Amalia Vernacchia e le sue creazioni
Una mostra dei bambobimbi alla Galleria Umberto di Napoli
La signora Vernacchia truccata da Mami
RITAGLI
Ritagli di pensieri, di ricordi, che si tramutano per incanto, in ritagli
luccicanti di vecchie stoffe che ricoprono corpi inesistenti di piccole
bambole in cornice. Ritagli di sogni mai realizzati; ritagli di dolori, di
sofferenze che sono in altri tempi sfociati nell'angoscia ed ora, nella
maturità, spingono come in un miracolo la mia mente e le mie mani a creare
piccoli grandi cose. Bella la mamma che partorisce il suo prezioso bambino,
ma bello è anche partorire le cose, quelle fatte da noi, che sono
all'interno di noi e spingono al pari di un bambino che sta per vedere il
mondo. Innamorata per sempre della vita e del creato.....
Amalia Vernacchia
UN GIORNO IN PIAZZETTA
Mi reco al mercato con la straordinaria sensazione di trovare
sulle bancarelle qualcosa di antico come... la mia infanzia, di luccicante
come... la fantasia dei miei pensieri, di ...profumata essenza del vissuto.
Affondo le mie mani nell'affascinante mucchio di stoffe ubbidienti e
seducenti, ed è qui che si concretizza il sogno: Astraggo... accoppio...
prendo... lascio... riprendo... vado via. M'incammino con Lucio nei
"Giardini di Marzo", nelle sue "Emozioni", nelle
innocenti evasioni...e...disegno le cose. E poi... lavo..., stiro, taglio,
stropiccio, incollo le morbide ed ondeggianti stoffe colorate e poi...
ancora taglio i ritagli e...ancora taglio i ritagli dei ritagli ed ecco che
il sogno diventa realtà: Nasce "la sposa", nasce "la vecchia
stella" e poi "la Mata Hari" e poi...e poi... e poi... Ecco
il miracolo della rinascita: La vecchia stoffa si rinnova e diventa
fanciulla. Cari giovani, figli miei, giunga a voi questo messaggio come
stimolante di speranza e di felicità.
Amalia Vernacchia
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Gianni
Vitiello
e Amalia Vernacchia
torresi da Torre
L'artista
onirico
Gianni ed Amalia sono i creatori dei
bambobimbi. Un modo di fare arte a Torre del Greco abbastanza desueto.
Quando si parla di sogni, da noi, vengono in mente due cose: Freud e la
cabala, intesa quest'ultima pure come metodologia del trascendente non
disgiunta dal misticismo; e, penso, non solo nella plaga vesuviana. Ma
ciò è troppo sommario. Approfondiamo.
Il fattore onirico non è solo fascinoso, arcano od enigmatico nel senso
letterario classico, ma permea, (come discorso planetario), prima nella
fisicità, ripartendo dalle sensazioni difensive fetali dell'uomo,
ripercorrendo idealmente l'infanzia e via via lungo l'età evolutiva,
quindi esplode nella giovinezza, sfocia ad estuario nelle reazioni
sensitive della maturità, soggiacendo ad una sorta di sensualità e di
fisicità irreversibili che quotidianamente riaffiorano e scompaiono,
quindi si rifondono un attimo dopo con l'immateriale.
In molte persone il sogno e la realtà, nella maturità, proseguono
parallelamente per drenare infine come catarsi verso la sublimazione con
ogni sorta di attività umana professionale, artigianale, hobbistica,
realizzate, per dirla in chiave retorica, con il braccio, con la mente e
col cuore.
Quindi Freud e cabala si si riferiscono allo stesso fenomeno umano che
fonde psiche e corpo in tutt'uno: il sogno, cioè realtà e fantasia in un
solo concetto.
Il sogno ricorrente sin da bambina della signora Amalia si manifesta nei
personaggi che fuoriescono dalle vecchie foto di famiglia. Un classico, a
dire il vero.
La realizzazione empirica, però, di questo avvenimento con intere
famiglie "riciclate", "recuperate" dall'antico, dal
vecchio, dal perduto, rivela la catarsi spirituale di una donna
estremamente sensibile alle problematiche epocali tra cui l'inquinamento
ambientale, quello fisiologico dei paradisi artificiali e quello etico
compromesso, in materia di recupero materiale e spirituale. Ella è per di
più residente in un Olimpo di artisti qual è la sua abitazione, in
prossimità delle Suore Battistine in Torre del Greco.
Amalia non parla di gruppi familiari, di bamboline, di pupazzetti, ma di
personaggi reali vivi e palpitanti.
Le suggestive composizioni di personaggi che potete osservare nelle foto
sono essenzialmente realizzate con cascami di vecchi indumenti o stoffe da
macero, da ella detti "RITAGLI". Amalia grida il messaggio del
riciclo del vecchio in nuovo. L'apologia del corso e ricorso storico. La
continuità materiale e spirituale senza misura e senza tempo, senza
intervalli geologici o storici, senza più crolli totali e palingenesi.
V'è una estrema poesia in questo concetto apparentemente empirico e
addirittura pragmatico: il vago l'evanescente, l'indefinibile che si
evince dal concetto di bambola statica, inanimata prende corpo e soffio di
vita in una sorprendente rinascita. Non solo per la signora Amalia, ma
anche per diversi visitatori di questi capolavori di implicità e
significanza, questi teneri, enigmatici, prodigiosi soggetti non sembrano
animati, ma si lasciano vedere animati.
Qualcosa che va al di là della suggestione o dell'ubbia. Un recupero
fisico vero, reale e non realistico, vivo e palpitante, come è vera
l'inesistenza di un confine tra la realtà e la fantasia anche quando si
parla di amore. Realtà e fantasia si fondono nel vero e nel metaforico e
attingono i lontani puerili candori e le purezze, oggi sotto il giogo di
nostalgiche reminiscenze, prigionieri di svigorimento ed inabilità per
l'inevitabile dissoluzione di benessere e letizia, destinati a sparire con
la lucida, scientifica, devastante consapevolezza del finire delle cose; e
soprattutto del nostro inevitabile finire.
Quindi un messaggio di recupero della materia utile ed attuale, che
coinvolge e sottintende, però, il recupero più nobile e sublime della
psiche, della felicità come salute mentale, come infinibilità
dell'amore.
Amalia Vernacchia per certi aspetti ha realizzato in oggetti l'assunto del
famoso romanzo di Oscar Wild: "Il ritratto di Dorian Gray".
L'eterno dilemma della finibilità che può non finire se lo vogliamo?
Luigi Mari
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