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Argomento presente: « 27 famiglie torresi »
ID: 237  Discussione: 27 famiglie torresi

Autore: Luigi Aprea  - Email: luigiaprea@tiscali.it  - Scritto o aggiornato: giovedì 20 gennaio 2005 Ore: 15:56

Mi chiamo Luigi Aprea. Gradirei sapere se esistono notizie circostanziate e dove poterle trovare, di quelle 27 famiglie torresi che nell'anno 1773, per volontà di Ferdinando IV di Borbone, colonizzarono la parte nord di Ponza, tra cui il mio capostipite Luigi Aprea.
Ringrazio.
 
 

ID: 734  Intervento da: Luigi Mari  - Email: gigiomari@libero.it  - Data: giovedì 20 gennaio 2005 Ore: 15:56

Caro Luigi,
finalmente disiberno questa discussione dopo ben due anni. Era la mia spina nel fianco. Mi chiedevo come mai nessun torrese interpellato sapeva darmi una risposta per inviarTela. L'intelligenza ha avuto pena di me e stamane mi ha illuminato suggerendomi la puerile soluzione che avevo sotto il naso, (cosa difficile da vedere, diceva Goethe), non altro che il refresh di un cinico proverbio torrese: "Genuvise, turrise e punzise uno pe' ppaise". Il prurale "paise" è solo un accomodamento fonetico.
Non mi sono risoffermato sulla drasticità del significato il quale suggerirebbe che in queste tre aree geografiche circoscritte l'ideale sarebbe vivere da soli. poiché la convivenza è impossibile; (come le società, mi disse Ciccio Raimondo, che bisogna farle sempre di numero dispari inferiori a tre). Ma ho pensato che il proverbio ha almeno due secoli; come l'altro altrettanto caustico proverbio torrese: "a fa bene nun sta bene; a fa' male nun c'è male". Belzebù viene dipinto meglio.
Sviando subito il "maligno" che già mi ripete a raffica nell'orecchio se penso che oggi le cose siano cambiate o meno a riguardo, rivelo subito il nesso. Proverbi torresi del XIII secolo: eruzione devastante, piano di evacuazione dell'epoca che ordina lo spostamento di famiglie torresi a Ponza, probabilmente 27.
La mia stupidità non mi conduceva ancora sulla pista delle informazioni anagrafiche sull'identità di questi nuclei torresi. Allora: procedimento a mo' di crostaceo decapode, nella fattispecie il gambero. Chi mi recitò i proverbi? Vittorio Vitiello, fratello di Pierino, in quel di Carpi.
Una "bassa" per dirla con i radioamatori che vuol dire telefonata, risolve il dilemma, ma non per cultura profonda, ma per la logica comune adoperata dal caro Vittorio:
Vittorio: - Giggi' facimme ampressa pecché me stò puzzanno i fridde p' 'a neve...
Il maligno: - Meglio a suffri' p' 'a neve ca pe... (reticenza).
Luigi: - Insomma, 'on Vitto’, stu puvuriello (modo di dire) comme fa a risali' a chesti ffamiglie turrese. Vo sape' chi era 'u nonno, ‘u bisnonno!
Vittorio (candido): Giggi' nun te sfiacchi’, piglia l'elenco telefonico i Ponza e liegge tutti i cugnomme turresi: Langella, Falanga, Scognamiglio, Cozzolino, chello so' i 27 famiglie turrese e truove pure stu caspete i nonn ca me stà facendo puzza ru friddo.!
Quando, caro Luigi Aprea, si suol dire "L'uovo di Colombo".
Luigi Mari


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