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Argomento presente: « TRUCE POLLICE VERSO »
ID: 2129  Discussione: TRUCE POLLICE VERSO

Autore: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Scritto o aggiornato: venerdì 27 maggio 2005 Ore: 14:14

Signori,
non a caso ho creato questa "stanza" come la chiama Ciro Adrian, (scambiando il forum per una chat), per darvi una bella notizia che mi ha inviato Salvatore.
Dico subito che ho trascorso la giornata tra la gioia per la ricomparsa di Aniello Langella, assente per motivi di lavoro, e l'angoscia del “pollice verso” per D'Agostino. Come siamo spietati, talvolta, nel predicare giustizia e libertà. Non desidero fare torto a nessuno. E' solo uno sfogo mio personale. Più giù dico altro.
Già stanotte mi son visto le due icone in testa alla prima pagina del forum macellarmi le tempie. Il "Cuore dell'Amore" e della Giustizia e la "Colomba della Pace e della Libertà". Simbologia, per qualcuno forse stupidaggini, "pazzielle". Altarini.
Vorrei questa stanza importante, perché è una stanza costruita con materiale di speranza e di amore senza mezze misure: parole masticate, finalmente, senza il sapore edulcorato della retorica. Sappiate che se questo forum davvero rappresenta l'ipotesi di "salvezza per Torre", ebbene, dopo il prologo spinoso e sofferto dei mesi scorsi, si vedrebbero i primi frutti, dove l'amore, l'amicizia, la fratellanza camminerebbero sulle loro gambe, senza più mezzi preventivi, senza gli accordi sotto banco; giammai con le stampelle del favoreggiamento, ma nel vero senso cristiano della laicità.
Questa stanza dovrebbe essere il punto di partenza di una palingenesi fuori la storia partria, una ipotesi di purezza nei rapporti interpersonali che farebbe arrossire persino S. Francesco d'Assisi e S. Rita da Cascia. Un respiro nuovo, un alito di salvezza al di speranza sopra delle parti.
Ho dovuto baciare i miei fratelli nel sonno, in questi mesi, col rischio di essere tacciato di follia, di incorenza di dissociazione, ma ne è valsa la pena.
Non è lo scolastico "dire" che insegna, e qui D'Agostino ha fallito, ma la presa di coscienza collettiva, senza maestri e senza allievi, una sublimazione del TUTTI, che offende e mette in ginocchio ogni individualismo deletrio e che rivela il vero amore dell'uomo, quello CONDIVISO, perché quello proprio, di amore, finisce sempre con l'essere infermo ed inappagabile, come il plasma per le mignatte, come colui che si ostina a voler spegnare il fuoco con la benzina.
E questo accade non per scelta divina, non per gerarchia sistematica, non per folleggiamenti settari e corporativi terreni, ma per il trionfo naturale del NOI.
E' la capacità di accogliere i torti o le sviste, o le intemperanze con un sorriso, col senso del perdono sottopelle, che salverebbe l'umanità, non con le beghe, con le lotte fratricide; senza alzare il tiro e sparare a zero alla prima mossa dell’"avversario".
Per questo io mi dissocio dall'isolamento di Costanzo D'Agostino per colpa di tutti e di nessuno. Senza un'analisi approfondita è difficile conoscere la gioia di una cristianità fuori i protocolli religiosi, dalle corporazioni storiche della fede quale ha manifestato Lui addirittura sotto una parvenza di anarchia. Se prendiamo consapevolezza della tolleranza, del senso del perdono, tutto è inutile, saremo sempre tantissimi IO, mai dei NOI, mai dei TUTTI.
D'Agostino, nel suo solo apparente folleggiamento, ha espresso in questi giorni una fede-speranza di riscatto per l'esistenziale impotenza di gestione dell'imposizione della propria presenza terrena per altro finibile. C'è un candore ed un trasporto, in tutto questo, insisto nel dire, di grande “religiosità” laica.
Il Suo sogno ideale e il lancio nell'etere di un manto ceruleo di madonna, una gabbana paterna, una "mappata" digiacomiana di "lassamme fa a Dio" a salvezza dell'umanità vittima del sistema contorto e subito, espressov a modo Suo, secondo la costruzione mosaicale della Sua età evolutiva fatta di gioie e dolori, di sorrisi e lagrime, come tutti noi.
Il grande esempio di D'Agostino e stato tutto nel "gesto", nel grido forte e ripetivo, quasi maniacale, di speranza. Non una sola parola dei concetti pensati o riportati, degli autori e delle citazioni riferite aveva un'importanza tale pari a quella di quel grido sincero, sentito di salvezza, di palingenesi.
Non quello che ha detto, ma quello che ha rappresentato D'agostino che è risultato grande ai miei occhi, ma ci è sfuggito per i nostri difetti epocali di perfezionismo e di falso campanilismo. Abbiamo cannibalizzato le apparenze, non abbiamo sopportato la Sua ansia, tanto meno la nostra impazienza.
E poi il Golgota, l'arena impietosa, il mio pilatesco lavarsi di mani. Mi sono vergognato del mio potere di amministratore, della facoltà di poter premere il bottone... Ci vuole un coraggio da leoni nell'astenersi di fare violenza a chi, per circostanze, cede.
Nessuno ha capito i palpiti di D’Agostino e nessuno ha apprezzato il senso dell’amicizia di Francione. Si è subito voltato pagina, meglio stare comodi, meno siamo e meglio staremo.
E non mi chiamate profeta da strapazzo con i propri anatemi da quattro soldi. Non sto assiso su nessuno stallo pontificale e nessun flabello mi ventila. Sto io e la mia coscienza nel tepore cupo della bottega.
E il silenzio, il fragore terrificante di chi ha taciuto mi hanno massacrato i timpani nella notte.

Ho scelto questa stanza, come la chiama Ciro, per annunciare che Salvatore Argenziano sta superando se stesso. Mi ha inviato a bruciapelo la lettera "A" ampliatissima del nuovo e definitivo "Lenga turrese" illustrato. Un lavoro capillare e completo davvero di alta professionalità. Ancora un anno di lavoro.

Com'è bello vedere i vecchi amici riuniti, come è triste assistere a nuovi "contenziosi", caratterizzati da dileggi ed ironie gratuite per i decisi eccessi degli uni e per le sicure incomprensioni degli altri. Non è possibile dividere il Vesuvio e l'Etna, eruttando insieme ci potrebbero fare meno male.
E poi siamo proprio noi meridionali che condanniamo federalismi e devolution, se anche il sud ci sta stretto? Sono i propri fondelli che non si devono toccare, basta che si stia ad una spanna da loro. Non è più l’unione che fa la forza dell’amore? Il resto saranno chiacchiere. Ancora una volta sono stati sconfitti il NOI e il TUTTI.

Luigi Mari


 
 

ID: 2133  Intervento da: nicola scognamiglio  - Email: nicoscogna@libero.it  - Data: venerdì 27 maggio 2005 Ore: 09:35

Mio caro,
credevi di stare al di sopra delle parti senza soffrire? Credevi di esulare il ruolo di moderatore perché odii le gerarchie tra un orda di scalmanati che si crogiolano nelle loro difese di cartapesta fatte di stupide goliardie? Ma sono proprio convinti di fare bella figura su una passerella così ampia di respiro planetario? Passarsi la palla come i "diversamente abili", che goffaggine, con tutto il rispetto per questi ultimi che sono sicuramente migliori di loro.
Dovrebbero fare il mio mestiere nelle carceri, nelle comunità, tra la prostituzione metropolitana pilotata dall’estero. Dovrebbero come me guardare in faccia la dannazione norditaliana di un impero veduto cadere giorno per giorno sotto la nuova furia gialla, le nostre ataviche e annose beghe torresi apparirebbero loro margheritine di campo, ma tali non sono.
Qualcuno nutre il desiderio di mettere le mani sul Tuo forum, ma non sa che se le sognano le prerogative per raggiungere quasi quattrocecento ingressi al giorno per un forum locale, con una punta del dodici per cento dell'utenza nazionale secondo i motori di ricerca più accreditati.
Il potere di Torreomnia sta nella risposta alla Tua offerta.
Tu hai creato un impero del "non potere" sul quel potere infermo, di una parte di torresi, delimitata, per fortuna. Tu sei l'antesignano della denuncia del pochismo culturale infruttuoso, che Dio Ti benedica e ti dia la forza di continuare.
Tu hai arato a Torre del Greco per una nuova fioritura per quella parte di Torre incolta ed ostinata, Mari, mai vista nella storia patria. Sei diventato la spina nel fianco di quella "non coscienza" vesuviana, senza generalizzare. Ogni tuo post e disposto a svellere il truce macchiavellistico andazzo delle connivenze e delle complicità da maso chiuso che prendono origine dai vassallaggi e dai nepotismi medioevali.
Tu hai a che fare con le lotte fratricide non già suddiste o nordiste, ma addirittura urbane. Una guerra civile vesuviana mai risanata ridicola con le armi odierne della pseudo parola, del dileggio da branco. Ancora prima di parlare di extra legge e di malavita. Hai ancora diversi lupi intorno che credono di vincere e sopraffarti con la pochezza e con la complicità. Recalcitranti e futili, predicatori di false patrie e falsi onori.
Non condivido l’atteggiamento di Monica Falanga, buona mente, ha forse giudicato frettolosamente. In genere la imbrocca.
Sono solidale col giudice Francione e con Costanzo D'Agostino, anche se i loro eccessi sono insopportabili, incontenibili. Il troppo stroppia. Un po' di senso della misura donerebbe molto loro e alla loro causa.
Si vedono i primi frutti. La lotta è lunga e dura, Ce la farai, ce la faremo.
Viva il TUTTI, viva il NOI.

"Utilius homini nihil est quam recte loqui...sed ad perniciem solet agi sinceritas".
Non vi è cosa più utile all'uomo che la franchezza nel parlare, ma la sincerità suole finire con il danno.
Fedro
In altri termini è il proverbio che forse è preso da Terenzio: "Obsequium amicos, veritas odium parit" (Andria, a. I).

Nicola Scognamiglio


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