Scimmietta ti amo!
"...Una mattina, sul muro d'una quieta stradetta romana mi
apparve gigantesco il messaggio di uno studente alla sua ragazza:
"Scimmietta ti amo!". E subito sentii che quelle parole
erano anche la mia nuova, definitiva dichiarazione d'amore
all'essere
umano".
Luigi De Marchi
Lo shock primario dell'uomo Alla nuova luce di questo
studio, la consapevolezza devastante del nostro destino di mortali è
alla base di tutti i problemi esistenziali dell'uomo, terrore
esorcizzato, da millenni, con reazioni reattive e difensive delle
più diversificate e contrapposte, dal nichilismo religioso alla
criminalità.
Questo shock primario, coniato dal lucido psicologo
e psicoterapeuta Luigi De
Marchi (*), tra l'altro padre della "psicopolitica" ha scatenato, nei millenni "una miriade di
miti e riti sempre più complessi, ma tutti sempre finalizzati a
difendere l'essere umano dallo shock esistenziale e dalla relativa
angoscia di morte... e magia e religione ne sono la difesa
rassicurante...".
E ancora: "Questa colpa primaria dell'uomo è
significativamente simboleggiata dalla brama di amare e di
conoscere nel mito dell'Eden; e di lì le infinite persecuzioni di
cui furono oggetto la donna, il sesso, il pensiero
indipendente...". La presunta colpa delle origini è stata
elaborata dalla mente umana sia in termini espiatori...
(masochismo, conformismo, gregarismo)... sia in
termini paranoicali... (proiezione della colpa e del Male sugli
infedeli... (servilismi, sopraffazioni, violenze inflitte ad
autoinflitte... la spinta ossessiva a propiziarsi il perdono e la
grazia".
Ebbene l'assunto dell'opera "Lo shock primario" di
questo geniale studioso stravolge le consolidate teorie di Freud,
Reich ecc. essenzialmente nell'affermare che non sono le etichette
nevrotiche e psicotiche, da essi coniate, le chiavi celate da
scoprire e rimuovere perché conducono all' "istinto di
morte", ma semplicemente è l'angoscia di morte come sorgente
primaria di esse.
INSOMMA DE MARCHI SFIORA LA PROBA- BILITA' DELL'INESISTENZA DI DIO A CAUSA DI
DIVERSE CATTIVA INTERPRETAZIONI RELIGIOSE UMANE.
MA L'ENTITA' DIO NON HA MOLTO DA SPARTIRE CON LE TEOLOGIE
LIMITATE AL DI QUA DELLA SOGLIA DELL'INTELLIGENZA UMANA, CIOE'
ALL'INTERNO DELLA DIMEN- SIONE CONOSCIUTA.
"…La crisi della psiche umana - dice De Marchi - iniziata
nel XVIII ed esplosa nel XIX e XX secolo si differenzia da tutte
le precedenti perché appare molto più radicale e irreversibile
non si tratta più di un conflitto tra elite culturali, ma della
silenziosa e generale dissoluzione dei dogmi e delle credenze
religiose nella psiche dei popoli attraverso un processo pervasivo
di laicizzazione della società, dell’informazione e del clima
culturale in genere. E dall’Europa questa crisi si è estesa a
tutto il mondo industrializzato e va ora estendendosi anche al
Terzo Mondo".…
A parere del sottoscritto Luigi Mari, in questo studio lucidissimo, illuminante, vasto ed analitico, De Marchi è
geniale, almeno dal punto di vista diagnostico; anche se non accenna mai
che lo shock primario insorge e viene associato all'esperienza,
addirittura anche prenatale, del dolore fisiologico, (fulcro della
difesa per antonomasia di tutti gli animali); perché senza
questo "ricordo" o "associazione", nessuna angoscia umana
"astratta", comunque somatizzante, sussisterebbe e
persisterebbe.
Forse
questo grande studioso sottintende questo
punto, ma parlando di "origini" dei mali è utile
annotarlo e reiterarlo.
L'ingegnoso De Marchi, negli scarsi accenni terapeutici suggerisce, ad esempio,
l'ingegneria genetica per modificare lo stagnarsi del malessere
mentale umano sterile e ripetitivo, privo, oggi, dei vecchi
sostegni, col pericolo, inoltre, di ritornare alle antiche difese. |
"...insomma, superare i micidiali meccanismi
psico-sociali dell’era millenarista e dogmatica in cui é tutt’oggi invischiato ed entrare nell’era dell’Acquario,
favoleggiata
dagli astrologi. Proprio perché cesserebbero di addossarsi l’un
l’altro la colpa della propria infelicità e forse anche di
rincorrere nel potere e nella ricchezza le proprie illusioni d’onnipotenza e d’immortalità, gli uomini sentirebbero
nascere in loro un nuovo, incontenibile
moto d’amore, di solidarietà, di complicità. Dalla consapevolezza della comune
solitudine cosmica, del comune drammatico destino, della comune
alleanza contro il comune spietato nemico, zampillerebbe
finalmente l’amore autentico: non più quello mafioso degli
Eletti per gli altri Eletti, e neppure quello paternalistico degli
Eletti che invocano sui Reprobi la clemenza d’un Giudice
sovrumano e disumano sempre pronto a tremende vendette (Vecchio
Testamento N.d.r.) (”Perdona loro perché non sanno quello
che si fanno!”). Nascerebbe finalmente l’amore o almeno la
solidarietà di tutti per tutti, perché ciascuno vedrebbe
nell’altro non più una minaccia ma una vittima come lui, non più
un nemico ma un oppresso e forse un ribelle come lui".
Quindi, aggiungo io Luigi Mari, cadrebbe l'antagonismo bellico, artistico, sportivo, ecc. emblema delle "difese"
(simbologia delle lotte esplicite) linfa dei
mass-media in fatto di audience.
Sotto la chiave di lettura demarchiana pure l'antichissimo
concetto di dualismo bene e male non sta più, come si suol dire,
né in cielo, né
in terra.
Il genio è colui che sa senza imparare, ma anche il genio
opera nei limiti, al di qua della soglia della ragione umana, nei
confini fisici e mentali dell'uomo nel penitenziario del proprio
pianeta (al massimo del proprio sistema solare) e della corta
visione cogitante e cognitiva rispetto all'universo.
Il genio De Marchi risolve troppo presto il Mistero di Dio. Le
incommensurabili distanze astronomiche, la profondissima e
misteriosissima idea di Dio è e resta inconfutabile (malgrado
qualche incongruenza interpretativa del Vecchio Testamento in
relazione alla logica del Dio-Amore).
Anche un genio come De Marchi, dunque, tesse la sua teoria
sui profeti, sui predicatori, in ultima analisi sull'animale
superiore nella sua evoluzione, soprattutto culturale, ma trascura (come d'altra
parte anche molti di noi credenti) non già la priorità del concetto Dio,
proprio perché imperscrutabile, ma persino l'accenno all'impossibilità logica,
starei per dire matematica, della sua totale negazione.
E finché si parla di uomini si associa inevitabilmente i termini
imperfezione, "errore". Lo stesso De Marchi fa notare,
ad esempio la cecità di Freud circa la priorità dell'angoscia di morte; persino il Papa ha chiesto pubblicamente
perdono per gli "errori" della Chiesa lungo i secoli.
Finché il carissimo De Marchi, che stimo ed ammiro senza limiti
(senza ombra di critica o di polemica) non ci suggerirà un'idea migliore
non già dei profeti e dei predicatori, caduchi e fragili nel
granellino terracqueo, ma di Dio, (come concetto d'equilibrio
universale nelle sue incommensurabili distanze, riconducibile
sicuramente alla
innegabile capacità dell'uomo anche di amare, vecchio testamento
permettendo), non è emergente,
né utile, né salutare rinunciare a "contattare" i
suoi "tramiti", soprattutto quando prestigiosi come
Cristo, quale storicamente insostituibile veicolo di conduzione a Lui, anche se con qualche
perplessità per l'operato delle "corporazioni" umane,
talvolta fragili egotistiche e corruttibili, certo, in una nuova
"ragion pura" libera da dogmi, abbagli, storture, minacce e imposizioni
appunto millenaristiche, per dirla col nostro.
Una diagnosi, però, sull'origine dei mali dell'umanità, pur se
sorprendentemente illuminante e innovatrice, senza postulazioni
decise e sicure in sostituzione e cura delle vecchie devastanti
difese, ci suggerisce, allo stato, solo e a nient'altro che Dio,
tradotto essenzialmente in idea di Dio nell'uomo e tra gli uomini,
Entità non già più sorgente solo dal terrore devastante per la
probabile assenza salvifica. Occorrono secoli per scardinare
millenarie incrostazioni. Altrimenti insorgerebbe, in astinenza,
una nuova angoscia, quella della millenaria e futura incapacità
dell'uomo di sorridere all'idea della morte, magari semplicemente
con la visione epicuriana di essa.
Luigi Mari
(*)
Luigi De Marchi "Lo Shock primario"(Scimmietta
ti amo). Ediz Rai-Eri 2002 (se ne
consiglia la
lettura). |