IL CARATTERIALE
VESUVIANO PAOLO
FRINGUELLI,
GIORNALISTA SUI GENERIS
Ma sotto il Vesuvio vi è pure chi stampa il suo bravo foglietto
quotidiano. Non si tratta del solito scrittore da dopolavoro comunale o
poeta della domenica. Egli è uno strano filosofo che tira
quotidianamente col ciclostile una modesta pubblicazione in folio. Il
contenuto della stampa di Paolo Fringuelli, perché di estetica non si
parla proprio, può essere riassunto in poche parole.
La teoria di Paolo Fringuelli, bruno, tarchiato, con gli occhi
piccolissimi dietro occhiali enormi, consiste in un movimento starei per
dire paracristiano o idealpolitico cristiano, come meglio
viene, che postula la giustizia sociale attraverso le sole pacifiche (?)
armi: carta, penna e calamaio.
Questa particolare forma di giustizia, pero, pretende un riscatto dei
brutti, dei poveri, degli oppressi, insomma di tutto il negativo
storico. Si tratterebbe, in pratica, di ribaltare i valori materiali
universalmente riconosciuti. Ghettizzare e sottomettere, ad esempio, i
ricchi, i belli, i saccenti, i detentori del potere, i quali, tutto
sommato, costituiscono delle minoranze. Stabilire, in parole diverse, un
classismo alla rovescia. Creare un' inversione di interessi, un modello
sociale di valori pratici più vicino alla massa. Egli è convinto che
ciò sia possibile poiché la massa è più numerosa, e, da che mondo e
mondo, la maggioranza vince.
Si dirà, ad esempio, alla vista di una bella ragazza: Pussa via,
bella e oca che non sei altro, che hai la marmellata al posto del
cervello? Oppure: Disgraziato di un possidente, non ti
avvicinare, sa', con la peste bubbonica della ricchezza, con la tua
solitudine squallida! E ancora: Meschino di un potente, sparati
la tua bomba atomica nel didietro perché, sappi, che essa manderà
all'inferno te per primo, e via ciarlando.
Paolo Fringuelli ripete i moduli rancidi della protesta qualunquistica
sostenendo che i poteri si camuffano di democrazia; che il sapere e la
diffusione della stampa hanno scosso i giovani dal torpore dei
vaneggiamenti filosofici, dall'illusione degli ideali politici,
eccetera, eccetera.
«La cultura e l'informazione, caro il mio tipografo conformista -
mi disse - fraternizza il figlio del ricco con quello del povero ed
entrambi vanno nei fondelli ai genitori».
Paolo Fringuelli si desta puntualmente alle quattro del mattino,
ciclostila in fretta tutto ciò che rimugina durante la notte. Alle
dieci in punto esce la sua edizione quotidiana che distribuisce a mano
personalmente, ogni giorno in un paesel1o della provincia.
A Napoli non sarebbe mai più andato perché un paio di volte «Mi
indofarono di mazzate, chilli chiaveche! Fai bene, va'!». Gli
risposi che il prezzo che pagano i messia è caro. Ci sedemmo su di una
panchina nella Villa Comunale di Torre del Greco, e gli chiesi perché
ce l'avesse in particolar modo con i fondelli dei suoi nemici.
Ed egli per tutta risposta mi accusò di essere certamente un tipografo
venduto al sistema, una pedina della società capitalistica. Le sue
spontanee reazioni non mi irritavano. Era sincero, in cuor suo, era solo
un uomo mediocre affascinato dalla moda del giornalismo. Ma qualche idea
originale non mancava, anche se astratta, fantasiosa ed utopistica.
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L'ovaiola
Non valeva la pena di compiere sforzi intellettivi
per dire la mia, in fondo gli volevo bene, perché finisco col voler
bene tutti, prima o poi, con la mia passionale tendenza all'analisi, ma
compromessa, spesso, da un sentimentalismo che più partenopeo non si
può. Dopo me stesso, vedo tutti come bambini cresciuti; in questo modo
si riesce ad intenerirsi a cospetto dei malvagi, dei pazzi, dei maniaci
pure cruenti.(si fa per dire). Veder le loro carcasse d'adulti, non
richieste, come scafandri sui loro corpi minuscoli, con quei ditini
mirmicolanti; quasi sempre bimbi vessati, soffocati dalle angherie forse
inconsapevoli dei genitori e degli educatori. Poveri assassini, poveri
maniaci, poveri malvagi, (si fa per dire) quanto male hanno ricevuto le
loro testoline in formazione, quanta indifferenza ed incuria, per essere
condannati a divenir tali, a vegetare nella loro irreversibile
maledizione.
Forse noi "sani" che giustamente li condanniamo dovremmo
espiare la nostra piccola parte di colpa, non altro la diffusissima
politica dello struzzo, proprio quella che da noi talvolta fa pensare: Ad
un palmo del mio sedere faccia chi vuole! Ma noi genitori, meno
degli educatori, non siamo psicologi, e soprattutto molti di noi siamo
degli incoscienti bambini cresciuti, quindi agiamo in buona fede pur
quando commettiamo errori gravissimi. Per fortuna i casi gravi sono
ancora contenuti, pure nella mia terra vesuviana. (Vedi i fatti di
cronaca).
La maggioranza, male che vada, pecca solo di connivenza, forse allo
scopo di non peggiorare situazioni scabrose. E va bbuono, nun fa
niente; chiurimme 'n'uocchio; E' cos' 'e niente; Scurdammece 'o ppassato.
Questa è la filosofia del popolo vesuviano buono, pacifico, ma lontano
dal concetto di codardia, una maggioranza di popolo inquieta, che anela
il convivere sereno e civile, ma che si disorienta sempre più.
Il negativo nella nostra terra è rappresentato da una minoranza più
esigua di quello che si pensa, ma lo sanno pure i neonati cosa provoca
una pera marcia in un paniere di pere buone.
Dissi a Paolo Fringuelli: «Non ricordo chi ha detto: l'illusione di
ogni ideologo è quella di lusingarsi di cambiare il mondo, ma esso e
fatto non gia di deliri mistici di tante idee separate, ma di tanti
istinti separati, i quali, quando fraternizzano finiscono sempre, in un
modo o nell'altro, col farsi male a vicenda».
Luigi Mari |