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Argomento presente: « IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA »
ID: 1094  Discussione: IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA

Autore: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Scritto o aggiornato: sabato 19 febbraio 2005 Ore: 21:11

Signori,
la discussione sulle donne vesuviane è una delle più belle del forum. Il Dott. Langella la imbrocca sempre. Convivono, però, in questa discussione il diavolo e l'Acqua Santa.
I miei messaggi sulla donna sono il diavolo.
e quelli di Aniello Langella sono l'Acqua Santa.
Basta leggerli. I miei messaggi affondano nevroticamente nelle problematiche socio-esistenziali del genere femminile che attingono dalle origini della cultura millenaria; e quelle di Aniello spaziano tra le Maria Goretti, le Bernadette, e le donnine ingenue che non sanno manovrare il cambio dell'auto, nel modo più candido e amorevole che si possa vedere la donna, con una predisposizione alla comprensione e al perdono da fare invidia al maggiore gentlemen.

La realtà è che siamo entrambi credenti, solo che l'ottica di Aniello sono i Vangeli sinottici, con l'idea cerulea e virginia di Maria e delle Pie donne; la mia visione attinge piu lontano, a quella della donna del vecchio Testamento, con tutte le antiche, annose problematiche.
Donne bellissime e donne seduttrici, quelle del vecchio testamento, regine o schiave, peccatrici o fattucchiere, angeli o demoni, fanciulle o vecchie, ebree o barbare, figlie o spose, vergini o madri.
Dalla questione donna alla donna come enigma: questa è la traversata dal Vecchio al Nuovo Testamento nei ritratti, nelle storie, nelle parabole in cui protagoniste sono le donne. Tutto il maschilismo universale fa perno sulla prima donna Eva. Il Vecchio Testamento e un disastro per l’immagine femminile.
Dio, la chiamò ishsha = donna. Poi Adamo fece partecipe la donna del comandamento di Dio di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Il resto lo sappiamo.
Ma c’è un’altra donna che viene annunciata qui. Dice Dio rivolto al serpente: "Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la stirpe tua e la stirpe di lei; essa ti schiaccerà il capo e tu insidierai il suo calcagno".

I messaggi di Aniello Langella partono dall’Avvento di Maria annunciata dal Grande Vecchio molti secoli prima dell'era cristiana, ritenendo, forse, "anacronistici" e superflui le considerazioni a monte. In non commento il tuo giudizio di Langella. Che viva lungamente con l'immagine della donna muliebre e poetizzata nell'eterno femminino.

Quando parlo di letteratura agiografica torrese mi riferisco a quella con tanto di "Imprimatur", e nulla da eccepire. Ma pur essendo cattolico praticante ho ugualmente diritto a fare delle considerazioni per così dire laiche della complessa figura della donna nei secoli. Un’altra stirpe, non genealogica, dicevo, reintegrerà l’enigma con il mito di Maria, vergine, madre, senza macchia e senza peccato: Maria restituirà il Paradiso senza più la tentazione della sostanza. Eva diventa solo storia del passato.

La donna torrese cattolicissima per motivi storici locali, emula, nel DNA, "in cantina" il concetto vergineo del sesso, ma divenuto conflittuale con la liberalizzazione sessuale del XX secolo. MA NON NELLUOMO. Non penalizzato, l’uomo, nel Vecchio testamento, ma vittimizzato nella figura di Adamo che rivendicherà se stesso nei secoli a venire, con la priorità della forza fisica e con la supremazia all'ingresso delle cariche pubbliche, sociali ecc. sconfiggendo tutti i ntentativi di matriarcato fino all’ultimo, quello torrese in sordina che primeggia sull’educazione filiale.
Donna e peccato ci hanno accompagnato fino alla memoria d'uomo. Non è lontano il tempo in cui, anche sotto il Vesuvio, era peccaminoso istruire le ragazze al ciclo. Qualche centenaria ancora recitava un Pater Noster davanti ad una sedia dove era stata seduta una ragazza con le regole. Tutti gli oggetti che avevano a che fare con la fisiologia femminile relativa non già al sesso ma alla procreazione era contaminato perché disse Lo scienziato americano Mulsen: “L’amore ha posto la sua magione a porta a porta con la defecazione” ma dimenticò che quella magione dà la continuità al genere umano. Non è medioevo, ma periodi a cavallo del secolo scorso. Certo siamo lontani dall'infibulazione ed altre pratiche che addirittura annientano la donna.

Concetto di Mari: Eva su condanna di Dio ha bisogno di procreare la sostanza e di assumere la morte come pena e come riscatto alla sua disubbidienza.
Concetto di Aniello: Maria SS. incomincia con l’Annunciazione, interrompe la genealogia e compie la sua missione con l’assunzione in cielo.

Tra Eva e Maria, nella Bibbia, la questione e l’enigma donna vengono esposti con altre storie, con altre figure che si susseguono a partire dalla logica dell’ebraismo fino al loro compimento con il cattolicesimo, con Maria e con le donne di Gerusalemme, testimoni della resurrezione.

Come vedi, Aniello è difficile scindere la donna Santa dalla donna demonio sotto l’aspetto degli archetipi fino ad un immaginario collettivo perpetuato ancora oggi. Caratterialità endemiche affondano pure da lontane radici quando c'è il rifiuto del progresso e l'ignoranza dell'uomo. Sì perché è l'uomo con il suo bisogno egemonico che tiene la donna sottomessa che condiziona sotto sotto la sua personalità collettiva di genere ed il suo modus vivendi di logica comune.
Luomo vesuviano (senza generalizzare) baffuto e grinzoso con le mascelle in fibrillazione, per darsi aria di macio, con l’occhio eternamente inchiodato sui decollete, quando non ha più potuto con le proprie donne, evolute e rivendicate dal femminismo, ripiega con le donne dell'est europeo, le quali si assoggettano al maschilismo di vecchio stampo. I casi di ragazza-anziano stanno lasciano il posto a coppie coetanee. Non è il primo trentenne che lascia moglie e figli per la "straniera" bionda e disponibile, (vedi statistiche comunali),
in certi casi un’alternativa al paradiso letale delle sniffate. Alcuni uomini vesuviani accettano straniere dell'est con abitudini aborigene che prevedono delle sottomissioni tra cui il lavaggio dei piedi. (In privato posso essere più dettagliato). Dimmi Tu se questo non è condizionamento dell'uomo sulla donna.

Quello tra l'uomo e la donna, nell'aria vesuviana (sempre senza generalizzare) è inconsciamente una lunga secolare guerra fredda combattuta con la maternità dall'una e con la presunta virilità dall'altro. Non ci offre altro la natura, al di la del danaro, ma quest’ultimo favorisce solo lotte surrogate, marginali.

Nell’Antico Testamento, tra le leggi ebraiche c’è quella del levirato: è una legge non scritta che impone, quando un uomo muore, al fratello dell’uomo di sposare la vedova, perché venga conservato il suo nome attraverso la discendenza del fratello. È un mito curioso cui la Bibbia dedica più figure, ma senza mai accostarle al male, all’incesto, al peccato.
Tu mi insegni, “dottore cattolico”, che tra le donne spiccano i personaggi di Ruth, la straniera, moglie del figlio di Noemi, che muore. Ruth, segue Noemi e Noemi trova un espediente affinché Ruth sposi Booz, il parente più prossimo.
C’è poi Tamar, che giace con il suocero, e Sara, figlia di Raguel di Ecbàtana, che perde, uno dopo l’altro, sette mariti uccisi da Asmodeo, l’angelo devastatore. Nessuno di questi mariti avrebbe potuto, secondo il levirato, sposare Sara. Sara sarà liberata da Asmodeo, quando sposerà Tobia: secondo la legge, colui che doveva sposarla. Un po’ differente la storia delle figlie di Lot.

Fare una lettura originaria e cattolica della Bibbia è estremamente difficile, qua e là si ritrovano metafore, metonimie e catacresi che richiedono la disposizione e l’umiltà dell’ascolto. Così intervengono altre figure di donne: Betsabea con Davide, Dalila e Sansone, la regina di Saba e Salomone, Giuditta e Oloferne, Erodiade e Salomè, Ester tra Assuero e Aman.
In nome del popolo ebraico, Giuditta taglia la testa a Oloferne mentre Ester salva la sua stirpe dall’annientamento. Salomè chiede la testa di Giovanni e Dalila pretende di scoprire il segreto di Sansone.

Nel Vecchio Testamento, Dio sembra permettere massacri, perversioni, deragliamenti e sembra usare le donne per questo.
Ma è con il Nuovo Testamento che s’instaura il tempo con la sua la violenza, lo squarcio, la Pentecoste.
Con il mito di Maria non c’è più incesto, non c’è più peccato, non c’è più male e la madre non è più la morte e non deve preservare dalla morte.
E' questa l'ottica, caro Gastone fortuunato, con cui ti vedi la donna vesuviana. Purificato e felice che sei Dottor Langella. Ti invidio per questo, perché hai capito che i nodi della storia conviene ignorarli. Affrontarli per capirli è utopia e sofferenza. “Chi capisce patisce”.

Povera, tapina e negletta donna vesuviana vista qui come non mai nelle midolla delle sue origini della creazione.
Cosicché l’uomo meridionale scaltro, vigile e attento scinde il concetto donna in madre e sorella nell’accezione del deistico-verginale dei Vangeli Sinottici (cito i sinottici perché più attendibili) e le altre donne, quelle “desiderabili” inevitabilmente smarrite nell’archetipo della donna biblica figlia di Eva.

Ma la donna che è costretta a vivere in quelle aree geografiche dove i pregiudizi che affondano non già nel medioevo ma in lontani millenarismi dell’origine, vivono nella incertezza e nel dubbio di una identità sempre incerta. Ipotesi suffragata da una famosa frase di Freud presente negli annali: “Sono trent’anni che studio l’animo femminile e devo ammettere di non averci capito nulla!".
Possiamo, caro Aniello, io e te, io diavolo e Tu Acqua Santa sbrogliare la matassa in questa discussione sulle donne vesuviane, premettendo che oggi si sono aggiunte problematiche epocali provenienti da vessazioni dei mass-media con modelli sociali subdoli che vanno dalla dissoluzione del matrimonio dei big, alla tossicodipendenza, all'anoressia devastante come una moderna peste?
Tuo umile
Luigi Mari.

 
 

ID: 1138  Intervento da: Aniello Langella  - Email: aniello.langella@tiscali.it  - Data: sabato 19 febbraio 2005 Ore: 21:11

Posto che io sarei l'acqua santa e tu il diavolo , allora vorrei sapere chi fa l'acquasantiera e chi il tridente.
CAro Luigi sei veramente forte . Per me tu non sarai Treccani ma le tue conoscenze sono di spessore e denotano conoscenza e saggezza soprattutto.
Io cerco come te cose semplici che mi appaghino. Sono troppo vecchio. Spesso mi commuovo guardando i Sympson.
Ciao, con affetto Nello


ID: 1135  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: sabato 19 febbraio 2005 Ore: 19:38

Caro aniello,
mi dispiace di deluderti, ma non sono l'autore dell'Encarta con i suoi due milioni di argomenti e i 900 milioni di voci. Né sono uno storico o un esegeta ma uno a cui piace leggere, informarsi.

So appena che le due lettere ai Corinzi furono scritte da Efeso negli anni 55-56 d.C. A che a Corinto Paolo è stato un anno e mezzo e vi fondò una comunità numerosa e vivace, composta in prevalenza di ex-pagani. Informato dei problemi che agitavano la comunità, Paolo risponde con una prima lettera condannando le fazioni sorte tra i cristiani, legate ai vari predicatori (ho confrontato oggi stesso sulla mia vecchia Bibbia) (cf. 1 Cor 1,10-4,21); e corregge vizi, tra cui un caso di incesto (cf. 1 Cor 5), e disordini, in specie nei comportamenti assembleari (cf. 1 Cor 7-14); chiarisce dubbi circa la risurrezione dei corpi (cf. 1 Cor 15).
Inoltre so che dopo l'invio della prima lettera, scoppiò a Corinto una crisi riguardo alla stessa autorità di Paolo. Nella seconda lettera a noi pervenuta, che sembra risultare dalla fusione di più testi inviati in tempi diversi, troviamo perciò una difesa della sua missione di apostolo attaccato da propagandisti giudeo-cristiani (cf. 2 Cor 10-13), la preparazione della sua prossima visita (cf. 2 Cor 1-7), indicazioni circa l'organizzazione di una colletta a favore delle comunità cristiane povere della Palestina come segno della comunione tra Chiese sorelle (cf. 2 Cor 8-9).

Ma da qui a sapere in quale androne furono consegnate le lettere bisogna solo fare studi settoriali approfonditi come hai fatto tu. E ti ammiro per questa scoperta o constatazione di respiro planetario. Ma commentare le lettere ai Corinto e non solo quelle, perché sembra che il Buon Apostolo foasse più grafomane di me, è un'impresa da esegesi. E poi è pura storiografia. A me interessa l'aspetto psico-sociale della storia pura. Ma qui ci vogliono mesi.

Io so, ad esempio che Napoleone soffriva di emorroidi e che la mano sotto il giubbotto serviva a lenire la sua fastidiosa acidità gastrica. E ci credo con tutti i sensi dicolpa per le ecatombe che provocava...

Di Napoli so che dal fascino del mito, quello a cui più tengo, si può passare alla realtà della ricerca storica che ci ha affidato alcune certezze sulle origini della città: la prima colonizzazione del Golfo di Napoli mi sembra, correggimi, risalga a circa 3000 anni fa, al IX secolo a.C., quando viaggiatori e mercanti provenienti dalla Grecia e dall'Anatolia, attratti dalle ricchezze minerarie dell'alto Tirreno, fondarono una prima colonia a Pithecusa (l'attuale isola di Ischia) e successivamente si spostarono sul litorale flegreo proprio di fronte alle coste ischitane, dove sorse Cuma.
Allora Torre del Greco era una era solo falde di Vulcano con qualche catapecchia sparuta, o spiaggia aperta per gli sbarchi.
Successivamente, nel V secolo a.C., un gruppo di coloni provenienti da Cuma si insediò nell'area compresa tra l'isolotto di Megaride (dove oggi sorge il Castel dell'Ovo) ed il Monte Echia (l'odierna collina di Pizzofalcone) fondando la città di Partenope.
Iniziava così la storia di Napoli. Dimmi se sbaglio, Aniello-Angelus.
Compulsando qua e là, caro angioletto, ho appurato che diversi studiosi sostengono che la città di Partenope non fosse altro che un limitato agglomerato urbano e non una vera "polis" greca. Ma in quanto avamposto commerciale dell'allora potente Cuma, rimase coinvolta nelle guerre tra Etruschi e Cumani. Quest'ultimi decisero allora di fondare una vera e propria città scegliendo una zona più interna e meglio protetta, quella che oggi è occupata dal Centro Storico di Napoli.
Non tutti sanno, Dottor Cgerubino in quel del Friuli che la nuova città, distante soltanto un paio di chilometri dalla vecchia, sorse nel 475 a.C. e fu chiamata Neapolis (= città nuova) per distinguerla dalla vecchia Partenope che fu così ribattezzata Palepolis (= città vecchia)
Nel 438 a.C., nella decisiva battaglia che i Sanniti vinsero contro i Cumani, la città di Cuma fu occupata perdendo così l'antico ruolo di potenza commerciale dell'Italia meridionale, che fu allora progressivamente assunto da Neapolis.
Delle "imbarcazioni rode ed euboiche che entrarono per prime nel VI secolo nel golfo e colonizzarono le nostre terre". Mi nun so. Lo sento da te e spero che tu possa andare oltre. Non contare su di me, ti prego. A me piacciono le bionde e a te le brune. ma sempre donne sono.

Luigino settebruttizze.


ID: 1133  Intervento da: Aniello Langella  - Email: aniello.langella@tiscali.it  - Data: sabato 19 febbraio 2005 Ore: 17:32

Senti un po' mio caro Diavolo...io poi mi sono distratto e non ti ho risposto ma ora sono pronto a scriverti. Ho avuto bisogno di riflettere sulle tante cose che hai espresso. Ho digerito il discorso.
Ritengo che tu abbia un forte sentimento religioso per il Nostro Credo e questo concorda con le mie . Per fortuna il nostro pensare diverge molto da quello degli altri. Siamo fortunati infatti quando in un dialogo abbiamo elementi di dissenso e di riflessione. Guai se avessimo sempre elementi di certezza. La mia Religione mi dà forza e il credo nel Vangelo mi spinge sempre alla ricerca.
Ti comunico che per circa 10 anni ho lavorato alla RICERCA DEL LUOGO ARCHEOLOGICO DOVE VENNE CONSEGNATA NEL 42 LA 2^ LETTERA AI CORINZI. Sono stato ben 10 anni a ricercare il luogo fisico, la casa, il portico, il molo la piazza dove San Paolo consegnò a Febe la lettera. Dopo tanti anni sono riuscito ad individuare esattamente l'area di incontro. Questa per me è stata una esperienza emozionante e pregna di valori. Io vivo per questo : ricercare la verità storica attraverso l'archeologia. Quando incontrai il luogo esatto ebbi un fremito quasi fanciullesco, provai un'emozione indicibile. Amo per questo la Grecia ...solo per la ricerca. Ora sono sulle tracce ( da circa 7 anni ) delle imbarcazioni rode ed euboiche che entrarono per prime nel VI secolo nel golfo e colonizzarono le nostre terre. L'archeologia e la storia mi aiutano. La ricerca è la mia vita.
Grazie sig diavolo per essere con me concorde su argomenti di così ampio respiro.
Se vuoi rispondi.
Aniello


ID: 1099  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: mercoledì 16 febbraio 2005 Ore: 11:16

Caro Aniello.
Dio al di sopra di tutto! E’ l’unica affermazione al mondo che ti scagiona dallo “scomodo” e dall’ ”impopolare”. L’ateismo, cioè l’ “ostinazione” incomincia a far sorridere ai giorni nostri, consapevoli sempre più della microentità e dell’impotenza dell’uomo.
Non esiste scibile che conduca al concetto Dio. Dio è, noi siamo “incerti” in confronto all'incommensurabile. Non dico oltre se no faccio teologia, cioè umana povertà di idee.
Egli, cioè l'Entità, incomincia non appena dopo i limiti della nostra ragione. Voler capire Dio ragionando è pressappochismo, superficialità. A me la Teologia, dietro una certa angolazione, fa ridere. Come si può interpretare e trasmettere l'idea di Dio? Ma davvero l'uomo è così presuntuoso? Il dottrinarismo spirituale è il più macchinoso e azzardato latinorum che abbia mai partorito la mente umana.
Non ricordo chi ha detto: "La religione, in origine, predicata da ignoranti faceva milioni di seguaci, oggi predicata da dotti fa solo degli increduli". Che Dio perdoni pure i dotti che Lo discutono.
L'Entità Dio non si misura dalla parole ma dai segni percepibili dalla nostra mente. Ad esempio le distanze astronomiche. l'incommensurabilità dell'universo. La meravigliosa inimitabile macchina umana, oggi stupidamente tentata di emulare, ma sempre con strumenti divini. Ma prima di tutto il concetto dell'Amore! Stop. Non ci sono capacità umane ulteriore per definire Dio. Il resto è zavorra, è presunzione umana. E' dottrinarismo. Sono nodi culturali.
Le mie osservazioni sull' "origine storica della donna" si riferiscono alle Sacre scritture, nella fattispecie il Vecchio Testamento, che con l’Entità Dio hanno non molto a che fare se non nella misura dell’interpretazione umana dell’epoca. Il vecchio Testamento è l'interpretazione UMANA del divino con diverse contraddizioni secondo la logica comune.
Il verbo fatto carne è un discorso a parte. I tre sinottici hanno dato una svolta sostanziale ad introdurre nella misera ragione umana la conoscenza della Luce.
L'esistenza umana di Profeti e "prescelti" di Dio, sono marginalità, comunque, con tutto il rispetto, di fronte all’Entita Dio. Ancora superiore marginalità sono i Santi, nella loro grande rispettablità, ma uomini, servi di Dio, Ma non "pezzi" di Dio, o suoi "eredi divini". Si tratta pur sempre di carne e ossa. Chi crede a Cristo o a Maometto per ricondursi umanamente a Dio tramite veicoli umani è un credente. Ma il rapporto con Dio è prioritariamente quello diretto: Cioè Egli e la nostra coscienza. Cioè la sua Luce diretta che ci conduce al Bene, all'Amore. Questa è l'essenza della spiritualità. Se aggiungo altro faccio teologia e posso cadere nell'umana vanagloria.
Mezzo prete Aniello?
Il Dott. Aniello Langella suggestionato mistico, ma mai prete, Tutt'al più sacerdote della propria anima. Se pensassimo un po' più a Dio e alla Sua presenza in noi e meno ai miracoli e alle suggestioni terrene forse la nostra predisposizione all'Amore e alla fratellanza si aprirebbe ad estuario verso la Verità.
Tuttavia usufruisco con piacere della Chiesa Cattolica per il senso comunitario della preghiera e della riconoscenza a Dio. E chiedo perdono a Lui per dedicare solo il tempo della Messa vespertina domenicale. Perché credere in Dio non è comunque solo un fatto personale. Mai pregare solo e sempre da soli. Mare dire Mio Dio. Nostro Dio si dipana dal concetto divino dell'Amore.
Luigi Mari


ID: 1096  Intervento da: Aniello Langella  - Email: aniello.langella@tiscali.it  - Data: mercoledì 16 febbraio 2005 Ore: 08:49

Solo un commento qui e poi rimando alla discussione relativa alle donne.
Ciò che dici è assolutamente condivisibile. Lineare e chiaro.
Nasco "mezzoprete" anche se dei preti non condivido molte cose.
Nasco in un quartiere poverissimo di Torre . Qui era la mia "palestra discendi" .
Ho avuto la fortuna a Portici di frequentare ambienti dove circolavano fiumi di eroina e lì persi un vero amico. Conobbi l'amore in quela città.
Ebbi la fortuna di fare il medico in un quartiere poverissimo di Napoli.
Ringrazio Dio di avermi fatto incontrare qualcuno che mi insegnasse a leggere le Sacre Scritture.
E veramente complesso parlare delle donne vesuviano. Per questo dobbiamo parlarne.
Aniello


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Autore unico e web-master Luigi Mari

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