Cronologia
delle eruzioni vesuviane dal 79 d. C. a oggi
79
dopo Cristo L'eruzione di cui si hanno le testimonianze è quella del 79
dopo Cristo. Il libro I dei Sibillini già ne Parla. Il testimone oculare
fu il naturalista Plinio il vecchio, ma rimase vittima. Caio Plinio
Cecilio secondo detto il giovane, invece, la vide comodamente da Miseno,
così come durante le feste ci godiamo i fuochi d'artificio. Quindi ebbe
tutto il tempo e l'animo di descrivere l'accaduto in due lettere inviate a
Placido.
Plinio il vecchio morì nella Villa di Pomponiano per asfissia, i pompeiani
morirono per asfissia o schiacciati sotto i massi, altri morirono per
inanizione, cioè bloccati in ambienti da cui non poterono più uscire.
Sebbene stiamo parlando di duemila anni or sono Pompei contava 20.000
abitanti. Pensate quale ecatombe.
Ercolano, invece fu distrutta dalle alluvioni post-eruzione. L'eruzione
del 79 dopo Cristo, appunto pliniana per la descrizione di questo
naturalista, durò due giorni. Pare che fosse solo esplosiva, senza lava
ignea. Furono distrutte anche Oplonti, oggi Torre Annunziata, Tora, oggi
S. Valentino Torio, Veseri, Sola o Sora, cioè Torre del Greco, Leucopetra,
oggi Petrarsa, ecc.
203
- Nella vita di Settimio Severo, Dione racconta della seconda
eruzione dopo quella del 79 in cui il Vesuvio sputò una quantità
straordinaria di materiale igneo. L'eruzione durò una diecina di giorni.
I boati si ascoltavano da molto lontano.
472
- Un eruzione che diede avvisaglie già da un anno prima. Nella sua storia
dell’impero d’occidente Sigonio dice che nell'anno 472 il Vesuvio
turbato dal Fuoco interno lo eruttò, in una improvvisa oscurità. A me
fanno ridere i torresi che si spostano a Caserta, a Firenze, ecc. Sigonio
dice pure che l’Europa intera fu coperta di cenere. Il vento le
trasportò a Tripoli in Libia ed a Costantinopoli.
512
- La quarta eruzione avvenne sotto il regno di Teodorico ed è descritta
da Cassiodoro in una lettera indirizzata al re. Con questa eruzione si
parla la prima volta di fuoriuscita di lava, comunque caratterizzata da
boati e mugugni.
685
- Questa avvenne durante il regno di Costantino quarto, fu chiamata quinta
eruzione. Si suppone che sia la stessa osservata dal principe di Salerno.
Non si raccolgono notizie sulla dinamica eruttiva.
787
- Una eruzione, come dire, minore. In alcune cronologie anche di seri
studiosi non compare. Sembra che ne abbia parlato un monaco greco che
accenna a modeste esplosioni e caduta di fuoco.
993
- Pure questa non fu un'eruzione di rilievo. Le caratteristiche erano,
come dire, medio basse. Comunque danneggiò i centri sottostanti e
infastidì con la cenere paesini anche più distanti.
1036
- Qualche storico accenna ad un'eruzione che mostra per la prima volta
fuoriuscita di lava, ma questo avvenne già nel 512. Si protrasse per
ancora un paio d'anni. Non ci furono fenomenologie di rilievo. 1049-
Questa eruzione descritta da Marsicano Vescovo da Ostia. Molti la
confermano, ma i torresi Alfano e Balzano la smentiscono. bisognerebbe
approfondirne le posizioni.
1130
- Un anonimo cassinese ci riporta questa eruzione che non compare in
diverse cronologie. Sembra sia durata quaranta giorni e non abbia avuto
fenomenologie di rilievo.
1138
- Ancora citata dall'anonimo cassinese. Documenti si conservano nella
Chiesa di Cava dei tirreni. Falcone beneventano accenna a due incendi
durati oltre un mese ciascuno. Anche se in misura modesta erutto fuoco,
lava e cenere. Questa eruzione chiuse il primo ciclo iniziato nell'era
cristiana. Cinque secoli di riposo assoluto.
1631
- Le documentazioni circa questa disastrosa eruzione sono infinite. Ne
hanno molto parlato due studiosi torresi dell'epoca: Francesco Balzano
(1631-1690) e Ignazio Sorrentino (1660-1734) vedi la bibliografia del sito
per le loro opere; e la sezione "Personaggi illustri" per
le loro biografie.
Francesco Balzano, tra l'altro, descrive l'aspetto della costa antecedente
a questa devastante eruzione: "...Prima dell'eruzione il mare
batteva con le sue onde alla ripa del Castello (vecchio municipio
n.d.r.) non impediva che gli uomini e le donne andassero a pigliar
l'acqua fuorché in caso di grande tempesta che l'onde del mare entrassero
fin dentro detto fonte. Batteva similmente il mare alle ripe delle
massarie che si ritrovano appresso perso il luogo detto S. Nicola (S.
Giuseppe alle Paludi n.d.r.) fin alla Torre deetta di Bassano... la
cenere calò abbondante dal monte e fece ritirare il mare... nel qual
terreno hoggi si sono fatte massarie e ogni anno vi si fanno ortaggi in
abbondanza....".
La zona fu chiamata Mare seccato. Paludosa e fertilissima. Per questo
la strada si chiama S. Giuseppe alle Paludi. Dopo terremoti, fumarole,
materiale fangoso avvenne l'esplosione. La vecchia bocca del cratere
saltò in aria e la ritrovarono a S. Giuseppe Vesuviano, il peso fu
valutato in 40.000 Kg.. L'immensa voragine vomitò torrenti di fuoco,
tonnellate di pietre e enormi nubi di cenere che si allontanarono per
chilometri L'eruzione e un violento lunghissimo nubifragio trasportarono a
mare tonnellate e tonnellate di detriti. Torre del Greco si allungò verso
il mare per un centinaio di metri.
Intanto dopo venti anni dal 1650 al 1655 l'attività vulcanica si
risvegliò, ma non furono eruzioni vere e proprie.
1660
- Questa eruzione fu caratterizzata per l'assenza di rumori. Un'eruzione
afona, ricca di fumo e cenere. Si riaprirono le tre voragini del 1631 e
fuoriuscì ogni ben di Dio... Data la bassa entità di danni il clero ebbe
modo di organizzare diverse cerimonie religiose popolari atte a
scongiurare la furia del vulcano.
1682
- Questa volta si manifestò con fragorosi boati. Lampi e terremoti, ma
pare che la lava si fermasse sull'orlo del cono eruttivo.
1685
- Il già citato Francesco Balzano descrive bene questa eruzione non
contemplata in tutte le cronologie. Fu moderatamente esplosiva, ma non
causò danni eccessivi.
1694
- Dopo un preventivo lancio di lapilli comparve la lava pura, dall'aspetto
oserei dire leggiadro, elegante. Quasi un'eruzione nobile, senza aspetti
subdoli ed inaspettati. Infatti fu la prima eruzione che suggerì una
sorta di rudimentale turismo. ambulanti e bancarelle furono cacciati dalla
zona dai monaci che imposero la preghiera al posto degli affari.
1697
- Il Vesuvio questa volta sfidava il divino. Era il 19 settembre, la festa
di S. Gennaro. Vi furono diverse scosse telluriche, ma il reciticcio si
arrestò all'altezza dell'attuale casello autostradale allora
spopolatissimo.
1701
- La lava questa volta si riversò ad Ottaviano non escludendo una parte
di Torre del Greco. Vi fu una grossa esplosione e poi la caduta di massi e
cenere, infine la lava.
1704
- Come nel 1682 la lava, dopo scosse telluriche e boati,
si fermò sull'orlo del cratere. L'eruzione durò pochi giorni. E meno
male. Con la frequenza con cui avvenivano... Gli stessi fenomeni,
infatti si manifestarono il 1705, 1706, 1707, 1708.
1712
- Fu caratterizzata dalla fuoriuscita tardiva di numerosi ruscelli di
lava. Interesso Torre del Greco, Ottaviano e l'allora Resina. Poi si
inoltrò verso Torre Annunziata e comparvero piogge di cenere. Durò un
paio d'anni.
1717
- Fu caratterizzata da ciò che i vulcanologi chiamano bombe vulcaniche.
Si protrasse per due anni. La lava prese due direzioni: Boscotrecase e i
Camaldoli di Torre del Greco. Si aprirono quattro bocche da dove venivano
catapultati spruzzi di lava che si solidificava nell'aria, quindi
esplodevano a terra. (bombe vulcaniche, altrimenti dette cacate del
diavolo).
1730
- Pioggia di cenere dopo boati spaventosi. Il torrente di lava si riversò
ad Ottaviano. Il Vulcano per ancora tre anni non stette mai completamente
a riposo.
1737
- Questa fu l'eruzione che distrusse la Chiesa di S. Maria del Pianto.
Rasentò S. Maria del Carmine, quindi proseguì per via XX Settembre fino
a S. Giuseppe alle paludi.
Il Vulcano si squarciò da un lato e vomitò lava di fuoco. Minacciò di
distruggere Boscoreale. Intense furono le pioggie di cenere e lapilli.
Danni ingenti li arrecò pure all'allora Resina.
1751
- Tutto il golfo di Napoli avvertì le scosse telluriche che annunciarono
questa eruzione. La prima esplosione squarciò il cratere verso Boscoreale.
La lava, invece si fece largo verso Boscotrecase.
1754
- caratterizzata da due squarci uno verso Boscotrecase e l'altra verso
Ottaviano. Rimasto attivi per alcuni mesi lanciava lapilli e pietre
infuocate. Non smise mai di placarsi completamente fino all'eruzione
successiva.
1759
- Questa volta la lava scese con una rapidità impressionante. Un conetto
eruttivo creato nell'eruzione precedente sprofondò. Tutto ebbe la durata
di poche giorni.
1760
- Questa eruzione fu annunciata da ripetute scosse sismiche. In località
Fosso delle Campane comparvero due bocche vulcaniche che vomitarono, fuochi,
lapilli e cenere. Il Cratere principale incominciò la lanciare materiale
eruttivo con violenza. Detriti e cenere arrivarono a Sorrento. Nascevano
continuamente nei dintorni altre bocche eruttive che sprigionavano
ogni...ben di Dio.. Questa eruzione viene ben descritta dal nostro fisico
Gaetano De Bottis vissuto in quegli anni.
|
1766
- Per qualche anno i torresi vedevano il pennacchio che annunciava
l'attività interna del vulcano. Infatti il 28 marzo di quest'anno il fumo
si intensifico fino a divenire materiale eruttivo che si riversava verso
l'allora Resina e Torre del Greco. Poi si riversò verso Ottaviano e Torre
Annunziata.
1767
- A Marzo la lava fuoriuscì abbondante, poi scemava giorno per giorno. A
ottobre ci fu un forte boato e il fuoco squarciò il cielo. Masse eruttive
dense ed enormi nuvole di fumo e cenere si allontanavano in tutte le
direzioni. Si aprirono molte bocche e si formò un torrente di fuoco
incontenibile. La lava s'inoltrò nell'Atrio Cavallo.
1771
- Uno squarcio sulla fiancata del Vulcano sprigionò un torrente di fuco
veloce e deciso sovrastando campagne e case verso l'allora Resina e Torre
del Greco. Il nostro Gaetano De Bottis sovrintendeva il controllo
dell'eruzione. Si dice che il Re Ferdinandi IV e Maria Carolina
assisterono all'evento come ad uno spettacolo pirotecnico.
1779
- Fu un'eruzione frenetica ed intensa. Tutto il Vulcano era ammantato di
Rosso. Una grossa quantità di materiale eruttivo si depositava alle falde
della montagna. La lava si arrestò a breve distanza e non raggiunse i
centri abitati.
1790
- La lava fuoriuscì da tutte le bocche disponibili. Per diversi giorni
pietre e turbini di lapilli venivano lanciati in alto per cader ancora
incandescenti e fumanti. Piccoli ruscelli di lava di breve corsa si
dirigevano in ogni direzione.
1794
- Una delle più terribili e devastatrici eruzioni che la storia del
Vesuvio ricordi. Il 13 giugno una potentissima attività tellurica
interessò tutta la cintura vesuviana. Si aprì uno squarcio enorme ai
lati del Vulcano da dove fuoriuscì l'inferno. Un enorme torrente di lava
avviluppò la Chiesa di S. Croce, quindi distrusse la Chiesa dell'Assunta
e quella di S. Maria. Un altro torrente di lava distrusse la Porta di
Capotorre. Altri ancora sotterravano case e campagne lungo il loro
percorso.
Molti torresi furono dal Re trasferiti nella quasi disabitata isola di
Ponza. Da qui il detto "Turrise, genuise e punzise uno pe' paise".
Cioè i cittadini di questi paesi non sanno vivere in comunità".
Un'eruzione che fu un vero grande flagello.
1804
- Senza avvisaglie sismiche e senza fumo comparvero all'improvviso
numerosi torrenti di lava scendevano indisturbati. Poi ci furono delle
esplosioni e la lava prese la direzione del Colle S. Alfonso. Tutto durò
una trentina di giorni.
1805
- Di breve durata fu caratterizzata da cenere e fumo. La lava minacciava
devastazioni ma si arrestò all'altezza di Via Purgatorio. I torrenti
arrecarono danni alle colture. Una parte dilava raggiunse pure la
località Cavaliere.
1806
- Fuoco e nubi di fumo uscirono durante la notte dal piccolo cratere. La
lava seguì i vecchi percorsi dirigendosi verso i Camaldoli. Piogge di
cenere a Nola e Ottaviano.
1813
- Il Vesuvio, questa volta, fece il suo regalo di Natale. La sera del 24
dicembre si avvertirono le prime scosse. Lava, cenere, lapilli e fumo si
elevarono in forma di pino. Negli anni dopo avvennero alcune eruzioni
intercrateriche.
1820
- Verso la metà dell'anno si aprirono sei bocche eruttive verso l'Atrio
del Cavallo. Si racconta che un certo Coutrel, francese, si inoltrò in
una di queste bocche per sperdire materiale eruttivo il Francia. Fino a
che un'altra eruzione non la distruggesse quella bocca fu chiamata
"del francese" o "di Coutrel".
1822
- Il 21 ottobre la lava raggiunse il cratere e precipitò in direzione di
Resina. La mancanza di acqua ed altre avvisaglie avevano annunciato questa
eruzione. La lava si arrestò poco distante dalla Chiesa di S. Maria a
Pugliano. Un altro torrente guadagnò l'ingresso a Torre del Greco,
un'altro a mezza strada tra Torre e Boscotrecase. Enormi cumuli di cenere
non facevano distinguere la luce del giorno.
1831
- Ad agosto una fiamma azzurra comparve ai piedi del vulcano. Quando la
fiamma si estinse avvenne una grande esplosione e fuoriuscì ogni sorta di
materiale eruttivo. A novembre l'eruzione di scorie si inasprì, il
materiale usciva dalla base del piccolo cono. Il materiale fuso, liquido e
veloce si illuminava di notte ed il lancio di lapilli e schegge davano uno
spettacolo gradevole a vedersi da Napoli. L'attività con alti e bassi
proseguì pure l'anno dopo e poi via via andavano scemando.
1834
- All'inizio dell'anno, dopo una grande esplosione la lava uscì dal
grosso cratere e dalle bocche sulla base. Poi piccoli torrenti scendevano
verso Torre del Greco e Boscoreale. Ad agosto altri boati ed esplosioni
accompagnate da scosse telluriche. Terzigno fu semidistrutta.
1938
- A Capodanno il Vesuvio fece gli auguri ai paeselli della zona. Cenere,
lapilli e torrenti di fuoco colpirono Boscotrecase, Torre del Greco e
Torre Annunziata. Ma nemmeno Resina ed Ottaviano furono risparmiate. Poi
si acquietò fino al 1841 anno in cui nacque l'Osservatorio Vesuviano
diretto dal fisico Macedonio Melloni.
1850
- Questa eruzione come quella del 1855 è descritta in un diario di
memorie di Palmieri. Le zone interessate furono Poggiomarino e Terzigno.
Il Vesuvio eruttò senza sosta per un mese intero. Si racconta che Pio
Nono trovandosi nel Palazzo Reale di Portici pregò perché l'eruzione
terminasse. Intanto Macedonio Melloni era morto a Portici in seguito
all'epidemia di colera del 1854. Il Prof. Palmieri prese il suo posto.
1855
- Una dozzina di bocche eruttavano magna dirette verso S. Sebastiano e
Cercola. Fu anche interessato S. Giorgio a Cremano. L'eruzione durò pochi
giorni ed il Vesuvio si riposò per altri tre anni. Ma eruttò per tre
anni di seguito quando si risvegliò.
1858
- Una delle eruzioni dalla durata più lunga: ben tre anni di moto
perpetuo. Una dozzina di bocche erogavano lava come fontanine pubbliche
verso Resina. Devastò molte campagne ercolanesi.
1861
- Una delle più grandi eruzioni del Vesuvio. Scosse sismiche e grossi
boati fecero crollare molte abitazioni torresi ancora prima che il Vulcano
eruttasse. Quasi tutta la città di Torre del Greco evacuò. 15.000 su
22.000. Si poteva cuocere la paste nell'acqua del mare a causa delle
eruzioni sotterranee. Miracolosamente Chiesa e Campanile di S. Croce
rimasero illesi anche se tale Roberto Siniscalco li vide ondulare
terribilmente. I fabbricati nei dintorni crollarono tutti. Presso Via
Scappi si aprirono una dozzina di bocche che vomitavano fuoco e lapilli.
Squarci diversi si formarono sul suolo cittadino. Le esplosioni subacqueo
erano numerose e frequenti. L'inferno finì l'ultimo giorno dell'anno ed i
torresi pensarono: anno nuovo, vita nuova.
1872
- Dopo una iniziale attività il vulcano sembrò cadere in una morte
apparente. Molti non si fidarono e abbandonarono i posti pericolosi. Anche
il Prof. Palmieri non era tranquillo. Accadde che un gruppo di incoscienti
si inoltrarono fin sotto il vulcano, ma questi, come una fiera affamata in
agguato esplose attraverso delle bocche. Alcuni li divorò e scomparvero
oltre le fauci infuocate, altri li ferì mortalmente. 1895 - Un'altra
eruzione fiume. Durò ben 4 anni.
Il Cono crepò alla base. La lava scorreva in cuniculi sotterranei e
attraversava parte di Torre. Tutte le attività commerciali furono
sospese. Anche se l'attività vulcanica era moderata ma lenta e costante
teneva tutti i paesi della plaga vesuviana in uno stato di precarietà.
1905
- Le avvisaglie furono le scosse telluriche, forti e ripetitive. Poi le
esplosioni e la fuoriuscita di materiale eruttivo. L'attività della
funicolare fu sospesa. Comparvero altre bocche eruttive dal lato Atrio del
Cavallo e danneggiò la ferrovia che partiva dall'osservatorio.
1906
- Pure questa fu annunciata dalle scosse. Le prime esplosioni e il grande
pino nero falciato da saette infuocate. Napoli fu invasa dalla cenere.
Delle bocche portarono la lava verso Boscotrecase, Torre Annunziata e
Terzigno. Era difficile distinguere la luce del giorno con la cappa di
cenere che avvolgeva tutto il Napoletano.
Poi furono colpiti Ottaviano e S. Giuseppe Vesuviano. Così il Gigante di
fuoco si apprestava ad acquietarsi per un'altra ventina d'anni.
1929
- Questa è la penultima eruzione, e, per quanto ci riguarda, speriamo sia
la penultima per sempre!!! Interessò la parte opposta a Torre del Greco.
Il magma si riversò nelle campagne di Terzigno e villaggi viciniori. Da
noi si festeggiavano i quattro Altari poiché non avevamo molto da temere
visto la direzione della lava. Il comune risparmiò il danaro dei fuochi
d'artificio.... dell'ultima sera della festa perché ci pensava LUI.....
1944
- "Il cielo, a oriente, squarciato da un’immensa ferita,
sanguinava, e i1 sangue tingeva. di rosso il mare. L’orizzonte si
sgretolava, ruinando in un abisso di fuoco. Scossa da profondi sussulti,
la terra tremava, 1e case oscillavano sulle fondamenta, e gia si udivano i
tonfi sordi dei tegoli e dei calcinacci che, staccandosi dai tetti e dai
cornicioni delle terrazze, precipitavano sul lastrico delle strade, segni
forieri di una universale rovina. Uno scricchiolio orrendo correva, nell’aria,
come d’ossa rotte, stritolate. E su quell’alto strepito, sui pianti,
sugli urli di terrore del popolo, che correva qua e la brancolando per le
vie come cieco, si alzava, squarciando i1 cielo, un terribile grido. Il
Vesuvio urlava nella notte, sputando sangue e fuoco". E' il
Malaparte più intenso de "La Pelle". L'ultima eruzione. Amen.
Distrusse per i tre quarti S. Sebastiano e Massa. Negli ultimi anni sono
stati diffusi dei filmati fatti dagli americani. Cenere e lapilli furono
spinti a migliaia di metri di altezza e raggiunsero i 20 chilometri nel
circondario. In una fase successiva si dice che le ceneri si siano spinte
oltre i 500 chilometri.
Luigi Mari |