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Argomento presente: « ASSOCIAZIONE FEMMENIELLI TORRE »
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ID: 12298  Discussione: ASSOCIAZIONE FEMMENIELLI TORRE

Autore: Luigi Di Cristo  - Email: femmenell@gmail.com  - Scritto o aggiornato: martedì 16 febbraio 2016 Ore: 23:47

Caro Luigi
a malincuore ho appreso la notizia del tuo ricovero da un conoscente, ti esterno i miei piu felici auguri di una veloce e ottima guarigione e di più con lo spettacolo "scio scio ciucciuve" ti auguriamo a te e alla famiglia, e alla Comunità Torreomnia tanto benessere. Se puoi inoltra gli allegati a tutti i tuoi conoscenti, siti e blog grazie di cuore Gino

Luigi di Cristo
coordinatore A.F.A.N.


 
 
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ID: 17155  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.it  - Data: martedì 16 febbraio 2016 Ore: 23:47

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ID: 16086  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: venerdì 27 dicembre 2013 Ore: 18:15

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ID: 14851  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: lunedì 2 aprile 2012 Ore: 18:13

Con il patrocinio del Comune di Torre Annunziata
Associazione A. F.A. N.

in
amore prossimo
ovvero musica canti danze vino casatielli fave e carciofi
per riaprire le braccia a ciò che fummo
prima di iventare cio che siamo.
Scampagnate annuali "lunedi in albis", nei quartieri
popolari d'Oplonti.
Questa prima edizione, sara ospitata nel "rione delle carceri", largo fontana in data 9aprile 2012 dalle ore 16,30




ID: 14483  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: lunedì 28 novembre 2011 Ore: 14:20

LO SPETTACOLO VESUVIANO PIU' COMICO DEL MONDO






ID: 13653  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: martedì 25 gennaio 2011 Ore: 14:37

Montevergine l'abate dice no ai "Femminielli"
Marcello Colella È guerra all’ombra del Santuario di Montevergine, per l’arrivo dei gay devoti a Mamma Schiavona. Il G-day cade il 2 febbraio, giorno della Candelora. Da dieci anni le tammorre di Marcello Colasurdo ritmano i canti dei «femminielli», i travestiti dei Quartieri Spagnoli che celebrano la salvezza di due omosessuali dalla morte per freddo, nel 1256, a Montevergine, sventata dall’intervento della Madonna Nera. La coppia, cacciata dalle mura di Napoli e abbandonata nel gelo del Partenio, è diventata il simbolo dei diritti degli emarginati. Ad accendere i toni della polemica è Vladimir Luxuria, che accusa l’abate Beda Paluzzi di omofobia. L’ex parlamentare, difensore dei diritti civili omosex e transgender, respinge le dichiarazioni del priore, che afferma di «non gradire» la presenza dei femminielli in occasione della Candelora, il rito della
presentazione di Gesù al Tempio e della purificazione della Vergine, celebrata dal popolo gay come protettrice delle «unioni di fatto». Sacro e profano, devozione e folclore, tradizioni e liturgia si fondono in una miscela esplosiva. Toni da guerra Santa, che minacciano di tradursi in una nuova cacciata dal Tempio. C’entra anche il tono da appuntamento politico acquistato, negli ultimi anni, dal pellegrinaggio omosex al santuario. Il programma varato dalla «Rete» per il Candelora Day mette in primo piano la tutela dei diritti civili dei gay. «Montevergine - dichiara Carlo Cremona, esponente dell’associazione I Ken - è per noi un volano di trasformazione. Siamo sempre saliti da laici perchè c’interessa la piazza, il luogo dove essere noi stessi». E se Luxuria, paladina dei Gay Pride, taccia d’integralismo l’abate del santuario, questi trova un nuovo, e
per certi versi inatteso, sostenitore in don Vitaliano Della Sala. Il parroco barricadero, da anni alla ribalta delle cronache nazionali per le posizioni di rottura con le gerarchie vaticane (costate anche una «sospensione a divinis»), si schiera con Beda Paluzzi e chiede di «spegnere i riflettori della mondanità sull’evento, dando spazio ai veri contenuti, culturali e religiosi di questa festa». Dall’assalto alle basi Nato, alle simpatie per i No Global, passando per le bandiere castriste sul Campanile e per i cortei del G8 e dei Gay Pride, don Vitaliano ora professa moderazione e spirito conciliante. Don Vitaliano parla di «un’occasione di dialogo
mancata, per l’Abate, che avrebbe consentito a tutti di recuperare la giusta serenità». Lo scontro fra Luxuria e don Beda Paluzzi rompe una «tregua» durata, a fasi alterne, meno di dieci anni. Nel 2002 fu Tarcisio Nazzaro a dichiarare con forza che le preghiere dei «femminielli» non erano gradite a Dio. Proprio in risposta a quel gesto nacque il movimento «Libero amore in libero Stato», formato da una rete di associazioni campane, che individuò in Vladimir Luxuria (devota alla Madonna di Montevergine), la sua madrina, la testimonial delle battaglie per il riconoscimento dei «nuovi diritti». L’allora abate del santuario interruppe la celebrazione urlando «vergogna, vergogna» nei confronti dei femminielli, accusati di profanare un luogo di culto e affermando a chiare lettere di «non gradire» le loro preghiere. La tammurriata proseguì all’esterno, per
ribadire il valore di quei canti popolari come espressione di fede e devozione alla madonna. Dieci anni dopo, fra abate e femminielli, cala di nuovo il gelo.il mattino

Luxuria «Mai offesa la sacralità dei luoghi»
Maura Corrado Per Vladimir Luxuria sono passati nove anni dalla prima «cacciata» da Montevergine e oggi, nonostante l'incontro chiarificatore con padre Tarcisio Nazzaro e l'insediamento del nuovo abate, la sua presenza e quella dei femminielli, alla festa della Candelora in Irpinia, risultano nuovamente «non gradite». Luxuria, come ha reagito alle esternazioni di don Beda Paluzzi? «Le dichiarazioni dell'abate mi hanno profondamente addolorato. Non è rabbia quella che provo, è sbigottimento. Da parte nostra non c'è mai stata provocazione, offesa o mancanza di rispetto, né verso le liturgie né verso la sacralità del luogo. Anzi, la profonda spiritualità che si respira nell'aria, a Montevergine, è uno degli aspetti che più mi affascina e che, da dieci anni, mi spinge ogni anno a tornare». Don Vitaliano Della Sala sostiene che la sua presenza a Montevergine distoglie l'attenzione generale dai contenuti culturali e religiosi della Candelora per spostarla su quelli più frivoli e mondani. «Se avessi voluto vestire i panni della provocatrice, mi sarei agghindata in maniera stravagante e sarei entrata nel Santuario con un megafono. Non l'ho mai fatto. Nessuna sfilata di moda. Sono sempre stata sempre molto sobria e rispettosa. E poi non ho inventato nulla. Ho fatto mia una tradizione che risale al 1200, contribuendo, anzi, a tenerla viva, questa tradizione. Senza mai banalizzare, né strumentalizzare. A Montevergine ritrovo me stessa».il mattino


ID: 12301  Intervento da: Luigi Di Cristo  - Email: femmenell@gmail.com  - Data: martedì 1 dicembre 2009 Ore: 12:30



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