ed il 
castigo del paradiso artificiale dell'inappagamento della specie. 
 
Reitero che la fotografia può anche essere casuale, testimoniale o 
documentaristica, ma la stereoscopia se non sempre artistica e necessariamente 
creativa perché coinvolge totalmente la sfera emotiva umana, e come nella 
maggior parte delle arti applicate, ricorre alla spinta nevrotica in altre 
parole detta anche "phatos creativo". (Non nell'accezione clinica). La 
stereoscopia è la maggiore coinvolgitrice sensoriale umana semplicemente perché 
essa è generata da occhi e cervello perché la vista è il nostro principale 
sistema sensoriale che manda a quest'ultimo ben l'80 per cento delle 
informazioni generali. Sei tu, forse, Guglielmo, comproprietario con Dio di 
questa immensa meraviglia? 
Ho già detto nel "5078" che la creatività produce solo e nient'altro che arte, 
che non è solo una cosa astratta, indefinibile, comprensibile solo da pochi 
iniziati; quelle sono le scuole artistiche, che fanno nodi egemonici, per 
intimidire e prendere potere. L'arte elementare è l'attività umana regolata da 
accorgimenti tecnici e fondata sullo studio e sull'esperienza di chiunque riesca 
a trasmettere emozioni e senzazioni del bello ai suoi simili, nessuno escluso. 
La stereoscopia senza arte è tecnicismo e sofisticheria superflua e futile, è 
scipida, è una mediocre, meccanica emulazione artificiale della macchina visiva.
La stereoscopia si osserva con i cinque sensi. Nel momento in cui senti melodie 
e voci bianche e, come Imre, provi l'ebbrezza delle montagne russe, o t'involi 
dedaleggiando come Icaro, o nella coda visiva vedi garrire guidoncini 
multicolori come infinite mani di bambini che si tengono, poi incominci a 
palpare l'iperstereo come nel sonno l'angelo, quindi provi il gusto di fragola e 
menta piperita e senti sulla pelle rugiada di bosco, infine avverti il profumo 
del latte materno allora sai. 
Allora conosci la stereoscopia dall'interno delle sue viscere. Solo allora avrai 
capito di aver raggiunto il vero traguardo e non sarai più costretto a spegnere 
il fuoco con la benzina.      
Luigi Mari 
 

 
Luigi Mari ciao e ciao a tutti,

dunque,
ho finalmente completato la lettura dei documenti che hai inviato a
questo forum, prima di iniziare però voglio ringraziarti per le
gentili e sempre presenti parole di apprezzamento e anche per le
gustosissime storie che hai raccontato.

Luigi Mari risponde:

I complimenti sono dovuti perché chi fa la conversione al tuo livello, dietro la 
fatica e l'abnegazione di anni, quanto meno merita ammirazione e riconoscimento 
(riconoscenza non so).        

Giorgio Menegatti scrive:

Gli argomenti che vorrei dibattere con te sono i seguenti:
1) Segreti nella conversione,
2) Fare arte con il 3D
Punto 1
Non ci sono segreti per la conversione, le tecniche possibili ti sono
già state descritte, ma rimangono i trucchi. I trucchi, nel mio caso
specifico sono racchiusi in circa 300 Dll, delle quali, ti assicuro,
per alcune non ricordo non solo a che cosa servono ma nemmeno di
averle scritte.
Al giorno d'oggi non s'usa più l'impiego di formule matematiche per
esprimersi ma si impiegano gli algoritmi, gli algoritmi hanno molta
più flessibilità delle formula ma anche la proprietà di non essere
spiegabili ne a voce ne per scritto. La notazione degli algoritmi
che per la verità dimentico continuamente) è comprensibile solo
dagli operatori tecnici.
Gli algoritmi poi si richiamano a vicenda e si adattano alle
situazioni specifiche, in altre parole quando io opero, ad esempio
con il programma per le conversioni non posso sapere, e in alcun
modo, quale bit l'algoritmo infila nel canale Alfa.
Lo sviluppo del software (ovvero dei trucchi) ha richiesto circa otto
anni di dura fatica. Credo sia impossibile richiedere, non solo a me,
ma a chiunque fa del software di regalare il suo lavoro.


Luigi Mari risponde:

Perché: "dibattere" gli argomenti, diciamo "discuterli" è più costruttivo. Le 
lotte non hanno mai ottenuto progressi. L'importante è andare nella stessa 
direzione.
Premetto che voi certosini del 2d-3d non vi rendete conto che faticare 
stoicamente come voi non è proponibile, né diffondibile, con la pigrizia mentale 
e l'abitudine ai comfort e ai "servo-tutto" di oggi. Tu stesso hai detto che la 
"TecnoDi" non trova uno straccio di grafico nemmeno a pagarlo a peso d'oro. Per 
forza, i candidati pensavano di fare informatica, ma gli avete consegnato un 
cilicio per camice di lavoro ed uno scudiscio per autoflagellarsi. 
Preferirebbero, piuttosto, la "conversione" a martire e fare la vita grama di 
San Francesco, al posto di mettersi a penare sui pixel.
A Torre del Greco i nostri nonni incidevano coi bulini a mano cammei di due per 
tre centimetri fino a dieci personaggi, dei bassorilievo capolavori, impiegando 
pure due giorni. Il sottroscritto dai 14 ai 20 anni ha composto e stampato un 
giornale settimanale locale di otto pagine raccogliendo dalle cassette 
alfabetiche miliardi di minuscoli parallelepipedi di piombo di 2x3x22 mm., 
preparando in tre giorni gli otto mosaici 35x50 cm. di almeno trentamila lettere 
cadauno, legati intorno con lo spago e sfilati sul piano di una pianocilindrica 
come delle pizze. Quindi riscomporre negli scomparti alfabetici e ricomporre per 
sei lunghi anni. 
Trovami uno, un solo giovane che oggi farebbe un lavoro del genere.    
La frase "non si può regalare il lavoro" è un luogo comune trito e ritrito. Ed 
io ho sempre risposto: "E sacrosanto", il lavoro va retribuito e la legge non 
prevede "calmieri" come negli anni ruggenti; ma il costo, di norma, quando è di 
mercato in percentuale parte da zero a 100%, la scala va tra l'1 e il 99 per 
cento: ciascun gradino sempre pagamento si chiama. Le cose cambiano se la scala 
parte dall'1 al mille. Lo zero è un regalo ingiustificato, il 1000 è una 
speculazione arbitraria. Ma è solo questione di punti di vista. Beninteso questo 
è un discorso generale e non riguarda la tua persona. Quello che ti compete è il 
sapiente modo di lasciare intendere che le formule sono trucchi casuali senza 
ricette prestabilite. Quanto meno è geniale uscirsene così per il rotto della 
cuffia. 
Ma forse sarà vero. Il modo d'uso di "3d Combine" dice: "Caricate una immagine e 
adoperate uno dei tre diversi algoritmi in automatico che vi creeranno 
l'immagine gemella. Il metodo è casuale. Il programma lo fa quando la foto gli è 
simpatica" (sic). Controllare.  
Ma mi consola il fatto che c'è pure chi è invecchiato nei laboratori di ricerca 
salvando migliaia di vite umane, quasi regalando il suo lungo lavoro, ed è meno 
conosciuto e gratificato del portiere del mio parco. Io, ad esempio, non sono 
così antropofilo.
          

Giorgio Menegatti scrive:

Il software gratuito che trovi in internet ha sempre una ragione per
essere regalato, generalmente non funziona oppure serve come elemento
di richiamo per altre cose.


Luigi Mari risponde:

C'è pure quello che funziona a metà, senza perfezionismi, e pure lì ci sono i 
trucchi.
Si associano le potenzialità di due, tre programmi, (ma sempre in tempo reale, 
per carità), e saltano fuori dei pseudo-anaglifi forse non accettabili per 
l'esperto, ma tollerabili per la (massa, per modo di dire), che si sofferma solo 
sulla sorpresa della profondità e delle "figurine" montate su tre piani dall'ipo 
all'iperstereo. Quattro botte... e chi si contenta gode... Il discorso non vale 
per i dipinti d'autore. 
Le conversioni di voi esperti sono tutt'altra cosa, è indubbio, ma restano 
soprattutto la valutazione degli addetti ai lavori e rimangono, sì, dei 
capolavori tecnici, ma come la struttura salda di un ponte o l'ingegnosa 
resistenza di un grattacielo, rispetto all'assemblaggio di una baracca o le 
impalcature estive sulle spiagge. In ultima analisi dei validi campioni da 
competizione o richiamo fieristico.

Delle superbe conversioni 2d-3d, miste e frammentarie, benché faticosissime, ma 
fuori da un contesto culturale ben mirato e da una logica collezionistica o di 
maniera, non possono valere più di tanto, non più di gadget pubblicitari 
decorati, o di feticci da collezionisti maniacali del desueto, per la loro 
natura intrinsica e inconfutabile di copie; ciarpame non didatticizzato e 
dottrinalizzato non solo, ma ignorato dalla grancassa dei midia. Le stereoscopie 
anaglifo cartacee od elettroniche, non allineate a nessuna distribuzione 
regolare di prodotti culturali o di intrattenimento sono destinate, se sottratte 
al loro habitat produttivo, ai mercatini rionali o allineate ai libri ludici o 
di prestidigitazione, anche perché, pur se ricche di faticoso artificio, di arte 
non se ne parla proprio, anzi questa viene compromessa dall'artifizio del 
mestichino elettronico. Soprattutto quando si parla di dipinti famosi dove 
incongruenze e "prevaricazioni autenticistiche" sono smascherabili e 
ingiustificabili. Quindi ci troviamo di fronte all'antiarte, apriori. 

Il discorso cambia per la trasformazione da 2d a 3d di filmati e fotografie 
generici, di vario orientamento, cronaca, reportage, revival, spettacolo, fino a 
quelli privati domestici, purché non sussistano significati creativi precisi e 
prerogative artistiche specifiche, precedentemente affermate e palesemente 
riconosciute. Anzi la conversione 3d, in questo caso, potrebbe rappresentare un 
recupero e una rivalutazione sorprendente di prodotti mediocri e di poco 
spessore. Ma pure quì si parla di artificio e mai di arte. Uno stradivario costa 
anche milioni di euro. Pezzi unici, inimitabili, fabbricati a grande regola 
d'arte, ma rimane un prodotto artigianale, pur se immenso e grandioso.
       
Tuttavia l'arte nel 3d propriamente detta nasce a monte, con la ripresa; più 
della fotografia tradizionale, perché oltre alla genialità degli elementi 
compositivi, della scenografia plastica, del soggetto, dell'inquadratura, 
dell'angolazione, della luce, un una parola: la creatività, come forma d'arte, 
come inventiva ed euritmia, e finalmente si fonde con l'impatto sorpresa e 
fattore emozionale del realismo visivo bioculare, immortalato poi su di un 
supporto da tramandare nel tempo come i vecchi papiri egiziani.

 
Giorgio Menegatti scrive:

Punto 2

Per fare arte con il 3D è necessario, innanzi a tutto, che gli
artisti dispongano degli strumenti per operare. Come potrebbe del
resto lo scultore far di cosa senza scalpello.
La tua idea d'arte nel 3D è talmente grande che se riesci ad
organizzarla io metterò a disposizione tutti quegli utensili, del mio
laboratorio, che sapranno essere utili.
Penso che le rappresentazioni tridimensionali siano non solo attività
artistica ma, e sopra tutto l'espressione di una realtà più appresso
alla metafica rappresentativa e dell'interiorità.
Con il 3d sono forgiabili creazioni reali, contorte, sognanti,
controverse e comunque una nuova via posta nel mezzo di pittura e di
scultura.

Saluti e saluti
Guglielmo (non Giorgio)


Luigi Mari risponde:

Scusami per il "Giorgio", sono un irriducibile rimbambito. Ma pure Sergio, pur 
essendo savio, sveglio e presente, all'inizio chiamava Sanna Antonello. ;-) .
Una nuova musa, certo. Molti veicoli comunicativi: Cinema, TV, fotografia non 
hanno mantenuto la prerogativa della compartecipazione personale alla 
trasmissione di pensiero quindi al trasognamento ed al trasporto emotivo come 
nella lettura, dove la fantasia interagisce e spazia. Un libro non è mai uguale 
per tutti i lettori. Così la stereoscopia per il suo bigogno di concentrazione 
ed estraneità dall'ambiente circostante, favorisce il trasporto interiore, 
quindi metafisico.    

Già il mio messaggio 5078 risponde esaurientemente a questa tua proposizione. Ho 
innanzi detto che nel 3d la forma d'arte è rafforzata rispetto alla fotografia 
normale non solo come duplicità ottica o sovrabbondanza meccanica, ma perché il 
risultato emula maggiormente la visione bioculare umana esaltando non già solo 
il realismo della visione, ma la complicità e la partecipazione emotiva di 
entrambi gli interessati: creatore e fruitore fino alla dimensione archetipica e 
trascendentale. 
Non è stata mai sperimentata la stereoscopia nelle società tribali qualcuna 
ancora esistente. Certamente queste persone creerebbero un legame animistico. La 
fantasia digiuna e incontaminata di questi individui, allo stato brado, è 
sorprendente. I Maya nelle Americhe avevano persino il "Dio del suicidio", 
rappresentato da uno scheletro col cappio al collo.
Il progetto Alfa per i trogloditi sarebbe manna dal cielo... Però ti avviso: lì 
non esistono brevetti né copyright, pensaci prima di ritenerlo un business.

Certo che c'è bisogno di utensili per costruire un'opera d'arte, ma non dobbiamo 
adoperarli per fabbricare contemporaneamente un muro. In un mondo così 
individualista l'idea del sociale turba e destabilizza ma contestualmente 
entusiasma. Siamo troppo avviluppatri da anni nel sacco dell'io per non sentire 
il bisogno di squarciarlo a gomitate come il Conte di Montecristo. 
Cosa vorresti leggere negli annali? Giorgio Menegatti, asceta del 3d, cenobita 
della mistica conversione, anacoreta dell'anaglifo, concluse la sua 
esistenza...0:-),(fai le corna)... sommerso dai suoi sofferti capolavori in alto 
di un eremo cibandosi solo spiritualmente di algoritmi, formule segrete e bit. 
Il suo famedio è stato costruito da migliaia di supporti elettronici effigiati.  
:'(  .
Oppure: Guglielmo Menegatti, italo caposcuola della tecnica stereoscopica, 
scopritore del metodo Alfa, premio Nobel per la scienza visiva. Spese la vita 
intera per dare ai contemporanei, ai posteri ed alla storia il suo ingegno, il 
suo acume, la sua intelligenza, la sua genialità, ma prima di tutto la sua 
conquistata generosità. Si deve soprattutto a lui la diffusione ed il massiccio 
sviluppo della stereoscopia in Italia morta sul nascere sin dal 1832 quando 
Wheatstone la inventò ancora prima della nascita della fotografia. Come 
l'Innominato manzoniano si è sottoposto, questa volta, alla conversione per 
antonomasia. Ha perfezionato e messo in commercio con chiave hardware ed equo 
compenso (ccà nisciuno è fesso!) il suo Progetto Alfa adeguandosi finalmente a 
tutti gli sviluppatori del mondo con la vendita di milioni di esemplari. 
Schiatta demonio e Viva Maria!
E' solo uno scherzo, Guglielmo, anche se un pizzico inquietante e perturbatore. 
Sono certo che hai senso dell'umorismo e non me ne vuoi come "qualcuno" nella 
lista:

Antonello Satta ha scritto:
    
"...così finiranno per brevettare tutto il vocabolario e addio messaggi di Luigi 
(per la gioia di "qualcuno")... Oramai questo qualcuno è una spada di Damocle 
sulla mia testa.

Non desidero estorcerti nulla, Guglielmo, rispetto il tuo lavoro e la tua 
posizione; è tutto regolare, coerente ai canoni vigenti dell'economia e dei 
diritti del lavoratore. Sto facendo le mie "buffe" conversioni di Torre antica 
con quattro puerili botte di mouse, mi contento e godo. (Le metterò in rete per 
farmi dileggiare). 
Non tutti vivono di stereoscopia avanzata ed il 98 per cento dell'umanità non ne 
conosce neppure il significato. Prendi un campione di cento persone e vedi se il 
98% non ti risponde "stereo-scopia vuol dire con lo stereo trombare in 
macchina...".
Nessuno sarebbe geloso e invidierebbe l'allineamento dei milioni di 
parallelepipedi alfabetici per le otto pagine di giornale settimanale, scomporli 
e ricomporli senza soste nel penitenziario del destino. Così non sono geloso e 
non invidio i tuoi magistrali manicaretti visivi, i tuoi crem-caramel anaglifi, 
i tuoi "bocconi d'oro" allo gianduia RGB, la mela proibita Alfa del tuo Eden 
nessuno la addenta; perché dietro si nasconde il serpente dell'egos umano ed il 
castigo del paradiso artificiale dell'inappagamento della specie. 
 
Reitero che la fotografia può anche essere casuale, testimoniale o 
documentaristica, ma la stereoscopia se non sempre artistica e necessariamente 
creativa perché coinvolge totalmente la sfera emotiva umana, e come nella 
maggior parte delle arti applicate, ricorre alla spinta nevrotica in altre 
parole detta anche "phatos creativo". (Non nell'accezione clinica). La 
stereoscopia è la maggiore coinvolgitrice sensoriale umana semplicemente perché 
essa è generata da occhi e cervello perché la vista è il nostro principale 
sistema sensoriale che manda a quest'ultimo ben l'80 per cento delle 
informazioni generali. Sei tu, forse, Guglielmo, comproprietario con Dio di 
questa immensa meraviglia? 
Ho già detto nel "5078" che la creatività produce solo e nient'altro che arte, 
che non è solo una cosa astratta, indefinibile, comprensibile solo da pochi 
iniziati; quelle sono le scuole artistiche, che fanno nodi egemonici, per 
intimidire e prendere potere. L'arte elementare è l'attività umana regolata da 
accorgimenti tecnici e fondata sullo studio e sull'esperienza di chiunque riesca 
a trasmettere emozioni e senzazioni del bello ai suoi simili, nessuno escluso. 
La stereoscopia senza arte è tecnicismo e sofisticheria superflua e futile, è 
scipida, è una mediocre, meccanica emulazione artificiale della macchina visiva.
La stereoscopia si osserva con i cinque sensi. Nel momento in cui senti melodie 
e voci bianche e, come Imre, provi l'ebbrezza delle montagne russe, o t'involi 
dedaleggiando come Icaro, o nella coda visiva vedi garrire guidoncini 
multicolori come infinite mani di bambini che si tengono, poi incominci a 
palpare l'iperstereo come nel sonno l'angelo, quindi provi il gusto di fragola e 
menta piperita e senti sulla pelle rugiada di bosco, infine avverti il profumo 
del latte materno allora sai. 
Allora conosci la stereoscopia dall'interno delle sue viscere. Solo allora avrai 
capito di aver raggiunto il vero traguardo e non sarai più costretto a spegnere 
il fuoco con la benzina.      
Luigi Mari 

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Guglielmo Menegatti scrive:
>Ciao Luigi Mari e ciao a tutti,

>per chiarezza riporto alcune precisazioni.

>1) Non sono ne artista ne certosino...

Luigi Mari risponde com maggiore analisi:

L'aggettivo "certosino" vuol dire per estensione paziente e preciso, come i 
frati certosini dell'Ordine religioso omonimo, quindi è un apprezzamento. Uno 
frettoloso come me, artereosclerotico e adiposo per sedentarietà, divorato 
dall'ansia, non si sottoporrebbe, a sessant'anni, allo strazio del giusto 
perfezionismo perché la vita incomincia a sfuggire di mano senza più progetti a 
lungo termine. 

>ma sono un semplice progettista di scalpelli. Le cose grafiche che mostro 
rappresentano l'applicazione dei miei utensili.
>Tempo medio (mio) di realizzazione dieci minuti mentre per un grafico che 
ovviamente produce cose migliori: due ore.

Luigi Mari risponde com maggiore analisi:

forse volevi dire progettista (e realizzatore) di prodotti da scalpello. Sei 
troppo modesto. Tutti gli strumenti hardware e software sono solo l'inerte parte 
meccanica ed elettronica di quello che progetta e crea la mente umana. Essa dà e 
trasmette ciò che nessun utensile o scalpello darbbe da solo. Statue capolavori 
di argilla sono state anche modellare con le sole mani; gli strumenti facilitano 
ed abbreviano il compito di azioni a misura d'uomo. Senza vista e cervello umano 
è tutto inerte, è pura materia.
Non dimenticare che gli anaglifi sono nati in camera oscura con la lentezza e le 
difficoltà che ne derivavano. 
Nel Messaggio 5070 ho riportato una tua sintesi significativa: "...Tutta la mia 
fatica e tutte le mie risorse mentali sono impiegate per diminuire i tempi di 
produzione. Diminuire i costi significa rendere disponibile la stereoscopia ad 
UNA GAMMA DI UTENZA PIU' AMPIA". Lo sviluppo della stereoscopia italiana sta 
anche qui. 
Senza gli scalpelli e gli utensili dei californiani Wozniak e Jobs, della 
successiva  Apple e del conseguente Macintosh ancora allineerei milioni di 
parallelepipedi di piombo per formare un giornale; Senza Bill Gates e successivi 
ce lo saremmo sognato l'anaglifo elettronico con quattrio botte di mouse.  

>2) I miei algoritmi non producono cose casuali. (se non sbaglio nel
scriverli)

Luigi Mari risponde com maggiore analisi:
Per "casuale" intendo non creativo con riferimento 
al messaggio intrinseco e non alle direttive tecniche precise o meno. Una 
conversione è la manipolazione più o meno fortunata di una immagine già 
"portatrice" di contenuti artistico-poetici, se ci sono. Il risultato della 
manipolazione è casuale perché alla cereatività originale si aggiunge sorpresa 
ed emotività non prevedibili e progettabili; ma casualmente spesso sono 
compendio e rafforzamento dei "significati" già esistenti. 

>3) La conseguenza di una scoperta non è mai prevedibile, ad esempio
le stesse cose che fanno il 3D possono migliorare la vista mentre
altre cose impiegate per comprimere i files 3D possono produrre
protesi efficaci per i ciechi.
Luigi Mari risponde:

Ti prometto di non chiamarti mai più Giorgio, ma assicura me e gli amici di non 
coniare più questo capolavoro di anacoluto del passo 3). E' un raro esempio di 
incongruenza ragionata. Non ho assimilato nulla.

>4) Il 3D non è morto ma appena nato.

Luigi Mari risponde:

Certo, con i buoni propositi. Preziosi i modo di dire: "Meglio tardi che mai". 
"Chi bene inizia è a metà dell'opera". 

>Voglio anche dirti che mi piace leggere quello che scrivi, in particolare 
apprezzo le frasette sparse e gli incisi che appaiono all'improvviso e che mi 
sorprendono per il gusto e eleganza ma purtroppo, e non fare di quello che dico 
una tua colpa (certamente sono io il somaro) non riesco a comprendere il senso 
globale di quello che dici, insomma non riesco mai a trovare scopo e oggetto 
dell'insieme.

Luigi Mari risponde:

Riconosco di commettere l'errore grave di dare tutto per scontato quando scrivo, 
come i traduttori di manualistica che presumono sempre che si sappia usare il 
prodotto già a metà. Questo è un serio problema pure in questo forum. Sigle e 
termini settoriali astrusi non hanno chiose esplicative e non basta, Caro 
Antonello, leggere tutti i cinquemila messaggi per impararli tutti.
Nei miei scritti a parte la lemmistica, che è intuibile, è l'intreccio 
sintattico e la molteplicità non già delle argomentazioni ma dei significati che 
talvolta disorientano e non lascian reggere il passo. Leggere in maniera 
analitica è faticoso, è come studiare sui libri di testo. Ma pure qui esiste il 
metodo. Predisporsi apriori verso la concettualità espressa e concentrarsi 
facendola propria, interagendo col testo con serenità senza la prevenzione di 
malfido, dubbi e congetture, che moltiplicano il senso di pigrizia con 
l'assimilazione parziale e superficiale.     

>Dico questo perchè non è escluso che le precisazioni dei punti di cui sopra 
siano fuori luogo.
Luigi Mari

--------------------------------------------------------------------------

>Saluti e saluti
>Guglielmo

>(Se ci riesci non chiamarmi Giorgio). 

Luigi Mari risponde:

Questo è solo un comune sentimento di insicurezza, ed il "dubbio" è l'uomo vero! 
L'incertezza è senz'alto maggiore coerenza rispetto alla saccenza. Diffida di 
chi risponde a tutte le domande. L'irresolutezza scagiona da qualsiasi sospetto 
di sedicenza ed onniscienza. La cosa ti sopprenderà ma io sono fragile ed 
insicuro più di quanto sembro, perché l'impalcatura esistenziale della vita è 
oceanica. Ho una buona facciata, però, non esibizionistica, ma senz'altro 
narcisa. L'insicurezza, intanto, è gemella all'umiltà, che non è codardia, 
attenzione. Sta agli altri giudicare queste posizioni come difetti o virtù. 
E'indiscussa l'umiltà come sentimento nobile e nobile non è chi lo nasce, ma chi 
fa nobili cose. 
>Sperando che la cosa sarà gradita qui troverai un regalo per te;
considerando il riguardo per il desinatario ho dedicato per la
conversione un pò di tempo in più:

<http://www.magia.it/Alfa/Alfa3XECronometro.jpg>

Luigi Mari risponde:

E' un orologio da polso bellissimo. Oohh e come funziona bene! E' davvero un bel 
regalo, l'hai dato col cuore. Non merito tutto questo, Guglielmo, sono, in 
ultima analisi, un venditore di fumo; io ti offro ciarle e tu concretizzi la tua 
riconoscenza con un'offerta da Re Magio. Eppure il vero Re Magio qui è 
Baldissara, che deriva direttamente dal Baldassarre della Natività. 
Chi non crederà mai che ho indossato il tuo orologio in anaglifo, Guglielmo, che 
lo manipolo come un telefonino nuovo, che ascolto i suoi "battiti" come un cuore 
artificiale, che salto per casa come un imberbe il giorno dell'Epifania, allora 
non coglierà mai arte e poesia né da un anaglifo tanto meno da un gesto 
generoso. E qui la materia è solo un accessorio.
Luigi Mari          

Luglio-agosto record di audience

Se due uomini muoiono con un brutto male ai polmoni mentre l'uno ha fumato tutta 
la vita e l'altro non ha mai toccato tabacco non si prova che il fumo uccide.
Ma se in un campione di mille decessi per male ai polmoni 900 erano fumatori 
allora ci troviamo di fronte ad una prova.
Dunque le statistiche provano che Holosterreoitalia in due mesi estivi (di 
solito deserti) ha toccato le punte più alte di presenze superate solo dal 
freddo marzo 2001 con 187 presenze e dal gelido gennaio 2004 con 195 presenze e 
dal settembre del 2003 con 186 presenze.
Considerando calura e ferie estive ed i miei messaggi che solo quantitativamente 
valgono per quattro, dovremmo aggiungere almeno il 30 per cento alle 170 
presenze di agosto ed è supponibile il record assoluto relativo. 
Ecco il record estivo reale: 
Luglio in sei anni presenze --  21, 120, 51, (124), 2004: (151) 
Agosto in sei anni presenze 35, 43,  98, 13, (110), 2004: (171)
Se qualcosa si sta muovendo le ipotesi sono due: o si tratta di un "nuovo 
inizio" o dell' "inizio della fine" come la  crisalide che diventa la migliore 
immagine stereo di una farfalla, tronfia, pavoneggiante e muore dopo una 
manciata di ore. Ma essa lascia la continuità ereditaria delle idee, trionfanti 
ed immortali se, dico SE riconosciute valide.  
La farfalla non conta gli anni ma gli istanti: per questo il suo breve tempo 
potrebbe bastare solo per sensibiliizzare. Questi sono momenti in cui "sostiamo 
sulla soglia" di un possibile risveglio, momenti in cui la vecchia "identità 
stereoscopica" si smuove, grida la sua essenza trascurata. Questo è lo stadio di 
vita della crisalide. Grande parte della nostra invarianza stagnante, in questo 
stato, deriva dalla nostra mancanza di riconoscimento e di accettazione di 
questo bisogno di trasformazione.
La sola domanda ricorrente è perché la stereoscopia, specie in italia stagna 
nella indifferenza generale. 
Tu, Guglielmo, hai sempre sentito nella stereoscopia anche il risvolto 
metafisico. Ma il pragmatico vede solo l'utilizzo della magia in relazione al 3d 
solo come speculazione. (Vedi messaggi 2002). 
La filosofia di un processo tecnicistico come la strereoscopia avviluppa appieno 
la sfera sensitiva e percettiva umana delineata bene nelle etichettature di arte 
e poesia del visivo, ma prevaricate dal tecnicismo avanzato. 
La farfalla, il più bel spggetto per una stereoscopia, è il simbolo del processo 
di trasformazione che porta verso le cose d'ordine superiore. Essa ci insegna a 
trasformare la nostra vita consapevolmente, a creare nella realtà situazioni del 
tutto nuove, a realizzare i nostri desideri più profondi e non stagnare nella 
tecnocrazia, o peggio nella tecnopatia.
Ogni nuova idea e ogni piccolo passo verso la nostra auto-realizzazione si 
rispecchia nel processo di sviluppo della farfalla. Nella fase dell'uovo essa 
rappresenta la nascita di un'idea; nello stadio di larva indica il momento in 
cui si deve decidere se questa idea va realizzata oppure no; come bozzolo 
insegna a entrare in noi stessi per legare questa idea al nostro essere 
interiore. Infine la nascita della farfalla è anche la nascita di una nuova 
realtà: ora possiamo dividere con gli altri la gioia di una nuova creazione.
Caro Guglielmo, tu che sembri uno degli estimatori del mio senso innovatore 
ritienimi pure una farfalla cobra, una specie notturna tra le più grandi del 
mondo, potendo raggiungere i 30 cm. di apertura alare, presenta delle 
peculiarità, come il fatto che l'adulto vive pochi giorni solamente (meno di una 
settimana, il tempo necessario per riprodursi) e non si nutre, riuscendo a 
sopravvivere con le riserve accumulate durante lo stadio di bruco. La mia 
"settimana" in Holostereoitalia, come già accennato, si conclude alla fine di 
agosto. Il lavoro mi impedirà una frequenza assidua con buona pace dei miei 
"avversari". Quando lanciamo delle idee non importa se scompariamo in buon 
ordine e con cristiana rassegnazione.
Luigi Mari 

---------------------------------------------------------------

> Caro Mari,
> (dopo l'arrivo di Forex e il ritorno di Balbo "Luigi=nome proprio di
> persona" è declassato a "nome comune di stereofilo").

Luigi Mari risponde:

Innanzitutto mi sono fatto due ore di pianto con quel "Caro" Mari.
Cosa volete, a me commuovono le stupidaggini. Detto da Sergio, poi,
il re del tecnocratese, la biblioteca vivente del concreto, del
pragmatico! E' uno scoop.
Ho già accennato che il ternine caro ha diecine di accezioni: stima,
condivisione, apprezzamento, amicizia, tra le quali l'ultima: "Caro"
come interiezione durante il rapporto carnale. Non c'è corrispondenza
sulla rete che non consideri "Caro" come tabù, come se si invitasse
l'interlucutore e comitiva ad un rapporto di gruppo (Carissimi). E
giù con quei: Ciao a tutti, Buongiorno di qua e buonasera di là. Ho
visto delle missive, non qui,che partono con "Senti", oppure "Mi
ascolti?". Ma cos'è!

Sono daccordo. I soli veri amatori del "doppio" sono i Luigi? Un po'
come l'Eduardo del teatro. Già del "doppio" perché stereofilo
significa o amante del "duplice" in generale: (immagine o suono,
sessualità, ecc.) Lo stereoscopi-filo, invece, è l'amatore del 3d
perché è "filo" della "stereoscopia" e non dello "stereo" e basta. Mi
verrebbe la voglia: di dire "Piglia, pesa, incarta e porta a casa",
ma non lo dico su preterizione, sei troppo in gamba: sveglio,
preparato e attento, e mostri troppe lame culturali affilate e una
buona scaltrezza. La parola Guru (indiana) fu coniata da un aborigeno
del posto passando per Cortona.

> Quando hai scritto:
> > L'8 agosto 2004 vede l'Olimpo di Holostereoitalia in saturazione
di
> > oracoli. Un andirivieni di dardi deistici, una sfrecciata di link
> > sulla conversione, descrizioni illustrate, tecniche rivelate. Una
> > manna dal cielo. Un viatico per i poveri meno iniziati. Una grazia
> > degli dei. La dove le indimenticabili parole di Imre fino a ieri
> > suonavano come una condanna irreversibile, una spada di
Damocle: "Non
> > ti illudere Luigi, la conversione 2d-3d è un segreto, nessuno ti
dirà
> > nulla.". (Messaggiuo 4889, paragrafo 8).
>
> ti avrei risposto che Imre aveva già spiegato in 1001 modi le
conversioni,
> ma non l'ho fatto perchè odio le recriminazioni e le polemiche...
poi,
> sapevo che, non pago di decenni trascorsi a correggere bozze, stavi
leggendo
> i messaggi dall'inizio, e ci saresti arrivato da te.

Luigi Mari risponde:

E' vero, hai ragione.

>
> Capito mi hai?? Bene! No, non perderti in scuse, ma RENDITI_UTILE
al gruppo!

Luigi Mari risponde:

Mi attribuisti "ostregheta" intercalare di Toto, che non è
napoletano, ma una imitazione settentrionale. Adesso anticipi il
verbo "Capito mi hai", ma neppure questo è napoletano ma siciliano.
Letteralismo, filosofia, metafisica non ti sfiorano neppure. Il tuo
tallone d'achille, Sergio, il vernacolo partenopeo. Sei
eccessivamente prevenuto con i napoletani, ma la loro lingua ti
intriga, ma ricordi solo le inflessioni. Il tuo napoletano è parlato
per "suono".

> va a <http://it.groups.yahoo.com/group/holostereoitalia/database> e
da' 1
> occhiata al database, costruito billielliot e da me per
i "principianti"...
> molti si autodichiarano "principianti" ma da nessuno ci è arrivato 1
> feedback.

Luigi Mari risponde:

Il mio di tallone d'achille è l'inglese, e tu mi stuzzichi con
quello. Cosa ti costava dire redazione al posto di feedback?
Ho guardato il database: utilissimo, ma spoglio. Peccato che non ho
molto tempo altrimenti il database di Holostereoitalia sarebbe
diventato superiore a quello di Google! Ma, sai, chi chiacciera molto
come me, predica bene e razzola male.
In conclusione sei sempre il Vate, ma nel senso di Dante, perché, in
fondo sei sempre "lo mio maestro e lo mio autore" perché, a
differenza di me, sei concreto e coerente. Oggidì non è poco.

> Per favore, segnala quanto non è chiaro, o quanto, da principiante,
vorresti
> vedere approfondito.
> Sergio

Luigi Mari risponde:

Un glossario completo dei termini stereoscopici. Io non posso
compilarlo perché, ti sembrerà strano, ancora no so il significato
esatto di "finestra stereo". Sono convinto che soprattutto a Te,
salotto a parte, intesessi la sufficiente diffusione e lo sviluppo
massimo possibile della stereoscopia in Italia. E' il non plus ultra
esserne antesignano e fautore. Un glossario sarebbe la prima grossa
pietra miliare di questo percorso postulato in questi giorni, una
delle poche cose su cui tutti siamo daccordo.
Adesso ho mal di pancia, mi sono svegliato con la nausea come una
donna incinta. Beato te, Sergio, che non sai cosa significa
essere "maturo" e malandato, la dove gli acciacchi ti sfuggono di
mano come i capitoni (anguille) anguille. Come ne afferri uno altri
dieci lubrici e fastidiosi ti scivolano addosso. Ho preso due plasil,
due antispasmina, due buscopan e due bimixin, perché due per tipo, ma
perché il mio e un male da "stereo"-scopia.
Il tuo allievo in cultura stereoscopica e farmacologia.
Luigi Mari
---------------------------------------------------------------------------

> LUIGI MARI E' MALATO?
> Ciao Luigi e ciao a tutti,
> quella bussola che si vede in primo piano è in realtà un
> portamedicinali e apparteneva al tipo che ha lasciato quel teschio
> che è messo nel suo di dietro.>
> <http://www.magia.it/Alfa/Alfa3XETeschio.jpg>>
> Gentilmente puoi rispondere alla mia richiesta d'organizzare degli
> stereo artisti?>
> Saluti e saluti, Guglielmo

Luigi Mari risponde:

La fine di agosto è ormai giunta, come ho ripetuto più volte nei
messaggi precedenti la mia presenza in Holostereoitalia sarà rara: la
fine di un incubo; sempre che non si richieda la mia presenza su
qualche punto, magari tramite la casella postale di Torreomnia (vedi
link a margine). Ma siamo in molti a non sperarlo, per il bene di
tutti...

Mio caro Guglielmo, figlio mio, che figlio mi puoi essere,
non ti sarai mica calato nelle vesti di bruto? Guarda che ventitrè
pugnalate sono tante. Non sembra ma...
Ma voltiamo subito pagina e tentiamo di dare una risposta al "Luigi
Mari Malato?". Non esiste il "non malato" finché si è animale
superiore. Ne Tu né gli amici di questo forum, per vostra fortuna,
avete idea di quelli che si ritengono immuni da malattie
psicosomatiche, (perché la malattia è solo tale), sono coloro che non
sanno esprimere che cattiveria, sarcasmo e volgarità gratuite come
scudo alla propria incapacità di capire e di conoscere. E' un
classico. Il sarcasmo ebete e gratuito, cerca sempre alleati, quindi
complicizzato, in sordina, e fa perno su questa carenza talvolta
pietosa e squallida. Noi li chiamiamo "i vavuse" ciò coloro che si
bavano per la sconclusionatezza nel parlare, non solo, ma nel capire
e quello che è peggio nel pensare.

Un non malato è solo uno che fugge la realtà perché non conosce se
stesso, figuriamoci se può conoscere gli altri. Essere malati,
quindi, significa paradossalmente essere vivi, significa avere avuto
coscienza e anima ferventi; sicuramente il malato non vegeta.
In medicina, ed anche nel linguaggio corrente, si parla delle più
diverse malattie. Ma malattia e salute sono concetti al singolare, in
quanto si riferiscono ad una condizione dell'uomo e non, come invece
si pensa: ad organi o parti del corpo a se stanti.
Il corpo non è mai malato o sano da solo, perché in lui si esprimono
semplicemente le informazioni della coscienza. Il corpo, di sua
iniziativa, non fa nulla; i tessuti incamerano la gioia e il dolore
per questo decadono o si rigenerano. Non è il caso di scomodare
il "mente sana in corpore sano" dei greci.

Il corpo di un uomo deve la sua funzionalità proprio a quelle due
istanze immateriali che noi in genere chiamiamo coscienza = (anima) e
vita = (spirito) e la stereoscopia sorge e viene riassorbita da
questo astrattismo, per questo è inscindibile arte e poesia da
questa "macchinazione" del complesso visivo biologico chiamato 3d.
Nulla accade senza l' "ingerenza" di queste due componenti, anima e
spirito che solo apparentemente semprano sinonimi. Il 3d in questo
senso è taumaturgico non nel senso "magico" gratuito, e azzardato che
si fa passare per metafisica, e che fa perno sull'ambiguo e sul
misterioso per motivi egemonici o speculativi, ma sul sistema
cognitivo della vista (dove il 3d veicolizza) e trasmette al cervello
l'80 per cento delle informazioni generali dell'esistenza.
La coscienza rappresenta l'informazione che si manifesta nel corpo e
viene resa in questo modo visibile attraverso i mali etichettati
dalla scienza.

Poiché la coscienza costituisce una qualità non materiale, autonoma,
non è un prodotto del corpo e non dipende dalla sua esistenza.
Se una persona nella sua coscienza viene a mancare di equilibrio,
questa situazione diviene visibile e sperimentabile nel corpo.
E' solo l' "uomo", quindi, che può essere definito ammalato, e non il
suo corpo che diviene sede della manifestazione del male sotto forma
del sintomo.
Questo solo per dire che Guglielmo Menegatti nella sua
espressione "Luigi Mari è malato?" ha inteso dire Luigi Mari è folle,
forse senza saperlo in superficie, ma consapevole nel subconscio o,
se viceversa, è solo lui a svelarlo.

L'input di Menegatti è stato solo lo spunto per trattare questo
argomento che è tra i tanti del mio "repertorio". Anche se ho dato
l'impressione di risentimento ringrazio, invece il buon Guglielmo per
avermi dato questa opportunità. Per me Menegatti è sempre il migliore
stereoscopista del palazzo in cui abita. (Scherzo).
A questo punto (sempre scherzando, e non come altri che sparano a
zero o a bruciapelo lasciandoti freddo a terra impietosi) giro la
domanda: Guglielmo Menegatti è malato?
Mi aspetto una risposta intellegibile a tutti e non solo a Te stesso.
Niente panegirici sconnessi e pseudo-ermetismi o giochi di parole
senza senso. Sappi che questi messaggi vengono letti da centinaia di
persone non solo iscritti, anche gente molto colta. Solo i
simpatizzanti di Torreomnia, che seguono Holostereoitalia, sono una
cinquantina tra cui una diecina di intellettuali accreditati, per il
momento, grazie al logo nel mio web che offre Yahoo.

Inoltre a breve pubblicherò il libro: L'altra stereoscopia" compreso
tutti i miei messaggi relazionati alle domande e alle risposte del
forum che, una volta inviati in rete, sono di dominio pubblico per
volontà dei singoli autori stessi. A te la parola Guglielmo. Ne hai
facoltà.

Ti abbraccio, vogliami bene, non sono il diavolo che mi si dipinge.
Luigi Mari 0:-)

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www.torreomnia.com/parade.htm
Scarica anaglifi animati in slides e applet java

www.torreomnia.com/magonza/pagine/set_fra_magonza.htm
Libro sulla stampa 450 pagine da scaricare in htlm o word.
Come si stampano gli anaglifi.

www.torreomnia.com/anim/mari_family/famiglia_mari/index.htlm
Per meglio conoscere l'identita di Luigi Mari.
Storia fotografica della famiglia.

www.torreomnia.com/novita/game_over/questo_film_tridimensionale.htm
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Messaggio animato

> LUIGI MARI E' MALATO?
> Ciao Luigi e ciao a tutti,
> quella bussola che si vede in primo piano è in realtà un
> portamedicinali e apparteneva al tipo che ha lasciato quel teschio
> che è messo nel suo di dietro.>
> <http://www.magia.it/Alfa/Alfa3XETeschio.jpg>>
> Gentilmente puoi rispondere alla mia richiesta d'organizzare degli
> stereo artisti?>
> Saluti e saluti, Guglielmo

Luigi Mari risponde:

La fine di agosto è ormai giunta, come ho ripetuto più volte nei
messaggi precedenti la mia presenza in Holostereoitalia sarà rara: la
fine di un incubo; sempre che non si richieda la mia presenza su
qualche punto, magari tramite la casella postale di Torreomnia (vedi
link a margine). Ma siamo in molti a non sperarlo, per il bene di
tutti...

Mio caro Guglielmo, figlio mio, che figlio mi puoi essere,
non ti sarai mica calato nelle vesti di bruto? Guarda che ventitrè
pugnalate sono tante. Non sembra ma...
Ma voltiamo subito pagina e tentiamo di dare una risposta al "Luigi
Mari Malato?". Non esiste il "non malato" finché si è animale
superiore. Ne Tu né gli amici di questo forum, per vostra fortuna,
avete idea di quelli che si ritengono immuni da malattie
psicosomatiche, (perché la malattia è solo tale), sono coloro che non
sanno esprimere che cattiveria, sarcasmo e volgarità gratuite come
scudo alla propria incapacità di capire e di conoscere. E' un
classico. Il sarcasmo ebete e gratuito, cerca sempre alleati, quindi
complicizzato, in sordina, e fa perno su questa carenza talvolta
pietosa e squallida. Noi li chiamiamo "i vavuse" ciò coloro che si
bavano per la sconclusionatezza nel parlare, non solo, ma nel capire
e quello che è peggio nel pensare.

Un non malato è solo uno che fugge la realtà perché non conosce se
stesso, figuriamoci se può conoscere gli altri. Essere malati,
quindi, significa paradossalmente essere vivi, significa avere avuto
coscienza e anima ferventi; sicuramente il malato non vegeta.
In medicina, ed anche nel linguaggio corrente, si parla delle più
diverse malattie. Ma malattia e salute sono concetti al singolare, in
quanto si riferiscono ad una condizione dell'uomo e non, come invece
si pensa: ad organi o parti del corpo a se stanti.
Il corpo non è mai malato o sano da solo, perché in lui si esprimono
semplicemente le informazioni della coscienza. Il corpo, di sua
iniziativa, non fa nulla; i tessuti incamerano la gioia e il dolore
per questo decadono o si rigenerano. Non è il caso di scomodare
il "mente sana in corpore sano" dei greci.

Il corpo di un uomo deve la sua funzionalità proprio a quelle due
istanze immateriali che noi in genere chiamiamo coscienza = (anima) e
vita = (spirito) e la stereoscopia sorge e viene riassorbita da
questo astrattismo, per questo è inscindibile arte e poesia da
questa "macchinazione" del complesso visivo biologico chiamato 3d.
Nulla accade senza l' "ingerenza" di queste due componenti, anima e
spirito che solo apparentemente semprano sinonimi. Il 3d in questo
senso è taumaturgico non nel senso "magico" gratuito, e azzardato che
si fa passare per metafisica, e che fa perno sull'ambiguo e sul
misterioso per motivi egemonici o speculativi, ma sul sistema
cognitivo della vista (dove il 3d veicolizza) e trasmette al cervello
l'80 per cento delle informazioni generali dell'esistenza.
La coscienza rappresenta l'informazione che si manifesta nel corpo e
viene resa in questo modo visibile attraverso i mali etichettati
dalla scienza.

Poiché la coscienza costituisce una qualità non materiale, autonoma,
non è un prodotto del corpo e non dipende dalla sua esistenza.
Se una persona nella sua coscienza viene a mancare di equilibrio,
questa situazione diviene visibile e sperimentabile nel corpo.
E' solo l' "uomo", quindi, che può essere definito ammalato, e non il
suo corpo che diviene sede della manifestazione del male sotto forma
del sintomo.
Questo solo per dire che Guglielmo Menegatti nella sua
espressione "Luigi Mari è malato?" ha inteso dire Luigi Mari è folle,
forse senza saperlo in superficie, ma consapevole nel subconscio o,
se viceversa, è solo lui a svelarlo.

L'input di Menegatti è stato solo lo spunto per trattare questo
argomento che è tra i tanti del mio "repertorio". Anche se ho dato
l'impressione di risentimento ringrazio, invece il buon Guglielmo per
avermi dato questa opportunità. Per me Menegatti è sempre il migliore
stereoscopista del palazzo in cui abita. (Scherzo).
A questo punto (sempre scherzando, e non come altri che sparano a
zero o a bruciapelo lasciandoti freddo a terra impietosi) giro la
domanda: Guglielmo Menegatti è malato?
Mi aspetto una risposta intellegibile a tutti e non solo a Te stesso.
Niente panegirici sconnessi e pseudo-ermetismi o giochi di parole

Luigi ciao e ciao a tutti,
> (...) Ho sfogliato il tuo bel libro sulla stampa e ti segnalo che
> all'argomento dei colori hai dimenticato di concluderlo oppure
> dimenticato di inserire una o più pagine.
> Saluti e saluti,
> Guglielmo

Caro Guglielmo,
il libro da Magonza a Torre del Greco è stato da me scritto negli
anni 80 e distribuito sul territorio nazionale nella tiratura di
10.000 copie, ciò quando la rivoluzione grafica della stampa si
crogiolava in tutto il mondo anche nelle follie del grande Marinetti
che gettò le basi per sovvertire la stagnante grafica gutemberghiana
imperante per cinque secoli, ma ancora nella geometria meccanica
delle tecniche tradizionali: calcografia: poi rotocalco, litografia:
poi offset, rilievografia: poi stereotipia per le rotative, ecc. Il
colore era ancora retaggio dei cromisti da camera oscura.
Ma i principi sono sempre validi per il cartaceo anaglifico.
Il desktop pubblishing era in bozzolo, che doveva poi trasformarsi in
una oceanica riforma della grafica applicata all'elettronica. Ciò ha
cambiato il costume, e il modo di comunicare di tutti i popoli perché
ne ha trasformato il linguaggio visivo dalle viscere.
Il libro va aggiornato, certo, grazie, Guglielmo per avermelo
ricordato. Ma l'argomento è così ampio che le pagine passeranno da
450 a 1000. Chi desiderasse gratis una copia stagionata originale in
cartaceo mi avvisi.
Tuo devoto
Luigi Mari


La vera storia della stampa. 450 pagine da scaricare in htlm o word.
Dal libro hanno attinto giornalismo e didattica nazionale e
internazionale per l'inedita impalcatura culturale della grafica
locale sin dagli incunaboli dei copisti amanuensi, dove le miniature
erano univoche opere d'arte perché in serie ma differenti una
dall'altra. Cenni sulla culla della cultura mondiale: la Scuola
Salernitana, la prima del mondo. La storia del colore nel cartaceo,
il fascino del piombo fuso, aneddotica e divagazioni "mariesche",
ecc, ecc.

www.torreomnia.com/magonza/pagine/set_fra_magonza.htm

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Per meglio conoscere l'identita di Luigi Mari.
Storia fotografica della famiglia.

www.torreomnia.com/anim/mari_family/famiglia_mari/index.htlm



Messaggio animato

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Signori,
questo è davvero il mio ultimo messaggio. A patto che non venga
ancora nominato e coinvolto. E' il primo settembre. Sono fuori tempo
massimo.
E' iniziato il calvario del mio lavoro; sto in un momento di
defaillance, e, come più volte ho detto, non posso più intervenire
qui con la solita "intensità"; vorrei, ma non posso a meno che non
sfami lui me e altre quattro persone più il cane.Tuttavia rispondo a
Balbo per tre motivi:

1) perché sussiste l'affinità Luigi ereditariale, come nipote e nonno
e perché Luigi significa in tedesco letteralmente: guerriero, anche
se io, oramai, mi piego nelle gambe; il mio sarà il "riposo del
guerriero" tutt' al più.
2) Perché ho anche detto che li avrei spesi i 10 minuti per
rispondere a braccio ai messaggi dove vengo coinvolto. E poi come si
può deludere un quasi coetaneo?
3) perché Balbo, insieme a Imre, Menegatti, Palazzo, e qualche altro
impavido, superando entusiasticamente il tabù confidenziale e
l'ordinamento gerarchico del forum, ha dato pubblico consenso alle
mie congetture trasgressive e innovative, ma inconfutabili, visto
l'incontestabile silenzio che conferma, (chi tace acconsente), senza
ricorrere ai post privati su Torreomnia, come fanno altri per
convenzionalità e connivenza, o forse semplicemente per non entrare
calzati nel Tempio islamico della tecnologia imperante.

Luigi Balbo scrive:

>ciao simpatico amico vorrei anticipare che l'uso del "Balbo" invece
del + logico e giusto "Luigi" come si conviene tra amici e una cosa
quasi necessaria perché praticamente tutti quelli che conosco anche
amici molto stretti usano da sempre "ciao Balbo come stai" "stasera
c'è anche il Balbo" il Balbo fa una proiezione", ecc.ecc. e non ho
mai capito come (oramai sembra anche a me) sia + confidenziale balbo
invece che Luigi.

Luigi Mari risponde:

Se metti più anima (non animo) e meno sofisticherie nelle tue
proiezioni avrai maggiori fruitori.
Tutti i nomi di battesimo, caro Luigi, hanno un diminutivo o un
vezzeggiativo e, talvolta, qualche stroppiativo. A Napoli questo
accade pure per i cognomi: "Marittiello" per Mari.
Il cognome è più personale: su 500 nomi italiani si contrappongono
almeno 8000 cognomi originale e derivati. Il tuo, ad esempio è un
derivato di Barba. C'è meno possibilità di omonimia. Chi ti chiama
per cognome, paradossalmente, ti sente più vicino. Il nome è
dispersivo, è più generico, spersonalizzante.

Luigi Balbo scrive:

>Forse avrei dovuto mettere invece di "paurosa capacità" "sovrumana
capacità" e credimi la mia non è una critica ma un ammirata invidia
che però trovo un po' sbilanciata a favore del lato umanistico/
letterario e che penalizza la parte tecnica su cui si regge il forum,
che personalmente preferisco.

Luigi Mari risponde:

Preferisci la parte tecnica del forum solo perché
definisci "paurosa", "sovrumana" la mia presunta capacità scrittoria:
aggettivi esagerati per indicare la proprietà di un veicolo di
comunicazione che può essere talento, ma soprattutto è allenamento.
Io non conto nulla, la mente per pensare non l'ho fabbricata io, l'ho
avuta in prestito, anche se si ammala. I contenuti, però, di quello
che io scrivo tu ce l'hai dentro, parola per parola, come in tutti
gli anta, nessuno escluso, anche chi ne sente osticità in questo
forum per questioni di orgoglio e di ruolo assunto, e che non
contesta solo per non sfigurare protestando l'incontrovertibile.

Sei innamorato delle mie idee perché sono anche le tue, Luigi, tra me
e te non c'è un autore e un lettore ma due che riescono a comunicare
non per loro proprietà di mezzi biologici. Non importa da quale
entità parte l'idea, l'importante è che venga fruita da entrambi.
Solo che tu non hai affinato gli strumenti per esprimere e così
ripieghi con il veicolo espressivo delle cose tecniche, per difetto
epocale e per coerenza ambientale. La nostra è maledettamente l'epoca
del somigliare e non dell'essere. E' uno dei periodi più drammatici
per esorcizzare l'insoluto esistenziale.

A cosa serve la stereoscopia, come tutte le "passioni" materializzate
elettronicamente e meccanicamente se non a procurarci distrazione,
ammirazione, affetto e complicità da quelli che la condividono?. Ma
si crede davvero che la nostra psiche si nutri di ottiche, di cip, di
schermi metallizzati e congegni più o meno nuovi e sostificati? Essi
sono solo i supporti meccanici dove si regge la nostra fragilità la
nostra devastante consapevolezza di finibilità. Perciò dici: "Ho 66
anni, ho molta carne da cuocere, la tastiera mi fa perdere tempo
prezioso".

Il fine di tutto ciò è un'altro. Il movente vero, di qualsiasi forum,
chat, salotto, sodalizio, o surrogato comunicativo, sconosciuto in
superficie, non è altro che il semplice, antico, universale bisogno
d'amore!!!
Quando si parla di "vita", in qualsiasi contesto, non si esce mai
fuori tema. Perché è la vita biologica e cognitiva che ci fa gestire
e manipolare la tecnica che è un accessorio. In una società
tecnicistica si tende a robottizzare l'uomo fagocitando la sua
essenza cognitiva e biologica senza la quale nulla sussiste. E la
lotta è la tendenza al soffocamento delle cose a misura d'uomo per
finire dalla padella nella brace.

Luigi Balbo scrive:

>Dai miei "sporadici messaggi" avrai capito la mia difficoltà di
essere breve e chiaro. Per la deviante tendenza alla tecnica e
l'ottusità nelle materie umanistiche.

Luigi Mari risponde:

Essere umanistico non significa solo conoscere la cultura storico-
ideologica dell'umanesimo, ma anche comportarsi semplicemente secondo
il modus vivendi umano, cioè essere ed apparire non altro che se
stessi, solo dopo, magari, coadiuati dalle stampelle del surrogato
tecnicistico.
Ma avviluppati per adeguatezza e somiglianza nella morsa
dell'asetticità pragmatica si rifiuta l'umanesimo perché è di
facciata melenso, nichilista, ma soprattutto faticoso, come la
religione; non c'è nessun comort o servo-fatica, non c'è
nessun "compressore zip" per risparmiare o "acceleratore" hard-soft
per abbreviare, ma per arrivare prima dove. Ciò solo per arrivarci
con più ansia e trepidazione?. Ma che razza di progresso è questo.

Luigi Mari disse:

<<si vede che leggi poco il forum>>

Luigi Balbo scrive:

>Leggo tutte, ma proprio tutte le e-mail del forum comprese le tue
Kilometriche (divertenti e simpatiche ma pur sempre Kilometriche) E-
mail

Luigi Mari risponde:

Una cosa è leggere le e-mail e un'altra è assimilarle, prenderne
consapevolezza dei contenuti per alcune, dei significati per altre e
delle informazioni per le numericamente maggiori di stampo
tecnicistico. Ma l'ansia e la trepidazione per il nostro tempo
libero, sempre più avaro, ci induce ad essere superficiali, per
pigrizia, irrisolutenza, timore di riconoscere le nostre carenze.

Luigi Mari disse:

<<"A tavola non si invecchia" è un modo di dire falso. Molti si
<<accorciano la vita con il fumo ed il cibo in eccesso.
<<La tastiera no. Essa non fa invecchiare, anzi: ......

Luigi Balbo scrive:

>ho 66 anni compiuti a giugno ma ho la stessa curiosità, frenesia e
ritmo di quando avevo 30 anni e trovo frustrante la limitata lentezza
(mia) della tastiera che mi distoglie tempo prezioso su cose +
immediate e concrete e trovo faticoso tentare di concentrare le molte
cose da dire e ancora + faticoso usare un intermediario come la
tastiera tra parentesi non fumo, bevo pochissimo e considero il tempo
passato tavola "sprecato" salvo che sia con amici alla mia eta il
tempo e prezioso specialmente se hai tante cose da fare e....... vuoi
farle tutte!!!! e in questo momento ho molta "carne al fuoco " e su
tre argomenti sono impreparato almeno su due.

Luigi Mari risponde:

Avrai curiosità frenesia e ritmo anche a 90 di anni, ma allenati a
domarle con alternative più consone all'età matura. Guai quando
corriamo appresso al tempo alla nostra età. Il buon vento del tempo,
invece, deve seguire noi, spingere la nostra persona verso l'epilogo
della nostra esistenza riposati e sereni. Una inerme tastiera può
darci questa salutare tregua.
Trovi frustante la mancanza di praticità con la tastiera non già
perché ti insegnarono a scrivere con il pennino, ma perché i mezzi di
scrittura in se sono intimidatori poiché tutti conosciamo la
potenzialità dinamitarda dell'alfabeto, quegli apparentemente
insignificanti trentase segni la cui scoperta, almeno idealmente, è
di gran lunga più spaventosa e potente di quella della fissione
dell'atomo. Temiamo la combinazione di quei segni perché non sappiamo
mai cosa ne viene fuori. Spesso cose che sconvolgono la nostra e
l'altrui coscienza, le nostre difese palliative.

Luigi Mari disse:

<<Tu stesso sei stato prolisso nell'esporre lunghe e
<<dettagliate teorie che ti competevano.

Luigi Balbo scrive:

spero almeno di essere rimasto in tema sicuramente troverai penoso il
mio modo di scrivere, privo di fantasia senza un briciolo di cultura
ellenico/romano/storico/politico ecc.ecc.

Luigi Mari risponde:

E tu credi che per capire l'animo di una persona si deve assistere ad
una sua stesura da peremio Campiello? E poi: questo terrore
del "fuori tema".
Guai a scrivere dietro cultura, si finisce col ripetere quello che da
trenta secoli hanno già scritto gli altri. Ecco perché gli
autodidatti sono più creativi di quelli che seguono studi regolari.
Non occorre fantasia, arzigogolatura e schiccheratura di maniera per
cogliere contenuti e profili umani, anche nelle quattro parole di una
persona. La verità si carpisce, non si legge. Meno si è complessi,
colti, e scienzodotati e maggiormente si lascia scoprire la nudità
del proprio intimo, della propria indole, del proprio altruismo
quando c'è. Tutto dipende dalle pause, dalla punteggiatura, dai punti
a capo, dalla sintassi, dalla combinazione fonetica di due termini
successivi, dall'omissione ricorrente o dalla ripetizione di qualche
segno alfabetico, addirittura nel nulla di una missiva in bianco in
un determinato contesto c'è un significato preciso.

Luigi Balbo scrive:

Prometto che questo batti e ribatti inizia e finisce quà perche non
voglio che diventi una (pur divertente) telenovela di 1000 puntate.
Non ne ho il tempo ma sopratutto non ne ho la capacità (questa E-mail
mi costa 2 ore) ma quello che più mi stupisce e che lo scudiscio di
Sergio non sia calato da tempo con (se non ricordo male sia la frase
che l'autore) "continuate questo trend of list" le altre cose (tutte
tecniche) alla prossima puntata.

CIAO da Balbo

Luigi Mari risponde:

Due ore per un post di cinque minuti perché hai paura di sbagliare.
Perché dobbiamo apparire e non essere. Poi: ...questa e-mail "mi
COSTA due ore". Tutti i minuti della nostra vita hanno un costo, se
defecassimo di meno o non proprio, ad esempio, oppure se ci
appiccicassimo al sedere un orinale quando stiamo in ufficio, alla
fine sicuramente ci porteremo nella tomba migliaia di euro in più.
Due ore possono valere dai venti ai duemila euro, dipende dal cavallo
trainante politico-economico a cui ci si è affidato la propria
esistenza. Ma il grave non è quando per danaro sottraiamo un
messaggio ad un amico, ma quando lo sottraiamo, nella delicata età
evolutiva, ai tenerelli che abbiamo messo al mondo, oserei dire
arbitrariamente.

"Lo scudiscio di Sergio". Il Sergio-furer è un luogo comune
ricorrente nel forum perché ancora oggi che la "serva" si
chiama "colf" (meno male) e l'handicappato si dice "il diversamente
abile", si confonde il "moderatore" col "capo" con poteri assoluti.
Ma più che un potere prevaricativo e di sopraffazione di stampo
medievale è solo l'atteggiamento in risposta ad un giusto
riconoscimento generale perché, a ragione, tutti riteniamo Sergio non
solo degno del suo mandato con la costanza, la cura ed il contributo
fattivo, ma un uomo di rara intelligenza e di una notevole
sensibilità umana, pur se celata.
Per questo motivo, caro Luigi, Sergio non ha adoperato il metaforico
scudiscio con me, non, come si può pensare perché un atteggiamento
eccessivo verso innegabili valentie l'avrebbe reso impopolare, ma
perché sotto sotto egli condivide molte delle mie congetture
esposte, solo che non può appendere al chiodo di punto in bianco la
sua veste gerarchica.

Già bastava l'alfabeto di Sergio nella sua combinazione in post
stringati univoci, cifrati, ma facilmente, umanamente decodificabili,
a testimoniare la sua natura vera; ma le proprie foto, da lui stesso
pubblicate nella cartella "amici", (già il titolo è determinante)
sono la sua eredità morale, una testimonianza verista autentica e
incontrovertibile. Perché se è vero che il viso (in questo caso anche
la postura) è lo scpecchio dell'anima, allora queste immagini non
possono che suscitare, penso non solo per me, una sconfinata
tenerezza. Sarebbe un vero peccato, per Sergio, non mostrarsi nella
vita mai "nudo" dentro come i suoi post decriptati e le sue foto
rivelatrici.

Vedi Luigi, ora azzardo una breve lezione di umanesimo. La
stereoscopia di fattura ottico-meccanica concerne matematica,
scienza e logica comune; quella artistico-poetica è di estrema
soggettività. Se la realtà di Sergio, per ipotesi, non fosse quella
qui descritta non cambia nulla perché il Sergio visto sotto
l' "ottica stereoscopoica" di Mari esiste lo stesso, non importa se
nella realtà o nella fantasia, in una mente o in un'altra. Anche la
nostra vita può essere non altro che un pensiero nella mente di Dio o
viceversa. Ma l'importante è che: noi e Lui coesistiamo.
Luigi Mari

FINE