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Argomento presente: « IL VESUVIO E' UN DIAVOLO2 » | ||||||
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ID: 3587 Intervento
da:
Serena Mari
- Email:
sery_mari@hotmail.com
- Data:
martedì 27 giugno 2006 Ore: 14:50
Si prega non inviare e-mail private per problemi sociali, ma inoltrare i messaggi su questo forum. A conferma del diagramma Wigipedia sull'esodo dei Torresi si legga questa proposta di discussione di Mario Fusco (Testo in alto in giallo e l'articolo de' "Il Mattino". Due sono i motivi dell'esodo dei torresi: il timore atavico del Vesuvio, (in passato più sopportato) e la qualità della vita che scende per motivi epocali di crollo dei sentimenti di amicizia, altruismo, campanilismo, ecc. Una osservazione ulteriore: a Torre vi sono 12 chiese e 31 sportelli bancari. A buon intenditor. Clicca su questa discussione www.timbritarghe.com/forum/leggi.asp?id=3541 Risposte: Chiese Torresi e Banche torresi |
ID: 2250 Intervento
da:
Mario Fusco
- Email:
fuscotono2@virgilio.it
- Data:
venerdì 3 giugno 2005 Ore: 14:07
Buon giorno. Oramai l'avete capito, sono un fissato per il Vesuvio e vi tengo aggiornato con tutte le novità su di esso. SPERIAMO CHE NON ERUTTI MAI, E POI MAI. Ho famiglia a Torre, ma se dovesse farlo, e speriamo in modo lieve, sarò il primo a preavvertirvi in questo forum. Ma questa volta una buona notizia. Nomi nuovi tra i trionfatori vesuviani dei premi letterari più ambiti di casa Delos. Simonetta Satamaria si è aggiudicata il premio Lovecraft, dedicato alla narrativa fantasy e orrorifica giunto all'undicesima edizione, con il racconto "QUEL GIORNO SUL VESUVIO". Questa edizione del premio sarà l'ultima, dopo oltre un lustro, curata dal magnifico duo Franco Forte e Franco Clun: dall'edizione 2005 il premio passerà nelle mani dei responsabili di Horror Magazine, che daranno un'impronta più cupa al premio... bandita la fantasy, spazio al surreale e all'orrore. Già da quest'anno la tendenza è evidente: i racconti giunti nei primi tre posti sono molto più vicini alle atmosfere orrorifiche piuttosto che al fantasy, e più orrorifico dello "sterminator vesevo...". Ecco la lista completa dei finalisti e segnalati: LOVECRAFT 2004 1° Classificato: Quel giorno sul Vesuvio di Simonetta Santamaria 2° Classificato: Gocce sulla neve di Antonio Giacomo Bortoluzzi 3° Classificato: Gemme del mondo oscuro di Milena Rao |
ID: 2156 Intervento
da:
Mario Fusco
- Email:
fuscotono2@virgilio.it
- Data:
sabato 28 maggio 2005 Ore: 18:17
E state li tranquilli a chiacchierare, mentre il Vesuvio naviga sotto sotto. Voglio vedere le facce che fate quando viene, una a una. Io mi faccio sotto, ve lo dico già da adesso, ma Abbagnano che fa il coraggioso, vorrei vederlo correre con le brache in mano Mario |
ID: 1980 Intervento
da:
Mario Fusco
- Email:
fuscotono2@virgilio.it
- Data:
venerdì 20 maggio 2005 Ore: 00:45
Il cono del vesuvio (MQ - 2000) Erano da poco arrivati gli Alleati, i Liberatori, quando - il 18 marzo del ’44 - il Vesuvio emise dalla sua pancia fuoco e pietre. Quattro giorni prima Napoli aveva subìto l’ultimo bombardamento aereo dei tedeschi, il 15 Charles Poletti, commissario regionale della Commissione Alleata, aveva insediato il nuovo prefetto, l’avvocato Francesco Selvaggi, il 17 venne nominato il sindaco, il professor Gustavo Ingrosso. È un sabato quando il vulcano, che aveva cominciato a farsi sentire dal 13 marzo con piccole scosse ed eruzioni di portata limitata, lancia fuori dal cono, alle 16,30, una enorme quantità di lava incandescente, fumo e fiamme e pietre. Saranno giorni terribili, fino al 23 la fase acuta, durante i quali scomparirà metà paese a San Sebastiano al Vesuvio e molte case di Massa, ”sopra” Sant’Anastasia, verranno distrutte. Sorte simile per un campo d’atterraggio nei pressi di Terzigno, annientato dalle ceneri con l’intero stormo di ottantotto bombardieri americani B-25 che vi avevano trovato rifugio. Così scriveva «Il Risorgimento» in data 21 marzo: «Da sabato notte, come abbiamo annunziato, il Vesuvio è in una importante fase di eruzione, che è proseguita nella giornata di ieri, facendo venir fuori dal cratere incandescente migliaia di tonnellate di lava. La lava, che segue il corso segnato dalle eruzioni precedenti, si dirige lentamente per tre direzioni. Danni gravi sono stati arrecati alle vegetazioni alle pendici del vulcano. Nel pomeriggio di oggi sono stati mandati dieci autocarri a San Sebastiano, per intraprendere il trasloco delle famiglie dal sentiero dell’infuocato torrente di lava. Da ulteriori notizie giunte al Governo Militare Alleato si apprende ora che anche Torre del Greco è minacciata dalla valanga, sebbene finora l’evacuazione non sia stata ancora dichiarata necessaria. Anche Cercola probabilmente sarà evacuata. La corrente di lava è larga circa 200 metri e si muove lentamente in direzione Sud ad una velocità dai tre ai quattro metri al minuto. L’ultima eruzione di una certa importanza fu quella del 1929. Secondo gli esperti dell’Osservatorio Vesuviano le distruzioni causate dalla lava sono le più gravi a partire dal 1872». Il giornale fa riferimento all’Osservatorio, la cui sede era stata appena requisita dagli Alleati per diventare una stazione meteorologica delle truppe che risalivano l’Italia per liberarla: il direttore dell’Osservatorio, il ”mitico” Giuseppe Imbò, era stato relegato in una stanzetta dalla quale osservò l’eruzione in tutte le sue fasi fino al loro termine, che viene datato al 29 marzo quando il cratere - dopo le crisi esplosive dei giorni immediatamente precedenti - presenta una profondità di 300 metri rispetto all’orlo, e quando il caratteristico pennacchio sparirà alla vista di napoletani e turisti, come avviene anche ai nostri giorni. «Quei giorni», invece, furono come si sa descritti - tra l’altro - da Norman Lewis, allora ufficiale dei servizi segreti britannici, nelle pagine di Napoli ’44 (Adelphi). Ne riportiamo il brano che segue: «19 marzo. Oggi il Vesuvio ha eruttato. È stato lo spettacolo più maestoso e terribile che abbia mai visto (...). Il fumo dal cratere saliva così lentamente che non si vedeva segno di movimento nella nube che la sera sarà stata alta 30 o 40mila piedi e si espandeva per molte miglia (...). Di notte fiumi di lava cominciarono a scendere lungo i fianchi della montagna... Periodicamente il cratere scaricava nel cielo serpenti di fuoco rosso sangue che pulsavano con riflessi di lampi...». Fuoco e distruzioni, ceneri e lapilli: un’altra mannaia della sorte su una città provatissima dalla guerra e sui cittadini precipitati in condizioni di vita miserrime. Ci mancava anche il Vesuvio... (Fonte Il Mattino) Una bomba ad orologeria Sono passati 60 anni dal 18 marzo 1944 che segna la data dell'ultima eruzione del Vesuvio, un periodo che ai più può sembrare lungo, in realtà dal punto di vista vulcanologico non è un periodo lunghissimo. L' attività vulcanica dell' area Vesuviana è iniziata circa 400.000 anni fa e circa 25.000 anni fa iniziò l'accrescimento del monte Somma come si può vedere in foto, la linea rossa segna il profilo del vecchio edificio vulcanico. Il Monte Somma era alto probabilmente intorno ai 2000 metri ed ha continuato la sua attività eruttiva per lo più effusiva, fino a circa 19.000 anni fa. Con la prima eruzione pliniana violentissima di circa 18.300 anni fa, il Somma iniziò a collassare andando a formare la caldera della quale oggi rimane la sola parte settentrionale, all'interno di essa iniziò a crescere un vulcano più giovane, il Vesuvio. L' attività vulcanica del Vesuvio è stata abbastanza varia: dalla sua nascita fino al 79 d.c. è stata caratterizzata da grandi eruzioni pliniane (esplosive di grande intensità) e subpliniane (esplosive ma con intensità minore), dal 79 d.c. al 1631 si sono alternate eruzioni pliniane ad eruzioni effusive di modesta entità. Dopo l' eruzione del 1631 e fino al 1944 l'attività del Vesuvio è stata a condotto aperto con continue emissioni di materiale distinte in 18 cicli stromboliani (attività esplosive continue con emissioni di gas di modesta entità), separati da brevi periodi di assenza di attività mai superiori a 7 anni, ciascun ciclo chiuso dalle eruzioni finali, come l'eruzione del 1906. L'ultima eruzione, quella del 1944, fu in parte effusiva ed in parte esplosiva e segnò il passaggio dall'attività a condotto aperto a quella a condotto chiuso, facendo perdere al Vesuvio il suo famoso pennacchio. Il Vesuvio è quindi da 60 anni ormai nella fase a condotto ostruito, fase che storicamente si conclude con una eruzione pliniana molto violenta e devastante, basti pensare che nel 79 d.c. la colonna eruttiva raggiunse 50 km di altezza, con emissioni violentissime di gas, grossi lapilli e ceneri che, arrivate a depositarsi nella Stratosfera, ricaddero in un' area di 500 km quadrati. Un inferno dunque, che speriamo sia molto lontano nel tempo. Scongiuri a parte, bisogna comunque capire che il Vesuvio è un vulcano attivo e pericoloso, questo concetto purtroppo però stenta ad essere tenuto in considerazione dalla popolazione che ci vive alle falde e soprattutto dagli amministratori locali che sembra abbiano dimenticato il problema. Ortofoto digitale del Somma -Vesuvio. Fonte OV Nei 60 anni trascorsi dall'ultima eruzione la popolazione del area vesuviana è cresciuta intorno al vulcano in modo esponenziale, fino raggiungere oggi quasi il milione di abitanti, grazie ad un un'edilizia abusiva e selvaggia che è arrivata in alcune contrade, ad esempio di Torre del Greco, di Ercolano e di Trecase, a costruire sulle stesse colate laviche. Questa edilizia abusiva e disordinata, ovviamente è priva dei servizi idonei quali ad esempio le fognature e soprattutto le strade adatte ad una eventuale fuga degli abitanti. Nell' hinterland vesuviano, soprattutto nel versante torrese-ercolanese, ci sono interi quartieri nei quali la circolazione è garantita da strade alveo, che durante le pioggie si allagano formando dei veri e propri torrenti in piena o da strade strettissime che in moltissimi punti consentono solo la circolazione a senso unico alternato. Tutto ciò rischia di tramutare quelle zone in una trappola per i cittadini in caso di eruzione, solo l' Osservatorio Vesuviano ogni tanto ricorda a tali popolazioni che praticamente vivono su una bomba ad orologeria. La direttrice Civetta infatti dopo il sisma vesuviano del 9 ottobre '99 dichiarò: "È possibile che al suo risveglio, non sappiamo quando, il Vesuvio dia un'eruzione esplosiva. In attesa, occorre studiarlo e sorvegliarlo, preparare bene i piani di emergenza e migliorare l'uso del territorio". La colata lavica del 1944 vista oggi da San Sebastiano al Vesuvio si presenta così, ricoperta di ginestre. Il paese fu distrutto completamente dall'eruzione. (MQ - 2004) La cosa più preoccupante è la totale indifferenza delle amministrazioni locali che non hanno fatto mai nulla a proposito se non organizzare delle fantomatiche prove di fuga nelle scuole o affiggere fantomatici piani di fuga senza ne capo e ne coda. Probabilmente per dare l'idea o per illudersi, di fare qualcosa per risolvere il problema. La situazione infrastrutturale è avvilente, il lato sud del vulcano è un reticolo di strade, stradine e mulattiere senza una vera e propria strada a scorrimento veloce, come c'è invece nella parte nord del Vesuvio, quella però meno a rischio grazie alla copertura del monte Somma. Capitolo a parte poi merita Il famoso Parco Nazionale del Vesuvio la cui istituzione nel 1995 fu accolta con gioia da tutti perche doveva portare ad una coscienza del Vesuvio come realtà da proteggere e da tutelare, avrebbe dovuto trasformare il vulcano da pericolo a risorsa importante del territorio. Risultato: al 2004 si discute ancora sullo...statuto del parco che aimè dopo 9 anni dall'istituzione, deve essere ancora approvato, cosa assolutamente vergognosa, segno di un incredibile immobilismo. L'ente è quasi invisibile, del Parco in pratica non c'è traccia tranne che per alcuni cartelli messi qua e la, e per le sedi istituzionali. Sul territorio poi è stato fatto poco o nulla, si è risistemato qualche sentiero e rifatto qualche muro di sostegno, ma è assolutamente insufficiente, si sperava in attrezzature e nella riorganizzazione funzionale dell'area che era il minimo da farsi. E' inoltre importante rendersi conto che il Parco del Vesuvio non può essere un Parco Nazionale concepito come tutti gli altri, bisogna capire che si gestisce un area a rischio e quindi ci vuole una cooperazione di tutti, dovrebbe secondo me essere gestito dall'Ente Parco insieme ad una commissione di sicurezza della Protezione Civile e della Prefettura, con delle deroghe al credo ambientalista, per motivi più seri di sicurezza pubblica visto che il rischio è grave. Purtroppo così non è, il Parco Nazionale è diventato solo un ulteriore ennesimo ostacolo per la costruzione delle stesse infrastrutture che servirebbero per la sicurezza pubblica. Il rischio è veramente drammatico dunque, non oso immaginare la strage che ci sarebbe se oggi ci fosse un'eruzione, è da irresponsabili il comportamento delle nostre autorità che ignorano il problema e continuano con questa politica di vivere alla giornata, senza un minimo di programmazione per la sicurezza dei cittadini in caso di eruzione. Ed è allo stesso modo a volte miope anche il comportamento di buona parte della società civile che tende ad additare coloro i quali denunciano in maniera forte i pericoli del rischio Vesuvio, come jettatori, quasi come se il problema fosse metafisico, non reale. Si spera quindi in qualche illuminato che si renda veramente conto del problema e che ritenga ormai maturi i tempi per creare quelle vie di fuga indispensabili per la sicurezza della popolazione, senza farci come al solito piovere addosso nella sfortunata eventualità di un risveglio dello sterminator Vesevo. |
ID: 1760 Intervento
da:
Ciro Adrian Ciavolino
- Email:
ciroadrian@libero.it
- Data:
mercoledì 4 maggio 2005 Ore: 20:04
.......Alzheimer.......Alzheimer...... ......ma non giocava nell'Atalanta? |
ID: 1751 Intervento
da:
messaggio libero
- Email:
e-mail@inesistente.00
- Data:
mercoledì 4 maggio 2005 Ore: 11:39
Frasi brevi non casuali. Spesso in questo forum si fanno interventi con messaggi di massimo cinque parole. Sembra casuale, ma la cosa è sintomatica. Passano sotto una parvenza di sintesi, ma si tratta di vera e propria incapacità di connettere, altrimenti non si continuerebbe così all'infinito. Se proponete a queste persone discorsi più lunghi si rifiuteranno di farli. Si parla di demenza senile (viecchio 'nzallanuto) quando si verifica un calo di memoria e di almeno un’altra capacità cognitiva che porta al peggioramento della funzionalità sociale o occupazionale. Ci sono oltre 100 cause di demenza, tra cui la malattia di Alzheimer è la più comune. La malattia di Alzheimer comporta la distruzione delle cellule cerebrali e nella fase iniziale è caratterizzata dalla perdita di memoria a breve termine, difficoltà nella ricerca delle parole e cambiamenti della personalità. Al progredire della malattia, si assiste alla perdita graduale delle abilità funzionali e della memoria a lungo termine, come pure alla diminuzione della capacità di leggere, di elaborare pensieri e comunicare. Attualmente si stima che 18 milioni di persone in tutto il mondo siano affette da demenza – una cifra che dovrebbe quasi raddoppiare toccando i 34 milioni entro il 2025. La probabilità di sviluppare una qualsiasi forma di demenza aumenta con l’età, passando da una persona su 1.000 con meno di 65 anni a 20 su mille nella popolazione di ultrasessantacinquenni e oltre. Gli ottantenni o ultraottantenni hanno una possibilità su cinque di sviluppare la malattia, e per gli ottantacinquenni ed oltre il margine si restringe ulteriormente a uno su tre. Il franco tiratore. |
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