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Argomento presente: « Nuova intervista a Francione » | |||||
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ID: 2773 Intervento
da:
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domenica 6 novembre 2005 Ore: 12:50
Riceviamo e pubblichiamo il link di un'altra importante intervista al Giudice Francione di Torre del Greco. Da: adramelek A: adramelek@tin.it Cc: http://www.primadanoi.it/modules/news/article.php?storyid=150 GOOGLE NEWS «La Conoscenza prima, l’economia dopo: ecco il mondo migliore» Gennaro Francione, giudice famoso per aver emesso una importante sentenza contro il copyright ed eclettico artista. A PrimaDaNoi.it parla del suo impegno e della sua crociata per un mondo diverso http://www.primadanoi.it/modules/news/article.php?storyid=150 -- |
ID: 2692 Intervento
da:
gennaro francione
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adramelek@tin.it
- Data:
domenica 16 ottobre 2005 Ore: 12:53
Tratto da http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=35922 uscito in cartaceo e in rete il 15 ottobre 2005 Scanderberg, la leggenda di un «eroe moderno» - di ALESSIA MARANI - Alessia Marani Oltre che giudici, abili scrittori. Ne sanno qualcosa Giancarlo De Cataldo, giudice istruttore di Corte d'Assisi che sta letteralmente sbancando col suo «Romanzo Criminale» i botteghini dei cinema di mezzo Stivale: storie di personaggi di «mala» ispirati alle gesta della famigerata «Banda della Magliana» e ora portate sul Grande Schermo da Michele Placido per la Warner Bros. Oppure Ferdinando Imposimato, già eletto al Senato e alla Camera, magistrato Antimafia che lavorò ai principali casi di terrorismo («Vaticano, un affare di stato», «Terrorismo internazionale, la verità nascosta», «Corruzione ed alta velocità» i testi dati alle stampe per la Koinè tra il '99 e il 2003), o ancora Otello Lupacchini, altro giudice istruttore che mise mano al processo agli affiliati di Abbatino&Co. nell'operazione Colosseo («Banda della Magliana», Koinè 2004 - «Sanguinosa illusione. Orrori e miserie del rilancio della lotta armata», 2005). Riguardarsi gli atti di processi portati avanti in prima persona, sistemarli, dare loro un filo logico, tirare le somme, aggiungere commenti: tutto qui? «In realtà - spiega Gennaro Francione, giudice penale del Tribunale di Roma, membro Accademico dell'Internationale Burckhardt Akademie e presidente dell'Unione Europea dei giudici scrittori - giudici scrittori siamo in 130. Una passione per l'arte e la letteratura in generale che va al di là del lavoro e delle responsabilità di ogni giorno. Una schiera di togati col pallino della penna o tastiera che sia, ispirati o, comunque, legati alla figura di Ugo Betti, poeta e drammaturgo, combattente della Grande Guerra poi passato alla magistratura. Ma anche uomini e artisti del calibro di Dante Troisi, Vico Faggi, Corrado Calabrò». Ultima opera di Francione è un originalissimo «Scanderberg. Un eroe moderno», edito da Costanzo D'Agostino Editore con cui aveva in precedenza pubblicato «Domineddracula. Vita, gesta e resurrezione di Vlad Tepes l'impalatore». Ed ecco, questa volta, una vicenda storica ricostruita con dovizia certosina, con tratti epici e drammatici, trasformata nell'ultima parte in un vero e proprio testo drammaturgico, apprezzato e portato in scena con enorme successo quest'estate a Valona. Giorgio Castriota Scanderberg è il «Garibaldi» d'Albania. A capo di un piccolo esercito sabaraglia l'armata turca, fino alla capitolazione di Crojia avvenuta dopo la sua morte, nel 1478. I transfughi del suo esercito si ritirarono nelle terre che Ferrante D'Aragona, a cui il Castriota andò più volte in aiuto segnando così le vicende italiane del XV secolo, aveva donato al principe-condottiero. Nascono così gli «arbereshe», gli «albanesi d'Italia». Oggi un centinaio di comunità albanofone e cinquanta comuni autonomi disseminati soprattutto nel Sud e nel Centro. A Ururi, in Molise, lo scorso febbraio il debutto dell'opera teatrale. Quest'estate la pièce al teatro centrale di Valona, tempio culturale reduce dei «fasti» di regime. Dove lo «Scanderberg» di Francione viene accolto con un'attenzione mediatica senza precedenti. Il «caso» ha anche dei risvolti da cronaca rosa: il giudice scrittore, infatti, rintraccia i veri discendenti del Castriota, Alessandro e Giulio Scanderberg, rispettivamente medico e giudice amministrativo a Lecce. Sono i primi due eredi della famiglia Scanderberg a rimettere piede in patria dopo più di cinque secoli in un'Albania che stenta a liberarsi dai fantasmi del passato. Non solo. Del Castriota eroe moderno, esiste un ritratto attribuito a Rembrandt rubato, però, nel 1992. Ai pronipoti non resta che una copia della pittrice Pamela Eringi, che Francione riproduce sulla copertina del testo. «A mo' di "wanted" - aggiunge - perché se qualcuno pensa di averlo visto, aiuti le polizie internazionali nelle ricerche. Inutile dire il valore inestimabile storico e affettivo che ha». Scanderberg è precursore della fratellanza europea e della occidentalizzazione moderna - conclude Francione -. Con la sua tattica bellica mise, di fatto, in atto le strategie di guerriglia del maestro cinese Sun Tzu (l'abilità e l'arguzia contro le grandi forze messe in campo), ispirò ideali e spirito di coesione di cui l'Albania di oggi è in perenne ricerca». UNIONE EUROPEA GIUDICI SCRITTORI(EUGIUS): LA NUOVA UNIONE DEI GIUDICI UMANISTI D'EUROPA: http://www.antiarte.it/eugius |
ID: 2471 Intervento
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venerdì 9 settembre 2005 Ore: 14:32
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: LA VOCE DI DARTES - Giornale Mensile Dell'Associazione Culturale degli Artisti Inediti SETTEMBRE 2005 NUMERO 04 - Distribuito in Liguria e in internet DARTES IN MOLISE IL TEATRO ITALIANO CON SCANDERBAG UN EROE MODERNO! Ed ecco che ci troviamo in Molise, proprio ad Ururi questo piccolo comune di 30 kmq e con 3115 abitanti, le cui origine storiche risalgono alla seconda meta del 500, quando l'acro di Ururi era sotto dominio feudatario della contessa Normanna Loritello ed i vescovi di Larino lo diedero in gestione ai primi albanesi che crearono le loro colonie nel Molise. Questa regione ora è lieta di invitare la troupe teatrale con la regia di Ugo Ciarfeo che ha messo in piedi la sceneggiatura drammatica di "Skanderbeg un eroe moderno", tratta dal romanzo con lo stesso titolo dell'autore Gennaro Francione. in onore del festeggiamento di 6OO anni del principe albanese Scanderbeg che liberò l'Albania dagli Ottomani. Questa troupe ha dimostrato una bravura ed un interpretazione magnifica ed eccellente. Applausi scroscianti, complimenti e ringraziamenti da parte del migliaio di cittadini di Ururi che riempiono la piazza centrale davanti all'architettura di grande senso storico e culturale che è l'edificio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, risalente al XII secolo. Indiscussa la bravura nella recitazione dei attori italo-albanesi, che onorano la memoria della storia albanese. In questo magnifico e stupefacente spettacolo ci ha onorato con la sua presenza anche il sindaco di Ururi, dott. Luigi Plescia. Nel suo discorso,dopo aver ringraziato Ugo Ciarfeo, la sua troupe e l'autore dell'opera teatrale, ha rivolto un ringraziamento particolare alla RAI che ancora una volta non era presente negli eventi culturali di Ururi, dicendo "che forse parteciperanno, quando succederà qualche incidente ai gatti o cani di Ururi"'. Auspichiamo che questa troupe possa portare la sceneggiatura dell'eroe moderno, anche in altri comuni dell'Italia(100 comunità arbereshe) e in Albania per poter far conoscere le origini del popolo albanese ricco di storia, tradizioni e cultura. DARTES - Associazione Culturale degli Artisti Inediti http://www.dartes.it/ ADRAMELEK THEATER: http://www.antiarte.it/adramelekteatro/scannerebecco.htm |
ID: 2450 Intervento
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lunedì 5 settembre 2005 Ore: 22:33
Riceviamo e pubblichiamo: 2° CONVEGNO DEI GIUDICI-SCRITTORI 05/09/05 21:28 - inviato da Comitato per la Salvaguardia della Cultura Europea COMUNICATO Il Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea è onorato di patrocinare il II convegno dell'Unione Europea dei Giudici-Scrittori (EUGIUS ) di cui è presidente il dott. Gennaro Francione. Definito unanimamente erede naturale dell'indimenticabile magistrato-scrittore Ugo Betti, il dott. Francione è stato organizzatore ed animatore del precedente convegno tenutosi al teatro Agorà di Roma (oltre a quello su giudici e avvocati drammaturghi tenutosi nell'Auditorium della città di Avezzano) con importanti presenze, oltre che di colleghi magistrati, anche di eminenti accademici, studiosi di diritto, letterati e, soprattutto, con grande partecipazione di pubblico. Quest'anno la novità è rappresentata dalla gradita presenza, oltre che di celebri Giudici-scrittori, di Avvocati-scrittori che si cimenteranno, insolitamente, in imperdibili "vertenze" letterarie insieme a commissari, operatori di diritto, registi, artisti, giornalisti, critici... Ricordiamo che i Giudici-scrittori dell'EUGIUS sono soprattutto degli umanisti, con capacità creative e letterarie che ne determinano il senso di giustizia realmente rivolto verso l'uomo, i suoi bisogni, le sue contraddizioni, il che spesso sfocia in una visione dello ius inteso non come forza ma come equilibrio tra contrapposti interessi, soprattutto per realizzare una parità concreta e democratica tra forti e deboli. In un prossimo comunicato informeremo più dettagliatamente sull'importantissimo evento. Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea su http://www.comunicati.net/comunicati/societa_civile/associazioni/14961.html UNIONE EUROPEA GIUDICI SCRITTORI(EUGIUS): LA NUOVA UNIONE DEI GIUDICI UMANISTI D'EUROPA: http://www.antiarte.it/eugius |
ID: 2314 Intervento
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lunedì 25 luglio 2005 Ore: 03:21
L'anticopyright. Intervista al Giudice Gennaro Francione, fondatore dell'Unione Europea dei Giudici Scrittori e ideatore del Movimento Utopista-Antiarte 2000. "Questa che ti permette di recitare bene Omero e di cui appunto parlavo non è una capacità artistica, ma è una forza divina* a spingerti, come avviene nella pietra che Euripide chiamò Magnete e la gente chiama Eraclea. E, infatti, questa pietra non solo attrae gli stessi anelli di ferro, ma infonde agli anelli anche una forza tale che permette loro di esercitare a loro volta questo stesso potere esercitato dalla pietra, cioè di attrarre altri anelli, di modo che talvolta si forma una fila assai lunga di anelli di ferro collegati l'uno con l'altro, ma per tutti questi la forza dipende da quella della pietra. Così è la Musa stessa a rendere ispirati e attraverso questi ispirati si riunisce una catena di altri ispirati" (Platone, Ione). Se Socrate ha ragione, allora nessun artista è proprietario di ciò che crea, ma ne è mero detentore. Lei cosa ne pensa? Questo pezzo non lo conoscevo. La ringrazio di avermelo fatto apprendere. La Musa non solo rende ispirati gli artisti ma crea fili lontanissimi, oltre il tempo e lo spazio, per instillare negli animi dei nuovi giuristi, a tanti anni di distanza, la nuova legge dell'anticopyright. Quando non ero ancora un cybernauta, agli inizi degli anni '90, elaborai il MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO", in cui già esprimevo l'idea che l'autore è solo il portavoce di un messaggio d'arte universale, che egli esprime in nome dell'Umanità [1]. Il decalogo del manifesto, elaborato con parametri internettiani, al numero 7 recita: "L'Autore è solo il portavoce di cronache artistiche vissute e scritte in quel grande serbatoio cosmico che è l'Akasha e di cui l'Internet è un modello vivente. Essere privilegiati nell'usufruirne significa avere solo il mero possesso (detentio) delle forme artistiche iperuraniche, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà né assoluta né relativa sul prodotto". L'Akasha, per rimanere in ambito filosofico paraplatonico, rappresenta una sorta di gigantesco archivio - conosciuto in Oriente come Cronache dell'Akasha - costituito da uno schema a disco delle cose passate. In esso vengono registrati tutti gli eventi, le parole, le azioni personali e razziali accadute sulla terra sin dalla sua origine. Questo Riproduttore Terrestre, individuato peculiarmente dalla gnosi, dalla teosofia e dall'antroposofo Rudolf Steiner, coincide proprio col Mondo delle Idee di Platone, con l'Inconscio Collettivo di Jung o col Serbatoio Cosmico di William James, formato dalle tracce e dalla memoria di tutto quanto accaduto nel passato e differenziantesi dalla "coscienza cosmica" che mette in contatto occulto tutti gli uomini viventi [2]. Da questa sinergia underground o palese tra gli umani e il serbatoio akashico deriva che il creativo non ha la proprietà intellettuale delle sue opere ma il mero possesso (detentio) delle forme artistiche, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà né assoluta né relativa sul prodotto. L'opera, per come viene concepita, manipolata, riassemblata, infatti, appartiene all'Umanità presente, passata e futura. Esplorai questi concetti a livello pragmatico più a fondo nella DUDDA: DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE, facendola firmare nel novembre 2002 da una serie di artisti, intellettuali, giuristi, rappresentanti di associazioni culturali presso il Museo del Cinema di Roma, nel corso di un sit in per salvare il Museo, che rischiava di essere cacciato dalla sua sede per farne al suo posto un centro commerciale [3]. Il principio della mera detentio implica il mantenimento del riconoscimento della paternità dell'opera in minimis, ma una drastica riduzione dei diritti di sfruttamento commerciale di qualunque creazione che è generata grazie e in nome dell'Umanità. Quest'idea era già nell'aria, tanto che Joost Smiers, rispolverando Pierre-Joseph Proudhon e il suo libercolo Qu'est-ce que la propriété? (1840), arrivava addirittura a considerare la proprietà intellettuale (come quella privata proudhoniana) un autentico furto [4]. La mia proposta, veicolata grazie al Movimento dell'Antiarte e soprattutto assimilata dal Me Cybernauta attraverso la DUDDA, si è evoluta fino a predicare una degradazione radicale alla base della proprietà intellettuale, perché il Sapere è patrimonio dell'Umanità e l'individuo, in quanto creatore di arte e cultura specifiche, ne è solo un portavoce. Anzi, ne rappresenta il Cancelliere Estetico, per usare una metafora connessa al mio essere di giudice. Pertanto, qualunque diritto d'autore assoluto è un attentato all'Uomo, nei suoi diritti alla libertà e gratuità del Sapere. Il valore economico di un'idea, di un frammento di iperuranio, non è inestimabile? E se lo è, monetizzare il frutto di una "forza divina"* non è "blasfemo"? Solo blasfemo? Chi osa pretendere diritti d'autore è degno delle fiamme del più profondo Tartaro! L'arte va diffusa gratuitamente nel mondo, e ciò è possibile con le nuove tecnologie internettiane, che devono fare da modello a quelle tradizionali (cartaceo, ad es.) per derivarne un nuovo sistema apparentemente rivoluzionario del vivere dove il Sapere prevale sull'Economia. Un principio non solo fondamentale nelle nuove elaborande costituzioni universali, ma già annidantesi con energia nelle pieghe della vecchia Costituzione repubblicana, là dove si limita la proprietà privata a fini sociali (art. 42); ma soprattutto, all'art. 41 della Cost., si afferma che l'iniziativa economica privata libera "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". Questo principio, coordinato con quello costituzionale dell'arte e la scienza libere (art. 33 della Cost.), comporta che l'Arte e la Cultura vanno offerte al Mondo. Il che non può che significare: arte libera e gratuita per tutti! Noi dell'Antiarte affermiamo il Primato del Sapere sull'Economia e per questo stiamo studiando forme di diffusione gratuita e universale dell'arte e della cultura. L'opera va diffusa gratuitamente come contenuto grazie alla Biblioteca Universale che si può creare con Internet. Solo in una seconda fase, in ipotesi di confezionamento del prodotto, si paga un prezzo, comunque equo per permettere a chicchessia di accedere all'arte confezionata. Un esempio è il copione teatrale dell'opera da me creata e messa in scena, Processo alle bestie [5], pubblicato dalla casa editrice animalista NuovaEtica.org, che si propone di distribuire gratuitamente romanzi, saggi, poesie e materiale informativo. Ognuno può scaricare dal sito la versione elettronica delle pubblicazioni, in formato PDF, e stamparla. E' anche disponibile la versione stampata e rilegata, nel normale formato dei libri che trovate in libreria. In questo caso gli editori chiedono solo la copertura delle spese di stampa e spedizione, senza alcun sovrapprezzo, perché la distribuzione resta sempre e comunque gratuita. Insomma, la filosofia è semplice. Tu autore, tu editore, non puoi più pretendere di essere pagato per far conoscere la tua opera. Io ho il diritto di leggerla, di prenderne visione, perché essa in qualche modo mi appartiene. Solo se, dopo averla letta o averla potuta leggere in rete, decido di acquistarla, pagherò alle più eque spese di produzione e distribuzione nell'ulespazio [6]. E' un po' l'estensione della vostra idea per cui le opere finanziate con soldi pubblici devono essere gratuite per gli utenti cui quei soldi appartengono. Noi diciamo che chiunque scrive lo fa con materiali offertigli dall'Umanità, che rimane la proprietaria di quelle opere, salvo diritti limitatissimi morali e commerciali dell'autore. Art. 32 bis della futura Carta Costituzionale: "La Repubblica tutela la conoscenza come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce sapere gratuito a tutti". In altre parole, nella Società della Conoscenza, il sapere non dovrebbe essere il bene giuridico primario? E il diritto alla conoscenza, al pari del diritto alla salute, non dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalle condizioni economiche? Principio bellissimo quello da lei enucleato, che già si trova nelle pieghe dell'attuale costituzione, come dicevo prima, negli artt. 33, 41 e 42. Il principio da lei espresso fu già enunciato nella DUDDA citata, che all'art. 5 recita: "L'arte e il sapere sono liberi e gratuiti, essendo consentite solo limitate eccezioni alla gratuità con prezzi comunque accessibili al popolo e particolarmente all'infanzia". Il prezzo è quello del prodotto a valle confezionato, mentre il contenuto a monte, diffuso attraverso la Cyberbiblioteca Universale, è assolutamente gratuito e accessibile a tutti. Nella motivazione della celebre "sentenza anticopyright" [7] da Lei emessa, si fa riferimento, tra le altre cose, allo stato di necessità (nella fattispecie: assenza di mezzi di sussistenza). Nella Società della Conoscenza il sapere sarà il nostro "pane quotidiano": ciò con cui ogni giorno avremo la necessità di sfamarci. In questa futura società, Lei, Giudice, quale pena infliggerebbe a me, ladro di conoscenza e di informazione, per avere commesso un furto necessitato di sapere? Nessuna perché se non c'è legge che incrimina chi "si appropri dell'arte altrui", non c'è sanzione. Non c'è appropriazione criminale di arte e cultura perché l'altrui appartiene a colui stesso che usufruisca della cosa da altri creata. Ergo nessuno può rubare a se stesso. Qualcuno ha dato alla Società della Conoscenza il nome di Dorosofia ("dono della conoscenza"): conoscenza come dono che si elargisce attraverso la comunicazione; la Società della Conoscenza come la società in cui donare conoscenza significa acquisire lo status di cittadini. A Lei piacerebbe vivere in Dorosofia? Sì, sarebbe sublime. Come cittadino e come artista. Come cittadino io voglio leggere tutti libri del mondo, sentire tutta la musica del mondo, vedere tutti i film del mondo. Ma dove potrei prendere i soldi per comprare il tutto di arte e cultura? Nella Cyberpansofia potrò farlo perché tutto mi sarà dato gratuitamente, a parte comprare computer e accessori, pagare elettricità e connessione telefonica. Anche come creatore di arte e cultura ho tutto da guadagnare nel nuovo sistema della diffusione internettiana della mia opera, perché il mio massimo profitto è di vederla diffusa, essendo solo secondario e conseguenziale il lucro, peraltro, realizzabile, comunque, secondo i principi della New Economy, attraverso minimi diffusissimi conseguenti al gift, al dono che ho fatto della mia opera [8]. Insomma, un invito anche a tutti gli antiartisti: date alla cyberbiblioteca universale e vi sarà dato. Ne beneficeranno la vostra testa, il vostro cuore, la vostra immagine. E, se vi va bene, farete anche qualche soldino. Ma quella è l'ultima cosa. Ciò che conta è abbattere l'attuale sistema fatto a Piramide dove poche star appaiono dappertutto e straguadagnano sulle spalle dei cittadini e della massa degli autori. Nella Dorosfera il sistema ancora platonicamente avrà la forma di una Sfera dove le possibilità di manifestarsi e far conoscere le proprie opere saranno davvero democraticamente uguali per tutti. [1] G. Francione, DECALOGO DAL MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO" (POI ANTIARTE 2000) pubbl. sulla rivista Dismisura (Anno XXV, n° 115-117 gennaio 1997), p. 108 e, quindi, su http://www.antiarte.it/antiarte/newpage3.htm [2] G. Francione, L'arte di Kobal, il Nero Esteta, ovvero bizzarrie di mondi letterari anomali (Analisi della trance spiritica in letteratura ovvero della creazione artistica come frutto di una comunicazione medianica), Aetas Internazionale, giugno 1999. Vedi http://www.antiarte.it/urobornauta/l'arte_di_kobal.htm [3] DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE (DUDDA) firmata al Museo del Cinema di Roma, via Portuense 101, l'11 novembre 2002, pubbl. su http://www.antiarte.it/antiarte/dudda1.htm [4] Vedi Joost Smiers, La proprietà intellettuale è un furto, artic. pubbl. su http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Settembre-2001/0109lm28.01.html Smiers è direttore del centro di ricerche e professore ordinario all'Università delle arti, Utrecht (Paesi Bassi). In particolare è autore di Etat des lieux de la création en Europe, Le tissu culturel déchiré, L'Harmattan, Parigi, 1999. [5] E' la pièce della Nuova Commedia dell'Arte del Medioevo Atomico. In una civiltà superavanzata, dove alle bestie si riconoscono (più o meno) gli stessi diritti dell'uomo, viene intentato un processo ad alcuni animali di una fattoria, rei di aver ammazzato il fattore. Una parodia animalittica su alcuni sistemi giudiziari ed etici cosiddetti umani, degni invece di essere definiti "bestiali", con un finale ad alta sorpresa. Vedi http://www.antiarte.it/adramelekteatro/processo_alle_bestie.htm [6] Termine mio di neo conio. Dal greco ulè = materia e spazio. Spazio materiale da contrapporre al cyberspazio. [7] Vedi http://www.antiarte.it/eugius/sentenza_anticopyright1.htm [8] Per la cronaca la sentenza anticopyright analizza l'insussitenza del fatto-reato sia secondo i principi della old economy che secondo quelli della new economy. |
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