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Argomento presente: « Azione catastrofica del PAPA » | |||||
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ID: 1555 Intervento
da:
Gennaro Francione
- Email:
azuz@inwind.it
- Data:
mercoledì 6 aprile 2005 Ore: 19:18
Grazie Luigi per le belle aprole! Bravo Luigi! Sei fortissimo e non ho potuto fare a meno di mettere un pezzo del tuo intervento nel Cyberaropago di Antiarte http://www.antiarte.it/discuss.htm Ma sei di Torre tu? Me lo chiedo come mi chiedo se lo sono io, selo è Ciccio. Te lo sei chiesto pure tu quando scrivi "Chi non conosce la valentia di Ciccio? Egli ha commesso due gravi errori nella vita. Uno “nascere artisticamente” a Torre del Greco...". Ecco la chiave. E' il mio, è il nostro errore... (per questo vedi il mio "J'accuse" a Torre su http://www.antiarte.it/eugius/umanesimo_ambiente.htm) Poi continui col secondo errore di Ciccio: "l’altro quello di aver fatto, (comunque in modo superbo, unico) l’imitazione della statua di S. Ciro nella sortita, durante la festa omonima...". L'imitazione del santo da parte di Ciccio è uno dei momenti più belli della drammaturgia opolare di tutti i tempi! Guai a chi lo tocca! A presto Gennaro |
ID: 1546 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
martedì 5 aprile 2005 Ore: 00:47
Grazie dei grazie, caro Gennaro, la Tua opera è troppo vasta per esprimere un parere in breve tempo, "se" lo so esprimere e “se” ne ho facoltà. Ma nel mio piccolo lo farò. Sara un parere plebeo, dell'uomo della strada, ma sempre un parere. Vuol dire che almeno Ti assicuro il successo di pubblico, di "cassetta", come si suol dire, perché Ti posso anticipare che è positivo almeno dal punto di vista delle emozioni, ma sicuramente pure e soprattutto più che nei contenuti, nei significati, accantonando per un attimo etica e morale che sono già insiti quasi sempre nei fatti d’arte. Il successo di critica già c’è, altrimenti non rappresenterebbero a raffica i Tuoi lavori. E’ lampante. “Lapalissiano” direbbe il barbassoro di turno che porta in fronte la bandana dell’erudizione e come stendardo le sue plurilauree, credendo, ad esempio, di fare giornalismo locale, riempiendo, invece, solo notiziari. C'è chi confonde la creatività con l'anti pedanteria linguistica. Coloro, cioè, che mettono la "scrittura" sul piano rigidamente convenzionale didattico, senza sapere che l'arte sta proprio nell'antiarte. Sembra un gioco di parole, ma non è così. Loro trovano la scusa che il linguaggio è assoluta convenzione, altrimenti non è intelligibile. Pure l'amore, la libertà, l'onore sono astratti, non hanno una connotazione precisa, una figura tangibile, eppure si sentono, si godono. Persino la divinità è antiarte se per questo si intende il "pensiero avanzato", la purezza delle idee, l'essere senza spurie e scorie umane legate alla speculazione. Cioè ciò che è prima. Semplicemente ciò che è. Il prefisso "anti" come impiego pre-verbale in parole dotte indica: “avversione intenzione a contrastare”; ma in parole composte, in posizione isolata con analogie, indica anteriorità, precedenza nel tempo e nello spazio: esempio: “antidiluviano”, "antesignano". Antiarte può essere anche e soprattutto l’arte ante litteram. Arte non contaminata. Arte come Libertà nella sua natura pre-culturale, quindi autentica. Il plusvalore ingiusto il "valore aggiunto" della pseudo-cultura, è quello dei mass-media globalizzati, fino allo sport, già da secoli penalizzato dall'antagonismo nocivo e discriminante. Tutto, oggi, in ginocchio alla commercializzazione. Un discorso che avrei voluto fare col Dott. Langella a margine della sua discussione sullo sport rimasta inevasa. Prendimi dei capolavori di pittura, di letteratura, ecc. dove non c'è antiarte, cioè trasgressione, disallineamento, trasfigurazione, personalizzazione, se pur un po' folle come l'uomo, come la sua natura vera, esistenzialista, arte, cioè come “origine”, istintualità, incontaminazione. Non esistono capolavori senza queste componenti. L'antiarte intesa come libertà dell'arte, quindi della coscienza è Verità, perché la coscienza è vera senza erudizioni, senza “ismi”. Il discorso è lungo, diamo tempo al tempo. Chi non conosce la valentia di Ciccio? Egli ha commesso due gravi errori nella vita. Uno “nascere artisticamente” a Torre del Greco, l’altro quello di aver fatto, (comunque in modo superbo, unico) l’imitazione della statua di S. Ciro nella sortita, durante la festa omonima... Questo non vuol dire? E provati a vivere tra una masnada di perbenisti spietati e vedi che nemmeno con la soda caustica cancelli un marchio del genere. Naturalmente scherzo. Ciccio è tra l’altro un buontempone, un uomo di spirito. Solo Dio sa come si stima e si ammira Lui ed il Padre per quello che hanno dato a Torre. Solo Dio lo sa, perché io non lo so. La mia coscienza ed il mio istinto lo sanno, si inchinano, ma non io. Sono torrese io, con tutto il rispetto per le idee di A. A., campanilista generalizzatore per partito preso. Se una performance del genere, come quella di S. Ciro, però, la fa Gigi Proietti o Benigni allora scappa l’ovazione perché nulla si toglie alla cultura e alla capacità artistica dell’individuo, anzi si aggiunge qualcosa. Ciccio, è sicuramente accreditato nella sua poliedrica cultura nella sua creatività, nel suo umorismo, nella sua erudizione, infine, (che è la cosa più marginale). Queste sono ben poca cosa rispetto alla capacità ereditata dal padre forse dal nonno, come Egli dice, di avere, (senza saperlo), il petto scarnificato per una sorta di perpetuo esame radiografico che ne rivela, tradendolo, la grande capacità di riconoscere dove si annida la Libertà e l’Amore. E la Libertà e l’Amore spesso rannicchiata nei nostri precordi, per cattiva moda epocale, funge fortunatamente da magnete il quale, anche se raramente, attrae a noi altri portatori di questo sconfinato bene. Il genio non si inventa. Se c'è c'è. Altrimenti è inutile perdere tempo. A risentirci Gigi Mari |
ID: 1545 Intervento
da:
Gennaro Francione
- Email:
azuz@inwind.it
- Data:
lunedì 4 aprile 2005 Ore: 22:42
Complimenti a Ciccio! Complimenti al finerecensore Luigi. Ciccio non solo è uno scrittore sopraffino, pieno di verve e di sagacia e di estetica, ma anche un grande attore. Lo ricordo dai tempi del liceo che ci faceva "pisciare sotto"dalle risate nella commedia napoletana. E' un peccato davvero che non si riesca ad amalgamare a Torre tutte queste forze creative. Che il Cyberspazio di Torreomnia riesca a fare il miracolo di san Gennaro? Invito altri "antiartisti" a farsi avanti per creare un Movimento Corallino. Facimme veré chi simmo! Gennaro |
ID: 1544 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
lunedì 4 aprile 2005 Ore: 22:06
Signori, a parte il contenuto che potrebbe apparire "allineato" alla moda del momento, ma che raccoglie molte pieghe personali, credo che questo sia uno dei più bei messaggi del forum. L'ho sempre detto: Scrivere è un dono. Buttar giù frasi lo sanno far tutti. Purtroppo Francesco non ha consapevolezza delle sue notevoli potenzialità. Troppo spinoso, ingrato e impreparato è il nostro ambiente. Io ammiro davvero i Raimondo per la loro tenacia e la loro creatività. E, credete, non sto qui a fare i soliti edulcorati salamelecchi di accoglienza, di prammatica. Io ho scoperto la “vena" singolare di Ciccio non già ai tempi del capolavoro del padre "Itinerari torresi", quand'egli era quasi imberbe, ma con "La prima volta di Enzuccio", pubblicato in Torreomnia, un piccolo capolavoro di narrativa. Chi sa di letteratura distingue la "pagina" solo sbirciandola, non ci sono caratteri sul foglio, ma un'armonia di segni grafici, l'occhio ascolta non legge; è il testo che ti segue e ti guida: non lo assimili, ma ti fagocita, ti travolge, ti arrovella, sei suo. L'hai vissuto, l'hai partorito insieme all'autore a quattro mani, ma in differita, fino a non distinguere più chi l'ha scritto e chi l'ha letto. Questo è il capolavoro. L'ho sempre detto, la cultura è creatività, è inventiva. Mai la cultura sarà sottomessa all'erudizione. Più una persona ha letto e imparato e più rischia di ripetere, giocoforza, le cose che si sono già dette sia dai Greci e dai Latini. Ecco perché la narrativa e il parametro migliore per rivelare il "genio", che appunto significa "chi sa senza imparare". Il creativo non ha bisogno del vaglio dei pedanti didattici. E’ inutile chiedere pareri. Lo “Scrivere”, (non il carteggiare), osa, sfora, asperge con naturalezza, senza sforzi. E' la penna che scorre da sola copulando sul foglio vergine il nero liquame dell'Amore e della Libertà. Per scrivere non bisogna mai tradire queste due componenti altrimenti si stendono frasi, non si “Scrive”. Non c'è vena, altrimenti, non c’è stile, non c’è il “bello artistico”; ma da qui scaturisce il tono sanguigno; insorge inevitabilmente il confronto, la disputa, la provocazione, pagando talvolta lo scotto dell'impopolarità. Ed io ne so qualcosa. Francesco spazia tra la saggistica e la narrativa senza smettere di filosofare pur senza fare filosofismo, e mai perdendo di vista la storiografia. Scrivere non significa fare esegesi, filologia, ricerca. Quello significa essere studiosi e non “Scrittori”. Scrivere è “vivere sulla carta” ed immortalare il “vivere” (non la vita). Io credo che Ciccio Raimondo abbia trovato finalmente la piattaforma giusta per esternare il silfo creativo imprigionato nella foresta dei suoi precordi. La presenza di Ciccio Raimondo e di Gennaro Francione sul Forum Torreomnia, (letto in tutto il mondo), fissa una pietra miliare della (finalmente) cultura torrese. Qualcosa si muove. Lo sapevo, "Nostro Signore è lungariello, ma nun è scurdariello". La libertà, l'Amore e la Verità finiscono talvolta col trionfare. Luigi Mari |
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