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Argomento presente: « UNA DONNA INQUIETANTE »
ID: 2351  Discussione: UNA DONNA INQUIETANTE

Autore: Pavesi Antonio  - Email: antoniopavesi1@yahoo.it  - Scritto o aggiornato: sabato 15 luglio 2006 Ore: 15:37

Buona sera,
sono Antonio Pavesi, oramai mi sento di casa, anche se i componenti di questa comunità torrese sembrano non "allacciare" facilmente. Non importa, basta che il forum viene letto a giuduicare dal numeratore degli ingressi.
Ho letto nel forum Torreomnia alcune note dell'autore dove viene reiterato che manca la narrativa vesuviana.
Dopo Prisco, Rea, Ortese, Compagnoni, ecc. tutti i tibri che trattano la cintura vesuviana sarebbero manualistica, saggistica e via dicendo.
Propongo la novella di colei che è stata definita una donna inquietante, per dirla anche con Ciro Adrian Cuiavolino, "Quel giorno sul vesuvio"di Simonetta Santamaria, che si è aggiudicata l’ultima edizione del prestigioso Premio Lovecraft, ottenendo lusinghieri commenti da parte dei giurati.
Diversamente dalle altre edizioni del Lovecraft, quest’anno una super giuria finale, composta da alcuni dei vincitori delle passate edizioni del premio, ha valutato i racconti finalisti, stabilendo il vincitore assoluto.
Oltre a Franco Clun e a Franco Forte, organizzatori storici del premio, gli altri super giurati erano Dario Tonani, Nicola Verde, Giovani Burgio, Ivo Torello, Antonio Piras e Sergio Cicconi.

Ecco alcuni commenti espressi sul racconto "Quel giorno sul Vesuvio":

“E' un delirio che monta. Esempio mirabile di come fantastico e richiami mitologici si fondano con l'horror, con quel pizzico di regionalismo che lo impreziosisce”. –
Nicola Verde

“Una storia intensa, coinvolgente, con i ritmi lenti di un dramma che si consuma in profondità e si specchia nel paesaggio che circonda la protagonista. Orrore e malessere, sofferenza e vendetta: una consunzione psicologica e fisica che toglie il respiro al lettore. Racconto ben scritto, che avvitandosi su se stesso finisce per strangolare anche chi legge... Indovinata l’idea di “regionalizzare” il linguaggio radicandolo a un profondo disagio familiare, alla condizione della donna in certe fasce sociali del nostro sud. Una vena di neorealismo che, riga dopo riga, dilania di più dello stesso crescendo orrorifico…” –
Dario Tonani

“Il racconto è globalmente ben scritto, e solo nella prima parte ha il difetto di essere un po’ ridondante di descrizioni non necessarie e di particolari poco utili per la storia, che rischiano di fare perdere il ritmo alla narrazione. Poi il racconto decolla, entrando in una dimensione di crescente atrocità che sfocia progressivamente in un epilogo sovrannaturale, non originalissimo ma comunque di un certo effetto. La storia di Simonetta è molto attuale e il contesto è quello dei drammi e delle atrocità che si consumano fra le mura domestiche. Lo scenario è surreale e il Vesuvio descritto acquista i connotati di una sorta di pianeta alieno. La componente sovrannaturale, anche se non totalmente originale, è comunque funzionale per amplificare il dramma e per colorare la storia di una forte angoscia, che non può non contagiare chi legge il racconto. La scrittura è in generale efficace e abbastanza matura. Belli i flash-back e i dialoghi sottintesi e immaginati. La narrazione alterna sapientemente parti spietatamente realistiche con altre visionarie. La scrittura “colpisce”e anche se il nucleo del dramma non è troppo originale, il modo in cui la storia è narrata risulta molto efficace e in grado di trasmettere sensazioni forti.” –
Giovanni Burgio

Simonetta Santamaria, giornalista, vive e scrive a Napoli, ma molto spesso viene dai suoi amici a Torre del Greco. Ha pubblicato racconti su diverse antologie tra cui Ai Confini del Buio e Malefica, e ha realizzato un progetto di fiction per la televisione. La sua spiccata predilezione per l’horror ha contagiato anche i due figli; il marito, invece, (chirurgo nonché personale consulente macabro-scientifico) ha preferito imparare a dormire con un occhio solo.
A settembre uscirà il suo primo libro, Donne in Noir, (Edizioni Il Foglio) una raccolta di racconti in cui le protagoniste sono tutte donne perfide e tenebrose come le sue fantasie; in attesa, i lettori più impazienti possono scaricare dal sito www.latelanera.com il suo e-book Black Millennium, un assaggio di quel sano brivido di Paura che piace tanto agli appassionati del genere.
Con la recente vittoria del Premio Lovecraft 2004, si è guadagnata a pieno titolo l’appellativo di “Donna Inquietante”.
Antonio

 
 

ID: 3867  Intervento da: russo massimo  - Email: Massimorussom@libero.it  - Data: sabato 15 luglio 2006 Ore: 15:37

"Quel giorno sul vesuvio"di Simonetta Santamaria, vesuviana, è un limro che qui su a Milano ha fatto furor di popolo.
Io credo, comunque, che nella plaga vesuviana non eseste donna NON inquietante.
Consiglio il libro di Simonetta, la quale è alle prese con un'altra stesura.
Massimo


ID: 2353  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: giovedì 4 agosto 2005 Ore: 00:29

Buona notte.

Ribadisco! La letteratura vesuviana intesa come narrativa langue, anche perché il veicolo della scrittura basisce sempre di più per fare posto al multimediale e all'interattività.
Nel mio libro "Da Magonza a Torre del Greco" cartaceo autoprodotto e distribuito gratuitamente nel 1998; scaricabile oggi in rete, in Torreomnia, si trova questo testo.

"Sono ormai lontani i tempi della priorità teofilosofica culturale che caratterizzava il periodo della nascita delle Università in tutta Europa. La cultura napoletana in seno all’Università di Napoli vede, alla fine del secolo scorso, sotto il Ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Sanctis, personaggi come Settembrini, De Blasiis, Spaventa, ecc. Ma, a far ruotare a tutto spiano le piano- cilindriche tipografiche vesuviane furono personaggi come lo scrittore popolare Francesco Mastriani, con i suoi 115 romanzi, Vittorio Imbriani, che si distinsero nel periodo letterario della fine del secolo scorso.
Più in luce la giornalista scrittrice Matilde Serao, coi suoi famosi Ventre di Napoli e Paese di Cuccagna. Redattrice a Roma del Capitan Fracassa, seguì, poi le orme del marito Edoardo Scarfoglio col suo Corriere di Napoli e Corriere di Roma. Autrice dei noti Mosconi sul Mattino di Napoli, fondò infine Il Giorno. Il tarantino Scarfoglio fondò Il Mattino e scrisse saggi e varie prose. Tartarin influì positivamente il suo allievo Roberto Bracco, valido critico e giornalista, sprovvisto persino di licenza elementare. Esempio emblematico di autodidatta, fu deputato e persino candidato al Premio Nobel.
Soprassedendo su Croce e Flora, Pasquale Villari, alla fine del secolo scorso compose diverse opere di critica e di storia, altrettanto Ruggiero Bonghi che fondò, tra l’altro, La Stampa di Torino. Studi di Storia Letteraria Napoletana e Manuale della Letteratura Napoletana, furono, invece, valide opere di Francesco Torraca".

Nel Libro Magonza qui vengono citati i narratori, i poeti, i parolieri vesuvuani:

"Una specie di lazzarone letterato fu invece Ferdinando Russo, poeta dialettale di vivace realismo, come pure, anche se in maniera più pacata, Raffaele Viviani col suo teatro. Quindi Rocco Galdieri, che espresse nelle sue opere quel suo triste umorismo nel Monsignor Perrelli, pubblicato a cavallo fra i due secoli. Ernesto Murolo, invece, scrisse molte poesie in vernacolo, diverse delle quali furono musicate. Ancora Libero Bovio ed il crepuscolare Eduardo Nicolardi, nonchè il famoso poeta Giovanni Gaeta, altrimenti detto E. A. Mario, che scrisse La Leggenda del Piave e la canzone Balocchi e Profumi. Dopo la Serao ritornarono a Napoli i tentativi ben riusciti di narrativa. Negli anni trenta Carlo Bernari pubblica I tre operai. Di Bernari sono Guerra e pace, Vesuvio e pane, fino al Foro nel parabrezza degli anni 70".

"Nel periodo tra le due guerre si distingue Anna Maria Ortese con Città involontaria, i racconti Angelici dolori, fino a Il mare non bagna Napoli, degli anni 50. Intorno al secondo conflitto mondiale il narratore napoletano di spicco è Giuseppe Marotta col suo famoso L’oro di Napoli, quindi Gli alunni del sole, San Gennaro non dice mai no, ecc. Dopo la guerra esordisce Domenico Rea di Nocera Inferiore, con Spaccanapoli, Una vampata di rossore, ecc. Quindi Michele Prisco, di Torre Annunziata, coi famosi racconti dell’esordio La provincia addormentata, poi Figli difficili, ecc".

"Altro romanziere del secondo dopoguerra sarà Luigi Compagnone che esordì con La Festa, poi La vita nuova di Pinocchio, L’onorata morte, ecc. Infine Mario Pomilio con Il testimone e Il cimitero cinese, L’uccello nella cupola, ecc. Vi sono molti altri intellettuali napoletani di rilievo nel campo della filosofia, della critica, del giornalismo, della filologia che, secondo me, vanno citati in trattazioni specifiche più ampie, di natura critica, antologica, storiografica, per cui discrepanze od omissioni spero saranno qui tollerate.
Un ultimo autore contemporaneo, però, degno di menzione, è il poliedrico Luciano De Crescenzo, filosofo, umorista e scrittore di cristallina fattura, che insieme a tutti gli altri intellettuali napoletani, citati o meno, ha contribuito allo sviluppo dell’editoria non solo napoletana".

E in Magonza qoi finisco la rassegna di autori.

Vive ancora De Crescenzo, Prisco e qualche altro e che il Signore dia loro lunga vita.
Ma le nuove leve quali sono?

Mi piange il cuore vedere di tanto in tanto qualche "testo stampato" con la pretesa di appartenere alla narrativa partenopea, mentre langue nella mediocrità e nella retorica più comune. Io li chiamo " I lunghi temi di terza media".

Benvenga la citazione di "Quel giorno sul vesuvio"di Simonetta Santamaria, dell'iscritto torrese Antonio Pavesi. Anche se si tratta sicuramente di un genere non tradizionale, giocoforza, perché bisogna andare a braccetto con i tempi. Ne acquisterò una copia.

Luigi Mari



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