Puoi anche Tu inserire qui
un nuovo
argomento

  Torna all'indice
Comunità

Puoi anche Tu intervenire a questo argomento o invia un post alle e-mail private

Argomento presente: « Quando la difesa è offesa. »
ID: 1285  Discussione: Quando la difesa è offesa.

Autore: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Scritto o aggiornato: domenica 17 luglio 2005 Ore: 22:18

(Sezione settoriale). Eventualmente saltare, per favore.

Vera e Paola non hanno chiesto a me quali sono le cause del disagio esistenziale umano nella fattispecie nella plaga vesuviana, disagio variato secondo le svolte epocali. Lo stesso sento il dovere e il bisogno di indicarne una "probabile" chiave di interpretazione, che io ritengo, però, attendibile, fino a che non me ne si contrapponga una chiara e dettagliata smentita.

LE DIFESE ...CULTURALI
La speculazione di pensiero ha messo su gigantesche impalcature inventive che, come torri babeliche, si propongono da secoli se non di risolvere, almeno di dare una dimensione razionale a ciò che si trova al di là della soglia della ragione umana. L’uomo non si rassegnerà mai della sua impotenza rispetto al mistero e soprattutto alla sua finibilità.. Le più grosse invenzioni dell’uomo, dunque, sono proprio in seno alla cultura. Al di là della religione queste cattedrali assiomatiche si sono così incancrenite nei secoli nella mente umana, finché la loro essenza è entrata a far parte del cromosomico e del DNA.

L’angoscia dell’uomo, legata al timore di una probabile assenza salvifica, è strettamente connessa alle pulsioni inconsce gia dalla “sensazionalità prenatale” lubrico-uterina e post-natale epidermico-mucotica del complesso rapporto mamma-neonato. Fisicità naturali ed innocenti che, elaborate e censurate poi dalla cultura, provocano nei "grandi" i più devastanti sensi di colpa che la sfera emotiva dell’uomo possa incamerare e sfociano inevitabilmente nell’unico drenaggio dell’angoscia, perché richiamano costantemente l’idea dell’inferno.

SCIMMIETTA TI AMO! Tradotto in tutto il mondo.
"...Una mattina, sul muro d'una quieta stradetta romana mi apparve gigantesco il messaggio di uno studente alla sua ragazza: "Scimmietta ti amo!". E subito sentii che quelle parole erano anche la mia nuova, definitiva dichiarazione d'amore all'essere umano". (Luigi De Marchi)
Alla nuova luce di questo studio, la consapevolezza devastante del nostro destino di mortali è alla base di tutti i problemi esistenziali dell'uomo, terrore esorcizzato, da millenni, con reazioni reattive e difensive delle più diversificate e contrapposte, dal nichilismo religioso alla criminalità. Questo shock primario, coniato dal lucido psicologo e psicoterapeuta Luigi De Marchi (*), tra l'altro padre della "psicopolitica" ha scatenato, nei millenni:

"...una miriade di miti e riti sempre più complessi, ma tutti sempre finalizzati a difendere l'essere umano dallo shock esistenziale e dalla relativa angoscia di morte... e magia e religione ne sono la difesa rassicurante...".

E ancora: "Questa colpa primaria dell'uomo è significativamente simboleggiata dalla brama di amare e di conoscere nel mito dell'Eden; e di lì le infinite persecuzioni di cui furono oggetto la donna, il sesso, il pensiero indipendente...". La presunta colpa delle origini è stata elaborata dalla mente umana sia in termini espiatori... (masochismo, conformismo, gregarismo)... sia in termini paranoicali... (proiezione della colpa e del Male sugli infedeli... (servilismi, sopraffazioni, violenze inflitte ad autoinflitte... la spinta ossessiva a propiziarsi il perdono e la grazia...".

Ebbene l'assunto dell'opera "Lo shock primario" (Scimmietta ti amo) di questo geniale studioso stravolge le consolidate teorie di Freud, Reich ecc. essenzialmente nell'affermare che non sono le etichette nevrotiche e psicotiche, da essi coniate, le chiavi celate da scoprire e rimuovere perché conducono all' "istinto di morte", ma semplicemente è l'angoscia di morte come sorgente primaria di esse.

"…La crisi della psiche umana - dice De Marchi - iniziata nel XVIII ed esplosa nel XIX e XX secolo si differenzia da tutte le precedenti perché appare molto più radicale e irreversibile non si tratta più di un conflitto tra elite culturali, ma della silenziosa e generale dissoluzione dei dogmi e delle credenze religiose nella psiche dei popoli attraverso un processo pervasivo di laicizzazione della società, dell’informazione e del clima culturale in genere. E dall’Europa questa crisi si è estesa a tutto il mondo industrializzato e va ora estendendosi anche al Terzo Mondo..."

A mio parere, in questo studio lucidissimo, illuminante, vasto ed analitico, De Marchi è geniale, almeno dal punto di vista diagnostico; anche se non accenna mai che lo shock primario insorge e viene associato all'esperienza, addirittura anche prenatale, del dolore fisiologico, (fulcro della difesa per antonomasia di tutti gli animali); perché, secondo me, senza questo "ricordo" o "associazione", nessuna angoscia umana "astratta", comunque somatizzante, sussisterebbe e persisterebbe.
Per questo volevo intavolare una discussione sul dolore già proposta da Aniello Langella.

Forse questo grande studioso sottintende questo punto focale: il dolore fisico, così amalgamato nell'inconscio dei vesuviani a causa del male fisiologico provocabile dalle eruzioni, associate all'archetipo del fuoco come idea dell'inferno e della probabile assenza salvifica. Una conflittualità nelle due soluzioni possibili: "vita o morte"v sempre all'insegna del dolore sballottato tra il fisico ed il prichico.
L'ingegnoso De Marchi, negli scarsi accenni terapeutici suggerisce, ad esempio, l'ingegneria genetica per modificare lo stagnarsi del malessere mentale umano sterile e ripetitivo, privo, oggi, dei vecchi sostegni, col pericolo, inoltre, di ritornare alle antiche difese.

"...insomma, - continua De Marchi - superare i micidiali meccanismi psico-sociali dell’era millenarista e dogmatica in cui é tutt’oggi invischiato ed entrare nell’era dell’Acquario, favoleggiata dagli astrologi. Proprio perché cesserebbero di addossarsi l’un l’altro la colpa della propria infelicità e forse anche di rincorrere nel potere e nella ricchezza le proprie illusioni d’onnipotenza e d’immortalità, gli uomini sentirebbero nascere in loro un nuovo, incontenibile moto d’amore, di solidarietà, di complicità. Dalla consapevolezza della comune solitudine cosmica, del comune drammatico destino, della comune alleanza contro il comune spietato nemico, zampillerebbe finalmente l’amore autentico: non più quello mafioso degli Eletti per gli altri Eletti, e neppure quello paternalistico degli Eletti che invocano sui Reprobi la clemenza d’un Giudice sovrumano e disumano sempre pronto a tremende vendette (Vecchio Testamento N.d.r.) (”Perdona loro perché non sanno quello che si fanno!”). Nascerebbe finalmente l’amore o almeno la solidarietà di tutti per tutti, perché ciascuno vedrebbe nell’altro non più una minaccia ma una vittima come lui, non più un nemico ma un oppresso e forse un ribelle come lui...".

Quindi - aggiungo io, - cadrebbe l'antagonismo artistico, sportivo, ecc. emblema delle "difese" (surrogato delle guerre) linfa dei mass-media devastanti.
Sotto la chiave di lettura demarchiana pure l'antichissimo concetto di lotta tra bene e male non sta più, come si suol dire, né in cielo, né in terra.
Il genio è colui che sa senza imparare, ma anche il genio opera nei limiti, al di qua della soglia della ragione umana, nei confini fisici e mentali dell'uomo nel penitenziario del proprio pianeta (al massimo del proprio sistema solare) e della corta visione cogitante e cognitiva rispetto all'universo. Le incommensurabili distanze astronomiche, la profondissima e misteriosissima idea di Dio è e resta inconfutabile (malgrado qualche incongruenza interpretativa del Vecchio Testamento in relazione alla logica del Dio-Amore).

Anche un genio come De Marchi, dunque, tesse la sua teoria sui profeti, sui predicatori, in ultima analisi sull'animale superiore nella sua evoluzione, soprattutto culturale, ma trascura (come d'altra parte anche molti di noi credenti) non già la priorità del concetto Dio, proprio perché imperscrutabile, ma persino l'accenno all'impossibilità logica, starei per dire matematica, della sua totale negazione.
E finché si parla di uomini si associa inevitabilmente i termini imperfezione, "errore". Lo stesso De Marchi fa notare, ad esempio la cecità di Freud circa la priorità dell'angoscia di morte; persino il Papa ha chiesto pubblicamente perdono per gli "errori" della Chiesa lungo i secoli.

Finché il carissimo De Marchi, che stimo ed ammiro senza limiti (senza ombra di critica o di polemica) non ci suggerirà un'idea migliore non già dei profeti e dei predicatori, caduchi e fragili nel granellino terracqueo, ma di Dio, (come concetto d'equilibrio universale nelle sue incommensurabili distanze, riconducibile sicuramente alla innegabile capacità dell'uomo anche di amare, vecchio testamento permettendo), non è emergente, né utile, né salutare rinunciare a "contattare" i suoi "tramiti", soprattutto quando prestigiosi come Cristo, quale storicamente insostituibile veicolo di conduzione a Lui, anche se con qualche perplessità per l'operato delle "corporazioni" umane, talvolta fragili egoTistiche e corruttibili, certo, in una nuova "ragion pura" libera da dogmi, abbagli, storture, minacce e imposizioni appunto millenaristiche, per dirla col Nostro.

Una diagnosi, però, sull'origine dei mali dell'umanità, pur se sorprendentemente illuminante e innovatrice, senza postulazioni decise e sicure in sostituzione e cura delle vecchie devastanti difese, ci suggerisce, allo stato, solo e a nient'altro che Dio, tradotto essenzialmente in idea di Dio nell'uomo e tra gli uomini. Entità non già più sorgente dal terrore devastante per la probabile assenza salvifica. Occorrono secoli per scardinare millenarie incrostazioni. Altrimenti insorgerebbe, in astinenza, una nuova angoscia, quella della millenaria e futura incapacità dell'uomo di sorridere all'idea della morte, magari semplicemente con la visione epicuriana di essa.

Luigi Mari

(*) Luigi De Marchi "Lo Shock primario"(Scimmietta
ti amo). Ediz Rai-Eri 2002 (se ne consiglia la lettura).

SECONDA OSSERVAZIONE

Tratto "Da Magonza a Torre del Greco" di Luigi Mari - 1989

Tempi duri, quindi, per sublimare arti e professioni cosiddette nobili, o rifugiarsi nell’ascetismo, nella poesia, che quasi sempre riflettono l’infermità esistenziale. Il lavoro, vasto terreno di sublimazioni della massa, atto a scongiurare la problematica esistenziale approfondita, viene compromesso dall’alternativa robotica. Il lavoro a misura d’uomo, spersonalizzato sul parametro del potere economico, assorbe l’energia mentale al popolo onde garantire il supporto per reggere i compromessi psichici con la realtà esterna.
La plurità di artisti nella nostra terra si dipana anche da questa consapevolezza.

Tra le difese dello "Shok primario" vi sono altre invenzioni culturali, quelle relative alle idee della bellezza e della ricchezza, che condizionano l’esistenza di miliardi di persone, pur appartenenti alla priorità numerica. Se si tien conto che la massa planetaria è in netta maggioranza non bella e non ricca, non è vero, allora, che sempre la maggioranza vince, forse non vince quasi mai. Ma il bello e il successo sono un potere caduco, e oltre a ledere i brutti e i poveri, finisce, in fondo, col danneggiare i propri detentori, che, se non compiono sforzi sostenuti onde evitare il decadimento, finiscono col cadere in un’angoscia maggiore. Diceva Daniel Mussy: La bruttezza ha un vantaggio sulla bellezza, dura per sempre. Io aggiungo pure la povertà.
I centri ricchi della cintura vesuviana come Torre del Greco, S. Giuseppe Vesuviano, ecc. risentono maggiormente della problematica esistenziale di fondo per la conflittualità tra la ricchezza e la "povertà terrena" del cristianesimo.

Caratteriale della terra vesuviana e non solo, un’altra elaborazione culturale di un’idea in difesa esistenziale, nel maschio, e il concetto dell’eroe, portato su nel tempo dai lazzaroni prima e dai malavitosi loro discendenti, dopo, si rifà ai moduli classici della letteratura romanza e provenzale. Concetto esportato anche nel Nuovo Mondo, dove si può attingere dalla letteratura western. Oggi, grazie a Dio, il concetto dell’eroe è stato rivisitato in chiave psicologica. Gia i vesuviani moderni meno incoscienti, non codardi, beninteso, hanno adottato il detto: “Il miglior guappo e quello che torna a casa”.

L’eroe è tale solo se inconsapevole. Solo un soggetto condizionato dall’opinione altrui, dagli occhi del mondo e dotato di una buona dose di incoscienza rischia la vita per un ideale le cui basi perdono acqua da tutte le parti. Non è vero che l’"eroe", per così dire, non si ama, egli trabocca di amor proprio a tal punto da sfidare anche la morte, quasi sempre convinto di cavarsela perché obnubilato dall’orgoglio che acceca ogni virtù; ma soprattutto da una confusa valutazione di se stesso, perché ignora la propria potenzialità umana se non nella misura dell’irruenza e dell’irrazionalità.

Un uomo equilibrato, legato ai mille interessi che la vita gli ha proposto, non rischia di morire solo per tener fede all’elaborazione culturale di un’idea. Gli ospedali sono pieni di persone che litigano per un sorpasso, per un divieto di sosta, e, purtroppo, spesso ci scappa il morto. Diceva Pirandello: E’ più facile essere un eroe che un galantuomo, eroe si può essere una volta tanto, galantuomo si dev’essere ogni giorno. Nella cintura vesuviana, come in tutto il sud, il concetto dell’ "eroe" e anche strettamente connesso alla virilità maschile come sinonimo di valentìa e onore.

Alle donne, per contro, vengono concesse tutte le debolezze e le paure, più che in ogni altra parte del globo. Anzi, il coraggio e l’intraprendenza in una donna sono, sotto il Vesuvio, sintomi di mascolinità o di matriarcato. Il maschio vesuviano che non si difende dalle minacce ingiuriose o, semplicemente dal dileggio sente non solo di perdere la dignità, ma vede compromessa la propria virilità sedicente ed ostentata sin dall’infanzia come per scongiurare ogni sospetto di codardia. L’obnubilato subito annulla l’istinto di conservazione, nonché affetti, averi, timori di assenza salvifica e si precipita come un kamikaze sulla rotta dell’incoscienza. L’atteggiamento è modificato, però, nei casi di vis-a-vis, questo dimostra come gli occhi del mondo e l’opinione altrui influiscano tanto sulla nostra esistenza.

Luigi Mari

 
 

ID: 2287  Intervento da: Pavesi Antonio  - Email: antoniopavesi1@yahoo.it  - Data: domenica 17 luglio 2005 Ore: 22:18

Signori,
l'incappucciato, come dice Luigi, è un qualunquista criticone. A Torre del Greco vi sono molte persone valide che fanno le cose perbene sulla cultura e l'nformazione. Conoscevo da tempo l'elenco telefonico settoriale di Torreomnia. Ephemerides, ad esempio, comprende una buona equipe di persone colte e intelligenti. Date un'occhiata a questa sua inchiesta.

Sconti sui farmaci: applicato il decreto a Torre del Greco?

Sanità: nota dolente. I prezzi dei farmaci in Italia sono di sicuro i più alti d’Europa, a dimostrarlo il caso del vaccino influenzale che, nella scorsa stagione invernale, si poteva acquistare a Parigi per poco più di 6 euro e a Roma per 11,90 euro.
Ma se gli altri paesi europei mantengono bassi i costi dei prodotti farmaceutici, noi italiani stiamo attenti a tenere basso il rapporto farmacie-numero di abitanti, pari a 15485 su ben 60 milioni di persone!
Insomma il quadro sanitario italiano è sconfortante, senza via d’uscita. Ma pare che con l’ultimo Decreto Ministeriale, potremmo tirare un sospiro di sollievo: il Ministro della Sanità Francesco Storace ha imposto, a partire dallo scorso 20 Maggio, lo sconto sui farmaci al banco del 20%.
Ma quante sono le farmacie che in realtà applicano il Decreto? E gli italiani, ne sono a conoscenza? Ephemerides ha indagato in alcuni degli esercizi farmaceutici di Torre del Greco per fare chiarezza sulla vicenda.
Il dottor Recci della farmacia Boscia in via Nazionale, dichiara che in realtà “da Napoli in giù si è sempre applicato lo sconto anche senza il Decreto”, mentre la dottoressa Angela Spedito della farmacia Mastrelia, in via Alcide de Gasperi, afferma che il Decreto è in vigore nel loro esercizio, ma che non è possibile applicarlo a tutti i prodotti: “Se il nostro guadagno è del 20% su un farmaco – aggiunge la Spedito -, non possiamo scontarlo, il gioco non vale la candela!”. Se di un gioco si tratta, allora è bene sapere, che lo Stato Italiano prevede per tutte le farmacie un margine di guadagno, al quale provvedono poi le diverse ASL locali: in parole povere un salario assicurato, divertente no?
Per non parlare delle “strane” politiche di gestione degli esercizi farmaceutici: in barba a tutti i concorsi a numero limitato, la farmacia passa in eredità “da padre in figlio”!
Tornando all’ultimo Decreto Storace, il dottor Mattacchione, dell’omonima farmacia in zona Sant’Antonio, afferma che “lo sconto può essere applicato solo ai prodotti Sop (senza obbligo di ricetta medica), ad esempio colliri, antistaminici, aspirine; insomma per alcuni farmaci della cosiddetta Fascia C”.
A quanto pare la situazione non è chiara nemmeno agli stessi farmacisti: c’è chi parla di convenienza, chi di ricetta medica e chi lo sconto l’ha sempre praticato, non solo, c’è anche chi, dinanzi alle nostre domande rifiuta di rispondere, come nel caso della farmacia Panda, zona Leopardi, e chi fingendo un finto malessere scappa con la coda tra le gambe, come è successo per la farmacia Lourdes in via Litoranea.
Questo tipo di atteggiamenti di certo non ci aiuteranno a capire i problemi del nostro sistema sanitario, una macchia, che nonostante gli sforzi, proprio non viene via!

Barbara Falanga


ID: 2281  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: venerdì 15 luglio 2005 Ore: 20:25

Ciao Aramis,
in primis chiarisco che questa discussione fu proposta dal sottoscritto il 3 marzo 2005, aggiornata oggi dalle nostre risposte, e per tre mesi era rimasta con identificativo zero, fino a che non l'hai pescata Tu
per mettermi di buon umore col tuo mono-anacoluto. Non hai azzeccato una sola parola nel Tuo post. Se non fossi entrato incappucciato nel forum ti avrei invitato in tipografia per offrirti un caffè freddo frullato. Una cattiveria ingenua, all'acqua di rose come la tua non fa che divertire.
Ad ogni modo, prima di imparare a scrivere Ti consiglio di leggere "Scimmietta ti amo" del Prof. De Marchi, se vuoi capire le origini dei malesseri che affliggono l'umanità in tutti i tempi.
(Sebbene so che Tu non abbia assimilato nulla in questa discussione, che serviva ad introdurre le illuminanti teorie del Professore).
In secondo luogo se vuoi sapere cosa affligge Te, oltre all'anonimato, copia e incolla nella finestra "Indirizzo" in alto questa pagina di Explorer questo link del Prof. Ciccio Raimondo:

http://www.torreomnia.it/novita/mmiria.htm

Dulcis... L'elenco telefonico torrese differenziato per categorie, servizi ecc, è stato uno dei primi lavori di Torreomnia, ma l'invidia e la gelosia sono più cieche dell'amore. Copia e incolla anche questo altro link e te ne sinceri:

http://www.torreomnia.it/Java_autonomi/tuttocitta/tuttocitta.htm

e vedrai come è facile trovare in Torreomnia, un medico, un reparto ospedaliero, un guantaio, un fornaio, un pizzicagnolo e quant'altro.

Coloro (che non conosco affatto, lo sento da Te la prima volta) che stanno preparando il CD per i giornalisti di settembre, ignorando il CD Torre del 98 e Torreomnia, e soprattutto una eventuale collaborazione del sottoscritto, dovranno dimostrare semplicemente di fare di più e meglio.
Se è questa la loro intenzione si sono messi a pelare una bella gatta. Ma... sarà solo una questione di facce di bronzo e di "musica".
D’altra parte gli ultimi fattacci accaduti giù al comune mi fanno apparire quanto menu un serafino, un cherubino.

Quello che mi scagiona ora dall’accusa di correre sempre e comunque sul filo della bravura, di avere sempre una risposta per ogni cosa e del sapere sempre una pagina più del libro, è il progetto ambizioso dell’intervista ad un personaggio torrese eccezionale. Il Suo nome in inglese si dice Star e il luogo dove abita in italiano si dice fiume. Carlo Boccia fa da tramite.

Luigi Mari



ID: 2280  Intervento da: messaggio libero  - Email: email@inesistente.00  - Data: venerdì 15 luglio 2005 Ore: 16:39

Mio caro sacente, onifaccente,
ma a chi credi possa interessare le teorie che esponi in questa discussione barbosa di qualche mese fa che ho pescato per combinazione nel forum.
Il comune sta preparando un cd per i giornalisti che verranno a settembre per la coppa, per forza, il tuo lavoro è fiumano ma è poco strutturale e disutile a livello di utilità, la sezione dei servizi è cadente. Un povero vecchio che ha bisogno di telefonare non hai messo alcuni settori in elenco telefonico tutti assieme di merceologia o di medici, o di pronti interventi.
ti saluto lavoratore
Aramis


Puoi anche Tu intervenire a questo argomento o invia un post alle e-mail private

 Ogni risposta fa saltare la discussione al primo posto nella prima pagina indice del forum. L'ultima risposta inviata, inoltre, che è la seconda in alto a questa pagina "leggi", aggiorna sempre pure data e ora della discussione (cioè il messaggio principale),
pur se vecchio.

T O R R E S I T A'

Autore unico e web-master Luigi Mari

TORRESAGGINE