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Argomento presente: « Natale in casa Cupiello »
ID: 1560  Discussione: Natale in casa Cupiello

Autore: ciccio raimondo  - Email: ciccioraimondo@libero.it  - Scritto o aggiornato: venerdì 8 aprile 2005 Ore: 21:06

Inoltro alcune note “sistemiche” sulla commedia
Natale in casa Cupiello di E.De Filippo

"Questo sappiamo: che tutte le cose sono legate come il sangue che unisce la famiglia.... tutto ciò che accade alla terra accade ai figli e alle figlie della terra. L'uomo non tesse la trama della vita, in essa egli è soltanto un filo. Qualsiasi cosa fa alla trama, l'uomo la fa a se stesso".
Ted Perry

Quando nel 1931 Eduardo De Filippo rappresentò al Kursaal di Napoli la sua commedia "Natale in casa Cupiello", nella sua versione finale di tre atti, certamente era ben lontano dall’idea, lui artista, che la sua, come qualsiasi altra opera teatrale o letteraria, avrebbe potuto essere oggetto di una "visione sistemica".
Avrebbe cioè potuto essere osservata dal punto di vista di quella nuova scienza, nata per iniziativa di L. von Bertalanffly, sul finire proprio degli anni trenta e sviluppatasi e cresciuta fino ai primi anni cinquanta del secolo scorso e sorta dalla crisi del modello meccanicistico di derivazione cartesiana e newtoniana.
Lo scopo di questa teoria generale dei sistemi fu, e si può dire che ancora è, quello di rendere scientifiche le scienze comportamentali quelle biologiche e psicosociali per porle sullo stesso piano d’altre scienze come la matematica o la fisica.
Modello descrittivo e non interpretativo della realtà, successivamente, si sviluppa come ipotesi di lavoro interdisciplinare per integrare approcci del sapere diversi e stabilire un dialogo e una relazione aperta tra i vari campi di conoscenza dell’Universo.
L’approccio sistemico relazionale, che è l’aspetto che a noi interessa, può essere definito come una visione globale della realtà intesa come complessità organizzata.
Essa è al tempo stesso: modello teorico (paradigma); modello applicativo (metodologia d’intervento); una modalità di lettura della realtà (ottica); modello di conoscenza (epistemologia).
Siamo così arrivati al punto che a noi interessa e cioè come sopra già detto a quella visione globale della realtà studiata necessariamente in maniera unitaria e cioè con l’analisi delle interrelazioni tra i tre sistemi (individuo, famiglia, ambiente) e le modalità con cui essi co-evolvono, cioè evolvono assieme.
Dopo questa breve e forse troppo sintetica descrizione della teoria sistemica si può certamente passare all’analisi appunto sistemica di questo lavoro di drammaturgia che fu definito da alcuni critici il primo capolavoro di Eduardo. Ho inteso rispondere con questa scelta alla prima parte della domanda del titolo che mi diceva di ......scegliere una fase del ciclo di vita di una famiglia tipo di costruire una situazione conflittuale che impediva al sistema di assolvere .....ecc Il periodo natalizio che ora viviamo, i suggerimenti della gentile dott.ssa Menafro, il mio amore per il teatro mi hanno suggerito di leggere in maniera sistemica questo capolavoro.
La commedia, come già accennato, nacque come atto unico e mi sembra che sia stata scritta a Milano. Prendendo certamente spunto dalla seicentesca "Cantata dei Pastori" di Andrea Perrucci, (poeta di origine palermitana vissuto a Napoli, dove fu Direttore della Dogana del Porto ed amico del grandissimo poeta dialettale Francesco Balzano alias Sgruttendio autore della famosa "Tiorba al Taccone"), l’ancor giovane Eduardo con felice intuizione e seguendo il flusso creativo in pochi giorni stese il copione nella forma di atto unico. Al napoletano non è sconosciuto l’inizio della Cantata dei Pastori.
Dopo il Prologo (protagonista Belfagor) infatti compare il vecchio Armenzio che con il suo: Ecco l’alba che spunta….......ecc cerca di svegliare suo figlio Benino che, ai sui piedi, è sprofondato in un sonno agitato, perchè alle prese con il sogno premonitore terribile e bello al tempo stesso della nascita del Redemptor Mundi.
L’alba in casa Cupiello invece è passata da tempo. Sono le ore nove e Luca (Armenzio) ancora se la dorme e viene svegliato dal petulante richiamo della moglie Concetta, mentre suo figlio Nennillo (Benito) fa finta di dormire nel suo lettino ai piedi del letto grande dei genitori.
A differenza del carattere positivo dell’Armenzio seicentesco qui il capo famiglia dà da subito il buon esempio. Si può notare dunque l’ispirazione di Eduardo.
Il vero artista tiene ben presente le produzioni di chi lo ha preceduto ma le elabora a suo modo ed oplà nasce nel campo dell’arte qualcosa di nuovo ed unico. Dopo questa considerazione analizziamo in maniera sistemica il quadro che abbiamo di fronte. Sul palcoscenico si sussegue nei tre atti la vicenda di questa famiglia :"casa Cupiello".
Escludiamo le comparse che pure hanno la loro individualità ma che noi guardiamo in questo caso come facenti parte dell’ambientazione. Mi sembra, infatti, di poter dire che esse non sono né assertive, né integrative in quanto nella rappresentazione non esprimono "movimento" nell’uno come nell’altro caso ma già sono affermate ed integrate.
I protagonisti, invece, come Lucariello, la moglie Concetta, il figlio Nennillo, la sorella di questi, Ninuccia, il marito Nicola, l’amante Vittorio ed infine l’irascibile zio, di cui non ricordo il nome, sono tutti caratterizzati dai due elementi "scientifici" dell’asserzione e dell’integrazione.
Sin dalle primissime battute ciascuno vuole affermare se stesso e nel contempo si muove tentando di trarre a sé, nella propria sfera d’influenza, gli altri. Questa dinamica s’invera in una sequenza esemplare di comunicazione sia verbale che di postura che tutti ricordiamo e che muove di volta in volta ora il sorriso, ora la risata aperta e quasi sempre una malinconica tensione emotiva tutta imperniata su Luca Cupiello.
Questo personaggio, infatti, lo vediamo tentare di essere assertivo, lo vediamo tentare di integrarsi ma restare poi sempre ai margini della vicenda che pure gli si sviluppa intorno e sotto agli occhi e che egli fino all’ultimo non riuscirà a conoscere veramente.
La menzogna come la verità sembrano scivolargli addosso e nel momento in cui ne prende appena coscienza non riesce a superarne l'impatto. Con la malattia poi arriva non alla propria asserzione ma all’estremo annientamento, alla sua definitiva uscita dal sistema.
Ma ritornando sui nostri passi notiamo immediatamente il sistema (Luca-Concetta) ed i sottosistema (Concetta-Nennillo) e (Luca Ninuccia) ed ancora il sistema isolato ed in cerca di integrazione all’interno della stessa famiglia dell’anziano zio.
Come è emblematico quel suo quasi disperato: Mietteme pur’ a mme ‘int’ ‘a lista!!! Dove essere inserito nella "lista della salute" voleva dire molte cose ma principalmente essere riconosciuto dagli altri come facente parte.
Lo stesso amante di Ninuccia, Vittorio, è assertivo e allo stesso tempo cerca l’integrazione, quando nel secondo atto fa la sua apparizione accompagnando Nennillo e si scontra con donna Concetta.
Egli tenta di affermare il suo essere con la frase sibilata a quest’ultima, atterrita dalla situazione, ma ben decisa a difendere la sua famiglia dall’incombente pericolo: Nun o vo’bbene ‘o marito!!!!
Tenta ancora inutilmente l'integrazione quando cerca di convincere la stessa della bontà delle sue intenzioni e della verità del suo amore per la figlia. E quest'ultima nel primo atto non è forse assertiva quando con forza vuole convincere la mamma delle sue ragioni, del suo diritto all'amore per Vittorio? Fùsteve vuie che m' 'o vulisteve fa spusa'!! riferendosi al marito non amato, più anziano ma benestante.
Per un attimo l'anziana donna Concetta sembra quasi voler riconoscere le ragioni e il dolore della figlia e che la scelta di quel matrimonio fosse stata sbagliata. Ma no adesso non c'era più niente da fare. Nicola era suo marito. Erano andati in chiesa e di fronte a Dio ed alla società avevano sancito il loro patto. Quello dunque doveva essere.
In donna Concetta un altro sistema quello che supera l'individualità di ciascuno e della stessa famiglia, l'olone più grande, la Società, con le sue leggi scritte e non scritte fa sentire il suo condizionamento e la irrigidisce in una posizione di intransigenza senza possibilità di dialogo.
Va a pezzi perciò il simbolo stesso di questa Società, il Presepe, nella cui paziente e appassionata costruzione era impegnato l'ignaro Luca Cupiello. Invano il povero padre per buona parte del primo atto tenta di portare sulle sue posizioni ideali Nennillo inconsapevole prigioniero degli abbondanti zupponi che la mamma gli porta fin nel letto a dispetto del marito che cerca di "fare il padre" e non sa leggere il sottosistema che si trova davanti.
Così come non sa leggere il proprio sottosistema creato con la figlia Ninuccia, luce dei suoi occhi. Occhi che però non vedono e forse non vogliono vedere! Molto gustosa pure la rappresentazione della incomunicabilità tra i sistemi. Lucariello invano cerca di capire il concitato dialogare tra madre e figlia ed alla fine amareggiato se ne esce con il suo famoso: Quann' po' succeden' 'e guaie io sto facenno 'o Presebbio!!!
Luca (Cronos) si contrappone a Concetta (Gea). Tanto l'uno è idealista e immerso quasi totalmente nel suo mondo di infantile ed innocua ingenuità tanto l'altra sembra essere calata in una pratica ed incessante ed inconsapevole attività di moglie, tutta dedita alle faccende domestiche e alla famiglia in cui però senza avvedersene sottrae ruolo e dignità al capo.
Nell'ottica sistemica è chiaro che questo conflitto tra i due coniugi è il fattore condizionante della non crescita di Nennillo che tanto nennillo poi non è se ha come amico Vittorio che è persona già quasi matura ed affermata. Ma Nennillo crescerà nel terzo atto. E tale lo vediamo dalla descrizione che la madre ne fa ai casigliani tutti riuniti intorno al letto in cui giace il morente e farneticante Luca che, dopo aver raccontato di fagioli azzeccate sotto cade in deliquio.
Di fronte alla tragedia familiare il giovane subisce una svolta improvvisa nei comportamenti e certamente nel pensiero. Riesce ad esplicitare con l'azione e con il mutato atteggiamento il suo amore filiale nei confronti del padre che esisteva anche prima ma che non trovava la via per palesarsi perchè tra i sistemi la comunicazione era stata disturbata da notevoli interferenze poste in atto da ciascuno nel suo essere più assertivo che non integrativo.
Non deve sorprendere se, quando Luca Cupiello non parla più e se ne sta immobile nel suo letto di dolore, allora il sistema famiglia sembra segnare una nuova crescita ed assumere una nuova fisionomia. Dal punto di vista sistemico ogni aggiunta o sottrazione di elementi determina una variazione del sistema stesso che non è mai però cumulativa ma sempre qualitativa. Ciò avviene perchè trattasi di relazioni tra persone ove ognuno porta in sè una infinità di valori che influenzano reciprocamente le parti stesse. Termino quest' analisi, breve per non tediare il lettore, sperando di essere stato sufficientemente chiaro nella esposizione di questi sistemici concetti e facendo una ultima considerazione intorno al sistema Cupiello.
La famiglia Cupiello è una famiglia normale? La risposta sembra essere si. In essa infatti la crisi viene risolta anche se a carissimo prezzo e fino all'ultimo in maniera ambigua e quasi pirandelliana. Ma Eduardo sistema non si incontrava già a quel tempo con Pirandello sistema?
Francesco Raimondo
 
 

ID: 1563  Intervento da: Monica Falanga  - Email: monicafalanga@virgilio.it  - Data: venerdì 8 aprile 2005 Ore: 21:06

Ragazzi,
finalmente il sito prende un'impronta culturale seria.
Scusate se non scrivo di frequente, il lavoro me lo impedisce. Mi fa piacere dell'ingresso nel forum di due intellettuali come Francesco Raimondo, che già conoscevo per "Itinerari torresi" e Il Giudice Francione, giudice scrittore, come lo definiscono tutti.
Ora vi seguo con più interesse. Quando termina il flusso di lavoro mi farò viva con interventii specifici.
Grandioso pure il Mari col suo saggio "sulla coppia". Ora capisco perché non sono ancora sposata. Ma se a Firenze sono una bambina a Torre del Greco sono vecchia e decrepita per il matrimonio. Se accadrà sicuramente sposerò uno da Firenze in su, perché, sicuramente un torrese "......." mi prenderebbe e "........" mi lascerebbe.
Il Mari non scrive, profetizza, non guarda nella mente umana, ne fa tac e risonanze magnetiche.
Ausfidersen
Monica


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