PRESENTAZIONE
di Salvatore Gaglione
Da veterano delIa Turris non posso che sentirmi onorato di essere stato
invitato a compilare la prefazione di un libro che forse per la prima
volta ci ha dato la possibilità di conoscere con tanta chiarezza quello
che fu l'inizio del football torrese, ma soprattutto perché ci ha
portato agli albori una squadra di calcio che, anche con alterne
vicende, ha data spesso lustro alla nostra città. La conoscenza di
particolari e la ricerca iconografica hanno arricchito un arco temporale
di circa un secolo creando un documento di ricordi non solo sportivi, ma
anche di comportamenti sociali e di costume. Per me è una lettura
piacevole, scorrevole e fatta di tanti ricordi personali. Come non
ricordare, nel mio primo anno di presidenza, il raggiungimento della tanta
sognata serie C. Nell'agosto del 1970 la CAF inchiodava definitivamente,
in quarta serie, la Turris generando nella città intera tensione e
malcontento. In linea transitoria il sindaco prof. Ciro Ferrer con il
dott. Ciccio Coscia ritennero opportuno e necessario nominare come
commissario straordinario Gigino Mariniello per risolvere i gravi
problemi sportivi. Dopo varie riunioni tenutesi al Circolo Nautico fu
deciso di convocare un'assemblea straordinaria cittadina nei locali del
cinema Metropolitan per eleggere il consiglio direttivo della società.
Il 13 settembre del 1970 un'assemblea numerosa ed entusiasta elesse il
nuovo consiglio formato da Vittorio Liverino, Lello Raiola, Leopoldo
Palomba, Maurizio Apa, Gigino Mariniello, Pasquale Pugliese, Gianni
Formisano, Antonio Rastrelli, Nando Cirillo, Nicola D'Errico, Mattia
Ascione e Raimondo Coscia che formavano un'equipe di assoluto
affidamento con a capo lo scrivente. Il primo anno, pieno di eventi, si
concluse con il raggiungimento della tanto agognata promozione in serie
C. La gioia popolare, l'esaltazione sportiva raggiunsero il massimo in
città al punto che anche l'illustre professor Ciro Ferrer, sindaco
della città, pubblicò sul giornale "Turris Sport" il seguente articolo:
" . . . oggi il sogno, oltreché degli sportivi, di quanti hanno a
cuore anche il prestigio e la rinomanza della nostra città, si è realizzato. Solo i superficiali possono ritenere la passione e
l'entusiasmo delle folle deliranti una forma di esaltazione collettiva.
Nel mondo Greco, gli atleti delle gare sportive furono esaltati come
Dei; e il D'Annunzio coglie il significato e l'essenza di questa
esaltazione quando canta nella Laus Vitae "che per gli inni trionfali,
con la palma dell'olivo sacro ed il bronzeo vaso, i vincitori furono gli
eguali dei belli Iddii nel sole senza occaso". Gli anni successivi
alla mia presidenza sono stati ben illustrati in questo libro, però non
posso non ricordare gli amici dirigenti che mi sono stati vicini e mi
hanno sostenuto validamente nei diversi anni della mia esperienza di
dirigente sportivo. Come non ricordare gli atteggiamenti simpaticamente
sfottenti di Raimondo Borriello, la serietà e la permalosità di
Pasquale Giglio, l'allegria quasi burlesca di Nicola D'Errico e Capano,
la passionalità di Carlino Pagliarulo, la pignoleria di Vittorio
Liverino, l'entusiasmo esultante di Antonio Borrelli, il pragmatismo di
Michele Di Luca, Gigi Mariniello, Maurizio Apa, Antonio Rastrelli, Livio
Auciello e poi la critica sempre pronta di Michele Cacace, la semplicità
di Mattia Ascione che nel breve arco della sua vita seguì con
impareggiabile interesse le vicende sportive affascinato dalle qualità
dei giovani talenti torresi. Per questo il famoso torneo fu dedicato a
Lui. Non posso a questo punto dimenticare anche il valido contributo
ricevuto da autentici disinteressati e silensiosi amici della
Turris come mio cugino Salvatore
Gaglione, medico sociale, e poi Agostino Raiola, Raimondo Gemma,
Vittorio Pepe, Catello Carubbi, Lello Murino, Mario Scognamiglio,
Giuseppe Rampazzo, Franco Pennino, Mario Caputo, Peppino D'Istria ed
altri.
ll settore giovanile era il mio fiore all'occhiello. Se ancora oggi mi
ritengo soddisfatto non è tanto per la conquista di numerosi traguardi
sportivi, ma soprattutto per aver incrementato una scuola calcistica nel
nostro territorio che ha insegnato e fatto conoscere ai nostri ragazzi
il rispetto delle regole. Lo sport è disciplina e per questo molti di
loro, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, hanno saputo affrontare
le difficoltà della vita con lo stesso entusiasmo, la stessa capacità
e, ripeto, il rispetto delle regole che la scuola calcio aveva loro
insegnato. Il Torneo Mattia Ascione ha completato questa impostazione
perché il contatto e la partecipazione di gloriose squadre giovanili di
serie superiori non solo ha ampliato le visibilità sportive, ma ha dato
ai nostri ragazzi un maggior senso di responsabilità. La Roma, il
Genoa, la Lazio, l'Ascoli, il Bari, il Napoli, il Catanzaro, la Ternana,
la Lucchese, la Nocerina, l'Avellino onorarono con la loro presenza le
sei edizioni del Torneo, portando con sè, quando andavano via, il
ricordo di un'accoglienza eccellente. Un Torneo giovanile consente
sempre di tornare alle origini perché nell'entusiasmo dei giovani, nella
realtà del loro impegno si riscopre un genuino sport popolare che
esalta non solo gli atleti ma anche la fantasia di tanti.
Tra le prime classificate del campionato 1976-77, la Turris fu invitata
a partecipare al Torneo Anglo-Italiano. Era la prima volta che la
squadra varcava i confini dell'Italia. L'eccitazione era tale che,
mentre fervevano i preparativi della partenza, si formavano
continuamente grossi capannelli di persone per commentare gli
avvenimenti ed ognuno era capace di discutere per ore proponendo idee
per la trasferta. In quegli anni le telefonate dall'estero si sprecavano
perché migliaia di sportivi erano forzatamente assenti, perché marittimi.
Entusiasti, per gli avvenimenti sportivi, in qualsiasi parte del mondo
si trovassero, telefonavano per chiedere: "c'ha fatto 'a Turrissa"?
Ricordo con nostalgia i miei nove anni di permanenza nella società e mi
fa piacere essere ancora ricordato dopo oltre trent'anni alla fine della
mia presidenza, anche perché non mi sono mai distaccato dall'amore e
dalla passione che ho sempre avuto per la maglia corallina. Ho ancora la
"Turrissa" nel cuore e per questo auguro agli attuali
dirigenti di raggiungere tutti i piu lusinghieri traguardi. E' un
augurio sincero, perche la Turris rappresenta, ancora oggi, un
pezzo della mia vita.
Salvatore Gaglione |
PREFAZIONE
di Rosario Gaglione
Una
sera del mese di ottobre del 2011 l'amico Raimondo Gemma mi ha
prensentato Ciro Antonio Altiero il quale mi ha mostrato il volume
dedicato alla F.C. Turris a cui ha lavorato per anni insieme a Giuseppe
D'Urzo, che io già conoscevo come appassionato di calcio e tifoso della
Turris.
Sfogliando questo volume devo riconoscere che guardando la ricca
iconografia presente ho visto per la prima volta un mondo calcistico a
me sconosciuto, anche se da anziani tifosi avevano sentito parlare delle
prime squadre nate nella nostra città all'inizio del secolo scorso
come la Fortitudo, la Resurgo e la Torrese. Non posso nascondere di
essermi appassionato nel vedere le foto di giocatori che calcavano il
mitico campo Fienga e di aver provato emozione nel riconoscere in quei
giocatori persone che ho conosciuto solo quando ormai erano avanti negli
anni, come Carubbi, Mainiero, Lullo ma di cui avevo sentito parlare dei
loro trascorsi calcistici.
Sfogliando le pagine ho rivissuto anche i momenti bellissimi di quando,
giovane tifoso, mi recavo sulle gradinate dell'Amerigo Liguori per
assistere alle gesta dei miei beniamini con la maglia corallina.
Ho rivisto nelle foto tanti giocatori della mia passione sportiva
giovanile: Portelli, Schettino, Gardini, Arbitrio... poi lo sguardo si
è posato su una foto del campionato 1994- 95 dove nella rosa ero presente
anch'io in qualità di direttore sportivo.
Così si sono susseguite le immagini dei giocatori che mi ricordano la
mia avventura corallina non più come spettatore ma nella parte attiva
prima di dirigente, quando grazie all'acquisizione del titolo sportivo
del Gaudianum, con un gruppo di amici siamo riusciti a non far sparire il
calcio a Torre del Greco, e poi di presidente in questi ultimi anni
ricchi di sacrifici ma anche di soddisfazioni come la magnifica
galoppata in Coppa Italia e nella finale dei play off dello scorso anno.
Due finali contro due corazzate come il Perugia e il Rimini che solo per
un soffio ci hanno precluso il ritorno nel calcio che conta.
Certo il mio compito è arduo e guardando le vecchie foto dei presidenti
illustri e vincenti che hanno fatto la storia di questa Società come
Amerigo Liguori, Giovanni Apa, Salvatore Gaglione, mi rendo conto
dell'attesa di tanti tifosi che sperano di ritornare in serie C e
sicuramente il mio impegno per regalare questo sogno non verrà meno.
Credo che gli sportivi corallini, e non solo loro, debbano essere grati
a Ciro Antonio Altiero e Giuseppe D'Urzo per il loro appassionato lavoro
che finalmente ha donato a tutti noi una magnifica raccolta iconografica
e documentata della nostra amata Turris.
Rosario
Gaglione |
PREMESSA
degli autori
All'inizio del secolo scorso, nei quotidiani le cronache sull'attività
del calcio minore e delle associazioni sportive dilettantistiche locali
erano rare e stringate, spesso erano poco più di un trafiletto;
pertanto ricostruire le vicende di quasi un secolo di sport a Torre del
Greco è stata un'impresa ardua. Inoltre bisogna considerare che la
maggior parte dei personaggi che in quell'epoca si dedicarono e
seguirono con passione gli avvenimenti sportivi Torresi, è scomparsa e
con loro si è persa per sempre anche una parte di storia delle attività
sportive locali. Oggi, per avere un'idea di quegli avvenimenti bisogna
affidarsi ai ricordi, talvolta contraddittori, di qualche testimone
ancora vivente ed ai resoconti del periodico locale "LA TORRE"
che saltuariamente riportava gli avvenimenti sportivi organizzati dalle
Polisportive esistenti a Torre del Greco all'inizio del secolo scorso.
In questi brevi articoli di inizio secolo scorso si parla soprattutto di
attività sportive legate al nuoto, alla ginnastica, al podismo, al
ciclismo e al canottaggio.
Il football, come era chiamato all'epoca, non
era ancora conosciuto. Detto ciò è ovvio che sulle origini non vi può
essere storia ma solo una ricostruzione frammentaria dei fatti. In
alcune cronache del 1917, riguardanti il football, abbiamo trovato
"traccia", in particolar modo, della sezione Turris della Nova
Juventus poi altre notizie sull'argomento sono riportate in alcuni
trafiletti dei primi numeri de "LA TORRE". Sulle pagine del
periodico si trovano alcuni ragguagli di incontri amichevoli tenutisi
dalle Polisportive Resurgo e Fortitudo, su campi di fortuna o in terra
battuta.
Il campo Prota a Leopardi, il campo Magliulo, il campo dei
Granili a
Napoli e poi il mitico campo Fienga, sono stati i primi terreni di gioco
di giocatori come Vocca, Langella, Longobardi, Polimeno, Suarato e di
dirigenti come Dolce, Garofalo, Ascione e Focone; persone che possono
essere ritenuti i pionieri del calcio a Torre del Greco.
Torrese, fu
proprio questo il nome che si scelse al momento della fusione fra le due
gloriose Polisportive: la Resurgo e la Fortitudo-Turris. In effetti,
all'inizio del secolo scorso, furono queste le due formazioni più
attive nell'organizzare incontri amichevoli e tornei di football, con
squadre della provincia napoletana, iniziando a portare l'interesse per
questo nuovo gioco a Torre del Greco.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale anche il calcio, come la vita,
riprese e grazie a dirigenti come Francesco Coscia, Raffaele Carbone e
Amerigo Liguori nasceva la Polisportiva Turris. Le maglie non erano
ancora coralline, ma il tempo è passato veloce da quel lontano 1944 e
oggi in tanti non sono a conoscenza che in quei primi anni il nostro
glorioso undici indossava maglie di colore verde, e non solo! Ebbene si!
Erano proprio maglie verdi, poi granata o rosso-blu, non erano ancora i
tempi dei "Corallini" e del mitico incitamento "Turrissa"
gridato della tifoseria ai loro beniamini negli anni '60 e '70; forse il
periodo piu fulgido della squadra corallina. Allora i nomi più ricorrenti quelli dei giocatori che hanno fatto la storia del calcio a
Torre del Greco nel dopoguerra, ovvero: Petrocchi, Carubbi, Gianolli, e
a seguire tanti altri, tra giocatori e dirigenti, che sono rimasti nel
cuore della tifoseria Torrese. Nel 1994, in occasione del 50°
anniversario della fondazione della Turris, l'amico Giuseppe Picciano ha
pubblicato un libro che noi consideriamo fondamentale per la storia
della nostra squadra: "Turris 1944/94, Cinquant'anni di calcio a
Torre del Greco". Questo lavoro però ha poche immagini e ciò ci
spronò a provvedere in merito.
La ricerca di materiale fotografico sul calcio torrese, da noi avviata
da anni, ci ha portato alla raccolta di numerose immagini, anche
d'epoca. Pertanto questo lavoro nasce proprio con l'intento di colmare
questo vuoto senza voler togliere merito al lavoro delI'amico Picciano.
Dare un giudizio sulla validità della nostra ricerca iconografica
ovviamente non spetta a noi, saranno gli sportivi e gli appassionati
torresi e tutti gli addetti ai lavori, a stabilire l'efficacia di questo
nostro prodotto.
Abbiamo raggiunto questo risultato solo grazie a tutti quelli che negli
anni ci hanno aiutato nella raccolta del materiale iconografico: ex
presidenti, ex dirigenti, ex giocatori e non ultimi i tifosi. Ovviamente
è impossibile nominarli tuttti singolarmente e pertanto li accomuniamo in
un unico ma grande ringraziamento. Infine la nostra riconoscenza va ad
alcuni amici che con la loro appassionata e disinteressata
collaborazione hanno consentito la stesura di questo lavoro: Antonio
Formicola, che ha curato la parte grafica e il restauro delle foto,
Paolo Di Luca, che ha collaborato alla parte statistica, Giulio Ferrara,
prezioso nel suo lavoro di ricerca di notizie a cavallo fra le due
guerre mondiali, Gennaro Gaudino per la consulenza calcistica, Fulvio
Jodice per i bellissimi disegni delle maglie d'epoca e Franco Melissa
per la realizzazione dei tabellini delle statistiche.
Gli
autori |
INTRODUZIONE
Per arrivare alla nascita del calcio moderno bisogna andare a
ritroso nel tempo e partire dall'Inghilterra dove dalla metà
dell'Ottocento nei college e nelle Università si
cominciavano ad elaborare le prime regole scritte di un gioco con la
palla chiamato "dribbling-game", antenato del calcio e del
rugby.
La prima data importante per il calcio moderno è il 1848, infatti in una
riunione al Trinity College di Cambridge dei giocatori in rappresentanza
di vari istituti stilarono una bozza del regolamento del football. Nel
1857 viene fondato in Inghilterra il club più
antico del mondo: lo Sheffield Club, a cui seguirà
dopo qualche anno, nel 1862, il Notts
County.
La nascita ufficiale del calcio moderno è datata 26 ottobre 1863 quando
a Londra, in Great Queen Street, veniva costituita la "English Football
Association".
Il calcio arrivò in Italia intorno al 1880, infatti le prime tracce
risalgono ad alcune partite giocate fra equipaggi della marina
britannica a Genova, Napoli, Palermo e Livorno.
Quasi sempre si trattava di marinai della marina mercantile inglese e
ufficiali della marina militare, Gli incontri si giocavano in spazi
erbosi nei pressi dei moli e avevano per spettatori gli equipaggi delle
navi ormeggiate in porto e raramente si aggregava qualche italiano che
pare non mostrasse molto interesse a guardare questo nuovo sport venuto
dall'Inghilterra.
Si giocava applicando un primitivo "metodo" che prevedeva una
difesa molto rigida composta dal portiere (goal-kepper) e due terzini
(back); a centrocampo una
linea mediana (half) con un centromediano (center-alf) che era in
pratica il regista della squadra e distribuiva il gioco sulle ali (wing)
che a loro volta servivano con dei cross l'attaccante centrale (center-forward).
Questi incontri isolati cominciavano a destare curiosità negli ambienti
sportivi consolidati legati alla ginnastica e al cricket.
Il football iniziò a diffondersi nel triangolo industriale
Genova-Milano-Torino, e Edoardo Bosio è sicuramente la figura a cui si
deve l'ingresso in Italia del gioco del calcio.
Nato a Torino nel 1864 e dopo aver terminato gli studi si trasferì in
Inghilterra per lavoro e, nella patria del football, ebbe la possibilità
di conoscere profondamente gli ambienti
legati a questo nuovo gioco che ormai spopolava nell'isola britannica.
Ritornato a Torino nel 1887 e d'accordo con i colleghi inglesi
della filiale della ditta per cui lavorava decise di creare un gruppo
sportivo, il Football & Cricket Club Torino, dove si cominciò a
praticare canottaggio d'estate e football d'inverno.
Nel 1891 per iniziativa di un gruppo di aristocratici torinesi nasceva
l'International Football Club Torino proprio dalla fusione del Football
& Cricket Club Torino con la Nobile
Torino.
Chiaramente Genova non stava a guardare, infatti nel 1893 nasceva il
Genoa Athletic and Cricket Club grazie all'interessamento del console
britannico Charles Alfred Payton.
Il 6 gennaio del 1898 a Genova presso Ponte Carrega proprio il Genoa
Athletic and Cricket Club e l'International Football Club Torino
disputavano il primo incontro di calcio italiano ufficialmente
registrato. Per la storia la compagine torinese vinse per 1-0 grazie
alla rete di un certo marchese Savage davanti a 208 spettatori,
l'incasso della partita fu di 101,45 lire.
Il 26 marzo 1898 veniva fondata la FIF (Federazione Italiana Foot-ball)
che associava appena sette societa di calcio e circa due mesi dopo
precisamente l'8 maggio 1898 si svolgeva il primo campionato italiano di
calcio.
Così iniziava la storia in Italia del Football: gioco che in breve
tempo diventerà lo sport nazionale e che porterà
all'Italia calcistica, in oltre un secolo di storia, ben quattro titoli
mondiali.
In Campania e a Napoli in particolare i primi trafiletti relativi ad
incontri di football si leggono sul quotidiano cittadino Il
Mattino nel 1896 e parlavano di incontri tra il Circolo Italia e altri
circoli nautici cittadini; gli incontri si svolgevano al Campo di Marte,
una distesa pianeggiante a nord della città che anni dopo diventerà sede
dell'Aeroporto di Capodichino. Il porto napoletano era tra i più
importanti d' Europa, le navi attraccavano al molo dell'Immacolatella e
gli equipaggi nelle ore di svago organizzavano incontri di calcio verso
i Guantai o al Mandracchio. Anche qui il pubblico era composto appena da
qualche passante.
I palloni quasi sempre venivano forniti dagli inglesi durante i ripetuti
viaggi marittimi e diventavano merce preziosa da reperire come le scarpe, ma le difficoltà maggiori nascevano per procurarsi le undici
casacche colorate per distinguere le due squadre che si incontravano.
All'inizio la scelta dei colori sociali cadeva sul colore bianco,
infatti era più facile procurarsi delle camice bianche spesso
contraddistinte dalle cravatte... in seguito le squadre più
blasonate iniziavano ad adottare le prime casacche con i colori sociali
dei circoli.
In poco tempo anche a Napoli il
nuovo gioco trovava terreno estremamente fertile, infatti la gioventù
aristocratica e borghese dei circoli sportivi subito veniva contagiata e
nelle prime cronache di match di football troviamo i primi fiorenti club
sportivi; il primi furono l'Open Air (casacche bianco-viola), con il
marchese Ruffo, i fratelli Costa, Verusio ed altri, e l'Audace (casacche
a scacchi bianco-verdi). Il football cominciava anche a Napoli a
svilupparsi e a trovare consensi.
Bisognava pero attendere fino al 1904 per veder nascere un
sodalizio calcistico efficiente, infatti alcuni soci di circoli nautici
insieme a un gruppo d'inglesi (sempre loro...) trapiantatisi a Napoli si
riunirono nell'abitazione di Ernesto Bruschini e fondarono il Naples
Cricket and Football Club, società che negli anni attraverso le
trasformazioni diventerà la SSC Napoli.
Nella stessa riunione veniva eletto presidente l'ing. Emilio
Anatra e vennero scelti anche i colori sociali del nascente sodalizio:
la casacca era a strisce verticali blu mare e celeste.
Il nuovo club prendeva in fitto a Campegna, nella zona dei Campi
Flegrei, un terreno pianeggiante ove si installarono porte e reti
e si costruì un casotto per custodire gli abiti dei giocatori.
Il calcio napoletano cominciava a propagarsi e si susseguivano gli
incontri con gli equipaggi dei cargo che ormeggiavano in porto; una
delle prime formazioni di cui si ha notizia era formata da Conforti,
Kingdon, Haaga, Giannini, Jackson, Valle, Michele e Paolo Scarfoglio,
Potts, Bayon, Pasquale.
Cone si può notare
facilmente dai nomi, il Naples era una squadra dove trovavano una
simpatica coabitazione giovani napoletani e stranieri e molti erano gli
aneddoti che si raccontavano su questi pionieri del football come quello
del portiere Conforti che si diceva che durante l'incontro stesse
comodamente seduto su una sedia tra i pali...
In breve tempo iniziavano a nascere altri sodalizi sportivi come la
Sportiva Napoli, (casacca a strisce rosso-nere), la Juventus (casacche a
strisce bianco-rosse).
Il Naples F.B.C. era sicuramente il club meglio organizzato e contava
anche sull'apporto di molti giocatori stranieri, mentre in provincia
iniziavano a nascere altre compagini, infatti fra le altre, in quegli
anni a Caserta muoveva i primi passi la Robur, società
di atletica con una sezione calcio, a Pozzuoli la Puteoli Sport Club, a
Castellammare lo Stabia S.C., a Torre Annunziata il Savoia.
Spesso erano società
che svolgevano attività polisportive e visto la nuova moda cominciavano a
cimentarsi con questo nuovo sport creando la sezione foot-ball, era
anche il caso della S.S. Portici sicuramente una delle società piu
antiche della Campania, che fino a quegli anni si era distinta per
l'organizzazione di gare di ciclismo e di podismo.
Intanto a Napoli nel Naples F.B.C. iniziavano i primi dissensi tra gli
stranieri, forti della maggiore esperienza calcistica, e i napoletani
che si sentivano emarginati portarono in breve tempo a contrasti che si
dimostrarono insanabili e il gruppo degli stranieri capeggiati fra gli
altri da Bayon, Willy e Steinegger decidevano di distaccarsi e di
fondare una nuova compagine; era la metà del 1911 quando nasceva l'U.S.
Internazionale (casacca blu notte con le iniziali di colore bianco sul
petto).
L’U.S.Internazionale in breve tempo, grazie al soci fondatori come ii
presidente Adolfo Reichlin, coadiuvato da personaggi di spicco dello
sport e dell'imprenditoria partenopea come Pattison e Ascarelli, inaugurò al Poligono di Agnano
il proprio campo di calcio, era il 27
ottobre del 1912.
Dopo la sospensione dovuta alla Prima Guerra Mondiale ricominciava
l'attività agonistica e le due forti compagini, Naples e Internazionale
riprendevano l'attività agonistica con maggiore accanimento e grande
era la rivalità
fino alla fusione avvenuta nel 1921 grazie al Cav. Emilio Reale.
Il nome scelto per la nuova società
era Internaples e i colori sociali erano: casacche blu mare con risvolti
celesti.
L'Internaples iniziava a giocare all'Arenaccia su un terreno del comune
che durante le guerra era stato occupato dai militari e che il generale
Albricci aveva adibito a campo di calcio e la sua vita societaria durò
solo pochi anni, infatti nel 1926 il
nuovo presidente, l'indimenticabile Giorgio Ascarelli la trasformava in
una nuova società cambiandole il
nome in A.C. Napoli.
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