Agricoltura, qualità ambientale e competitività nel sistema vesuviano

In base alla Convenzione Europea sul Paesaggio lo sviluppo dell'agricoltura è considerato una componente essenziale per la riqualificazione ambientale e paesaggistica delle aree rurali nel loro complesso dal momento che la produzione agricola può rivitalizzare ambiti territoriali e centri marginali, può supportare la creazione di industrie agro-alimentari, può favorire la rivitalizzazione di una serie di infrastrutture e servizi in linea con le risorse endogene e il potenziale locale. Non a caso i fondi europei 2000-2006 saranno impiegati per effettuare PIAR (Progetti Integrati nelle Aree Rurali in ritardo) che adottano un'ottica innovativa e tendono a considerare ciascun sistema locale nella sua globalità.


Orti terrazzati alle pendici del Monte Somma.

Nell'Area Vesuviana la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) tende a diminuire in relazione ad un progressivo incremento delle infrastrutture e dell'edilizia, un incremento che, pur non attestandosi sui valori registrati tra gli anni Sessanta e Ottanta, non può essere trascurato per pervenire ad un'analisi delle dinamiche in atto. E' chiaramente necessario, all'interno di tale tendenza, individuare le differenze che si registrano tra i comuni della fascia litoranea e quelli dei versanti interni; Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata si caratterizzano per una SAU irrilevante, se confrontata con la superficie interessata da infrastrutture e aree residenziali. Al contrario Sant'Anastasia, Terzigno, Somma Vesuviana e Ottaviano costituiscono realtà fortemente connesse allo sfruttamento delle risorse agricole; l'incremento di addetti nelle attività manifatturiere, soprattutto ad Ottaviano, può ricondursi alla presenza sempre più considerevole di industrie agroalimentari impegnate nel trattamento e nella trasformazione dei prodotti locali. In generale nel decennio1981-91 si registra una diminuzione di attivi nel settore primario in tutti i comuni vesuviani, a differenza di quanto registrato per il decennio precedente in cui, in relazione ad un periodo di crisi nell'ambito manifatturiero, si rilevano valori positivi anche per la fascia litoranea (es. Torre del Greco).

La produzione enologica costituisce ancora oggi una voce importante nel bilancio dei comuni vesuviani posti lungo il versante orientale e quello meridionale; i filari rappresentano tuttora una componente essenziale del contesto vesuviano che da sempre a contribuito a strutturarne il paesaggio. Dalle analisi effettuate la fascia costiera si rivela alquanto ininfluente per quantità di ettari coltivati a vite; si registra infatti una scarsa presenza di aziende impegnate nella produzione di vini D.O.C. dal momento che anche a Torre del Greco solo 4,35 ha su 135 ha sono destinati ad una produzione di qualità. Nel contesto litoraneo (Torre del Greco, Ercolano, ecc...) il progressivo decremento delle coltivazioni a frutteto e di quelle ortive è direttamente proporzionale all'incremento delle strutture adibite a floricoltura. Le serre costituiscono un elemento peculiare del paesaggio costiero dal momento che si incuneano con facilità tra le aree di nuova espansione edilizia e gli assi viari, rappresentando un settore competitivo e redditizio per lo sfruttamento della SAU disponibile.


Antichi terrazzamenti lungo i valloni del Somma.

Anche nei versanti interni ci si limita alla produzione di vini comuni, destinati ad un mercato locale, incapaci di inserirsi con successo in circuiti più ampi, nazionali ed internazionali; basti considerare che su 230 ha coltivati a vite solo 84 ha sono destinati nel comune di Terzigno alla produzione di vini D.O.C. Valori simili si riscontrano a Ottaviano (57 ha su 204 ha), mentre San Giuseppe Vesuviano, Boscoreale, Boscotrecase risentano già dei benefici effetti di politiche volte ad incrementare una produzione di qualità (San Giuseppe Vesuviano 20 ha/28, Boscoreale 30 ha/15, Boscotrecase 87 ha/36). Al contrario San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Sant'Anastasia, Pollena Trocchia, Massa di Somma al 1991 non presentano alcuna superficie agricola destinata alla produzione vitivinicola D.O.C.;solo dall'analisi dei censimenti effettuati nel 2001 sarà possibile valutare gli effetti di politiche regionali attente alla valorizzazione delle produzione tipiche campane e le positive ricadute che la creazione di un Parco nell'area vesuviana avrà apportato all'agricoltura.

Negli anni Ottanta, a discapito di colture caratterizzanti il paesaggio vesuviano, si è verificato un sostenuto incremento di superficie coltivata a fruttiferi dal momento che tali coltivazioni si sono rivelate più redditizie per la minor esigenza di manodopera e per il rapido inserimento sul mercato regionale. Un caso eclatante è fornito dal comune di Somma Vesuviana in cui sono coltivati a vite solo 138 ha sui 1512 ha adibiti ad alberi da frutto. L'unico comune in cui la superficie coltivata a vite supera quella adibita a fruttiferi è Boscotrecase che, per l'antica tradizione in tale settore, costituisce un'eccezione nel contesto vesuviano (87 ha a vite su 62,64 ha a frutteti). In generale l'ambito maggiormente interessato da un sostenuto incremento della coltivazione a fruttiferi risulta il Monte Somma (Somma Vesuviana, Sant'Anastasia, Pollena Trocchia).

Sarà necessario valutare i benefici apportati alla produzione vitivinicola dai piani annuali di marketing che, a partire dalla fine degli anni Ottanta, sono stati avviati dall' ERSAC (Ente Regionale per lo Sviluppo Agricolo Campano) e dalle risorse comunitarie dei DOP 1994-1999. Considerando che il vino campano DOC contribuisce nel 2001 al 12% circa delle esportazioni nazionali nell'ambito della ristorazione di qualità, è in programma l'approvazione di un disegno di legge appositamente calibrato per una gestione integrata delle risorse vitivinicole campane, nell'ambito più generico dello sviluppo enoturistico.

Un ostacolo concreto alla realizzazione di un'agricoltura più competitiva che adotti tecniche di coltivazione moderne ed innovative può realizzarsi solo favorendo la creazione di consorzi e cooperative. Dall'analisi dei dati risalenti al censimento del 1991 e di quelli del 2001 si registra nell'area napoletana una sensibile diminuzione della SAU (Superficie Agricola Utilizzata); tale decremento si inserisce perfettamente nella generale tendenza che caratterizza il territorio campano dal momento che, nell'intervallo 1991/2001, si determina a livello regionale un decremento del -9,4%. Alla diminuzione di SAU corrisponde una diminuzione del numero di aziende, particolarmente consistente nelle provincia di Napoli (-16,8%) che, pur annoverando i valori più alti in ambito regionale, si inserisce perfettamente nel calo aziendale rilevato a livello nazionale (-14,2%). Questo dato, per essere compreso, necessita di un ulteriore approfondimento: il calo del numero di aziende può rivelarsi un fattore positivo se accompagnato da un innalzamento della superficie media per azienda che implichi un accorpamento delle singole unità aziendali in consorzi, cooperative in grado di reggere i costi di un'agricoltura competitiva. Dal 1991 al 2001 si registra un aumento (da 0,90 a 0,97 ha) che, tuttavia, non appare significativo per pensare ad una svolta in tale ambito.La parcellizzazione fondiaria che caratterizza il territorio della provincia di Napoli è particolarmente evidente considerando che la percentuale di aziende agricole rilevate in relazione al contesto regionale (17,3%) insistono su un territorio che rappresenta appena il 7% della SAU coltivabile in Campania.


Terrazzamenti lungo un versante del Somma.

Proprio nell'Area Vesuviana si registra un'eccessiva parcellizzazione delle aziende agricole, caratterizzate da una conduzione diretta da parte del coltivatore e gestite con manodopera familiare; la dimensione media aziendale, circa due ettari, comporta irrisorie capacità finanziarie da parte dei gestori e, di conseguenza, scarse possibilità di ammodernamento nella gestione agricola. La mancanza di un sistema integrato a livello orizzontale (tra le varie aziende agricole) e verticale (tra l'ambito della produzione e quello della trasformazione) costituisce un fattore essenziale a cui ricondurre la stasi che, per lungo tempo, ha caratterizzato l'agricoltura vesuviana. Attraverso il Parco Nazionale del Vesuvio si potrebbe ipotizzare una rete ecologica regionale che raccordi i sistemi più deboli dell'interno con quelli maggiormente antropizzati; imprescindibili presupposti ne sono la consapevolezza delle specificità di ordine fisico e biologico come pure delle tipologie insediative e produttive dell’intero sistema vesuviano.

Associazione Italiana Insegnanti di Geografia 

Presidente: Gino De Vecchis (Università La Sapienza - Roma)