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Argomento presente: « CRAC DEIULEMAR:TUTTI DENTRO »
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ID: 15240  Discussione: CRAC DEIULEMAR:TUTTI DENTRO

Autore: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Scritto o aggiornato: giovedì 20 novembre 2014 Ore: 01:57

Crac Deiulemar, in manette l'intera dinastia di armatori. Scatta il blitz: 9 arresti ordinati dalla Procura
Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa aggravata ai danni dello Stato, infedele dichiarazione dei redditi, riciclaggio e raccolta abusiva del risparmio
Crac Deiulemar, scattano gli arresti a Torre del Greco e nell'inchiesta più seguita degli ultimi anni è il giorno della svolta. Sono nove le ordinanze di custodia cautelare che la Guardia di Finanza della compagnia di Torre del Greco ha eseguito ore su disposizione della Procura di Torre Annunziata. In manette sono finiti, uno dopo l'altro, i vertici della compagnia di navigazione, dichiarata fallita dai giudici della sezione fallimentare dopo lo scandalo dei bond carta-straccia.Destinatari delle ordinanze di custodia cautelare sono: i fratelli Angelo e Pasquale Della Gatta, la madre dei due, Lucia Boccia - finita agli arresti domiciliari - la sorella Micaela Della Gatta, Giuseppe Lembo - l'unico fondatore superstite dell'impero Deiulemar, agli arresti domiciliari - i suoi figli Filippo e Leonardo Lembo, la sorella Maria Lugia Lembo - arresti domiciliari per la vedova di Michele Iuliano, morto per un infarto pochi mesi fa - e la figlia di quest'ultimo, Giovanna Iuliano, finita dietro le sbarre del carcere.Le accuse della procura sono pesantissime: associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa aggravata ai danni dello Stato, infedele dichiarazione dei redditi, riciclaggio e raccolta abusiva del risparmio. La finanza ha, inoltre, eseguito il sequestro di beni per un valore di circa 323 milioni di euro. In particolare, i provvedimenti riguardano 10 motonavi, partecipazioni societarie e beni immobili e scaturiscono dall’attività investigativa relativa all’ingente bancarotta della compagnia armatrice, che ha danneggiato incolpevoli risparmiatori (circa 13.000) che avevano investito nelle obbligazioni della società.La Deiulemar, secondo le accuse supportate da una pioggia di denunce, ha rastrellato un tesoro stimato in almeno 800 milioni di euro, un tesoro messo insieme grazie alle obbligazioni «vendute» a migliaia di famiglie di Torre del Greco e dei Comuni limitrofi. E' l'affare dei «carati del mare», che dura da oltre venti anni. Prestiti obbligazionali in cambio di cedole annuali con interessi ben più alti di quelli garantiti dagli investimenti bancari. Il guaio è che dopo anni di raccolta, durante i quali i fondatori della Deiulemar hanno costruito rapporti di fiducia con i propri investitori, le obbligazioni sono svanite nel nulla, risucchiate da investimenti sui quali la magistratura ha acceso i rifloettori.Lo scandalo e' esploso all'inizio del 2012, quando, anche a causa della crisi del settore dei noli, gli armatori di Torre del Greco non sono riusciti più' a far fronte alla richiesta di restituzione di capitali agli obbligazionisti. Secondo il censimento della stessa compagnia, sarebbero oltre 13mila le cedole in mano ai cittadini, che adesso sperano di poter recuperare almeno in parte i risparmi di una vita.di RAFFAELE SCHETTINO e ALBERTO DORTUCCI
 
 
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ID: 15243  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: martedì 17 luglio 2012 Ore: 17:02

Il giorno più lungo degli armatori «vampiri». In lacrime davanti al carcere: «Ma le celle sono climatizzate?»

Il portone del carcere si spalanca davanti alle auto della Guardia di Finanza e le volanti s’infilano dentro, una dietro l’altra. Sono le 5 del pomeriggio e da 8 ore, gli armatori «vampiri» sono agli arresti. Fa caldo nel cortile di Poggioreale, l’afa è insopportabile anche per Angelo e Pasquale Della Gatta, in jeans e camicia arrotolata sulle maniche. Sono i primi a scendere dalle auto dei militari e si dirigono verso gli agenti della penitenziaria. Sono diretti al padiglione Firenze e si guardano attorno: «Le celle sono singole?», chiede ingenuamente uno dei due. Nessuna risposta, ovviamente. Due secondi appena e giù un’altra curiosità: «c’è l’aria condizionata?». Anche in questo caso, nessuna risposta. L’ufficio matricole non ha la stessa accoglienza della hall di un albergo a 5 stelle, anzi, i corridoi si stringono e diventano più bui, fino alle grate e alle celle anguste. E’ allora che i fratelli Della Gatta danno il giusto significato alla giornata della svolta. E’ allora che capiscono che il «Mondo di Oz» non c’è più, e che nell’universo «parallelo», fatto di milioni e ricchezza sono piombati i pubblici ministeri, la finanza e la Tributaria a spazzare via agi e lusso con oltre 300 pagine piene zeppe di accuse e prove. Nero su bianco ci sono i macigni che la Finanza porta sotto braccio fin sulla soglia degli imperi Lembo, Iuliano e Della Gatta, ovviamente. Un paradiso di verde dove vivono i fratelli Angelo, Pasquale e Micaela, assieme alla madre, Lucia Boccia. Un’oasi alle spalle dell’hotel Sakura, nella strada che il Comune ha intitolato al loro padre, Giovanni Battista, uno dei pionieri della Deiulemar cancellata dal tribunale fallimentare, uno dei grandi vecchi, come Michele Iuliano e Giuseppe Lembo. Il primo ucciso da un infarto nel pieno delle indagini, il secondo, ultimo testimone di una generazione che un tempo era venerata dai cittadini-obbligazionisti. Nell’impero dorato dei Della Gatta, la Finanza recapita 4 ordinanze di custodia cautelare. Tutte in carcere per i tre fratelli, ai domiciliari per la madre. Tutti in casa, in pigiama. «Doveva succedere», sussurra Angelo.
«Ma non ora», dice ai finanzieri. C’è da presentare il nuovo concordato «e dovevamo esserci». La città non sa ancora degli arresti, ma vale la pena raccomandarsi: «Fate il vostro lavoro, come è giusto che sia, ma evitateci il bagno di folla, evitateci l’onta delle manette», chiedono. «Siamo lavoratori, gente perbene». Le altre pattuglie prelevano Leonardo Lembo e Giovanna Iuliano ed anche in questo caso per gli anziani c’è un trattamento di favore. Niente carcere, e niente foto segnaletiche. Giuseppe Lembo resta nella sua camera da letto, così come, a casa sua, la sorella Maria Luigia, vedova di Iuliano. Le auto arrivano davanti alla compagnia e già ci sono i primi obbligazionisti. Protestano, rivolgono accuse pesantissime, urlano la rabbia covata dentro da gennaio. E’ il giorno che attendevano, quello della vendetta, «perché ci hanno rubato soldi e felicità», dicono. Per questo, «dovete fare i conti con il diavolo», urla un ragazzo a Giovanna Iuliano. Dentro la caserma, gli indagati siedono uno accanto all’altro, ma non si parlano, perché ormai tra le famiglie c’è il gelo ed è iniziata la stagione del «tutti contro tutti». Le urla fuori incalzano, qualcuno sdrammatizza: «E’ giusto, il popolo vuole la sua parte». Intanto arriva il via libera per la tappa alla caserma di San Giovanni, dove c’è da scattare le segnaletiche. Le pattuglie si rimettono in fila: una, due, tre... sei. Una donna si sporge e sventola una banconota da 5 euro in faccia a Micaela Della Gatta: «Hai dimenticato di prendere questa», le urla. Ma il finestrino è chiuso. Così come tutti gli altri, quelli che «proteggono» la sfilata degli indagati dentro le pattuglie in corsa. Stavolta, i lampeggianti sono accesi, le sirene rimbombano sulla litoranea, la notizia del blitz ha fatto il giro della città. E’ tempo di commenti, in qualche caso di brindisi, ed è tempo di ascoltare le verità degli armatori. O almeno ciò che diranno ai giudici per giustificare una truffa da 800milioni di euro.di RAFFAELE SCHETTINO


ID: 15242  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: martedì 17 luglio 2012 Ore: 17:00

Quando esplode la bufera tutti i rampolli in fuga: «Scarichiamo le colpe sul capitano»

Quando si videro con un piede e mezzo nella fossa, gli armatori della «seconda generazione» provarono a scaricare tutte le responsabilità del crac sul solo Michele Iuliano, l’uomo-simbolo della Deiulemar compagnia di Navigazione. E’ il retroscena che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giovanni De Angelis, in cui vengono ricostruite tutte le tappe del dramma economico che rischia di ammazzare 13.000 famiglie di risparmiatori.
Paradossalmente, a scoperchiare il calderone delle «malefatte» organizzate dai vertici della società armatoriale fu proprio lo storico capitano, amministratore unico della compagnia di navigazione fondata nel 1969. Era il 18 novembre del 2011 quando il patriarca del colosso economico di via Tironi si presentò alla procura di Torre Annunziata per denunciare un risparmiatore che aveva acquistato obbligazioni per l’importo di 50.000 euro con assegni poi risultati oggetto di una denuncia di smarrimento. In pratica, all’interno della querela, il capitano ammetteva di avere venduto le cedole al portatore della Deiulemar versando gli assegni dell’acquirente sul proprio conto personale anziché sul conto della compagnia di navigazione. Un vero e proprio autogol, insomma, perché «la denuncia di Michele Iuliano - osserva il gip Giovanni De Angelis - conteneva già degli elementi da cui si poteva supporre che, attraverso la Deiulemar compagnia di navigazione, veniva effettuata una raccolta abusiva del risparmio».
Elementi che innescarono una seconda serie di accertamenti da parte del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza: controlli che evidenziarono come la proprietà della Deiulemar compagnia di navigazione fosse riferibile solo alla «prima generazione» di armatori, ovvero a Lucia Boccia - vedova di Giovanni Battista Della Gatta - Giuseppe Lembo e, appunto, Michele Iuliano. Tuttavia, secondo i verbali di sommarie informazioni acquisiti dagli investigatori, i rampolli della «seconda generazione» delle tre famiglie - durante i primi incontri con i legali dei risparmiatori - si erano dichiarati disponibili a fronteggiare il debito creato con le cosiddette obbligazioni irregolari «la cui paternità - scrive il gip Giovanni De Angelis - veniva paradossalmente imputata al solo Michele Iuliano».
Insomma, un disperato e inutile tentativo degli indagati di scaricare tutte le responsabilità della raccolta illegale di denaro sul solo storico simbolo della compagnia di navigazione.Attraverso i successivi interrogatori dei dipendenti dell’ufficio di traversa Vittorio Veneto, gli investigatori riuscirono a chiarire tre snodi rilevanti dell’inchiesta: le modalità di raccolta del risparmio, le cause che hanno generato l’impossibilità da parte della Deiulemar compagnia di navigazione di proseguire l’attività illegale e l’individuazione di coloro che hanno partecipato alla gestione delle cosiddette obbligazioni irregolari mai riportate nella contabilità ufficiale della società armatoriale. Decisive, a riguardo, le dichiarazioni di Paolo Palomba: ascoltato dai pm Emilio Prisco e Sergio Raimondi, il «factotum» della sede distaccata di traversa Vittorio Veneto spiegò che «il mio principale referente per l’attività di raccolta del risparmio è stato, fino al 2008, Michele Iuliano, a cui venivano effettuate relazioni quotidiane sulle operazioni avvenute». Ma alle conversazioni relative agli «affari» portati avanti nella sede distaccata della Deiulemar compagnia di navigazione «avevano assistito - le parole di Paolo Palomba, assunto come addetto alle pulizie su segnalazione della suocera Anna Colantonio - sia Giuseppe Lembo che i fratelli Angelo Della Gatta e Pasquale Della Gatta».
In pratica, tutti erano a conoscenza del business illegale. Ma, al momento dello scoppio dello scandalo, la «seconda generazione» provò a scaricare il capitano. Una strategia che si evince, secondo la ricostruzione della procura, proprio dalle parole del nuovo amministratore unico della Deiulemar compagnia di navigazione: «Giuseppe Lembo e Angelo Della Gatta - le parole dell’avvocato Roberto Maviglia - mi dissero che nel corso degli anni non avevano monitorato le operazioni fatte da Michele Iuliano e che si erano poi accorti che il debito aveva una notevole entità in quanto c’erano numerose richieste di restituzione dei soldi da parte dei risparmiatori».Una circostanza definita dal gip Giovanni De Angelis «paradossale» in quanto gli indagati eccellenti dell’inchiesta «da una parte disconoscono il debito mai contabilizzato e dall’altra parte esprimono la volontà di fare fronte allo stesso con i loro beni personali». METROPOLIS DORTUCCI


ID: 15241  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: martedì 17 luglio 2012 Ore: 16:57

CRAC DEIULEMAR COME IL MONDO DI OZ :LE ORDINANZE
Delle nove persone arrestate nell'ambito dell'indagine sul crac della Deiulemar Compagnia di Navigazione cinque sono finite in carcere mentre ad altre quattro sono stati concessi gli arresti domiciliari. L'operazione è stata denominata "Il Mondo di Oz" in considerazione, si legge in una nota della Procura di Torre Annunziata "della dichiarata ignoranza della pur notoria attività di raccolta abusiva del risparmio da parte di molti soggetti escussi".L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa nei confronti di Angelo Della Gatta, 47 anni; Pasquale Della Gatta, 49 anni; Micaela Della Gatta, 42 anni; Giovanna Iuliano, 45 anni e Leonardo Lembo, di 46 anni. I domiciliari sono stati concessi a Luigia Maria Lembo, 83 anni (vedova di Michele Iuliano); Lucia Boccia, 75 anni; Giuseppe Lembo, 75 anni; e Filippo Lembo, di 38 anni.METROPOLIS


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