GROTTA DEL
DRAGONE TdG 16
Rischio 8
(Vedi relazione
specifica nel capitolo di Calastro: la GROTTA DEL DRAGONE )
LA GROTTA DEL FIUME DRAGONE A TORRE DEL GRECO
La grotta
numero 192 Cp
Così la
catalogò Davide Bruno uno dei più audaci speleologi dell'area vesuviana :
la numero 192.
Mi
affascinava l'idea di poter ritrovare l'antico corso del fiume inghiottito
dalle lave del Vesuvio. Il solo pensiero che sotto la strada a pochi passi
da casa mia potesse esistere un fiume sotterraneo mi prendeva e mi
angosciava. Una sorta di altalenante sentimento di attrazione e di paura.
Un fiume che scorre al buio dagli albori dell'umanità. Mi ero interessato
al Dragone durante molti sopralluoghi nella zona delle 100 fontane . Avevo
chiesto a mio padre come era possibile accedere all'antro nascosto che
custodiva il segreto della antica Torre. Avevo chiesto a Bartolo il
guardiano del Castello. Mi aveva spiegato molto il Fontaniere un signore
che abitava al civico 21 di Via Fontana. Tutti sapevano del fiume
sotterraneo ma nessuno voleva mostramelo. Nessuno voleva condurmi in
quella grotta.
Le 100
fontane sono in realtà il luogo ,sulla fine della via Fontana, dove vi era
il maggiore affioramento idrico dell'antico corso. Qui dopo un percorso a
noi ignoto , affiorava e confondeva le sue acque con il mare. Francesco
Balzano nel 1688 ci scrive qualcosa a proposito del Dragone e racconta che
il fonte era posto alla base della collina del Castello . Prima
dell'eruzione del 1631 “ …il mare batteva con le sue onde alla ripa del
Castello senza però che offendesse il fonte che scaturisce sotto il
Castello “ . Il De Gaetano riporta in Antiche Denominazioni ( p. 67) ,
citando il Caracciolo che il fiume Dragone era ben noto ad Alfonso II il
quale spesso in estate soleva divertirsi presso il fonte fresco ed
all'ombra. L'Alfano (1745) e Di Donna ( nella
Università) si trovano in accordo con il fatto che il fiume venne deviato
e semisepolto dalla colata piroclastica del 1631. Per Alfano il
fiume scorreva sul lato est della rupe del Castello a circa 23 metri di
profondità. L'eruzione del 1794 sconvolgendo e sovvertendo totalmente
l'orografia del luogo deviò l'antico corso spostandolo verso nord in
direzione dell'attuale via Fontana e generando bocche diverse di efflusso.
Questa ipotesi verrebbe confermata da molte ricerche successive che
andremo ad esaminare durante la nostra ricerca. La strada che
costeggia il lato nord del Palazzo Baronale , l'odierno Barbacane veniva
comunemente denominata via del Fiumicello . Ma più oltre nei pressi
dell'attuale via XX settembre esistevano tracce di un antico corso
d'acqua. La zona oggi si chiama comunemente il Rio . Più oltre spostandoci
verso est in contrada Sora esistono le tracce evidenti di affioramenti
idrici . In passato qui come al Rio esisteva un corso d'acqua che in
bibliografia è noto come Rivum de Sora. Alla Scala nel piccolo
golfo tra gli scogli del 1631 ed il Fronte di Calastro esistono ancora
oggi evidenti affioramenti di acqua dolce. La lettura attenta del De
Gaetano che ricerca in bibliografia con attenzione maniacale ci porta a
considerare l'ipotesi ( gia formulata da Ignazio Sorrentino ) che
l'intera area del litorale che va dalla Scala a Sora era solcata da
antichi corsi d'acqua dolce che proveniva da sorgenti poste alle falde del
Vesuvio.
Oggi
abbiamo certezze si affioramenti di acqua potabile in molte aree e quindi
la nostra ricerca si giova certamente degli indizi bibliografici ma vuole
puntare sullo studio dei fatti odierni , delle evidenze e non tanto delle
interessanti , ma a volte lunghe discussioni tra dotti. Alla Scala
in località Sambiase esiste un posso artesiano sempre ricco di acqua.
Sulla spiaggia antistante basta scavare con le mani nei pressi della
battigia per trovare acqua dolce. Nei pressi dei cantieri del porto ,
proprio nei pressi del Fronte sono evidenti gli affioramenti in acqua e
sulla battigia. Nei pressi della spianata del porto ,proprio sul
finire della strada della Discesa del Fronte si osservano polle relative a
risorgine in acqua e sull'arenile. Lungo i bordi della banchina esiste una
condotta che da anni scarica in mare acqua dolce.
Prima che si costruisse il molo degli anni 70 la
stessa acqua sgorgava libera tra l'arenile e la lava del 1794. Lungo
la scogliera del Largo Gabella del Pesce , quasi al limite est della
colata del 1794 si ritrovano in acqua risorgive. Più oltre in contrada
Sora in zona Cavaliere esistono oggi numerose risorgive di cui una proprio
nel mare antistante la Terma Ginnasio. Tutti “figli” del Dragone ?
La mia
passione per lo studio dell'archeologia e della storia della città mi
spingeva a ricercare attraverso le fonti la verità sulle antiche
origini di questo fiume.
I fenomeni
geologici legati alle manifestazioni ed alla conformazione strutturale del
Vesuvio sono molteplici. Certamente le emissioni di gas al di sotto del
mare nello specchio d'acqua antistante la terma ginnasio e l'approdo della
scala ne sono una espressione. Le manifestazioni telluriche frequenti (
anzi costanti ) nell'area perivesuviana rappresentano un'altra delle
manifestazioni della vita e della attività del vulcano. Ma le sorgenti di
acqua termale e non sono una costante delle espressioni del vulcanismo .
Tutta l'area del golfo da Miseno a Punta Campanella è caratterizzata da
fenomeni di termalismo. Risorgive di acqua sono presenti un po' dovunque
lungo la costa. Senza spostarci di molto basti dare un'occhiata alla
fascia costiera del Granatello a Portici. Ad Ercolano esiste uno
stabilimento per l'imbottigliamento di acqua minerale. E sul versante
costiero ancora oggi quantunque in quest'area siano transitate colate
laviche di proporzioni inimmaginabili, sono presenti risorgive. In area
Quattro venti tra Ercolano e Torre ancora risorgive . Nel piccolo golfo
dello Scalo ( LA SCALA) tra la spiaggia e gli scogli si notano
affioramenti sia in superficie che in profondità.
La presenza dell' acqua e del suo scorrere in
forma di rivolo, torrente o vero e proprio fiume affonda le sue radici
nella storia più antica della contrada, quando , in epoca romana, si narra
che la città di Herculaneum era delimitata sul versante nord e sud da due
fiumi. Il Sebeto è forse uno dei due fiumi ? Il Dragone potrebbe essere
l'altro ?
( Particolare da una stampa del 1640 – Archivio
Langella )
Il
Dragone che per alcuni dotti era il Dragoncello e per gli spagnoli
di stanza a Torre era il Dragoncito era il fiume di della città. Esso
alimentava le fontane, i lavatoi e le macine dei mulini. Alle sue acque
accorrevano i torresi per dissetarsi e per curarsi in quanto
quest'acqua ritenuta ricca di “ penicillium” un fungo microscopico
dalle capacità miracolose per le “malattie della pancia e dei bronchi”.
Tutti gli
affioramenti idrici della zona ritengo fossero tutti più o meno collegati
alla “vita” del vulcano. Solo il Dragone doveva essere un solitario corso
d'acqua che bagnava ed attraversava da secoli la città . A differenza
degli altri corsi e degli altri affioramenti il Dragone doveva essere un
corso d'acqua a mio avviso costante.
Ma quando
le prime tracce del fiume ? In quale epoca ritroviamo documenti in merito
?
Dobbiamo
per forza rivolgerci ai dotti della storia torrese , a coloro che hanno
posto le basi.
In Antiche
testimonianze di De Gaetano si ritrovano diversi riferimenti al fiume ed
in particolare estrapolando l'essenziale ( e lasciando come sempre da
parte le assurde polemiche cui è avvezzo l'autore ) si può apprezzare
l'opinione di Di Donna e dell'Alfano che vuole il Dragone come fiume la
cui sorgente sarebbe stata prima del 1794 al centro della via Comizi.
L'eruzione del 1631 avrebbe alterato il corso , modificando il greto e la
foce e la successiva eruzione del 1794 avrebbe poi tombato definitivamente
il corso.
Ritengo
questa opinione molto affascinante e credibile . Sempre il De
Fa'etano ( stesso testo pag. 115 ) riferisce che nel 1500 esisteva
un “rivolo d'acqua” che lambiva il Castello. A tal riguardo cita una
vertenza giudiziaria dell'epoca intercorsa tra il rappresentante dell'
Università di Torre Sig Pietro Ascione ed il Capitano della Torre tal
Fabio lembo che aveva fatto demolire il muro di contenimento del fiume,
con il consenso di Don Fabrizio Carafa primo duca d'Andria e
padrone della Com'arca di Torre del Greco. All'epoca il Dragone veniva
anche denominato il “fiumicello” ossia “ u sciummariello
“. Sempre dalla stessa fonte apprendiamo la notizia che nel 1795
probabilmente nei pressi del Castello mentre si eseguivano dei lavori per
lo scavo di un pozzo si assistì ad uno sprofondamento del suolo che
permise di porre in luce un vero torrente di acqua dolce. Si trattava
dello sprofondamento successivo al 1794 che si ebbe proprio nei pressi
dell'attuale scale delle 100 FONTANE ?. Quell'area era comunque instabile
geologicamente in quanto più fragile . Non a caso proprio in quell'area si
ebbe il crollo dell'edifico della fabbrica delle gallette. Ma andiamo
oltre nella nostra ricerca bibliografica , spulciando notizie tra i grandi
della storia di Torre. Salvatore Loffredo a pagina 185 di “ Turris
Octava…” ci annota delle considerazioni interessanti circa il
Dragone. Siamo nel gennaio del 1531 : “…casa sita in lo Vicho de li
Porchianise de lo dicto loco del la Torre…in la strada nominata del lo
Vico de a mare….abitava a la casa soia sopra lo Castello…lo canale che sta
a la Ripa…” . E' chiaro qui il riferimento al Dragone come corso d'acqua
situato dal lato est del castello ossia dal lato della attuale via Comizi
e scale della Ripa. Il riferimento alla fonte situata nel bel mezzo
della via Comizi appare ancor più affascinante. Il Loffredo parlando
ancora di documenti relativi al corso d'acqua afferma che il fiume in
epoca “passata” proveniva dai Cappuccini ( odierna chiesa dell'Annunziata
) dove esisteva un alto geologico sul quale venne edificato il Convento
omonimo. Non si deve dimenticare che tale convento situato sulla sommità
della collinetta era cinto a ovest e ad est da un profondo vallo e che per
accedere alla struttura bisognava passare un ponticello. Il vallo ad ovest
venne colmato dalla colata del 1737 e del 1794. Il fiume quindi scendeva
dalle pendici del vulcano , forse si rendeva evidente a livello del
convento per poi procedere ingrottandosi , verso il mare in direzione
della via Comizi. Qui riappariva dividendosi in due rami di cui il primo
scendeva direttamente al mare della ripa e l'altro deviando verso ovest
circondava il lato monte del Castello.
Nell'immagine che segue ho cercato di
ricostruire in maniera virtuale l'are del Castello situato su una altura
nei pressi del mare.
Alla ripa
esisteva un approdo con una banchina così come alla scala . Ce ne da
notizia il Loffredo nella citata opera allorquando parlando dei pescatori
cita il viaggio che questi compivano nell'attraversare il braccio di mare
che divideva i due “porti”. ( pag 185 o.c.)
Fu prima
il 1631 e successivamente il 1794 a cancellare ogni traccia del Dragone.
Il mare venne respinto per oltre 500 metri davanti al Castello. Le fonti
vennero obliterate parzialmente , ma la memoria non venne persa e dopo
l'eruzione disastrosa del 1794 si scavò e si incanalò la preziosa acqua .
Le 100 fontane ne sono l'esempio più evidente che oggi ci viene tramandato
dalla storia. Alla base della collina del Castello vennero edificati dei
lavatoi, delle fontane, un abbeveratoio . Un ricco sistema di canali
alimentò probabilmente il Mulino della Farina situato nei pressi delle 100
fontane .
Nella
ricostruzione che segue ho elaborato , qui di seguito , si può osservare
l'area del Castello , della Via Fontana e dei lavatoi pubblici . Tra
questi, molto probabilmente quello che venne progettato da Gaetano De
Bottis e che aveva forma monumentale e celebrativa. Questa ricostruzione è
relativa al dopo 1631.
Nella
immagine che segue una veduta più ampia dell'area con la zona portuale
ricostruita leggendo la pianta del Morghen e riproducendo in 3d
lavatoi fontane ed abbeveratoio .
Con il
numero 39 viene identificato il Castello, 40 è la via Comizi al termine
della quale esisteva una scala . 46 era verosimilmente il sito di una
piccola azienda per la produzione di farina. 45 è quasi certamente il
luogo della fontana del De Bottis.
L'immagine che segue è una ricostruzione
tridimensionale della stessa area. Ci troviamo in un'epoca successiva al
1631 e poco prima che l'area delle attuali 100 fontane sprofondasse . Ciò
avvenne probabilmente intorno al 1700 .
La prima
struttura alla base della collina del Castello da sinistra , era un
lavatoio con annesso abbeveratoio. La seconda struttura era la fontana De
Bottis. Il terzo un edificio con annessa fontana. La quarta struttura era
un abbeveratoio com fontana. Il quinto un edificio portuale . Più oltre a
destra dopo la scala della ripa una fontana con annesse macine per il
grano.
Le carte
che seguono sono relative ai due dettagli della Mappa Morghen e La Vega ,
che documentano l'area prima e dopo l'eruzione del 1794. Nella prima (
Morghen ) vengono dettagliati i luoghi, gli edifici , le strade. Si noti
al numero 45 l'area della fontana De Bottis e al 42 la zona della scala
della Ripa a doppia rampa.
Nella
carta La Vega possiamo cogliere solo una veduta d'insieme senza dettagli
sulle fontane. Forse nella carta l'area delle 100 fontane corrisponde
all'edificio quadrangolare situato a sinistra del Castello.
La stampa che venne pubblicata dal Raimondo
nell'ultimo pregevole testo sulla storia di Torre riporta una delle
fontane\lavatoio . In alto alcuni fornici che probabilmente facevano da
contrafforti alla massicciata del Castello.
Proseguendo il nostro studio sul dragone
abbiamo incontrato in “ Turris octavae…” di Loffredo una piantina
interessantissima relativa al corso delle acqua in prossimità del porto.
In vero la stessa piantina venne citata e pubblicata dal Di Donna nella
sua Università. Ma diamo un'occhiata e poi faremo le nostre
considerazioni. La piantina è la seguente:
Nella carta sono identificati due rami del Dragone .
Quello in alto ( est ) è denominato “fiummariello dell'acqua da lavare “ .
Ovvia la destinazione del corso d'acqua. L'altro ramo è detto “
fiummariello della fontana de cannoli”. Questo ramo era quello che portava
acqua alle 100 fontane. In base a questa piantina interessantissima anche
per la citazione delle appartenenze catastali rappresenta forse l'unico
dato di rilievo nella storia del Dragone. Nel disegno che segue ho
riportato il corso del fiume alla sua foce così come illustrato nella
piantina, in relazione alla attuale planimetria dell'area . Studiando le
varie fonti ed in particolare facendo riferimento al dato che voleva la
sorgente dal Dragone nei pressi della via Comizi ho aggiunto verso est il
possibile tracciato di altri due rami piccoli che alimentavano le aree
della ripa. La rupe del Castello quindi prima del 1631 e del 1794 era
circondata da un lato dal mare e dai lati a monte dai corsi d'acqua del
fiume .Nella piantina che segue con la lettera A viene segnato il mare e
con G il riferimento alla piantina del Di Donna.
Il Dragone giungeva nei pressi del mare attraversando
un percorso sotterraneo . Forse La sua sorgente era nei pressi del
Monastero dei Cappuccini. Il fiume durante le varie epoche sarebbe stato
deviato, tombato ed interrotto dalle continue eruzioni e dei terremoti.
Nella cartina che segue ho riportato l'area delle 100 fontane in rosso e
l'area del Castello in blu.
Sul luogo
delle 100 fontane oggi si scorge, semisoffocato dalle costruzioni ,
dall'immondizia e dalla incuria soprattutto della gente , un edificio a
base quadrata con i resti dei lavatoi degli abbeveratoi e delle cannelle
che tanta gioia e salute arrecarono nei secoli ai tesseri. Oggi uno
squallido edificio mal restaurato a memoria degli antichi fasti di un
MONUMENTO di grandissimo valore a Torre del Greco. Oggi ricettacolo di
immondizia e di pubblica discarica . Vergogna per la città e per tutti
coloro che amano ed hanno amato la storia di questa terra.
Queste
alcune immagini della fontana dalle 100 cannelle nel 1982.
Le 100
fontane nel 2003
La discesa
alle 100 fontane era garantita da una scala in pietra lavica che
costeggiava il palazzo della FABBRICA DELLE GALLETTE . Del Palazzo
crollato per vetustà e per dissesto delle pareti non resta nulla . Qualche
brandello di muro. A destra l'accesso alla grotta del Dragone. Nelle due
foto successive del 2003 sono visibili la parte posteriore ( rivolta a
nord ) con le date 1879-1979. Qui si abbeveravano i cavalli, i greggi di
capre e le mucche . L'altra foto mostra la facciata principale ( rivolta
ad est ) con lo stemma della città e l'iscrizione latina che dice “
Sitientes venite ad aquas “.
Oggi sotto
quella costruzione scorre un vero fiume che con impeto attraversa tutta la
strada e sfocia nell'insenatura del porto.
Nel 1977 ispezionai da solo la grotta del Dragone
avendo englio occhi e nel cuore la relazione di Davide Bruno che negli
anni '50 studiò il fenomeno geologico. Mi interessava conoscere la storia
del fiume da vicino , capire dove scorreva e quale fu il suo ultimo
destino prima di essere definitivamente coperto dal 1794. Ricordo di
quella prima escursione solo tanta paura per il possibile crollo e per la
presenza di ratti di fogna.
Ritornai
nel 2004 con l'ausilio della Protezione Civile di Torre del Greco cui va
il mio ringraziamento e la mia assoluta fiducia per il supporto
tecnologico e logistico.
La
piantina che segue è relativa all'intero tracciato della grotta del
Dragone . Venne eseguita da Davide Bruno nel 1950. Ho rimaneggiato la
stessa carta apportando delle modifiche per poter meglio seguire la
descrizione della importantissima presenza speleo.
Scendiamo
all'area ipogea da una ottima scala a pioli per circa 4 metri.
1 Uno stretto vestibolo
conduce allo stretto e lungo corridoio d'entrata. Dopo circa 15 metri si
possono notare al suolo le opere moderne di incanalazione delle acque. In
alto il “soffitto” è il 1794.
2 Vasca quadrata per
regolazione del flusso
3 Vasca tonda per probabile
raccolta detriti piovani
4 Dighe di
sbarramento
5 Grotta dei “ reperti
fittili” . Qui rinvenni alcuni interessanti frammenti di vasellame forse
antico ma certamente re lativi a contenitori di acqua.
6 Sito della “casa gialla”
questa piccola rientranza della grotta mostra un muro inglobato nel
fango del 1631 . Si scorge ancora il colore della crosta intonacale e la
fattura della muratura a scheggiosi lavici.
7 Antro dei topi.
8 Qui appare evidente la
traccia del FIUME CHE SCORREVA IN UN ALVO SCAVATO NEL FANGO DEL
1631. Più oltre la presenza del 1631 è evidentissima.
9 Frammenti di muratura
antica. Le case di Torre nel 1600
10 Frammenti di pareti di casa e di
vasellame
11 Parete del 1631
12 Qui si notano moltissimi elementi murari
antichi di difficile studio per la ristrettezza e la pericolosità
dell'ambiente.
13 La grotta del Dragone mostra in questo punto
alcuni degli aspetti più suggestivi della speleo archeologia torrese. Si
lascia alle spalle il “greto” del fiume per entrare in una triplice camera
che reca evidenti i segni del passaggio dell'acqua , della erosione forte
come in un'ansa . Il monte di fango eroso appartiene verosimilmente alla
facies del 1631. In alto il “tetto” è sempre il 1794 . In questa prima
camera doveva esserci una sorta di stretta curva del fiume che abbandonata
la rapida discesa ( Barbacane ) si gettava nel mare attraversando un breve
pianoro. Nella linea di contatto tra il 1631 ed il 1794 si possono
scorgere le tracce vegetali di una flora palustre “carbonizzata” e
deteriorata fortemente da agenti microbici e chimici.
14 Qui la grotta si abbassa nel “soffitto”. Ai
lati tra i due strati lavici si scorgono abbondanti le tracce di muratura
travolta dal passaggio dei possenti flussi piroclastici.
15 In questo punto la parete si stringe a
clessidra e lo spazio di azione si restringe ancor di più ( circa 60 cm di
altezza ).
16 Molti frammenti fittili e scheggiosi lavici
travolti dal passaggio delle lave
17 La fine del cunicolo termina con una piccola
apertura sul fiume sotterraneo. Oltre non è possibile procedere per la
scarsa possibilità di movimento. L'altezza qui è 40 cm. Oltre tra gli
anfratti di roccia lavica si scorge il corso del fiume.
La sezione 18 che abbiamo detto essere la più
interessante è anche la più profonda . La parte più avanzata ed
inaccessibile fisicamente è la numero 1. Con il numero 2 si identifica il
bacino di scorrimento del Dragone. Con il numero 3 si identifica il
“pilastro” fangoso del 1631 con le presenze vegetali. L'accesso alla
seconda galleria laterale è segnato con il 4. Da qui si procede carponi
fino al termine della grotta oppure si devia a destra per dirigersi in
alto verso lo stretto corridoio 6 dove rinvenni molti elementi
fittili.
Il 1631
forma la “base” del fiume ( numero 7 ) mentre il “tetto” della galleria
resta il 1794 ( numero 8).
La sezione grafica qui proposta è relativo al tratto
intermedio del fiume sotterraneo. Il disegno è stato tratto e modificato
da Bruno Davide in “ Su una prima indagine speleologica nel complesso
vesuviano con particolare riferimento alla Grotta della fontana in Torre
del Greco 192 Cp” edito nel 1957.
Lo studio
stratigrafico è stato condotto dal basso verso l'alto prendendo come punto
più basso il livello G ossia del livello dell'acqua. Lo strato situato sul
fondo di G è costituito da un ammasso fangoso di consistenza
poltacea formato da detriti vascolari, tegole pietre levigate . La
consistenza e l'odore attribuiscono a questo strato caratteristiche
organogene. Lo strato F è formato di un sabbione derivato dalla
dilatazione e del disgregamento di masse laviche. Lo strato è misto a
ciottoli appiattiti. Secondo Bruno questo strato è di chiara origine
alluvionale. Lo strato E di colore grigio ferroso contiene elementi
sabbiosi e frammenti di roccia vulcanica di piccole dimensioni. Di rado
frammenti di coccio. Lo strato D dello stesso colore e consistenza
conserva elementi fittili in maggior numero. Lo strato D è sicuramente il
più interessante . Rappresenta il vecchio piano della campagna. Una terra
fortemente compressa con tracce organiche vegetali, piccoli frammenti
ceramici. Lo strato A rappresenta infine il 1794.
Analisi
della GROTTA DEL DRAGONE
Il fiume
DRAGONE è oggi ridotto ad un misero corso d'acqua che si disperde
tra i meandri del sottosuolo tra la VIA FONTANA e la VIA
COMIZI.
La grotta
è importante per la presenza di tre elementi di rilievo. Il primo è dato
dal fatto che al suo interno troviamo opere murarie antiche, il secondo
punto di grande interesse è dato dalla morfologia geologica del sito ed il
terzo per la particolare flora e fauna locale.
Il Drago o
Dragoncello o Dragone o Dragoncito scorreva un tempo a cielo aperto e
quindi la grotta oggi altro non è che un fenomeno geologico di particolare
e rara formazione. Il fiume scorrendo all'aperto scavando il compatto
suolo vulcanico del 1631. Solo successivamente il 1794 coprì il sito e
quindi il corso divenne ipogeo.
L'accesso
alla GROTTA DEL DRAGONE da via Fontana è situato nei pressi delle
100 fontane, mentre l'altro accesso da Via Comizi è situato nei pressi
della scala che conduce a Via Fontana.
Nel
disegno in alto è visibile la piantina in scala del centro storico di
Torre del Greco con il relativo accesso alla grotta. In basso è disegnata
la planimetria della enorme grotta che presenta caratteristiche geologiche
analoghe alla grotta delle 100 fontane, ma qui le altezze sono
completamente diverse a causa della massiccia azione erosiva del passaggio
del fiume.
Nel 1958 e
nel 1962 proprio alla fine della via Comizi a causa di ingenti piogge si
creò una voragine di grandi proporzioni. I lavori di riassetto della
strada e della massicciata est del palazzo baronale fecero in modo che il
corso sotterraneo del fiume fosse tutto convogliato sul lato mare della
via Comizi. Qui il fluire delle acque avvenne in maniera impetuosa
creando un vano di grandissime proporzioni. Esplorai questa frotta in due
ricognizioni. Non fu possibile effettuare adeguate misurazioni ed
opportuni rilievi a causa della elevata pericolosità del sito.
La grotta
delle 100 fontane serba caratteristiche geo morfologiche particolari che
nulla hanno a che fare con il carsismo e con le grotte di natura eolica .
Questa grotta possiede caratteristiche uniche nel suo genere . Rappresenta
un fenomeno unico e raro nel suo genere . A detta degli esperti che nel
'50 visitarono il luogo si tratta di un fenomeno che ha dell'esclusivo,
non fosse altro che per possedere nel suo interno anche reperti
archeologici cinquecenteschi seicenteschi e settecenteschi della antica
città
Le recenti
escursioni non hanno consentito di dare riscontro alle prime ricognizioni
( effettuate dal Gruppo del Bruno e del Prof Parenzan ) , con le quali si
rinvennero all'interno della grotta forme vitali tipiche delle grotte
carsiche e consistenti in ISIOPODI, MOLLUSCHI, MIRIAPODI, ARANEIDI,
DITTERI, INSETTI quali il Centosphodrus. Ma all'interno della grotta del
Dragone nel 1950 venne rinvenuto anche un crostaceo raro ed inconsueto .
Si trattava di un crostaceo bianco , cieco del genere Niphargus
orcinus.
Il presente lavoro è
stato tratto dal testo sulla CITTA' DEL VESUVIO : TORRE DEL GRECO di
Aniello Langella.net
Voglio ringraziare
TOREOMNIA nella persona di Luigi Mari il quale ha creduto nel mio lavoro.
Un ringraziamento alle Suore del Monastero degli Zoccolanti. Un pensiero
ed una preghiera va a Don Nicola Ciavolino e Mons Maglione che
appoggiarono le attività del Gruppo. Voglio ringraziare infine tutti
coloro leggeranno queste pagine e potranno da esse attingere uno sprone
alla ricerca dell'uomo attraverso la storia è l'archeologia .
* Dedico questa ricerca a tutti gli Amici
del Gruppo Archeologico cui va tutta la mia stima, tutto il mio
affetto.
Aliberti Vincenzo, Aliberti Pietro, Balzano
Silvio, Bottiglieri Ciro, Camardella Gennaro, Caporaso Giuseppina,
Ciavolino Eugenio, Ciavolino Nicola, D'Anzelmo Gennaro, Di Cristo Ciro,
Esposito Roberto, Formicola Francesco, Langella Michele, Marotta Giuseppe,
Monica Mario, Montagna Nunzio, Pinto Ernesto, Pomposo Rosario, Suarato
Giovanni, Suarato Luigi.
Dott Aniello
LANGELLA
Gennaio
2005