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Argomento presente: « BINGO!!! »
ID: 1771  Discussione: BINGO!!!

Autore: ciccio raimondo  - Email: ciccioraimondo@libero.it  - Scritto o aggiornato: sabato 7 maggio 2005 Ore: 07:54

Veramente questo non è un argomento di discussione ma un mio racconto che dedico a tutti gli amici del Forum sperando nella loro pazienza e benevolenza. Non buttate la pasta! Ho finito di scriverlo proprio adesso e piglia spunto dalla vincita milionaria di Milano. E fresco fresco non come le uove di Fiucchella.
Monica Amore mio fammi sapere se ti ha piaciato. ciao
BINGO!!!!

4 maggio 2005. Questa data sarà ricordata da un certo numero di persone per tutto il resto della vita in quanto da essa in poi l’esistenza propria e dei parenti prossimi e lontani sarà trasformata, deviata, diversa, trasfigurata, dall’irruzione improvvisa, inaspettata, pesante, del dio danaro.
Gli esiti di questa irruzione avvenuta nell’operosa Milano non si possono che immaginare e si spera per coloro che sono stati baciati dalla Fortuna che tutto vada per il meglio. Centoquaranta miliardi circa delle vecchie lire da spartirsi tra poche persone. Auguri!

Fesso chi joca….e…. fesso chi nu’ joca!

Una ottantina di anni fa, nel secolo da poco trascorso, vi era nella nostra ancor bella città un anziano signore che esercitava il mestiere di…..non saprei come definirlo….di croupier? Di bonafficiatellista? Insomma, attrezzato di panarella con i novanta numeri del lotto e vestito in maniera eccentrica per essere più visibile e attirare l’attenzione del pubblico, distratto dagli acquisti, si aggirava tra le bancarelle d i via Falanga e dintorni gridando o sussurrando, a seconda dei casi, la prima parte della frase sopra riportata: Fesso chi joca…fesso chi joca…inevitabilmente gli veniva chiesto con curiosità e stupore come mai gridasse parole che andavano in modo così evidente contro i suoi interessi e lui di rimando con un sorriso enigmatico rispondeva….e fesso chi nu joca!! Sorprendendo l’interlocutore e inducendolo a fare la sua giocata tra le risate e gli schiamazzi gioiosi di bottegai e di passanti che si gustavano la scenetta sempre uguale e sempre efficace. Come la tela del ragno per la mosca, l’amo per il pesce, la trappola per il topo.
Ci spostiamo ora a bordo della nave ARBOREA della società di navigazione TIRRENIA. Siamo a Cagliari. A bordo l’equipaggio è diviso tra chi si riposa e chi lavora per tenere la nave in efficienza, pronta per la prossima partenza. Dimenticavo l’anno: è il 1988, il giorno, un sabato pomeriggio.
Il primo cameriere, Gennaro Esposito, di 58 anni da Ercolano, moglie e tre figli, due femmine ed un maschio, è seduto ad un tavolo della mensa intento, assorto, nella compilazione consueta della schedina del Totocalcio tra l’ andirivieni di colleghi, tra battute sulle donne, sulla fortuna, sulla squadra del cuore, sulla vita ed i suoi problemi. Accanto a lui, con una fumante tazza di caffè davanti e tra le dita grassocce una bella Marlboro da accendere, il Commissario di bordo, Antonio Maggio, 45 anni, celibe, da Palermo. Finita la compilazione della schedina e sottoposta la stessa all’ approvazione del Commissario, si decide di giocarla in due con una spesa complessiva di circa settantamila lire. Si approntano i soldi e si chiama il Cassiere di bordo, Giovanni Porcu, giovane 36 enne, fresco sposo, di Sant’Anna Arresi. Questi intasca schedina e danaro e si avvia per la giocata. Strada facendo, prima tra i corridoi della nave, con nel naso il tipico odore di ferro, di vernice fresca, di nafta e di moquettes da poco nettate, e poi nell’atmosfera congestionata del porto e delle sue vicinanze, gli viene la voglia di giocare la stessa schedina, ma da solo. E’ un pensiero strano, improvviso, una tentazione mista ad un presentimento di vittoria. Vi è come una voce che insistentemente, mentre si avvia al solito Bar per la giocata, gli sussurra: gioca…gioca…gioca che questa schedina è fortunata,…… è fortunata!
Si fa dare una schedina da compilare e come un automa copia la stessa combinazione dei suoi due amici e colleghi. Si porta al botteghino e gioca per prima la schedina di questi ultimi e conta all’addetto del Bar tutte le settantamila lire in sette banconote da dieci. Uno, due, tre, quattro, ……
E’ proprio questa scansione numerale, con l’automatico cenno della sua testa ad ogni porgere di biglietto da dieci, che fa affievolire sempre più la vocina che con tanta insistenza gli aveva parlato fino a qualche attimo prima. Pensò alla moglie, alla casa, alle spese che ancora stavano affrontando, alla cambiale che doveva pagare a giorni….. Pensò, riflettette, guardò il barista con sollievo e gli sorrise come se avesse scampato un grosso pericolo. No, non poteva permettersi di spendere una cifra così sostanziosa, lui fresco sposo! Ripose nel portafoglio la figlia della scheda giocata da riportare ai suoi due amici, rimirò, guardò i suoi soldi risparmiati e con un gesto di soddisfazione, come se avesse voluto dare un colpo finale ad un nemico in agguato, strappò in mille pezzi la schedina che aveva, come in trance, copiata lì, a quel tavolo di Bar, tra il frastuono degli avventori.
Come per premiarsi per la tentazione vinta comprò una tavoletta di fondente per sé e per la moglie un porcellino di stoffa pieno pieno di dolci caramelle! Lui, Porcu, poteva ora giocare sul suo cognome, senza pericolo, e donare alla sua dolce metà un oggetto, emblema di famiglia!
La domenica pomeriggio come in tante altre parti del suolo italico anche a bordo di navi alla fonda, attraccate alle banchine o in navigazione si seguono con interesse le vicende calcistiche. Attaccati a radioline o seduti comodamente allo spaccio davanti al televisore anche a bordo dell’Arborèa, pronta per la partenza all’alba del lunedì, la maggior parte del personale di servizio era intenta a seguire gli esiti delle partite in corso. Gennaro Esposito si era concesso una breve passeggiata dopo pranzo su uno dei ponti di coperta fermandosi ogni tanto ad ammirare un gruppo di alti cirri fermi, come appesi alla volta di un cielo azzurro chiaro, prossimo ad oscurarsi. Era poi rientrato nel self service e si era posto distrattamente a seguire pure lui le notizie sportive: a Milano…. il Milan batte la Fiorentina uno a zero….. a Roma…. Roma – Lazio… zero a zero……. a Napoli… il Napoli batte la Sampdoria… due a uno. E sono già otto i pronostici azzeccati. Vuo’vede che chest è avota bbona! Pensò Gennaro, aggiustandosi sulla sedia e salutando l’amico Commissario che intanto era sopraggiunto e si accendeva l’immancabile Marlboro. Iniziò così una litania di Santa Rosalia e San Gennaro ad ogni pronostico ulteriore. Una crescente eccitazione si propagò in sala e tutti ora seguivano con lo stesso interesse dei due amici le fasi finali della corsa verso una probabile vittoria. Anche Giovanni Porcu, il cassiere, a labbra serrate, si faceva uscire degli incoraggiamenti nei confronti dei due. Nessuno, però, faceva caso che erano falsi perché in cuor suo sperava che la corsa si fermasse all’undici. Se non altro per legittima difesa, per non soffrire lo smacco di non aver ascoltato la vocina: gioca…gioca… gioca, che questa schedina è fortunata, è fortunata!
A Vicenza il derby tra Lanerossi Vicenza e Verona si è concluso….uno a zero! Dodici, si è fatto dodici! Qualcosa si sarà pure vinto! La cosa si sta facendo sempre più interessante e i due giocatori con il terzo, mancato, che si mantiene ora silenzioso e preoccupato, formano un triangolo particolare circondati dagli amici che più di loro sembrano esternare sicurezza per la prossima, immancabile, dicono, vittoria. Zitti, zitti, sentimmo, sentimmo l’ultimo risultato! A Reggio Calabria…. Reggina - Palermo ….zero a uno…. TREDICI !Si è fatto Tredici!
Un piccolo boato si leva entusiasta a riempire la sala con gli immancabili complimenti, con le osservazioni ridanciane sui culi dei due fortunati, con la richiesta immediata di paste e bevande subito accolta e messa in pratica tra risate e gioiosa soddisfazione di tutti meno che per uno. Per il cassiere, che non avrebbe incassato niente se non amarezza e delusione, non avendo saputo afferrare l’occasione che gli era stata offerta in modo così insistente e misterioso: gioca…gioca…è fortunata….è fortunata!….
Ora non restava altro da fare che aspettare di sapere quanto si era vinto. Questo lo si poteva conoscere sempre per televisione nel programma della serata : NOVANTESIMO MINUTO.
La cosa si faceva sempre più emozionante e alla baldoria successe un silenzio rotto solo da piccoli colpi di tosse dovuti più alla tensione che ad altro. Gli occhi fissi al televisore e le mani ansiose a cercare una giusta posizione i due protagonisti trattenevano il fiato mentre l’emozione imperlava le loro fronti di lieve sudore. Finalmente dal video risentirono le parole attese, i tredici…. vincono… SETTASANTOTTO MILIONI!. Nella sala, divenuta un poco stretta per l’equipaggio che si congratulava con i vincitori, sembrava di stare sugli spalti di uno stadio o addirittura sul prato antistante la porta degli avversari ove la squadra si andava a complimentare con il cannoniere di turno. Abbracci, fischi, sberleffi che durarono un bel po’. Trentasei milioni di lire ciascuno. Una bella vincita non c’è che dire. E chi se lo aspettava? Ritiratosi ognuno nella propria cabina si facevano progetti e si pregustava il momento di averli tra le mani quei soldi. Il Commissario di bordo già sapeva come spenderli. Li avrebbe aggiunti ad una certa cifra che già possedeva e con minimo sforzo avrebbe acquistato quella vecchia casa colonica con un cospicuo pezzo di terreno a Castellammare del Golfo, paese d’origine di sua madre. E Gennaro Esposito, come stava pensando di investire la vincita? Lui non pensava a niente.In effetti non aveva debiti, né desideri particolari. Era vero, dopo l’emozione provata in attesa di sapere a quanto ammontasse la vincita, il suo animo si era come placato si era accorto di non avere alcun desiderio, se mai ne avesse avuto alcuno. Era troppo lontano fisicamente dalla moglie, dai figli, per poter pensare, per poter desiderare. Voleva essere lui stesso a dire la cosa ai suoi, fisicamente presente nel momento della loro gioia, forse per accontentarsi di condividerla solamente e lasciare a loro la decisione circa l’uso della vincita. E così non telefonò a casa quella sera, né per tutta la settimana successiva. Del resto non era sua abitudine telefonare. Nessuna nuova, buona nuova. Questa la sua filosofia, lasciando tranquilla la famiglia e restando tranquillo lui, nel mentre si sacrificava sull’acqua salata!
Ma quello che non avviene non si sa! E così la notizia della vincita anche se con un poco di ritardo era arrivata fino ad Ercolano, fino al secondo piano di quel vecchio stabile di Corso Resina.
Da Civitavecchia, dove aveva fatto scalo la nave Arborea, quindici giorni dopo la famosa vincita, Gennaro prese il treno per tornare a casa. In poche ore sarebbe arrivato a Napoli e con il filobus 255 sarebbe giunto dopo pochi minuti proprio a pochi metri da casa sua.
Un insolito trambusto lo accolse dal momento che aveva messo piede nel portone. Non dico che c’era la banda ma era come se ci fosse. Tutti i familiari lo stavano aspettando con volti sorridenti ed ammiccanti. Le due figlie Dora e Sara con i rispettivi mariti e giovanissima figliolanza, furono le prime a farsi avanti per salutare a papà e a liberarlo dal borsone che lui usava per quei pochi effetti personali che era solito portare con sé. E’ arrivato ‘o nonno!……E’ arrivato ò nonno!
Era arrivato il nonno con i trentasei milioni della vincita al totocalcio! Gennaro si accorse subito che la sorpresa gliela stavano facendo loro a lui. Radio Tirrenia aveva funzionato ed il fatto della sua vincita aveva raggiunto i suoi familiari prima che lui lo comunicasse direttamente. Si sciolse quindi anche lui e sorridendo abbracciava tutti quelli che incontrava. Era questo che aveva voluto non telefonando personalmente e questo stava ora gustando: la gioia della vincita assieme a moglie a figli, a nipoti e a parenti vari.
Che bella famiglia tengo!Quanto mi vogliono bene! Specie mia moglie Giuseppina! Non l’avevo mai vista prima così bella! Sta proprio bene con la permanente fatta.! Sembra più giovane.
La notizia della vincita l’ ha come risollevata dal suo stato di depressione, chissà che stasera non ci scappa qualcosa e da tanto che non…..
E quella sera si fece qualcosa ma subito dopo la cosa la cara Giuseppina, felice come una pasqua, si pose a fare progetti di acquisti di appartamenti, per le figlie, per il figlio, per loro stessi e poi….e poi… Gennaro le fece notare che non potevano acquistare tutte quelle cose. La sua vincita era appena di trentasei milioni. Quella notizia detta in maniera candida dal povero Gennaro fu come il primo tiro di schioppo di una guerra che mai si sarebbe aspettato di combattere e che alla fine vide perdenti tutti i componenti della famiglia. Era successo che la domenica successiva a quella della vincita di Gennaro il monte premi del tredici era stato di circa un miliardo di lire ed i suoi familiari, gatto compreso, equivocando, tanto si erano preparati ad afferrare. Una parola tira l’altra e le incrinature invisibili che erano già presenti in quel sistema familiare un poco alla volta si evidenziarono sempre più fino al punto che i due coniugi decisero di separarsi ed andare a vivere ciascuno per proprio conto dopo aver speso quei soldi tra medici ed avvocati. Morale della favola? Trovatevela voi!
Francesco Raimondo

 
 

ID: 1792  Intervento da: ciccio raimondo  - Email: ciccioraimondo@libero.it  - Data: sabato 7 maggio 2005 Ore: 07:54


Caro sig. Giacomo,
alla sua tempestiva immediata risposta a questa mia storiella, tanto che mi viene in mente:‘u muschillo ncopp’a chiochiera, rispondo con un poco di ritardo perché distratto da altre missive.La ringrazio: Tra i tanti lettori del Forum a cui avevo dedicato lo scritto lei è stato l’unico che sembra aver gradito lo scritto. Credo, forse, perché interessato all’argomento in quanto il suo lavoro era quello di “postiere”. A me è piaciuto, mi sono divertito a scriverlo e mi compiaccio con me stesso. Le volevo dire che il suo intervento è stato interessantissimo e le notizie che ci ha fornito senza alcun dubbio avranno illuminato tanti aspetti del gioco più famoso in Italia e nel resto del Mondo. Ricordo di aver studiato per gli esami di Storia del Risorgimento come il Ministro Borbonico, Luigi Medici, avesse incrementato il gioco e con questo cercava di sanare qualche finanziaria. Sul finire del suo intervento lei pone in evidenza i guasti che una vincita può arrecare.E’ chiaro che non tutte le vincite sortiscono esiti disastrosi. Anzi queste sono delle eccezioni e fanno scalpore e si pongono in evidenza su una massa normale, innumerevole di vincite che se non altro danno “ossigeno”, e sono positive anche dal punto di vista psicologico e “su questo aspetto possono parlarne le psicologhe ed educatrici che pure vedo sedute in cerchio accanto a me stasera”: Scherzo. Provoco. Per finire, e questa è la nota che più mi ha gratificato, è stato il fatto che lei dice di aver avuto in “eredità” tra le cose care di suo fratello Arturo anche gli Itinerari Torresi di Raf. Rai. Mi fa sempre piacere e mi emoziona sentire che questo libro come l’altro postumo sia tenuto in affettuosa ed anche robusta considerazione soprattutto dalle persone normali non dagli scrittori superlaureati, scienziati, letterati. I due libri sono serviti ed ancora servono e serviranno per un’autentica cultura di questa nostra landa. Innumerevoli tesi di laurea si sono state ispirate e tratto argomenti da essi. E questo mi fa molto ma molto piacere. Raffaele Raimondo è stato un grande torrese e meriterebbe un opportuno, doveroso riconoscimento da questa comunità. Di nuovo la saluto, sig. Giacomo e, non abbia paura, non tema, partecipi anche lei al Forum, vedrà che con una buona analisi psicologica lei ne uscirà come nuovo!
Francesco Raimondo


ID: 1777  Intervento da: Giacomo Esposito  - Email: giacomix5@libero.it  - Data: giovedì 5 maggio 2005 Ore: 22:46

Buona sera,
molto significativo il racconto del Dott. Raimondo. Io sono napoletano, anni fa venivo a Torre del Greco alla Litoranea, a villeggiare con la mia famiglia. Ho fatto il postiere di bancolotto per una vita, adesso sono quasi settantenne. Carlo, il figlio di mio fratello Arturo di Torre del Greco mi ha telefonato e mi ha invitato ad usare il computer di mio figlio per leggere il forum col racconto del Dott. Francesco sul lotto.
Ho una copia di "Itinerari torresi" che mi ha lasciato mio fratello, il padre di Carlo, prima di morire, insieme a tante altre sue cose care. Ora se permette Dott. Raiomodo voglio parlare un momento del mio lavoro e della sua storia.
Dovete sapere che il gioco del lotto, da cui deriva il gioco della tombola, nacque nel 1576 l’ammiraglio Andrea Doria convinse il governo Genovese ad approvare una legge per rinnovare ogni semestre 5 membri dei serenissimi collegi.
Essi venivano scelti tra 120 nobili genovesi. Il sorteggio semestrale suscitò ben presto l’interesse del pubblico, che cominciò a scommettere quali 5 nomi sarebbero stati scelti tra i 120. Qualche anno dopo il numero dei nomi fu ridotto a 90 e, infine i nomi furono sostituiti da numeri. L'estrazione divenne prima mensile poi settimanale a furor di popolo.
Nel 1700 il gioco si estese ad altre città italiane. Nel 1863, quando ormai l’Italia era un regno unito, il lotto entrò a far parte delle entrate previste nel bilancio statale.
La regione in cui si gioca di più è la Campania, e a Napoli come sappiamo il lotto è quasi una istituzione. Potrei scrivere un libro tanti sono gli aneddoti che ricordo, tutti pieni di umanità e di folklore.
Dovete sapere che con 90 numeri si formano 4005 ambi, quindi un ambo ha la probabilità di 1 su 4005 di essere sortito. Siccome vengono estratti 5 numeri e con questi si formano 10 ambi, scartando tutti gli ambi sortiti nelle precedenti estrazioni (si possono prendere ad esempio gli ultimi 50, oppure 100, o quanti se ne vuole, e giocarli. Ma, come si è detto, senza nessuna certezza; ci si affida solo alla probabilità.
Le variazioni sul tema: figure, cadenze, radicali, gemelli, vertibili, ecc. seguono tutte la stessa logica. Ad esempio l'ambo vertibile 28 - 82 sulla ruota di Roma non "esce" da 2583 estrazioni, l'ambo gemelli, 11 - 33 non esce sulla ruota di Firenze da 1851 estrazioni. naturalmente più s'avvicina a 4005 e più vi e' la probabilità che possano sortire.
Caglicagli era un singolare personaggio napoletano vissuto agli inizi del 900, soprannominato caglicagli (il suo vero nome non non si e' mai saputo) escogitò un "sistema" al lotto per guadagnare qualche soldo. Egli, con i 90/numeri formò tutti i 4005/ambi sulla ruota di Napoli, poi segnò su bigliettini 10 / 15 ambi per volta e li vendeva per pochi centesimi in tutti i quartieri della città. Girava per tutte le strade e i vicoli sino a quando non esauriva tutti i biglietti. poichè come abbiamo visto, con 5 / numeri estratti si formano 10/ambi era palese che nella distribuzione almeno 10 persone vincessero un ambo. i vincitori contenti, facevano girare la notizia, ed il ns. Caglicagli amplificava e rafforzava la sua fama (ancor oggi presente) di giorno in giorno. agli ambi spesso ripetuti dai giocatori ( e quindi altri vincitori), molte volte abbinava il terzo numero (prevalentemente un ritardatario) e qualcuno azzeccava anche il terno. questo "sistema" e' oggi manovrato opportunamente dai computers; ed anche da qualche "mago", "santone" o "veggente" che spesso appare su televisioni private e piazza al modico prezzo di Euro 3 al minuto di telefonate i suoi Caglicagli.
Ve ne potrei raccontare di cose, ma un po' alla volta. Famiglie che si sono unite, altre che si sono separate. Gente che si è montata la testa e si è fatta tre, quattro "cummare" insomma un odissea. Ci fu uno che per la gioia divenne omosessuale. Quando la testa si scombina.
Vi ringrazio per l'ospitalità, penso abbia contribuito anche se minimamente ad arricchire il forum.
Giacomo



ID: 1772  Intervento da: ciccio raimondo  - Email: ciccioraimondo@libero.it  - Data: giovedì 5 maggio 2005 Ore: 19:38

rispondo a me stesso correggendo quel settantotto con settantadue milioni . Un Lapsus Calami, un errore di scrittura.Ciao ciccio

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