VOCI DALLA GUERRA |
Stralci dal libro di Lina De Luca |
Prefazione
Non vige un
assoluto accordo tra le fonti circa l'entità della V Armata statunitense,
destinata al primo sbarco continentale al comando del gen. Mark Clark. Le
stime oscillano infatti fra i 100 ed i 200.000 uomini che, al completo dei
loro innumerevoli veicoli da trasporto e da combattimento, costituivano una
immensa massa di soldati e mezzi che, per prima cosa, dovevano atterrare il
più vicino possibile a Napoli, obiettivo strategico per antonomasia. Per
rifornirli durante la risalita verso nord, infatti, il suo grande porto,
quand'anche gravemente danneggiato, risultava indispensabile, ma l'ipotesi
di prenderlo d'assalto con una grande operazione anfibia fu immediatamente
scartata per le poderose difese che ancora lo proteggeva no. Si
impose perciò una valida alternativa, in grado di consentire quella che per
la sua grandiosità e violenza fu non a caso battezzata operazione Avalanche. Flavio Russo |
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(...) attraverso il racconto
appassionato dei nonni, dei parenti e dei genitori. (...)I Tedeschi, infatti, non si erano fatti sorprendere dall'armistizio ed avendo già predisposto un dettagliato piano di intervento, in codice Alarico, in poche ore si erano sostituiti agli Italiani nell'impedire qualsiasi operazione anfibia. L'esito fu che al posto delle demoralizzate e mal armate truppe nazionali i fanti della V armata avevano ad aspettarli agguerritissime divisioni germaniche e lo sbarco assunse subito i connotati di un massacro, che richiese diversi giorni di feroci combattimenti per uscire dalla spiaggia, preludio di una fanatica resistenza a oltranza. Scriveva infatti il gen Vietinghoff, comandante della X Armata germanica preposta a contrastare l'avanzata alleata, che proprio l'aver tanto efficaciamente resistito allo sbarco di Salerno D e l'ordinato ripiegamento successivo: ~'avevano dimostrato che contro ogni aspettativa le truppe tedesche erano ancora in grado di opporre valida resistenza agli alleati... Alla luce di questi avvenimenti il Comando Supremo Sud propose di sospendere le operazioni di ripiegamento verso nord... adottando una linea di combattimento dall'azione ritardatrice...". Per le popolazioni dei tanti abitati che da quel momento si vennero a trovare sulla direttrice dell'avanzata fu l'inizio del martirio, alla merce del vecchio alleato disperato quanto feroce e senza alcun aiuto da parte del nuovo, diffidente quanto guardingo. Tra l'allontanarsi dei primi e lo stabilirsi dei secondi intercorsero perciò giornate di scontri e di bombardamenti senza quartiere e senza pietà, dove l'unico obiettivo dei residenti era tentare di sopravvivere alle bombe, ai rastrellamenti, alle granate e, soprattutto, alla fame. Che inizio ad attenuarsi dopo il 4 ottobre quando il porto di Napoli finalmente torno a funzionare, permettendo che dall'incessante afflusso dei rifornimenti un rivolo andasse a sfamare anche i civili. Ed e in questo scenario tragico e al contempo esaltante che si collocano le memorie così amorosamente raccolte e rievocate che si avvicendano in questo libro.(...)
(...)I tanti episodi che
singolarmente presi sono dei semplici ricordi di persone che hanno vissuto
quelle terribile giornate, possono pertanto paragonarsi ai singoli mattoni
di un grande edificio, un modesto apporto che unendosi pero ai tanti
similari rende possibile la grande costruzione. La Storia, infatti, altro
non e se non la media delle diverse narrazioni, delle diverse testimonianze
e delle diverse fonti: una media che in quanto tale non è più vera degli(...) (...) Questo modesto lavoro, lungi da qualsiasi inopportuna ambizione storiografica, nasce dal ricordo ed ha come obiettivo il ricordo, quello ancora palpitante di sentimenti ed emozioni, al contrario di quanto vorrebbe la storia nella sua pretesa di fredda e disincantata oggettività. Esiste, infatti, una storia minore, quella che Miguel de Unamuno chiama "intrahistoria", infrastoria. E la storia della gente semplice, delle persone anonime che nelle vicende umane ricoprono ruoli secondari o furono addirittura sconosciuti comprimari. Senza di loro non si sarebbe fatta la storia, quella che si studia sui libri di scuola perche, se e vero che la storia la decidono i potenti, e anche vero che la fanno le popolazioni.
(...)La Storia cerca reperti e collaziona
documenti. La piccola storia, infrastoria, fa della
tradizione orale il suo cardine, realizzando attraverso di essa un affresco
composito in cui uomini e donne, nella loro concreta individualità, vanno a
riempire gli spazi vuoti dei documenti, appannaggio della Storia e che l'infrastoria
non disdegna ma ai quali correttamente rimanda, testimoniando, al contempo,
l'inellabile necessita della sua presenza. (...)1 ottobre 1943: percorrendo Via Nazionale, gli Americani entrano in Torre del GrecoUna popolazione stremata era corsa ad acclamare , come liberatore, quell'esercito che fino a pochi giorni prima le aveva procurato morte e distruzione. Tanto possono l'istinto di sopravvivenza e di conservazione!Quei soldati sorridenti, che distribuivano cioccolata, caramelle, biscotti e "ciuingam", erano per i Torresi veramente dei liberatori ii loro arrivo segnava la fine delle corse affannose verso i rifugi, dei bombardamenti e dei morti sotto le macerie; della fame e della lotta quotidiana per procurarsi carbone, steariche e persino l'acqua da bere...Il loro arrivo voleva dire anche la fine del fascismo.
(...)1 ottobre 1943 - 1 ottobre 2013: sono
trascorsi 70 anni. I Tedeschi, infatti, non si erano fatti sorprendere dall'armistizio ed avendo già predisposto un dettagliato piano di intervento, in codice Alarico, in poche ore si erano sostituiti agli Italiani nell'impedire qualsiasi operazione anfibia. L'esito fu che al posto delle demoralizzate e mal armate truppe nazionali i fanti della V ~rmata avevano ad aspettarli agguerritissime divisioni germaniche e lo sbarco assunse subito i connotati di un massacro, che richiese diversi giorni di feroci combattimenti per uscire dalla spiaggia, preludio di una fanatica resistenza a oltranza. Scriveva infatti il gen Vietinghoff, comandante della X Armata germanica preposta a contrastare l'avanzata alleata, che proprio l'aver tanto efficacemente resistito allo sbarco di Sa^lern^D e l'ordinato ripiegamento successivo: ~'avevano dimostrato che contro ogni aspettativa le truppe tedesche erano ancora in grado di opporre valida resistenza agli alleati... Alla luce di questi avvenimenti il Comando Supremo Sud propose di sospendere le operazioni di ripiegamento verso nord... adottando una linea di combattimento dall'azione ritardatrice...". Per le popolazioni dei tanti abitati che da quel momento si vennero a trovare sulla direttrice dell'avanzata fu l'inizio del martirio, alla merce del vecchio alleato disperato quanto feroce e senza alcun aiuto da parte del nuovo, diffidente quanto guardingo. Tra l'allontanarsi dei primi e lo stabilirsi dei secondi intercorsero perciò giornate di scontri e di bombardamenti senza quartiere e senza pietà, dove l'unico obiettivo dei residenti era tentare di sopravvivere alle bombe, ai rastrellamenti, alle granate e, soprattutto, alla fame. Che inizio ad attenuarsi dopo il 4 ottobre quando il porto di Napoli finalmente torno a funzionare, permettendo che dall'incessante afflusso dei rifornimenti un rivolo andasse a sfamare anche i civili. Ed e in questo scenario tragico e al contempo esaltante che si collocano le memorie così amorosamente raccolte e rievocate che si avvicendano in questo libro.(...)
(...)I tanti episodi che singolarmente presi sono
dei semplici ricordi di persone che hanno vissuto quelle terribile giornate,
possono pertanto paragonarsi ai singoli mattoni di un grande edificio, un
modesto apporto che unendosi pero ai tanti similari rende possibile la
grande costruzione. La Storia, infatti, altro non e se non la media delle
diverse narrazioni, delle diverse testimonianze e delle diverse fonti: una
media che in quanto tale non e più vera lungo il percorso del corteo, le vie e i palazzi
addobbati con stendardi e bandiere dai simboli fascisti e nazisti, le
colonne di marmo di foggia moderna erette in Piazza del Plebiscito e in vari
akri punti della città, le grandi navi all'ancora nel porto pronte per la
parata navale, la folla sterminata accorsa a salutare Hitler che,
accompagnato dal re Vittorio Emanuele III, sfilava in una macchina scoperta.
(...)Maddalena conservò a lungo il quaderno con
quel suo componimento, ingenuamente fiera del suo tema, forse illudendosi ancora della grandezza dell'Italia di quand'ella era scolara, di una Italia
fascista che in quella mattina di maggio era rappresentata da una bellissima
e gloriosa città di Napoli. Non immaginava, allora, che per quella visita
a Napoli il Prefetto si era dato un gran da fare per mesi per conferire
decoro e solennità all'evento. Hitler durante il suo percorso ferroviario e
stradale non doveva vedere nulla che non desse l'idea del prestigio della
nazione. Per questo si attintarono edifici, si nascose il degrado di altri
con "mascheramenti" di vario genere, si rimossero baracche e casupole
(...)
Momenti di vita scolastica nel periodo fascista
un tema di Maddalena. za soluzioni di continuità, dalla spiaggia di Paestum a quella di Vietri: in pratica lungo un arco di oltre una trentina di km. Le montagne e le irte colline che un po' dovunque lo sovrastano se rendono il litorale attraente sotto il profilo turistico sotto quello militare, invece, lo rendono estremamente pericoloso. Nessuno lo ignorava ma quelle connotazioni negative si reputarono ampiamente compensate dall'unica positiva, ovvero il rientrare nel raggio operativo degli aerei da caccia, il cui appoggio tattico costituiva ormai un imprescindibile apporto per qualsiasi azione in forze. Ai primi di settembre si passo alla fase attuativa e si volle far coincidere l'avvio dello sbarco con l'annuncio della dichiarazione dell'armistizio italiano. Scelta psicologicamente infelice, poiché lascio credere che nessuna difesa si sarebbe ormai opposta alle fanterie sbarcate, per cui, come acutamente scrisse l'ammiraglio Samuel Morrison, dinanzi alle ammiccanti luci di Positano e delle lampare di Amalfi: "avremmo dovuto essere seduti sulla poppa di una barca a remi cantando O sole mio..."! Ed il risveglia da quella rassicurante illusione fu tremendo.
I Tedeschi, infatti, non si erano fatti sorprendere dall'armistizio ed avendo già predisposto un dettagliato piano di intervento, in codice Alarico, in poche ore si erano sostituiti agli Italiani nell'impedire qualsiasi operazione anfibia. L'esito fu che al posto
·(( 7 ')) delle demoralizzate e mal armate truppe nazionali i fanti della V armata avevano ad aspettarli agguerritissime divisioni germaniche e lo sbarco assunse subito i connotati di un massacro, che richiese diversi giorni di feroci combattimenti per uscire dalla spiaggia, preludio di una fanatica resistenza a oltranza. Scriveva infatti il gen Vietinghoff, comandante della X Armata germanica preposta a contrastare l'avanzata alleata, che proprio l'aver tanto efficacemente resistito allo sbarco di Salerno e l'ordinato ripiegamento successivo: "'avevano dimostrato che contro ogni aspettativa le truppe tedesche erano ancora in grado di opporre valida resistenza agli alleati... Alla luce di questi avvenimenti il Comando Supremo Sud propose di sospendere le operazioni di ripiegamento verso nord... adottando una linea di combattimento dall'azione ritardatrice...". Per le popolazioni dei tanti abitati che da quel momento si vennero a trovare sulla direttrice dell'avanzata fu l'inizio del martirio, alla merce del vecchio alleato disperato quanto feroce e senza alcun aiuto da parte del nuovo, diffidente quanto guardingo. Tra l'allontanarsi dei primi e lo stabilirsi dei secondi intercorsero perciò giornate di scontri e di bombardamenti senza quartiere e senza pietà, dove l'unico obiettivo dei residenti era tentare di sopravvivere alle bombe, ai rastrellamenti, alle granate e, soprattutto, alla fame. Che inizio ad attenuarsi dopo il 4 ottobre quando il porto di Napoli finalmente torno a funzionare, permettendo che dall'incessante afflusso dei rifornimenti un rivolo andasse a sfamare anche i civili. Ed e in questo scenario tragico e al contempo esaltante che si collocano le memorie così amorosamente raccolte e rievocate che si avvicendano in questo libro.(...) (...) Voile, però, dare il meglio che poteva quando la maestra assegnò alla classe un tema sulla visita del Fuhrer Adolf Hitler a Napoli, avvenuta il 5 maggio 1938. Maddalena, con linguaggio appropriato e forma grammaticale e sintattica corretta, senza errori di ortografia e nello stile retorico e propagandistico del linguaggio fascista, descrisse lo straordinario evento: le truppe predisposte lungo si eressero colonne di finto marmo, si vietarono persino i traslochi nei primi otto giorni di quel maggio del 1938 per non offrire lo spettacolo poco accattivante di carretti che trasportavano mobilio per le vie della città. Per garantire la sicurezza degli illustri ospiti ed invitati si istituirono posti di blocco per controllare i civili senza invito che si avvicinavano ai luoghi della manifestazione e si intensificarono i controlli su ambienti e personaggi sospetti per prevenire attentati. Quel giorno tutto andò a meraviglia, con gran soddisfazione di Mussolini che accolse Hitler ed il re sulla corazzata Cavour per assistere alla rivista navale, poi seguì l'adunata oceanica a Piazza del Plebiscito, la cena al Palazzo Reale, la serata al San Carlo con la rappresentazione di Madama Butterfly ed infine il ritorno a Roma.(...)
(...)La parata navale fu un vero spettacolo di
potenza e disciplina della Regia Marina Italiana: caccia, torpediniere,
incrociatori, corazzate, i MAS, i famosi motoscafi siluranti, e sommergibili
in formazione affollavano le acque del golfo. L'esercitazione
e le simulazioni di attacco furono eseguite con perfezione teutonica ed
impressionarono molto favorevolmente gli ospiti tedeschi non meno degli
altri invitati sistemati sul Rex e sul Saturnia. Uno dei momenti più
spettacolari e scenografici si ebbe allorquando gli 85 sommergibili,
incolonnati in più file, si immersero tutti insieme e tutti insieme
riemersero poco dopo con una salva di undici colpi sparati simultaneamente,
mantenendo la stessa distanza tra essi: una vera sincronia. Solo un paio di anni più tardi Maddalena e
altri Italiani avrebbero capito che l'impero che il "loro" duce aveva dato
alla nazione era finto come il finto marmo delle colonne erette a Napoli per
gli occhi di Hitler.
(...)
(...)Le feste d~1 fascio erano frequenti e bene
organizzate. Sfilavano con passo militare i gerarchi fascisti e~
rappresentant; dei diversi . .
(...) Torre del Greco - Voci dalla Guerra (1940 -
1943)
La vecchierella preparò per loro pasta fatta
da lei, verdure dell'orto e pane casereccio. Per le mie zie questo fu il
pranzo più buono del mondo. Poterono anche dormire accanto al camino e
fecero un profondo e caldo sonno. La mattina, in cambio di lana, cotone e
stoffe, ebbero legumi, miele e farina. Si poteva tornare a casa.
(...)Torre del Greco - Voci dalla Guerra (1940 ~
1943)
(...)La sera dell'otto settembre 1943 mio padre si
trovava con la sua nave nel porto di La Spezia. Era in servizio sulla nave
ospedale Aquileia. Non so che grado avesse il congedo illimitato, a fine
conflitto, gli riconobbe il grado di Maresciallo Maggiore.So che faceva
parte del personale di macchina e che prima che iniziasse la guerra, da
civile, stava cominciando la sua carriera di ufficiale di macchina a bordo
delle navi del Lloyd Triestino, società alla quale apparteneva l'Aquileia
prima di essere requisita e militarizzata. La notizia dell'armistizio ed il
proclama del Generale Badoglio colsero tutti di sorpresa. Il momento era
grave, soprattutto per coloro, che, militari, si trovavano nel nord Italia.
Senza ordini, direttive, notizie chiare, il comandante dovette assumersi
delle responsabilità pesantissime e, in un'Italia che da anni non sapeva più
cosa fosse la democrazia, cerco di agire nella maniera più democratica
possibile. Dopo una breve riflessione con i più alti in grado, riunì tutto
l'equipaggio, illustro la situazione, per quel che sapeva, e chiese ad
ognuno di esprimere il proprio parere sul da farsi: consegnarsi ai Tedeschi questi erano gli ordini
o smettere la divisa e fuggire, cercando di
raggiungere i propri paesi e le proprie famiglie. (...) Raccontava di aver conosciuto nel 1940 la contessa Edda Ciano, figlia del Duce, che si era imbarcata come crocerossina, durante una missione in Albania. "Persona semplice e cordiale, gran lavoratrice", diceva. "Pranzava alla mensa ufficiali ed io ho avuto modo di parlarle più volte!" Il 3 dicembre 1941, pur se correttamente illuminata e con i segni di riconoscimento ben visibili, l'Aquileia fu attaccata da aereosiluranti inglesi. Con pronta manovra fu evitato un siluro che transito a pochi metri dalla prua. Il 3 settembre del '43 fu mitragliata nei pressi di Marsa Matruh, ultimo approdo prima del fronte di El Alamein. L' "incidente" si ripeteva altre 2 volte. Questi fatti accadevano perchè si distinguevano allora due tipi di navi |