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Argomento presente: « OTTANT'ANNI DI TORRE »
ID: 1516  Discussione: OTTANT'ANNI DI TORRE

Autore: Di Cristo Ciro  - Email: cirdicri@libero.it  - Scritto o aggiornato: domenica 10 luglio 2005 Ore: 21:17

Amici del Forum,
molti già mi conoscono, Aniello, Franco, ecc. Ho trattato diversi argomenti in Torreomnia, la storia, l’archeologia, il Vesuvio, ecc. In questa sede consentitemi di parlare del Vecchio giornale La Torre nato nel febbraio 1905 dall’allora giovane diciottenne Luigi Sorrentino e si affermò come valido strumento di informazione sul piano cittadino, sostenendo l’economia, lo sviluppo urbano e il vivere civile, portando a conoscenza dei lettori, grazie ad un gruppo di collaboratori, 1’attività dell’Amministrazione Comunale, i fatti economici, i problemi della vita cittadina, la cronaca degli avvenimenti pubblici e privati fino ad una rubrica che informava di matrimoni, onomastici, compleanni, onorificenze, decessi, ecc.
Uomo molto attivo e buon conoscitore della realtà locale, il Sorrentino fu anche fra gli organizzatori della Sezione torrese del Partito Popolare in cui ricoprì incarichi di responsabilità e fra i fondatori di un circolo giovanile ”Pro Torre” che raccoglieva giovani forze per il miglioramento morale e culturale della nostra Città.
La pubblicazione del periodico fu sospesa nei periodi 1915-18 e 1942-55 a causa delle due guerre Mondiali. Alla fine del secondo conflitto molti furono gli amici a incitare l’ormai anziano direttore, diventato commendatore, perché riprendesse a pubblicare il suo giornale e questi, ben lieto, dal luglio 1955 lo fece pervenire rinnovato a casa di molti concittadini, sia a Torre che residenti in città d’Italia e all’estero. Studente universitario della facoltà di Lettere, conobbi il commendatore andando con mio fratello Vittorio alla sua bella casa di Via Circumvallazione, dove si leggevano gli articoli in arrivo, si correggevano le bozze e s’impaginava il giornale. Mi invitò a partecipare al lavoro, a scrivere ed io volentieri aderii cominciando dal Settembre seguente e trovandomi insieme ad altri collaboratori quali il prof. Salvatore Borriello, il prof. Luigi Jannelli, il dott. Errico De Gaetano, il farmacista Ascione alias Bernardo l’eremita, Giosue Albanese. E con noi era la signora Ninetta che piegava i giornali e vi incollava le etichette degli indirizzi col pennellino bagnato nella gomma arabica.
Nella Tipografia Pastore conobbi i tecnici della materia, cioè don Enrico Scalcione che con straordinaria pazienza componeva a mano i minutissimi caratteri di piombo lettera per lettera su una piccola sbarra metallica, Aniello Torino stampatore alle macchine e quel ragazzo Luigi Mari, che si è sempre dibattuito tra lo scrivere e lo stampare, che in questo momento mi ospita sul Forum, ora esercitante per conto proprio e che ogni tanto vado a salutare nella sua tipografia.
Deceduto il commendatore nel 1966, ho continuato col nuovo Direttore avv. Salvatore Accardo, marito della nipote Clelia Sorrentino, molto noto per la sua professione e come Presidente della ”Pro Loco”, uomo perspicace, che ha dibattuto sempre con critica vigorosa, intelligente e appassionata, mai partigiana e irriguardosa, i vari problemi della Città di carattere politico – amministrativo, economico, sociale, culturale, turistico con lo scopo di ottenere una riqualificazione dignitosa della Città. E, perduto due anni fa il confidenziale amico ed estimatore, sono ancora qui con la nuova direzione della signora Clelia, tenace continuatrice della pubblicazione di questo giornale che raggiunge il secolo di vita e ”sta come torre ferma che non crolla”.
Con lei gli attuali collaboratori quali Pippone Della Monica, le prof.sse Erminia Bosnia, M. Grazia Longo e Marisa Betro, Nino Aromino, Francesca Raspavolo, Giuseppe De Luca, Simona Guida, Robespierre, Salvatore Esposito, Mimmo Borriello, ecc. Quanto ho scritto in cinquant’anni dal 1955 ad oggi? Articoli fra il teatro, le mostre d’arte, i problemi del mercato e del traffico, le Feste dei Quattro Altari e dell’Immacolata, la beatificazione del parroco Romano, le chiese, Leopardi e la Villa delle Ginestre, i carmi latini di Giovanni Mazza, la Questione Sgruttendiana, soprattutto la storia cittadina con i secoli bui, le guerriglie dei marinai sul mare con saraceni e barbareschi, il Riscatto dalla signoria, il popolamento delle isole Pontine, le eruzioni vesuviane, i cittadini illustri, ecc. ed ancora 1’archeologia adoperandomi per la rivendicazione alla nostra Città di preziosi reperti erroneamente attribuiti e per la valorizzazione della romana Villa Sora che mi starà nel cuore fino all’ultimo respiro.
Circa trecento scritti che conservo ritagliati e raccolti in due volumi, superando per anzianità di servizio gli stessi direttori avv. Accardo e signora Clelia che sono venuti dopo di me.
Ora sono l’ottantenne, professore di Lettere a riposo, per i numerosi scritti sulle pagine di questo periodico e per volumi pubblicati a stampa o tenuti dattiloscritti e donati per divulgazione a Sopraintendenze, biblioteche, Istituzioni Culturali, personalità ed estimatori, ho meritato, bontà loro, targhe nel 1992 dall’amministrazione Comunale, essendo sindaco l’avv. Polese e nel 2005 dall’assessore alla Cultura Mirabella col gruppo Archeologico ”G. Novi”, a loro giudizio, “per la vita esemplare dedicata allo studio di Torre del Greco e per il costante impegno profuso nelle ricerche storiche”.
E nella ricorrenza del Centenario che si celebra ora vogliono attribuirmi anche quella particolare de ”La Torre” sia per la lunga collaborazione che per il prestigio che le avrei dato.

Ciro Di Cristo

 
 

ID: 2257  Intervento da: dicristo ciro  - Email: cirdicri@libero.it  - Data: domenica 10 luglio 2005 Ore: 20:28

Buon giorno,
scusatemi, ma non sono molto pratico di computer. Con l'aiuto di mio nipote rispondo solo oggi alla considerazione di Mari. Lo faccio con la mente degli altri. Sapete che sono anziano, ma sempre vigile con i fatti di cultura torrese.

Non è forte chi non cade, ma chi cadendo si rialza.
Musil

Chi possiede coraggio e carattere, e’ sempre molto inquietante per chi gli sta vicino.
(H. Hesse)

Il volo è libertà...è per questo che l'uomo non sa volare.
Eraclito

Non imitare mai niente e nessuno.
Un leone che imita un leone diventa una scimmia.
Victor Hugo

Non arriverà in cima. E' troppo occupato a non far salire chi gli sta sotto.
Dino Basili

E tu, da che parte stai:con quelli che rubano ai supermercati, o con quelli che li costruiscono rubando??
De Gregori

E' stupido essere giusti quando chi è ingiusto ottiene migliore giustizia
Esiodo

Il mondo ride sempre di quelle cose che, se non ridesse, sarebbe costretto ad ammirare; e biasima sempre, come la volpe, quelle che invidia.
Giacomo Leopardi

A volte la cosa che fa star bene qualcuno con se stesso è far star male qualcun'altro.
Homer Simpson

L'ottusità è la serietà che si fa adulta
Oscar Wilde

La carità è il solo tesoro che si aumenta dividendolo
Ignazio Cantù

Tutte le volte che altri sono d'accordo con me ho sempre la sensazione di avere torto.
Oscar Wilde

Tutto ciò che ci irrita negli altri, può portarci a capire noi stessi.
Carl Gustav Jung

Sono pochi i vizi che impediscono a un uomo di avere molti amici, come possono fare invece troppo grandi qualità.
Sébastien Roch Nicolas Chamfort

Avere avuto una buona educazione, oggi, è un grande svantaggio. Ti esclude da tante cose.
Oscar Wilde

Il dubbio è il lievito della conoscenza...
Alessandro Morandotti

Il male che facciamo non ci attira tante persecuzioni e tanto odio quanto le nostre buone qualità.
Francois La Rochefoucasuld

Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò a vedere e vide che non c'era nessuno.
Martin Luther King

Il malvagio dà tregua alla sua cattiveria, mentre l'imbecille non si ferma mai di essere attivo.
Alexandre Dumas

L'autorità non ragionevole è tirannia.
Ignazio Cantù

"Se un uomo non è disposto a rischiare per le proprie idee
o queste non valgono nulla o non vale nulla lui."
Ezra Pound

Gli amici stronzi, i professori bastardi, tua madre che rompe, lei che ti
lascia; sono questi i momenti in cui vorresti morire ed invece impari a vivere.
Cecy

Lettera ai figli:
"...soprattutto siate sempre capaci di sentire nel profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo."
Che Guevara


ID: 1523  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: giovedì 31 marzo 2005 Ore: 16:21

Caro Ciro Di Cristo,

quanti ricordi hai scatenato nella mia "pastafrolla". Di ciò è composta la mia materia grigia...
Credi che oggi siano molti quelli che scrivono? Gli italiani siamo all'ultimo posto, in Europa, come "lettura". Di scrittura non se ne parla proprio. Altro che popoli di poeti. Eppure oggi i laureati "si buttano". Solo in casa mia ce ne sono quattro e per di più donne.
Ciro, su Te davvero "so una pagina più del libro", come si dice per la sedicenza dei torresi. Ti dedico l'articolo che segue, che certo ricordarai, eri cinquantenne, allora.

DALLO SCRIVANO AL PLURILAUREATO
1960 A TORRE 10 LAUREATI SU 1000
2005 A TORRE 300 LAUREATI SU MILLE

Quante lettere non abbiamo mai scritto! Noi "anta" ancora trasogniamo il fragore delle ultime carrozzelle sull'asfalto di Via Caracciolo o sui basalti del Miglio d'Oro che lega Torre del Greco a Ercolano. Erano i tempi delle interiezioni, della pargolezza che sapeva ancora di candore da Prima Comunione e non di puerizia pilotata da dottrinarismi clinici che tutto prevengono, tranne la predisposizione all'angoscia. Evoluzioni socio-scientifiche che hanno dato un taglio netto a due epoche.
Le carrozze sui basalti non sonavano fragore o dirugginii, ma accordi melici. Reminiscenze romantiche che hanno sentore nostalgico, d'accordo. Ma l'asetticità dei giorni nostri non sa meno d'infermità. Una terra ferace, quella vesuviana, che fa invidia alla motriglia del Nilo. Due raccolti l'anno. Fertilità del terreno grazie anche all' "ingerenza" delle sostanze eruttive dello sterminator Vesevo, che si è accanito nei secoli a svellere in rovinose devastazioni ora le mirifiche e sontuose ville vesuviane, ora i tuguri fatiscenti relativi alla letteratura verista e neorealista.
Sempre nel quadro della napoletanità i nostri autori a cavallo dei due secoli mettevano l'accento su di un personaggio ora grottesco, ora romantico, a mezza strada tra il barbassoro e il fattucchiere, che si può definire, senza tema di smentita, una sorta di derivazione dell'amanuense: lo scrivano! Quando, imberbe, apprendevo i primi rudimenti dell'arte tipografica, rammento con nostalgia un vecchio scrivano che, tra l'altro, ha tanto colorito di lirismo la mia fantasia. Veniva a Torre del Greco, a piedi, naturalmente, dall'allora Resina, e ambulava pacato e monacale puntando frequentemente lo sguardo sulle architetture ora di Villa Favorita, ora dell'Istituto S. Geltrude, fino al Palazzo Vallelonga del Vanvitelli, che egli scandagliava lentamente, ponendo sulle costole a manca il viluppo di scartoffie nella cartella di bazzana color porpora. Indi si impancava presso il famoso Caffè Palumbo a centellinare una bibita, procacciandosi, intanto, il lavoro tra i passanti. Lo scrivano ha avuto risonanza storica, anche se aneddotica quando partivano i bastimenti, dove diecine di sensali di carne umana trasferivano oltre oceano migliaia di italiani.
Lo scrivano era il loro tramite interiore, il loro poeta, colui che coglieva i sentimenti più vivi e sanguinanti dal cuore delle madri, e forse un po' vizzi e annacquati dall'animo delle mogli, trasmigrandoli nelle Americhe, immortalati sulla carta spesso olezzante, come si diceva una volta, di misteriose quintessenze. Lo scrivano adoperava l'alfabeto come un ponte immenso sull'oceano.
So di ditirambeggiare i miei personaggi, ma opino che il tipografo artigiano quello della bottega degli impresepiati centri storici, sia un po' lo scrivano delle arti grafiche. Una buona parte del suo lavoro sfrutta l'alfabeto come un macchinismo pro-socializzazione. Il bottegaio tipografo napoletano, chissà fino a quando, sviolina i suoi caratteri nel compositoio, concretizzando sentimenti ed emozioni franche ed inaffettate, ora gaudiose o gongolanti, ora meste o austere. Forse nella mia provincia, oggi come mai, tutt'altro che «addormentata», le vampe del sottosuolo igneo ancora premono lo svisceramento dai precordi.

1980 Luigi Mari




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