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Argomento presente: « L'UOMO VESUVIANO »
ID: 1162  Discussione: L'UOMO VESUVIANO

Autore: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Scritto o aggiornato: lunedì 26 giugno 2006 Ore: 14:43

Mo' ti voglio. Viva la par-condicio. Peccato che abbiamo solo Monica come controparte.

Stamane ha fatto quasi irruzione nella mia bottega un imberbe diciassettenne con tutte le caratteristiche della sua gioventù: slancio, impetuosità, azione e giovinezza. Non sempre c’è giovinezza nel giovane. E' una fortuna scoprirla. B.T. potrà vivere mille secoli e, per sua fortuna, mai distinguerà la differenza tra erudizione e cultura. Mai capirà la creatività e l'intuizione del bello deistico perché ne è egli stesso essenza e materializzazione. Soggetto e non oggetto, tanto meno infruttuoso fabbricatore di nodi culturali.

-" 'O zi', mit' 'a fa chilli cose, comme se chiammano: ah 'i cartuscelle p' 'i pumbiniere". (Testuale).
A questo punto mia moglie, Rosaria, si incuriosisce mette sotto torchio B.T., strizzandolo, fino all'ultima sillaba del repertorio depositato nel suo contenitore mnemonico, là dove un terzo grado si intimidisce e scappa da qualsiasi caserma del Globo.
La sua ragazza, A.F. presto sua moglie, sicuramente con tutte le pompe e le convenzioni dovute che la società perbenista circostante impone loro, nel miracolo divino della nullatenenza. Ha quindici anni e mezzo la pulcella. (Quel "mezzo" è stato un riscatto di colpa per il ragazzo che lo sottolinea quasi come se gli altri quindici anni non avessero importanza). Già incrinato il suo candore dagli occhi del mondo provinciali.

Il problema è che i ragazzi non sanno come pagare l'assistente extra al parto cesareo avvenuto ieri all'ospedale P. N. di Napoli. Ed egli filosofizza con un linfa consolidata “Chiù nnera d’’a mezzanotte non po’ veni’ “. E sorride. Non ride o sghignazza, ma sorride, puerile, casto, quasi con ancora i suoi denti di latte; con la sua tenera prima peluria di uomo in erba.

Non hanno tetto, non hanno lavoro, non hanno cultura, i ragazzi. Hanno solo quella creatura (ci ha mostrato la "polaroyd"). Sarò folle. Ma la figura dei bambini è un farmaco miracoloso per la mia massa cerebrale martoriata e sconnessa dalle nozioni e dall'erudizione coatta da tipografo editoriale. E tutte le "rotelle" dello scibile consunte, tutti i fil di ferro del sapere attorcigliato si sciolgono come la forchettata di spaghetti nell’esofago ingordo della cosiddetta “maturita”; per incanto i fil di ferro arrugginiti. indistricabili si rigenerano, si "sbrogliano". L'affezione cogitante incancrenita rientra, la cataratta culturale fa posto al cristallino dell'innocenza neonatale. E la trachea dei sospiri si dilata.
Vedo il futuro riscattato e redendo nelle braccia di quella acerba donna bambina dalle idee illibate; La testolina instabile di quel "soffio di Dio", adagiata e incerta sul bicipite di quel papà ragazzo i cui pantaloni corti testimoniano tutta l'incoscienza e la felicità di quella coppia. Loro sono i primi della classe “della vita e dell'amore”, cosa se ne farebbero del resto?. Se ne fanno un baffo della cultura e dei macchinismi cogitanti. Loro sono gli animisti del sentimento i neardental del cuore.
Ho detto a B.T. che "i cartuscelle p' 'i pumpiniere” non costano niente, li passa la USL. E' stato Dio, che avendo pietà degli Italiani e del loro autolesionismo, fatto di incomprensioni e di respinte fraterne ha riposto tutte le risorse e le manna dal cielo nella USL e nella CARITAS. A Torre, a Pordenone, a Messina non si muore fuori gli ospedali, come in america, perché la tessera sanitaria assicurativa è scaduta. La sanità è gratis da noi perché Dio gratis ci ha creati.

Sono gli uomini malvagi che speculano sulla salute dei fratelli.
E io sprofondo in un abisso di solitudine e di angoscia quando ascolto episodi squallidi relativi a qualche caso di baronato bianco infarinati nella boria dell'accreditamento clientelare, che specula sulla sofferenza umana. Uomini capaci di portare in camera operatoria persone sane, atterrite dalla peste della neoplasia, e vivisezionate, anche sapendo che quella famiglia sarebbe caduta, dopo, sotto il giogo dello strozzinaggio.

Io voglio pensare ai milioni di medici vesuviani puliti ed onesti, mai vittime dell'arrampicatura sociale diabolica ed inferma, suffragata dalle ambizioni smodate e disumane di mogli o "compagne" delle peggiori specie.
Io voglio parlare qui del novanta per cento di uomini vesuviani laboriosi, onesti e meritevoli, anche se talvolta un pochino scaltri e maschilisti per crogiolarsi nel loro folklore abitudinario, mai realmente nocivo, per il loro cromosomico retaggio lazzaronico del Viceregno.

Caro B.T. tu sei il mio uomo vesuviano futuro ideale. Mi commuove la tua diserudizione e l’esclusiva tua cultura dell'Amore irrorata della sola Acqua di Maggio.
Luigi Mari

 
 

ID: 3558  Intervento da: Giovanni Raiola  - Email: raiolagiovanni@virgilio.it  - Data: lunedì 26 giugno 2006 Ore: 14:43

Ho scovato per caso questa discussione,
visto che nella redazione di Torreomnia vi sono tante donzelle perché non leggere qualche loro commento sull' "uomo vesuviano"?
Sarebbe divertente e interessante
Giovanni Raiola


ID: 2564  Intervento da: Pavesi Antonio  - Email: antoniopavesi1@yahoo.it  - Data: mercoledì 21 settembre 2005 Ore: 02:13

Buona notte.
In questo sito si parla tanto di caratteriale vesuviano, e poi scambi di messaggi culturali di grande importanza, ancora test sessuo-psicologici tra dottori e insegnanti per capire il gallismo masculo vesuviano. Come mai non si è mai accennato a questo film interessantissimo? O al famoso romanzo di Striano "Il resto di Niente"?

I VESUVIANI
(Anno di uscita 1997)

Genere: Drammatico - Durata: 120 - Origine: Italia

"Maruzzella" è un travestito che si aggira come un moderno Fantasma dell'Opera per i corridoi di un cinema a luci rosse, trasformato nella sua dimora personale, fino a che, un giorno, l'incontro con un'angelica spettatrice di film hard, Elvira Lento, cambierà radicalmente la sua vita.
Cinque registi del nuovo cinema napoletano alle prese con episodi di vita tra il reale e il fantastico. Sofialorén di Antonio Capuano: un pescatore alle prese con un polipo tramutatosi in donna. La stirpe di Iana di Pappi Corsicato: una banda di motocicliste inneggiano alla dea Iana. Maruzzella di Antonietta De Lillo: un travestito abita in un cinema porno. Il diavolo nella bottiglia di Stefano Incerti: un barbone è in possesso di una bottiglia dagli strani poteri. La salita di Mario Martone: il sindaco di Napoli si arrampica sul Vesuvio. Non riuscito, tristemente.

Cinque registi del nuovo cinema napoletano alle prese con episodi di vita tra il reale e il fantastico. Sofialorén di Antonio Capuano: un pescatore alle prese con un polipo tramutatosi in donna. La stirpe di Iana di Pappi Corsicato: una banda di motocicliste inneggiano alla dea Iana. Maruzzella di Antonietta De Lillo: un travestito abita in un cinema porno. Il diavolo nella bottiglia di Stefano Incerti: un barbone è in possesso di una bottiglia dagli strani poteri. La salita di Mario Martone: il sindaco di Napoli si arrampica sul Vesuvio. Non riuscito, tristemente.

Cast di I Vesuviani:

Regia:
Antonietta De Lillo
Attori:
Sebastiano Ciccarelli (Il Forestiero), Marcello Colasurdo (Geppino), Nunzia Di Somma (Elvira Lento), Enzo Moscato (Maruzzella), Luigi Petrucci (Il Cliente)
Sceneggiatura:
Antonietta De Lillo, Laura Sabatino

"Esperimento: cinque registi napoletani quasi tutti giovani si uniscono in un film a episodi per raccontare la loro città ma attraverso fiabe, sogni, immaginazioni fantasiose. Quasi un film-manifesto d'un gruppo culturale-creativo importante, se non di una vera scuola napoletana di cineasti: e in questo senso "I vesuviani" è riuscito, la presentazione d'una aggregazione attuale a Napoli di mestiere e talento anche tecnico del cinema che non s'era mai vista, unica in Italia (il gruppo dei toscani è composto quasi esclusivamente di registi, i filmakers milanesi o torinesi non sono sempre arrivati alle sale cinematografiche, agli spettatori).... Critica completa.

REVISIONE MINISTERO AGOSTO 1997
FILM IN 5 EPISODI - IN CONCORSO ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 1997
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Non è nemmeno il caso di dimenticare

IL RESTO DI NIENTE (dal romanzo omonimo di Enzo Striano)
Domenico Rea scrisse: "Per capire il nostro cromosomico caratteriale di vesuviani bisogna leggere questo straordinario romanzo storixco moderno che si studia nelle scuole alposto dei Promessi Sposi" .

L'autore s'è quindi preso, nei confronti della Storia, quelle libertà postulate da Aristotele ("Lo storico espone ciò che è accaduto, il poeta ciò che può accadere, e ciò che rende la poesia più significativa della storia, in quanto espone l'universale, al contrario della storia, che s'occupa del particolare" Poetica, IX, 1451 b), dal Tasso ("Chi nessuna cosa fingesse, poeta non sarebbe, ma historico" Primo discorso sull'arte poetica), dal Manzoni ("Lo scrittore deve profittare della storia, senza mettersi a farle concorrenza" Lettera al Fauriel), da altri grandi » (Enzo Striano)

Eleonora Pimentel De Fonseca nasce nel 1752 a Roma. Portoghese di nascita e nobile di origine, si trasferisce a Napoli con la famiglia, vivendo i primi anni della propria vita fra cultura e poesia .Il fallimento del matrimonio di interesse con il Conte De Solis, seduttore e repressore, rinforza il desiderio di Eleonora di immergersi nella poesia che personalmente scrive, e frequentare i circoli letterari dell’epoca, che per primi diffondevano le teorie liberiste francesi in opposizione all’idea di monarchia.
Questo idealismo, che abbraccia con convinzione, la conduce a essere considerata reazionaria, e a essere imprigionata dal regime.
Il cinema della staticità di Antonietta De Lillo, descrive gli umori e le filosofie di un’epoca di fortissimo cambiamento, aperta alla libertà e all’uguaglianza, e ancora così rigida perché legata alla storia. Staticità in movimento, in cui ogni singolo movimento o dettaglio ha un’importanza estrema, diretta a comprendere i sottili meccanismi della nobiltà e delle istituzioni del tempo.

Maria De Medeiros, che interpreta la protagonista, recita in italiano, conferendo un distacco e freddezza al suo personaggio, diviso fra tradizione e innovazione. Lo spirito di De Oliveira appare a tratti, ispiratore di un cinema colto che la De Lillo abbraccia e fa suo, realizzando un film affascinante e colto, così lontano dalle commedie italiane che affollano oggi le nostre sale, così intenso e coerente con le idee reazionarie della sua protagonista.

Antonio



ID: 1241  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: sabato 26 febbraio 2005 Ore: 21:34

Amici,
questa sezione mi da fastidio, mi affoga nei sensi di colpa e nell'esaltazione. L'ho proposta ma adesso mi pento. Mi ha condotto per mano a farmi un esame di coscienza. Sapete, quando il dubbio vi porta un po' a fare il bilancio della vostra vita. Quanti errori, quante cose fatte in fretta e male, quante cose non fatte. Quante cose fatte senza merito di chi le riceveva.
Questa discussione mi fa venire la voglia di rinascere per ricominciare da capo. Non sono i rimpianti che fanno pressione, ma l'incapacità di non essere stato buono di guardarmi dentro, di mettere a frutto per bene tutte le potenzialità che sono in tutti noi, nessuno escluso.
Quanti perduti amori, quante rinunce, quante fortune sfuggite di mano e mai più afferrate.
Amministratore cancella questa sezione, ti prego, mi fa venire la voglia di ritornare bambino, di rivedere il futuro con gli occhi di oggi, di chiedere scusa è perdono più volte, e di digrignare più denti, quando non l'ho fatto.
Mi fa venire la voglia, questa sezione, di prendere la psicologia e spiacccicarla sotto i piedi, di fare uno sberleffo ai filosofi, di lanciare via come un piattello da competizione il senno del poi, di bere un bicchiere di vino senza pensare al fegato, di rotolarmi nella guazza senza paura del raffreddore, di volare, senza la paura di cadere.
L' "uomo vesuviano", mi sembra un nome e un cognome: il mio, aggressivo per fretta e nichilista per smarrimento. Dove un po' di odio e un po' di paura e un po di amore fanno un cocktail letale.
Ti prego amministratore, cancella questa sezione. Prima che domani mi ritorni la forza, l'ardore, la saccenza e ritorni a fare gli stessi errori perché pieno di vigore e di allegrezza. Pieno di esaltazione e di benessere. Pieno di illusioni. Cancella, amministratore, questa sezione.
Luigi Mari


ID: 1201  Intervento da: Aniello Langella  - Email: aniello.langella@tiscali.it  - Data: mercoledì 23 febbraio 2005 Ore: 20:54

Vorrei sapere se in questa sezione dobbiamo parlare dell'uomo vesuviano oppure del maschietto vesuviano. Io non ho ancora capito. Io sono un militare !! Anche se il militare,...io... non lo ...feci l'ho già detto sto' fatto.
Perchè se dobbiam parlare del maschietto vesuviano io avrei qualcosa da dire . Se invece dobbiamo parlare dell'uomo inteso come .... bla bla bla.. allora si apre un mare magno di idee e di cose .
Io direi di parlare del maschietto !!
Di quell'essere che si sveglia alle tre di notte si veste come un palombaro e corre alla banchina per controllare gli ormeggi della paranza. Poi dà na voce e parte dritto verso Meta. Cala a primma rezza alle 4 e mezza ,... senza farsi vedere. Alle 5 e mezza riparte e punta verso punta campanella ... li getta le reti ed il sangue ... ritura su ..., riparte verso Salerno.... a otto miglia davanti a Sant'Agostino.... ritira le reti .... torna indietro.....si ferma alle 15... dietro Capri per una calatella.... alle 18 è in porto.... pimpante e sbarbato pronto per la discoteca....
Questo è il mascietto dei miei ricordi di bambino.
Un bambino che oggi ha 52 anni ( ben portati o no questo non c'azzecca proprio nulla ), questo ricorda del maschietto.... lavoro, lavoro e cettare il sangue,... a 52 anni ( non importa se appari , basta che sei !!!) questo ricordo dei maschietti del porto.
Aniello u' piscatore


ID: 1164  Intervento da: nicola scognamiglio  - Email: nicoscogna@libero.it  - Data: lunedì 21 febbraio 2005 Ore: 22:57

Caro Luigi,
un altro mio intervento penso non guasti. Questo forum credo sia già completo. Se dovesse finire così com'è adesso avrebbe tutte le prerogative di un'opera compiuta. Ci sono tutti gli ingredienti di un componimento letterario plurimani. Un saggio sul comportamentale vesuviano. Il resto sarebbe superfluo. Ma se dovesse continuare sarebbe uno stravolgimento ideologico senza precedenti per la nostra zona. Solo che ci vorrebbero interlocutori di pari requisito, con tutto il rispetto per i componenti del forum, che se non fosse per il disorientamento darebbero il meglio di se.
All'interno dei messaggi di tutti c'è gioia, dolore, cultura, spititualità, sesso, odio, altruismo, gelosia, rancora, invidia, dubbio, introspezione, ma quello che affiora è uno sconfinato messaggio d'amore. Te lo dico ab imo pectore.
Ho dato un'occhiata al sito. E' vastissimo e c'è il contributo di almeno duemila persone. Ma il tuo lavoro sarà stato immane. Ho lasciato Torre quarant'anni fa. Ho preso abitudini e mentalità del nord. Mi dicevo cosa avrei trovato a Torre una volta pensionato; perché conto di ritornarci. Mi hai fatto già una chiara relazione della realtà odierna. Se il sito ci porta nel passato il forum ci scaraventa nel presente. Ma noto che i torresi non siamo cambiati né in bene nè in male. Siamo sempre noi con i nostri pregi ed i nostri difetti.
Siamo noi, i corallini. A te non basta l'introspezione, scendi nelle viscere umane, come il Dott. Langella scende in quelle della terra. Un tuo interlocutore si sente vivisezionato. Le tue riflessioni sono talmente poetiche, talmente profonde, talmente geniali che a tratti sconvolgi e ammutolisci. Cosa ti si può rispondere? Come si fa a tenere testa ad un pathos creativo di tali dimensioni? Ad un'esplosione di messaggi a catena, anche sei al giorno ed ognuno di essi equivale ad un capitolo di un libro. L'uno dopo l'altro senza limature e ripensamenti nei ritagli di tempo perché lavori in tipografia dodici ora al giorno, come tu dici. Ieri tua moglie mi ha detto a telefono, che "Da Magonza a Torre del Greco" l'hai scritto in quattro settimane. E il sito "stampatipografica.it" l'ai fatto nel mese di ottobre in 10 miseri giorni della convalescenza post-operatoria. E se vai in pensione cosa fai?
Luigi, scusami, io credo che davvero ci sia qualcosa di diabolico. O è follia o è genialità. D'altronde tra le due cose non c'è mai stato un confine netto.
Non so infatti se ti sto facendo un complimento, un rimprovero, o tutti e due. Sono sconvolgenti queste tappe bruciate a raffica. L'ultimo messaggio della signorina Monica è una conferma di quello che dico. Si riesce a provare per te nello stesso tempo: simpatia, fastidio, ammirazione, rifiuto, maraviglia, amore. Antitesi perfetta.
Il forum scatena una irrefrenabile voglia di sapere non c'è ritorno a casa con la rinuncia ad affacciarmi nel forum. Ho coinvolto amici torresi e colleghi di lavoro del nord. Quasi una fenomenologia voyeristica, come se da qualche parte, nel forum, fosse celata la verità sull'amore, sul mistero di Dio, della donna. Ma ogni volta che leggo più mi si frena la voglia di scrivere e più aumenta quella di leggere.
Ti verrò a trovare, appena scendo a Torre, è la prima cosa che farò te lo giuro, ancora prima di rivedere i miei vecchi. Voglio guardarti negli occhi, e poi deciderò illico et immediate se abbuffarti di epiteti o abbracciarti fraternamente.
Nicola


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