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Argomento presente: « Mercatino dell'(uomo)"usato" » | |||||
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ID: 1520 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
giovedì 31 marzo 2005 Ore: 15:20
Mio caro Nicola, e cosa credi che sia nato ieri? Pensi che mi metta qui a fare discorsi sulla Libertà senza sapere di pagarne lo scotto? Ben venga l’esclusione dalla ragnatela di complicità e di connivenze, di sotterfugi e ruffianerie, di ipocrisie e falsi pudori. Non ho di che farmene di queste cose, perché esse sono il substrato dell'odierno modo di concepire il rapporto umano socialmente parlando, ma quello che mi fa incazzare, DICO INCAZZARE (*) come un turco in astinenza sessuale, e che si vuol far passare queste carenze per AMICIZIA. Stamattina è circolata una e-mail privata, (chiaramente me escluso ufficialmente) ma non ufficiosamente, dove una certa questione è finita a taralluccio e vino, come prevedevo. Perché è meglio rinunciare alla sindrome del protagonismo che finire sulla bocca di tutti come velleitario e arrampicatore sociale. Si sceglie sempre il minore dei mali, ma sempre di male si tratta. Pochi sanno, però, che il motto “chello ca nun se fa nun se sape” è stato coniato a Torre. Alcuni compaesani, tra pentiti, doppiofaccisti e franchi tiratori vanno per la maggiore. Io, grazie a questi signori, sono il primo a sapere le cose. Ho avuto parallelamente una e-mail ed una telefonata. Informatori spontanei, già insoddisfatti. Quel “pure a te” dei messaggi privati di “antagonisti” (che pur mi apprezzano sul piano dell’evidenza e del palese inconfutabile), la dice lunga: mette il latore su un piedistallo di mera sedicenza e di infermo amor proprio, ma lo abbassa al rango della pochezza e dell’inconsistenza. I rapporti basati sulla complicità sono caduci, sono come la passione. Non esiste "passione comune" per una causa, per un intento, perché "passione" viene da “pathos”: sofferenza, infermità. Solo l’Amore può il “dare”, lo “scambio”, perché non prevede la combutta, NON si orienta per l’ "ottenere" infermo e basta. Solo quando si parla di Amore si rientra nella dimensione dell’amicizia. Quanta gente crede di avere amici, ma in realtà ha solo complici, e quando la complicità cessa la "presunta amicizia" si annienta! Ho la mia medicina, Nicola per dissipare i dissapori; ricordi sabato mattina quando mi hai fatto visita? Ricordi l'androne del palazzo dov'è ubicata la tipografia? Il pino secolare turrito, la vegetazione, il mare, Capri sullo sfondo, a un tiro di schioppo, come si dice? Mi son seduto per terra, sui basalti di lava solidificata dell'androne, ho respirato profondamente; com'è bello sedersi per terra, specie in istrada, soprattutto sui basalti vesuviani quando imprigionano il tepore del sole; c'era una bella brezza, I primi uccelli primaverili già erano vestiti del primo sole; ancora una volta mi sono messo a leggere il vento; ed ho subito sentito nel ventre, e sù sù per le coronarie, una meravigliosa sensazione di Libertà. Tuo Gigi (*) Dopo aver sbirciato i superlativi testi teatrali del Giudice Francione mi sono reso conto della stupidità con cui, fin'ora, ho censurato i miei moti dell'animo temendo i perbenisti che leggono il forum. Ma chi se ne frega, ma chi cazzo se ne importa! Evviva il vernacolo di Gennaro Francione, Evviva Benigni! Evviva l'onestà! Evviva la Libertà! |
ID: 1513 Intervento
da:
nicola scognamiglio
- Email:
nicoscogna@libero.it
- Data:
mercoledì 30 marzo 2005 Ore: 14:03
Rispondo a Carlo Boccia, ci sono uomini poco illuminati, altri mediamente illuminati, altri ancora, molto illuminati. L'importante è fare luce. E non bisogna credere che si faccia luce solo parlando. Fare luce significa anche fare silenzio dopo che si è parlato. Tacere significa temere smascherature; al contrario la si conferma. Chi non ha nulla da temere non tace. A Carlo Boccia posso fornire non già le armature malridotte torresi, ma gli uomini culturalmente malridotti che stanno dentro di esse. Ho fatto un affare, ho comprato alcuni torresi per quello che valgono e adesso li vendo per quello che credono di valere. (Vecchio adagio). Ma a Carlo Boccia glie li regalo perché Egli non si trincera sotto lo scudo della cultura per essere ipocrita. Ho fatto una sorta di sondaggio, adesso che sono sceso a Pasqua a Torre. All'ombra del forum circolano una serie nutrita di e-mail e di telefonate, ora ruffiane, ora polemiche, ora non telefonate, ora non più e-mail. Non ci si espone più neppure in privato. Tutti coloro che subiscono torti e ingiustizie o che si sentono esclusi ingiustamente dai polpettone del protagonismo drenano privatamente con la comunicazione privata. Ho trovato un ambiente più povero e squallido culturalmente di quarant'anni fa, quando ero studente a Torre. Mari, bontà sua per la fiducia, mi ha fornito per conoscenza tutte le e-mail che riceve fuori lista. Sfoghi, malcontenti, ruffianerie, ipocrisie, leccami, complicità. Egli non pubblica nulla per motivi di "costruttività", ma dalle sequenze di questi "carteggi" associate ai contenuti di toni variabili, di voltafaccia e ritrattamenti si evince la fragilità del rapporto e l'instabilità individuale dovuta a carenze personali che vanno dal protagonismo malato al perbenismo e al provincialismo più vetusto, come dice Mari stesso. Ed egli da questo punto di vista è un puro. Ma i probi non sono sempre ben visti da tutti. "Si vitam inspicias hominum, si denique mores, cum culpant alios: nemo sine crimine vivit". Nicola Scognamiglio |
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