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Argomento presente: « UNA DONNA INQUIETANTE » | |||||
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ID: 3867 Intervento
da:
russo massimo
- Email:
Massimorussom@libero.it
- Data:
sabato 15 luglio 2006 Ore: 15:37
"Quel giorno sul vesuvio"di Simonetta Santamaria, vesuviana, è un limro che qui su a Milano ha fatto furor di popolo. Io credo, comunque, che nella plaga vesuviana non eseste donna NON inquietante. Consiglio il libro di Simonetta, la quale è alle prese con un'altra stesura. Massimo |
ID: 2353 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
giovedì 4 agosto 2005 Ore: 00:29
Buona notte. Ribadisco! La letteratura vesuviana intesa come narrativa langue, anche perché il veicolo della scrittura basisce sempre di più per fare posto al multimediale e all'interattività. Nel mio libro "Da Magonza a Torre del Greco" cartaceo autoprodotto e distribuito gratuitamente nel 1998; scaricabile oggi in rete, in Torreomnia, si trova questo testo. "Sono ormai lontani i tempi della priorità teofilosofica culturale che caratterizzava il periodo della nascita delle Università in tutta Europa. La cultura napoletana in seno all’Università di Napoli vede, alla fine del secolo scorso, sotto il Ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Sanctis, personaggi come Settembrini, De Blasiis, Spaventa, ecc. Ma, a far ruotare a tutto spiano le piano- cilindriche tipografiche vesuviane furono personaggi come lo scrittore popolare Francesco Mastriani, con i suoi 115 romanzi, Vittorio Imbriani, che si distinsero nel periodo letterario della fine del secolo scorso. Più in luce la giornalista scrittrice Matilde Serao, coi suoi famosi Ventre di Napoli e Paese di Cuccagna. Redattrice a Roma del Capitan Fracassa, seguì, poi le orme del marito Edoardo Scarfoglio col suo Corriere di Napoli e Corriere di Roma. Autrice dei noti Mosconi sul Mattino di Napoli, fondò infine Il Giorno. Il tarantino Scarfoglio fondò Il Mattino e scrisse saggi e varie prose. Tartarin influì positivamente il suo allievo Roberto Bracco, valido critico e giornalista, sprovvisto persino di licenza elementare. Esempio emblematico di autodidatta, fu deputato e persino candidato al Premio Nobel. Soprassedendo su Croce e Flora, Pasquale Villari, alla fine del secolo scorso compose diverse opere di critica e di storia, altrettanto Ruggiero Bonghi che fondò, tra l’altro, La Stampa di Torino. Studi di Storia Letteraria Napoletana e Manuale della Letteratura Napoletana, furono, invece, valide opere di Francesco Torraca". Nel Libro Magonza qui vengono citati i narratori, i poeti, i parolieri vesuvuani: "Una specie di lazzarone letterato fu invece Ferdinando Russo, poeta dialettale di vivace realismo, come pure, anche se in maniera più pacata, Raffaele Viviani col suo teatro. Quindi Rocco Galdieri, che espresse nelle sue opere quel suo triste umorismo nel Monsignor Perrelli, pubblicato a cavallo fra i due secoli. Ernesto Murolo, invece, scrisse molte poesie in vernacolo, diverse delle quali furono musicate. Ancora Libero Bovio ed il crepuscolare Eduardo Nicolardi, nonchè il famoso poeta Giovanni Gaeta, altrimenti detto E. A. Mario, che scrisse La Leggenda del Piave e la canzone Balocchi e Profumi. Dopo la Serao ritornarono a Napoli i tentativi ben riusciti di narrativa. Negli anni trenta Carlo Bernari pubblica I tre operai. Di Bernari sono Guerra e pace, Vesuvio e pane, fino al Foro nel parabrezza degli anni 70". "Nel periodo tra le due guerre si distingue Anna Maria Ortese con Città involontaria, i racconti Angelici dolori, fino a Il mare non bagna Napoli, degli anni 50. Intorno al secondo conflitto mondiale il narratore napoletano di spicco è Giuseppe Marotta col suo famoso L’oro di Napoli, quindi Gli alunni del sole, San Gennaro non dice mai no, ecc. Dopo la guerra esordisce Domenico Rea di Nocera Inferiore, con Spaccanapoli, Una vampata di rossore, ecc. Quindi Michele Prisco, di Torre Annunziata, coi famosi racconti dell’esordio La provincia addormentata, poi Figli difficili, ecc". "Altro romanziere del secondo dopoguerra sarà Luigi Compagnone che esordì con La Festa, poi La vita nuova di Pinocchio, L’onorata morte, ecc. Infine Mario Pomilio con Il testimone e Il cimitero cinese, L’uccello nella cupola, ecc. Vi sono molti altri intellettuali napoletani di rilievo nel campo della filosofia, della critica, del giornalismo, della filologia che, secondo me, vanno citati in trattazioni specifiche più ampie, di natura critica, antologica, storiografica, per cui discrepanze od omissioni spero saranno qui tollerate. Un ultimo autore contemporaneo, però, degno di menzione, è il poliedrico Luciano De Crescenzo, filosofo, umorista e scrittore di cristallina fattura, che insieme a tutti gli altri intellettuali napoletani, citati o meno, ha contribuito allo sviluppo dell’editoria non solo napoletana". E in Magonza qoi finisco la rassegna di autori. Vive ancora De Crescenzo, Prisco e qualche altro e che il Signore dia loro lunga vita. Ma le nuove leve quali sono? Mi piange il cuore vedere di tanto in tanto qualche "testo stampato" con la pretesa di appartenere alla narrativa partenopea, mentre langue nella mediocrità e nella retorica più comune. Io li chiamo " I lunghi temi di terza media". Benvenga la citazione di "Quel giorno sul vesuvio"di Simonetta Santamaria, dell'iscritto torrese Antonio Pavesi. Anche se si tratta sicuramente di un genere non tradizionale, giocoforza, perché bisogna andare a braccetto con i tempi. Ne acquisterò una copia. Luigi Mari |
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