ID: 221 Discussione: Risposta anonima
Autore:
Luigi Mari
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Email:
gigiomari@libero.it
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Scritto o aggiornato:
lunedì 4 aprile 2005 Ore: 15:45
Risposta ad una E-mail privata di un mio caro amico d'infanzia fuori Torre di cui non trovo più l'indirizzo.
Caro G,
non avrei avuto nessun diritto di punirti con l'indifferenza e il silenzio
dopo un periodo di intensa comunicazione telefonica e via e-mail. La cosa è
dovuta alle circostanze ed alle mie problematiche caratteriali, non alle
tue. Quelle le paghi già tu in prima persona. (Chi è causa del suo mal
pianga se stesso).
Ma i tuoi problemi a me non ledono, possono dispiacermi, amareggiarmi,
umanamente, ma emergono prioritari i miei problemi che finiscono col
"sedersi" sui tuoi.
Questo accade con tutti i rapporti d'amicizia, è normale, tutti annaspiamo
quotidianamente nel mare della moderna società ipocrita ed egoista nel
tentativo di non affogare e l'amicizia si àncora solo ai baluginanti vecchi
valori etici e religiosi inculcati fino a noi "anta". Pensa i giovani che
non hanno nemmeno questa risorsa.
Oggi sono comuni gli sbalzi d'umore, l'instabilità, la difficoltà a
trasmettere e recepire nozioni, in una parola la difficoltà al dialogo che
si traduce, invece, con i monologhi logorroici unidirezionali che precludono
l'assimilazione della comunicazione dell'interlocutore e lo lasciano
inappagato, confuso. Ma non è un problema che riguarda solo te.
Una delle maggiori difficoltà odierne e saper ascoltare. Tutti abbiamo un
bisogno smodato di dire, imporre, postulare. Se il nostro interlocutore
eroga dei messaggi si chiude l'"ipoglottite" della nostra ricezione e in
quel momento già pensiamo a cosa dobbiamo dire noi, e lo diciamo subito,
ancor prima che l'altro abbia finito di esprimere il suo concetto, il suo
messaggio, la sua domanda. Ecco precluso il dialogo. Ecco l'angoscia di
comunicare con i muri di gomma.
Guai se sappiamo di detenere, in questo frangente, un sia pur leggero potere
sul nostro interlocutore, non solo rispondiamo a casaccio alle sue precise
domande, ma diventiamo aggressivi e per conseguenza inespressivi, ne
consegue che il malcapitato compie sforzi sovrumani nel tentativo ri
ritessere un mosaico che si riduce a pochissime informazioni, confuse e
frammentarie, e solo il suo acume ed il suo intuito possono aiutrarlo a
trarre un fievole beneficio. E questo senso quel potere, fatto
sostanzialmente di nozioni settoriali, ci autorizza a mancare di tatto, ad
usare le password altrui. Entrare ed uscire da un'appartamento depositare
materiale, senza pensare che nel contesto arredatorio del padron di casa
potrebbe guastare la progettazione; invece di usare la via ovvia e legale
della posta; egli, che si guarderebbe bene dal lasciare le sua password a
chicchessia. Ma noi napoletani ci portiamo appresso il retaggio della
precarietà del viceregno, la scaltrezza, il senso di prevaricare innato, e
nello stesso tempo il terrore di essere prevaricati.
Caro G, tu non segui il sito Torreomnia attentamente, non hai il tempo
di farlo perché non hai il dono dell'ubiquità.
Sei assorbito dalla tua immane lotta contro i mulini a vento: la tua linfa
vitale, che è comunque un palliativo per i tuoi problemi esistenziali, una
linfa che mai potrà risolvere i problemi a monte. Ma d'altra parte è l'unica
cosa che ti rimane, anche quando hai le "batterie scariche", come dici tu.
Non segui il sito, dicevo, perché nella sezione FOLKLORE/Costumi, v'è una
raccolta infinita di motti, proverbi, aforismi di stampo planetario,
raccolti tra centinaia di volumi. A cavallo di questa fatica vi è un saggio
sui rapporti umani, soprattutto sul rapporto della coppia, quella coniugale.
Ma al di la di tutte le considerazioni nulla può essere risolto
esistenzialmente al di qua dei limiti della nostra dimensione umana di
pensiero, anche di quella delle menti geniali. So che risulta banale e
retorico parlare di vecchi valori, di umanità, dello sfuggire dalla presenza
diabolica di ciò che una volta era chiamato "merda del diavolo" cioè il
danaro. Caro G, siamo prede della più colossale confusione mentale che
la storia ricordi. E' la moderna guerra, non più sanguinaria, letale, ma
devastante lo spirito, l'anima. L'umanità è oggi ammalata nell'anima. Questo
nuovo disegno satanico (non so trovare altra espressione) ci dovrebbe
portare a cercare rimedio oltre i limiti della nostra ragione umana, presso
qualcosa o qualcuno che, se non vado errato, sembra si chiami Dio; perché al
di qua di essa v'è solo confusione, instabilità, tormento, illusione di
raggiungere la felicità.
Non ho nulla contro di te e nessuno ha insufflato nulla. Ma questo fatto di
pensarlo denuncia i tuoi sensi di colpa, in antitesi il sospetto e il
piacere che G, è vittima delle sue malefatte che, sin da
piccolo, pensava rimanessero impunite, mentre ora la maturità e
l'affievolirsi delle forze fanno venire al pettine tutti i nodi e molte
speranze e fantasie si avviano al tramonto. Il sospetto che molte goliardate
non erano tali, che l'amore, l'affetto, l'amicizia si coltivano con
pazienza, per lungo tempo, che, se una terra appare arida vuol dire che
soprattutto noi e forse il clima, cioè il destino, l'ha resa tale.
Mi hai chiesto di illuminarti su tuoi eventuali errori, e proprio adesso che
non squassi più la tua criniera di vecchio leone dimostri finalmente la tua
maturità. La forza che stà nell'umiltà, nella consapevolezza dell'atroce
domanda: ma dove ho sbagliato. Peccato che questa maturità arriva a
cinquant'anni perché prima continuiamo imperterriti a fare quello che fanno
gli altri e non come quelli che fanno bene.
Il tuo amico Luigi Mari