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Argomento presente: « Azione catastrofica del PAPA »
ID: 1542  Discussione: Azione catastrofica del PAPA

Autore: ciccio raimondo  - Email: raimondo@libero.it  - Scritto o aggiornato: mercoledì 6 aprile 2005 Ore: 19:18

L’Azione catastrofica di Papa Giovanni Paolo II

E’morto il Papa, il Padre dei Padri della Chiesa Cattolica.
Si è conclusa così anche la sua giornata, semplicemente, come qualsiasi altro essere umano ed allo stesso modo è nudo di fronte all’Eterno. Il Mondo lo guarda e gli dà in varie manifestazioni gli onori che merita non solo per la carica che ha occupato ma anche per il valore dell’Uomo nella sua irripetibile singolarità. Sin dagli inizi ha mostrato una personalità tale da far pensare ai grandi pontefici del passato che avevano guidato con mano ferma e sicura la barca di Pietro.
Un filosofo necessariamente metafisico e tuttavia moderno, uomo del nostro tempo, ha saputo interpretare e, spessissimo, proporre un modo nuovo e allo stesso tempo tradizionale di concepire la religione, quella nostra, la cattolica ed il cristianesimo nel suo concetto di universalità Il messaggio cristiano delle origini rivisitato nel Concilio Vaticano II e portato alla coscienza della nostra Ecclesia si è finalmente mosso con Giovanni Paolo II, il Grande.
E Pontifex Maximus lo è stato veramente Egli ha costruito ponti ideali e allo stesso tempo concreti mostrando sia al singolo che all’umanità intera la via sicura da percorrere. Ha preso i due grandi filoni del pensiero occidentale quello di origine platonica e quell’altro tomistico di origine aristotelica e fondendoli ne ha come creato un altro che finalmente ha come abbattuto i diaframmi ideologici che avevano reso come aporetici sia quello ateo, quello per intenderci che ha come punto di partenza la morte di Dio caratteristica di tutti i regimi totalitari nati dalla deformazione dell’ Idealismo portato alle estreme conseguenze e sia poi quello più squisitamente religioso che non di rado sfocia nel più aperto e distruttivo radicalismo con l’epifanie dell’integralismo fanatico e chiuso all’altro con tutte le più devastanti ed antiumane conseguenze che specie negli ultimi tempi abbiamo potuto verificare e che ci ha terrorizzato, ci terrorizza ed ancora minaccia non solo l’Occidente ma il mondo intero con la sua azione malefica.
Giovanni Paolo II ha fatto in modo che tutta l’umanità veramente aprisse le porte a Cristo fugando la paura e mostrando a tutte le religioni, a qualsiasi altra religione, il volto sicuro e rassicurante del Cristianesimo. Il volto dell’Uomo di Emmaus, quello che dopo la Resurrezione si è mostrato ai Dodici Apostoli e che con la Pentecoste ha dato inizio da parte di fragili uomini a quel viaggio nella Storia di cui questo periodo con l’azione di Giovanni Paolo II, il Grande, è un punto nodale.
Questo Papa ha fatto si che l’uomo riflettesse su di se, sulla sua condizione di limitatezza e sul suo bisogno di Dio, peculiare necessità della sua intima essenza, e ha mostrato a tutti che si può riconoscere l’altro perché l’altro ha lo stesso, identico bisogno espresso in forma diversa.
Tutte le religioni non hanno che un unico anelito: il riscatto dell’uomo dalla sua limitatezza e la fuga dalla morte.
E quale religione meglio di quella cristiana interpreta e indica la via per superare questo ostacolo? Egli ha fatto in modo, attraverso una possente e continua azione di magistero, che il cattolicesimo di Santa Romana Chiesa si mostrasse a tutto il mondo nella sua reale e concreta efficacia teoretica e pratica.
Per far questo non si è risparmiato e, come Mercurio stringendo il caduceo e, ali ai piedi, volava undique quale messaggero del Padre degli Dei, così papa Woitjla stringendo la sua argentea croce astile, si è fatto moderno messaggero di Dio e uscendo dal Vaticano ha volato per ben ventinove volte attorno al mondo ed ha fatto si che le brume delle diffidenze e delle chiusure sparissero per far posto al reciproco riconoscimento, all’accoglimento, all’abbraccio fraterno degli uomini di buona volontà di tutte le religioni illuminati dalla Verità.
L’Illuminismo occidentale egli lo ha tenuto ben presente nella sua azione come ha tenuto fermo e saldo nelle sue mani ben visibile a tutti, perché non vi potessero essere dubbi, il messaggio del Cristo Quello ancora della sua croce astile che siamo stati abituati a vedere accanto a lui tenuta stretta e accarezzata con tanto amore. Questo antico e sempre nuovo messaggio è stato, infatti, “ripreso” da lui con forza e lanciato come una freccia verso il futuro.
La sua azione io la chiamo perciò “catastrofica”, senza ritorno”. L’umanità intera da oggi in poi, e maggiormente dopo la sua morte fisica, non potrà in alcun modo non tener presente il suo messaggio che non è soltanto di carattere religioso ma è legato all’uomo in quanto tale, cioè creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio da cui solo trae tutta quanta la sua dignità.

Francesco Raimondo

 
 

ID: 1555  Intervento da: Gennaro Francione  - Email: azuz@inwind.it  - Data: mercoledì 6 aprile 2005 Ore: 19:18

Grazie Luigi per le belle aprole!
Bravo Luigi!
Sei fortissimo e non ho potuto fare a meno di mettere un pezzo del tuo intervento nel Cyberaropago di Antiarte
http://www.antiarte.it/discuss.htm
Ma sei di Torre tu? Me lo chiedo come mi chiedo se lo sono io, selo è Ciccio. Te lo sei chiesto pure tu quando scrivi
"Chi non conosce la valentia di Ciccio? Egli ha commesso due gravi errori nella vita. Uno “nascere artisticamente” a Torre del Greco...".
Ecco la chiave. E' il mio, è il nostro errore...
(per questo vedi il mio "J'accuse" a Torre su http://www.antiarte.it/eugius/umanesimo_ambiente.htm)

Poi continui col secondo errore di Ciccio: "l’altro quello di aver fatto, (comunque in modo superbo, unico) l’imitazione della statua di S. Ciro nella sortita, durante la festa omonima...".
L'imitazione del santo da parte di Ciccio è uno dei momenti più belli della drammaturgia opolare di tutti i tempi!
Guai a chi lo tocca!
A presto
Gennaro





ID: 1546  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: martedì 5 aprile 2005 Ore: 00:47

Grazie dei grazie,
caro Gennaro, la Tua opera è troppo vasta per esprimere un parere in breve tempo, "se" lo so esprimere e “se” ne ho facoltà. Ma nel mio piccolo lo farò. Sara un parere plebeo, dell'uomo della strada, ma sempre un parere.
Vuol dire che almeno Ti assicuro il successo di pubblico, di "cassetta", come si suol dire, perché Ti posso anticipare che è positivo almeno dal punto di vista delle emozioni, ma sicuramente pure e soprattutto più che nei contenuti, nei significati, accantonando per un attimo etica e morale che sono già insiti quasi sempre nei fatti d’arte. Il successo di critica già c’è, altrimenti non rappresenterebbero a raffica i Tuoi lavori. E’ lampante. “Lapalissiano” direbbe il barbassoro di turno che porta in fronte la bandana dell’erudizione e come stendardo le sue plurilauree, credendo, ad esempio, di fare giornalismo locale, riempiendo, invece, solo notiziari.
C'è chi confonde la creatività con l'anti pedanteria linguistica. Coloro, cioè, che mettono la "scrittura" sul piano rigidamente convenzionale didattico, senza sapere che l'arte sta proprio nell'antiarte. Sembra un gioco di parole, ma non è così. Loro trovano la scusa che il linguaggio è assoluta convenzione, altrimenti non è intelligibile.
Pure l'amore, la libertà, l'onore sono astratti, non hanno una connotazione precisa, una figura tangibile, eppure si sentono, si godono. Persino la divinità è antiarte se per questo si intende il "pensiero avanzato", la purezza delle idee, l'essere senza spurie e scorie umane legate alla speculazione. Cioè ciò che è prima. Semplicemente ciò che è.
Il prefisso "anti" come impiego pre-verbale in parole dotte indica: “avversione intenzione a contrastare”; ma in parole composte, in posizione isolata con analogie, indica anteriorità, precedenza nel tempo e nello spazio: esempio: “antidiluviano”, "antesignano". Antiarte può essere anche e soprattutto l’arte ante litteram. Arte non contaminata. Arte come Libertà nella sua natura pre-culturale, quindi autentica.
Il plusvalore ingiusto il "valore aggiunto" della pseudo-cultura, è quello dei mass-media globalizzati, fino allo sport, già da secoli penalizzato dall'antagonismo nocivo e discriminante. Tutto, oggi, in ginocchio alla commercializzazione.
Un discorso che avrei voluto fare col Dott. Langella a margine della sua discussione sullo sport rimasta inevasa.
Prendimi dei capolavori di pittura, di letteratura, ecc. dove non c'è antiarte, cioè trasgressione, disallineamento, trasfigurazione, personalizzazione, se pur un po' folle come l'uomo, come la sua natura vera, esistenzialista, arte, cioè come “origine”, istintualità, incontaminazione. Non esistono capolavori senza queste componenti.
L'antiarte intesa come libertà dell'arte, quindi della coscienza è Verità, perché la coscienza è vera senza erudizioni, senza “ismi”.
Il discorso è lungo, diamo tempo al tempo.
Chi non conosce la valentia di Ciccio? Egli ha commesso due gravi errori nella vita. Uno “nascere artisticamente” a Torre del Greco, l’altro quello di aver fatto, (comunque in modo superbo, unico) l’imitazione della statua di S. Ciro nella sortita, durante la festa omonima...
Questo non vuol dire? E provati a vivere tra una masnada di perbenisti spietati e vedi che nemmeno con la soda caustica cancelli un marchio del genere. Naturalmente scherzo. Ciccio è tra l’altro un buontempone, un uomo di spirito.
Solo Dio sa come si stima e si ammira Lui ed il Padre per quello che hanno dato a Torre. Solo Dio lo sa, perché io non lo so. La mia coscienza ed il mio istinto lo sanno, si inchinano, ma non io. Sono torrese io, con tutto il rispetto per le idee di A. A., campanilista generalizzatore per partito preso.
Se una performance del genere, come quella di S. Ciro, però, la fa Gigi Proietti o Benigni allora scappa l’ovazione perché nulla si toglie alla cultura e alla capacità artistica dell’individuo, anzi si aggiunge qualcosa.
Ciccio, è sicuramente accreditato nella sua poliedrica cultura nella sua creatività, nel suo umorismo, nella sua erudizione, infine, (che è la cosa più marginale). Queste sono ben poca cosa rispetto alla capacità ereditata dal padre forse dal nonno, come Egli dice, di avere, (senza saperlo), il petto scarnificato per una sorta di perpetuo esame radiografico che ne rivela, tradendolo, la grande capacità di riconoscere dove si annida la Libertà e l’Amore. E la Libertà e l’Amore spesso rannicchiata nei nostri precordi, per cattiva moda epocale, funge fortunatamente da magnete il quale, anche se raramente, attrae a noi altri portatori di questo sconfinato bene.
Il genio non si inventa. Se c'è c'è. Altrimenti è inutile perdere tempo.

A risentirci
Gigi Mari


ID: 1545  Intervento da: Gennaro Francione  - Email: azuz@inwind.it  - Data: lunedì 4 aprile 2005 Ore: 22:42

Complimenti a Ciccio! Complimenti al finerecensore Luigi.
Ciccio non solo è uno scrittore sopraffino, pieno di verve e di sagacia e di estetica, ma anche un grande attore. Lo ricordo dai tempi del liceo che ci faceva "pisciare sotto"dalle risate nella commedia napoletana.
E' un peccato davvero che non si riesca ad amalgamare a Torre tutte queste forze creative. Che il Cyberspazio di Torreomnia riesca a fare il miracolo di san Gennaro?
Invito altri "antiartisti" a farsi avanti per creare un Movimento Corallino.
Facimme veré chi simmo!
Gennaro


ID: 1544  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: lunedì 4 aprile 2005 Ore: 22:06

Signori,
a parte il contenuto che potrebbe apparire "allineato" alla moda del momento, ma che raccoglie molte pieghe personali, credo che questo sia uno dei più bei messaggi del forum. L'ho sempre detto: Scrivere è un dono. Buttar giù frasi lo sanno far tutti.
Purtroppo Francesco non ha consapevolezza delle sue notevoli potenzialità. Troppo spinoso, ingrato e impreparato è il nostro ambiente. Io ammiro davvero i Raimondo per la loro tenacia e la loro creatività. E, credete, non sto qui a fare i soliti edulcorati salamelecchi di accoglienza, di prammatica.
Io ho scoperto la “vena" singolare di Ciccio non già ai tempi del capolavoro del padre "Itinerari torresi", quand'egli era quasi imberbe, ma con "La prima volta di Enzuccio", pubblicato in Torreomnia, un piccolo capolavoro di narrativa.
Chi sa di letteratura distingue la "pagina" solo sbirciandola, non ci sono caratteri sul foglio, ma un'armonia di segni grafici, l'occhio ascolta non legge; è il testo che ti segue e ti guida: non lo assimili, ma ti fagocita, ti travolge, ti arrovella, sei suo. L'hai vissuto, l'hai partorito insieme all'autore a quattro mani, ma in differita, fino a non distinguere più chi l'ha scritto e chi l'ha letto. Questo è il capolavoro.
L'ho sempre detto, la cultura è creatività, è inventiva. Mai la cultura sarà sottomessa all'erudizione. Più una persona ha letto e imparato e più rischia di ripetere, giocoforza, le cose che si sono già dette sia dai Greci e dai Latini. Ecco perché la narrativa e il parametro migliore per rivelare il "genio", che appunto significa "chi sa senza imparare".
Il creativo non ha bisogno del vaglio dei pedanti didattici. E’ inutile chiedere pareri. Lo “Scrivere”, (non il carteggiare), osa, sfora, asperge con naturalezza, senza sforzi. E' la penna che scorre da sola copulando sul foglio vergine il nero liquame dell'Amore e della Libertà. Per scrivere non bisogna mai tradire queste due componenti altrimenti si stendono frasi, non si “Scrive”. Non c'è vena, altrimenti, non c’è stile, non c’è il “bello artistico”; ma da qui scaturisce il tono sanguigno; insorge inevitabilmente il confronto, la disputa, la provocazione, pagando talvolta lo scotto dell'impopolarità. Ed io ne so qualcosa.
Francesco spazia tra la saggistica e la narrativa senza smettere di filosofare pur senza fare filosofismo, e mai perdendo di vista la storiografia.
Scrivere non significa fare esegesi, filologia, ricerca. Quello significa essere studiosi e non “Scrittori”. Scrivere è “vivere sulla carta” ed immortalare il “vivere” (non la vita).
Io credo che Ciccio Raimondo abbia trovato finalmente la piattaforma giusta per esternare il silfo creativo imprigionato nella foresta dei suoi precordi.
La presenza di Ciccio Raimondo e di Gennaro Francione sul Forum Torreomnia, (letto in tutto il mondo), fissa una pietra miliare della (finalmente) cultura torrese. Qualcosa si muove. Lo sapevo, "Nostro Signore è lungariello, ma nun è scurdariello". La libertà, l'Amore e la Verità finiscono talvolta col trionfare.

Luigi Mari


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