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Argomento presente: « ALTO TRADIMENTO 3 »
ID: 1707  Discussione: ALTO TRADIMENTO 3

Autore: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Scritto o aggiornato: venerdì 29 aprile 2005 Ore: 01:33

DAL NEARDERTHAL AI REATTORI NUCLEARI

IL BUIO NEL ...GIORNO DEL TEMPI

Caro Costanzo D'agostino e caro Giudice Francione, carissimi del forum tutti.

Legge contro legge. La libertà di parola è prioritaria sulla legge della privacy pure in Italia. Una equilibrata cassazione.
La libertà di parola, nella fattispecie il giornalismo americano, ad esempio, spazza e mette in ginocchio Capi di Stato, Papi, se occorresse.
Internet è la nostra autentica libertà di parola insindacabile costituzionalmente parlando?

E’ singolare e significativo nel forum il fatto di risponderci su due canali diversi, in parallelo e non in successione. Leggiamo la domanda nella discussione "altro tradimento" n 1 e rispondiamo in "alto tradimento" n. 2 e viceversa.
A Te, Costanzo, ti scagiona il fatto di esserti subito dichiarato novizio per la rete, per me rimane il sospetto del protagonismo. E visto l’anatema solenne che mi appioppano, rotto per rotto, nasce l'arbitrio dell’ “alto tradimento n. 3”.
"Vott' 'a pasta, vo' " direbbe Ciro Adrian Ciavolino, imboscato di nuovo, per vocazione, per natura.

In pratica, Costanzo, noi pensiamo sostanzialmente le stesse cose, ma guardiamo in una direzione diversa perché il nostro punto di vista probabilmente è diverso rispetto ai problemi che ci attanagliano.
Ad esempio pensiamo entrambi: "il sistema" ci ottunde". Tu dirai i "suoi creatori sono nostri nemici"; io dirò i suoi creatori siamo noi che adoperiamo male la democrazia come volontà collettiva del popolo sovrano.
Entrambi pensiamo: "Le vessazioni di potere occultate dietro le democrazie camuffate ci soffocano la libertà". Tu dirai: " i detentori il potere sono tiranni"; io dirò "il senso del potere è dentro, NON all'esterno dell'uomo, anche l'agnello, preso il potere, diventa lupo", e così via.

L'uomo di Neardertal vissuto presumibilmente da 200.000 a 30.000 anni fa era fondamentalmente buono. L'hanno dedotto i ricercatori dalle posture dei "fossili umani" ritrovati, dall'oggettistica non aggressiva e soprattutto da reperti che hanno fatto dedurre l'assenza di dannazione e di impotenza per il destino di mortali.
Cultura e civiltà sono il disastro dell'umanità?.

Quando l'uomo incominciò ad associare il divino alle calamità naturali disastrose inventando gli stregoni, prima dei sacerdoti, per la difesa, allora incominciò una escalation di terrore per il dolore post-mortale relativo all'espiazione di "peccati terreni. Questo senso di colpa collettivo universale ha scatenato nell'umanità, perpetuandole nei secoli, una serie di reazioni esorcizzanti diversificate e contrapposte dall'annichilimento mistico alla criminalità, sotto la devastante simbologia del potere.
E per potere intendo soprattutto la sopraffazione e la prevaricazione dell'uomo sull'uomo in ogni sorta di manifestazione umana a prescindere dall' "homo homini lupus" di Plauto nell'Asinaria fino alla rivisitazione di "l'uomo è lupo con l'altro uomo" di Hobbes.

Questa chiave di lettura ci mette di fronte alla comprensione del comportamento umano degli ingiusti e degli oppressori, tali per il solo disperato tentativo di fuggire essi stessi per prima dall'ingiustizia e dall'oppressione della natura umana spietata con la sua ossessionante finibilità.

Ecco perché, caro Costanzo Tu dici nel messaggio precedente:
> "(...) il miglior modo per conoscersi e comunicare è quello di ricordarsi dell'uomo che vibra dentro ognuno di noi: con le sue contraddizioni, le paure, le insicurezze, i dubbi, i limiti delle propria ragione, ecc." (...).

Paure, contraddizioni e insicurezze sono derivati dell'impotenza rispetto al sentimento inconscio di irreversibile finibilità. I "limiti della propria ragione", invece, sono il riconoscimento di questa impotenza che fa scattare la molla dell'ancora di salvezza verso il Divino, sia nella versione positiva della fede che in quella negativa dell'ateismo, un dualismo-sincretismo principe dell'animale superiore dotato di ragione, haimé.
Nell'animale inferiore non sussistono questi malesseri culturali. La pazzia degli animali inferiori, ad esempio, è istintuale, cromosomica, dovuta solo a vessazioni fisiologiche ripetitive che sconvolgono metabolismo ed equilibrio generale, ma non psicosomatico. Il concetto dell'incesto e dell'omosessualità,come trasgressione, è praticamente inesistente negli animali inferiori. Non per questo esiste un inferno che li aspetta. Ma tutto ciò prescinde dall'incommensurabile "concetto Dio" che incomincia non appena dopo la soglia dei tremendi, frustranti limiti della nostra gagione. Per cui è sempre determinante scindere Dio dalle religioni e accomunare le due cose solo per accomodamento umano, per umanizzare, appunto, l'idea trascendentale di Dio e renderla comprensibile alla limitatissima mente umana.

Tu scrivi ancora nell'ultimo messaggio:

> "alto tradimento" è per noi il tradimento dell'uomo inteso nei suoi valori più intrinseci. E' "alto tradimento" limitare le sue speranze di crescita civile e sociale; è "alto tradimento" intorpidire la sua mente attraverso tecniche ben conosciute e spesso impossibili da contrastare; è "alto tradimento" sbarrare il futuro ai giovani; è "alto tradimento" l'inganno dei più deboli, e così via..." (...).

Altissimo tradimento sarebbe, intanto, quello di sperimentare il potere in mano ai deboli, cioè agli oppressi. La loro fragilità potrebbe creare disastri incontrollabili, come già è accaduto nella storia con i grandi dittatori, grandi portatori di debolezza, fragilità, quindi di disequilibrio.
Grande opera satirica "La fattoria degli animali" di Orwel, tradotta in tutto il mondo. L'oppresso che diventa oppressore. Parodia della Rivoluzione Russa dove la vittime, preso il potere, diventano subito carnefici. Il tutto parodiato in una fattoria di galline, oche, pecore ecc. Quanti uomini predicano la libertà per poi toglierla agli altri.

Il male non sta nelle caste, nelle fasce sociali, nella borghesia, nel proletariato o nella nobiltà, il male sta nell'uomo in generale.
Allora si devono combattere i ruoli, le posizioni e fare in modo che, almeno dove c'è la grande fortuna della democrazia, essa non sia mortificata dall'accorpamento di uomini molto lontani dall'idea di Amore Giustizia e Libertà. Quelle che predica e postula Torreomnia nella sua flebile voce locale, senza essere ben capita.
Ci intimidiscono e ci precludono di pronunciare soltanto questi tre concetti fondamentali della vita Amore, Giustizia e Libertà con la scusa dell'utopia storica relativa ad essi, anteponendo l'inapplicabilità proprio perché contrapposte alla natura disorientata dell'uomo. Pronunciare Amore, Giustizia e Libertà diventa così antistoria, retorica e qualunquismo
per far posta a soluzioni surrogate ed insignificanti.
L'universalmente riconosciuta "utopia comunista" e lo storico fallimento delle "liberte egalite, fraternite" dovrebbero istruirci che non è la strada politica che salverà il mondo, ma quella della ragione ed il buon senso finalmente comuni con le fondamenta dell'unico comun denominatore: l'idea di Dio dentro l'uomo.

APPROFONDIMENTO:

TERAPIA ALLA DIAGNOSI.

SCIMMIETTA TI AMO. ("Lo Shock primario")

"...Una mattina, sul muro d'una quieta stradetta romana mi apparve gigantesco il messaggio di uno studente alla sua ragazza: "Scimmietta ti amo!". E subito sentii che quelle parole erano anche la mia nuova, definitiva dichiarazione d'amore all'essere umano".
Luigi De Marchi

Amici del forum, alla nuova luce di questo studio, la consapevolezza devastante del nostro destino di mortali è alla base di tutti i problemi esistenziali dell'uomo, terrore esorcizzato, da millenni, con reazioni reattive e difensive delle più diversificate e contrapposte, dal nichilismo religioso alla criminalità. Questo shock primario, coniato dal lucido psicologo e psicoterapeuta Luigi De Marchi (*), tra l'altro padre della "psicopolitica" ha scatenato, nei millenni:
"una miriade di miti e riti sempre più complessi, - dice De Marchi - ma tutti sempre finalizzati a difendere l'essere umano dallo shock esistenziale e dalla relativa angoscia di morte... e magia e religione ne sono la difesa rassicurante...".
E ancora scrive il De Marchi:
"Questa colpa primaria dell'uomo è significativamente simboleggiata dalla brama di amare e di conoscere nel mito dell'Eden; e di lì le infinite persecuzioni di cui furono oggetto la donna, il sesso, il pensiero indipendente... La presunta colpa delle origini è stata elaborata dalla mente umana sia in termini espiatori... (masochismo, conformismo, gregarismo)... sia in termini paranoicali... (proiezione della colpa e del Male sugli infedeli... (servilismi, sopraffazioni, violenze inflitte ad autoinflitte... la spinta ossessiva a propiziarsi il perdono e la grazia".

Ebbene, cari amici del forum, l'assunto dell'opera "Lo shock primario" di questo geniale studioso stravolge le consolidate teorie di Freud, Reich ecc. essenzialmente nell'affermare che non sono le etichette nevrotiche e psicotiche, da essi coniate, le chiavi celate da scoprire e rimuovere perché conducono all' "istinto di morte", ma semplicemente è l'angoscia di morte come sorgente primaria di esse. Uno stravolgimento dei concetti classici.

De Marchi continua."…La crisi della psiche umana iniziata nel XVIII ed esplosa nel XIX e XX secolo si differenzia da tutte le precedenti perché appare molto più radicale e irreversibile non si tratta più di un conflitto tra elite culturali, ma della silenziosa e generale dissoluzione dei dogmi e delle credenze religiose nella psiche dei popoli attraverso un processo pervasivo di laicizzazione della società, dell’informazione e del clima culturale in genere. E dall’Europa questa crisi si è estesa a tutto il mondo industrializzato e va ora estendendosi anche al Terzo Mondo".…

A parere di Luigi Mari, in questo studio lucidissimo, illuminante, vasto ed analitico, De Marchi è geniale, almeno dal punto di vista diagnostico; anche se non accenna mai che lo shock primario insorge e viene associato all'esperienza, addirittura anche prenatale, del dolore fisiologico, (fulcro della difesa per antonomasia di tutti gli animali); perché senza questo "ricordo" o "associazione", nessuna angoscia umana "astratta", comunque somatizzante, sussisterebbe e persisterebbe. Forse questo grande studioso sottintende questo punto, ma parlando di "origini" dei mali è utile annotarlo e reiterarlo.
L'ingegnoso De Marchi, negli scarsi accenni terapeutici suggerisce, ad esempio, l'ingegneria genetica per modificare lo stagnarsi del malessere mentale umano
sterile e ripetitivo, privo, oggi, dei vecchi sostegni, col pericolo, inoltre, di ritornare alle antiche difese apotropaiche.

De Marchi continua: "...insomma, superare i micidiali meccanismi psico-sociali dell’era millenarista e dogmatica in cui è tutt’oggi invischiato ed entrare nell’era dell’Acquario, favoleggiata dagli astrologi. Proprio perché cesserebbero di addossarsi l’un l’altro la colpa della propria infelicità e forse anche di rincorrere nel potere e nella ricchezza le proprie illusioni d’onnipotenza e d’immortalità, gli uomini sentirebbero nascere in loro un nuovo, incontenibile moto d’amore, di solidarietà, di complicità.
"Dalla consapevolezza della comune solitudine cosmica, del comune drammatico destino, della comune alleanza contro il comune spietato nemico, la finibilità, zampillerebbe finalmente l’amore autentico: non più quello mafioso degli Eletti per gli altri Eletti, e neppure quello paternalistico degli Eletti che invocano sui Reprobi la clemenza d’un Giudice sovrumano e disumano sempre pronto a tremende vendette (Vecchio Testamento N.d.r.) (”Perdona loro perché non sanno quello che si fanno!”). Nascerebbe finalmente l’amore o almeno la solidarietà di tutti per tutti, perché ciascuno vedrebbe nell’altro non più una minaccia ma una vittima come lui, non più un nemico ma un oppresso e forse un ribelle come lui".

Quindi, aggiungo io, amici di Torreomnia, cadrebbe l'antagonismo artistico, sportivo, ecc. "emblema" delle "difese" (surrogato delle guerre) linfa dei mass-media in fatto di audience.
Sotto la chiave di lettura demarchiana pure l'antichissimo concetto di lotta tra bene e male non sta più, come si suol dire, né in cielo, né in terra.
Il genio è colui che sa senza imparare, ma anche il genio opera nei limiti, al di qua della soglia della ragione umana, nei confini fisici e mentali dell'uomo nel penitenziario del proprio pianeta (al massimo del proprio sistema solare) e della corta visione cogitante e cognitiva rispetto all'universo. Le incommensurabili distanze astronomiche, la profondissima e misteriosissima idea di Dio è e resta inconfutabile (malgrado qualche incongruenza interpretativa del Vecchio Testamento in relazione alla logica del Dio-Amore).

Amici del forum, anche un genio come De Marchi, dunque, tesse la sua teoria sui profeti, sui predicatori, in ultima analisi sull'animale superiore nella sua evoluzione, soprattutto culturale, ma trascura (come d'altra parte anche molti di noi credenti) non già la priorità del concetto Dio in assoluto e come Assoluto, proprio perché imperscrutabile, ma anche ragionevolmenbte intuibile dai segni incommensurabile dell'universo le cui distanze mettono in crisi persino la indiscutibile umana "perfezione" della matematica, ma persino l'accenno all'impossibilità logica, starei per dire matematica, appunto, della Sua totale negazione.

E finché si parla di uomini si associa inevitabilmente i termini imperfezione, "errore". Lo stesso De Marchi fa notare, ad esempio la cecità di Freud circa la priorità dell'angoscia di morte; persino il Papa ha chiesto pubblicamente perdono per gli "errori" della Chiesa lungo i secoli.
Finché il carissimo De Marchi, che stimo ed ammiro senza limiti (senza ombra di critica o di polemica) non ci suggerirà un'idea migliore non già dei profeti e dei predicatori, caduchi e fragili nel granellino terracqueo, ma di Dio, (come concetto d'equilibrio universale nelle sue incommensurabili distanze, riconducibile sicuramente alla innegabile capacità dell'uomo anche di amare, vecchio testamento permettendo), non è emergente, né utile, né salutare rinunciare a "contattare" i suoi "tramiti", soprattutto quando prestigiosi come Cristo, quale storicamente insostituibile veicolo di conduzione a Lui, anche se con qualche perplessità per l'operato delle "corporazioni" umane, talvolta fragili egotistiche e corruttibili, certo, in una nuova "ragion pura" libera da dogmi, abbagli, storture, minacce e imposizioni appunto millenaristiche, per dirla col Nostro.

Una diagnosi, però, sull'origine dei mali dell'umanità, pur se sorprendentemente illuminante e innovatrice come quella di De Marchi, senza postulazioni decise e sicure in sostituzione e cura delle vecchie devastanti difese, ci suggerisce, allo stato, solo e a nient'altro che Dio, tradotto essenzialmente in "idea di Dio nell'uomo" tra gli uomini e al di là degli uomini, Entità non già più sorgente dal terrore devastante per la probabile assenza salvifica. Occorrono secoli per scardinare millenarie incrostazioni. Altrimenti insorgerebbe, in astinenza, una nuova angoscia, quella della millenaria e futura incapacità dell'uomo di sorridere all'idea della morte, magari semplicemente con la visione epicuriana di essa.

Luigi Mari

(*) Luigi De Marchi "Lo Shock primario"(Scimmietta
ti amo). Ediz Rai-Eri 2002 (se ne consiglia la
lettura).

http://www.torreomnia.com/cristo.htm

 
 

ID: 1713  Intervento da: messaggio libero  - Email: e-mail@inesistente.00  - Data: venerdì 29 aprile 2005 Ore: 01:13

La ninna-nanna de la guerra

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucilli
de li popoli civilli...

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza...
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Ché quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe' li ladri de le Borse.

Fa' la ninna, cocco bello,
finché dura 'sto macello:
fa' la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So' cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso.

Trilussa, Ottobre 1914



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