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Argomento presente: « Come vorrei la mia città »
ID: 1423  Discussione: Come vorrei la mia città

Autore: Carlo Boccia  - Email: carloboccia@virgilio.it  - Scritto o aggiornato: domenica 13 marzo 2005 Ore: 13:43

Amici del forum,
dobbiamo essere gelosi e custodi dei luoghi dove siamo nati, dove viviamo e lavoriamo perché ci ricordano la nostra infanzia e sono i valori della nostra storia e delle nostre tradizioni. Essi sono la testimonianza del passaggio della nostra vita terrena in una realtà dove la storia vera è quella quotidiana, fatta di piccoli problemi, che sembrano insignificanti, ma sono i valori veri della vita.

Fra qualche mese ricorre Il Palio delle contrade. Come l'anno scorso verrà coinvolta tutta la città. A torre si riscontrano solo critiche, mentre nei paesi limitrofi ci invidiano e ci ammirano per questa iniziativa che col tempo farà storia.

Carlo Boccia
La biella del Golfo (A.L.)

 
 

ID: 1428  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: domenica 13 marzo 2005 Ore: 13:43

Carlo,
cosa sarebbe Torreomnia senza di Te? Un albero spoglio del vesuviano autunno inoltrato.
E i mestieri antichi, e le icone votive, e la storia delle strade, e i personaggi, e le foto di scuola, arrivate a 20, tra elementari e superiori, grazie a te, a Salvatore e a Nello.
Cos'altro hai in serbo tra una biella e un cuscinetto a sfere? Tu che abbracci un motore ancora sbuffante e lo poggi sugli scranni con la sola forza della volontà. Perché il tuo pensiero s’invola, dedaleggiando lungo i feraci pascoli corallini delle tre raccolte l’anno. Non è un motore che hai afferrato, ma il Vesuvio della tua terra, ancora fumante. Le tue nari s'inebriano dei vapori ignei che diventano innocui e salutari per rispetto del tuo cuore intorno al quale vanno ad adagiarsi come un demonio che diventa angelo per amore.
Sei impagabile, instancabile. E poi, l'amore vero alligna sempre nelle persone semplici. Come Ciro Adrian che talvolta prende il suo "Prof." e ci gioca a palla, e poi se lo inforca sugli occhi come una protesi ottica per l'assimilazione convenzionale delle norme didattiche, per il sociale degli educandi, lasciando inalterati i precordi facendosi beffa, con la maturità, delle seriosità e dei dottorati, facendo del proprio senile un ricettacolo di saggezza e di ravvedimento. Per questo voglio bene Ciro, per la ritrattazione delle vecchie croste endemiche per l’aderenza agli sbocchi, all’apertura mentale. Non è difficile penetrare così a fondo nell’animo umano quando questi è provato dagli eventi e dall’inesorabile andamento del tempo che ti conduce per mano alla saggezza o alla dissoluzione del comportamentale, senza vie di mezzo.
Il mio amore, invece, è corrotto, è complice del pensiero, giace sotto il giogo asettico delle dottrine; il tuo, Carlo, è complice del cuore, la sua dimora autentica. Non ne conosci altri.
Vedi, Carlo, (nome che deriva dal germanico “karla” che significa "uomo di condizione libera"), vedi quali sono i discorsi di Libertà? Il nichilismo personale diventa una salvaguardia sociale. Immolarsi per la libertà! Senza i firework, le lame affilate e i denti aguzzi dei culturalismo, figlio depravato della cultura.
Per questo feci l'apologia alle tue mani di lavoratore "prima maniera". Per questo il mio progresso etico pende dal tuo labiale, dal Tuo mondo acculturato quanto basta, fuori dalla storia e dagli "ismi", alieno di esistenzialismi togati.
Vedi come è lineare il tuo appello? Tanto è adottrinato e retorico, tanto più è sincero e sentito. La semplicità delle tue parole svergognano le mie "prediche" da barbassoro, mi strappano dal pulpito dei nodi culturali e mi lanciano nella geenna del superfluo. Il valore di Torreomnia sta nella tua capacità di vivere il sociale nell'essenza e non nella forma quasi sempre corrotta da sindrome di varia natura. Senza Te, come alter ego, come servo-coscienza, io non sarei nulla, sarei un prodotto librario, un ciarlatano delle idee, uno che ostenta di sapere sempre una pagina più del libro. Tu mi redimi e mi assolvi, amico mio, per questo benedico quelle due-tre ore dei nostri sabato pomeriggio, che mi purificano dal veleno delle incomprensioni solo e nient’altro che per ostinazione.

Gigi


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