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Argomento presente: « Adolfo Narciso » | |||||
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ID: 2411 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
domenica 14 agosto 2005 Ore: 17:08
Caro Ciccio, questi Tuoi interventi sono viatico, specie per i giovani, completamente a digiuno della cultura vesuviana, quella a cavallo degli ultimi due secoli del millennio che ci ha lasciato. Tu proponi una sacrosanta "Campania da rileggere" con Adolfo. Dobbiamo, noi ultimi pionieri, rispolverare quegli artisti popolari che spesso fruivano dell'aria saluberrima della nostra Torre del Greco, come Bracco, Murolo, Gill, Bovio, Costa, De Leva… ecc. Allora noi godavamo dei versi e delle traduzioni dell'illustre torrese Giovanni Mazza; intanto "Assunta Spina" di Salvatore Di Giacomo veniva interpretata da Francesca Bertini in uno dei primi film muti girati a Napoli. Tuo padre Raffaele e Tuo nonno "il rosso" malupilo sicuramente avrebberoro ricordato al San Carlino e al Teatro Nuovo recitare Gennaro Pantalena e Adelina Magnetti. Tuo nonno avrebbe ricordato quando esordivano Raffaele e Luisella Viviani e arricchivano la scena Eleonora Duse e Gabriele D'Annunzio che ebbe la bella idea di avere una dimora a Torre nei pressi dell'attuale Complesso Puntaquattroventi. Si è parlato di dedicare a Tuo padre la nuova biblioteca torrese, al di là da venire; ma non di una guida onde penetrare nel labirinto del Novecento napoletano, parlo dei tempi di Mario Vinciguerra, autore dimenticato, di Lorenzo Giusso e ad Adriano Tilgher, fino ad Alberto Consiglio, ad Alfredo Gargiulo. Amo la mia Enciclopedia dello Spettacolo in 20 volumi, è la mia guida artistico-spirituale.. Tu, Ciccio, potresti fare da cicerone per una rilettura di tutti quegli autori e un invito alla ripubblicazione delle loro opere, almeno sulla rete, poiché per molti sono scaduti i diritti d'autore. (E, per piacere, risparmiati le sudate per copiare i testi ribattendoli, ma usa l'OCR in automatico). Abbiamo avuto a cavallo del secolo cime come Malaparte, Prisco, Rea, Compagnoni, fino al Marotta, testi di questo ultimo che avrebbero oggi sollazzato Croce e Flora, con le loro pagine napoletane "dotte". Scommetto uno su mille che se ci recassimo al Bar Di Donna, oltre il casello, la marea di giovani torresi ci scambierebbe per marziani sentendoci parlare di giornalisti, scrittori e poeti del 900 come Ernesto Grassi e Achille Geremicca, Alfredo Parente, Riccardo Forster, Giovanni Artieri, Enrico Ruta e Ugo Ricci. E ancora Mario Venditti nel periodico "Monsignor Perrelli". E fra gli altri giornalisti-scrittori, Paolo Ricci, Carlo Nazzaro, Adolfo Narciso, appunto, Luciano Nicastro, Edmondo Cione, Pasquale Pensa (da non confonderse con qualche congiunto del nostro giornalista torrese Franco PenZa). Concludendo con gli ultimi giornalisti scrittori: Giovanni Artieri e Francesco Dell'Erba. Caro Ciccio, è un'esperienza meravigliosa visitare di tanto in tanto l'emeroteca Tucci alla Posta centrale. Invito tutti coloro che desiderano erudirsi di fare questa esperienza. Napoli è ad una spanna da noi, ma è bene raggiungetela con la vecchiia, cara, romantica Circumvesuviana. http://www.torreomnia.it/storia/circumvesuviana/set_fra_vesuviana.htm Haimè, Croce, Flora ed altri "critici" letterari fecero diventare zavorra i 115 (centoquindici) romanzi di Mastriani. Adolfo Narciso che hai riproposto in questo contesto, è un'altra di queste vittime del "purismo" letterario. Ma i contenuti narrativi sono immortali, al di là della "sgherra" estetica. Senza Adolfo il rapporto di amicizia del nostro torrese Mimì a Mare (trattoria) ed Errico Caruso non ci sarebbe mai pervenuto. Narciso e Del Balzo, ad esempio, possono essere stati i "fotografi della narrativa" 800-900 napoletana, mentre il Marotta ne è stato il "pittore letterario creativo" perché le pagine de "L'Oro di Napoli" sono tanti minuscoli affreschi. E tanto di cappello. La penna è uno strumento collegato al cervello, ma talvolta i fili connettivi scendono nei precordi e risalgono verso le coronarie della fantasia e della creatività di nuovo fino alla mente, per sentieri onirici e desueti. Così nasce un Marotta! Non si può sminuire, però, un Narciso che nacque a Napoli nel 1877, pensate, nel popoloso quartiere Tribunali, a vico Lava, che vedevo quotidianamente quando lavoravo nella Tipografia dell'università a Vico pallonetto S. Chiara e passavo per i Tribunali. All'età di tredici anni Adolfo lavorava come fattorino postale, ma ben presto fu licenziato e, grazie all'incontro con Carlo Arcuri (impresario siciliano), entrò nel mondo dello spettacolo, ma non ebbe successo. Non tutti sanno, Ciccio caro, che ad appena 14 anni, Adolfo, già faceva coppia con un ...certo Enrico in un locale detto "Caffè dei Mannesi". Questo ragazzotto di nome Enrico divenne ben presto famosissimo in tutto il mondo perché di cognome si chiamava nientemeno che Caruso! Purtroppo, seppur partiti insieme, le loro strade si divisero e Adolfo Narciso divenne semplicemente un macchiettista. Dopo aver sperimentato mediocramente tantissimi ruoli nel mondo dello spettacolo, Adolfo, si dedicò alla scrittura ed al giornalismo. Pubblicò libri come: "Napoli scomparsa", "Char à bancs dei comici", "Il sibilo di Mefistofele" e "Napoli col suo manto di sole". Nella vecchia libreria Pironti a Portalba ne ho visto qualche vecchia edizione. Oggi nessuno non solo scrive, ma nemmeno legge nella misura necessaria. Torre del Greco, che ha sfornato nei secoli artisti di fama mondiale per diverse discipline non ha uno straccio di narratore accreditato. Ciccio, fatti sotto..... Un altro autore "non letterario" napoletano, credo Tu lo conosca, Francesco, scrisse un "ritratto campano" del novecento dei più fedeli, fu Carlo Del Balzo. "Napoli e i Napoletani" ricchissinmo di fatti e personaggi viene sempre ristampato. Il Libro, in tre volumi, è illustratissimo, come la Divina Commedia, Straordinaria descrizione tra le più vivaci ed attente della Napoli dell'ultimo Ottocento arricchita da disegni ad impronta realistica che compongono "una fusione perfetta" tra testo e Immagini. Io purtroppo non ho l'edizione artistica di lusso, ma non cambia molto. Una maniera a cui si è rifatto l'anziano contemporaneo Vittorio Paliotti, con le sue biografie. Una prosa casareccia e infiorettata, all'acqua di rose, ben lontana dalla narro-saggistica di un De Crescenzo. Carlo Del Balzo si aggirava come un indigeno per le vie ed i vicoli di Napoli e dei paesi della provincia vesuviana; il nonno, buon'anima, di un mio cliente gli era amico; conservò lo sguardo del provinciale irpino qual'era, la curiosità che vede le cose come per la prima volta: il modo in cui, forse, le sperimentano i bambini nello stupore della scoperta. Pensa la zona vesuviana vecchia maniera, senza elettronica, televisione e con un cinematografo ottico-meccanico che faticava a importarci musica e spettacolo americani sempre a misura d'uomo. La sala Iride di Piazza S. Croce (poi Savoia) era la nostra fucina dei sogni d'oltre oceano. Una sorta di "Cinema Paradiso" ante litteram. Carlo Del Balzo, come molti sanno, nacque a San Martino Valle Caudina il 1853 e si laureò in Legge, ma abbandonata la professione per motivi di salute, fu principalmente un brillante giornalista. Io spesso mi rileggo "Napoli e i Napoletani". La sua prosa è oleografica, retorica, ma è dolce, infiorata come le case giardino del viceregno ancora eststenti nella Torre del Greco de' 'A Stella "Carmilina Olimpiade", con dedali e androni: con muretti vestiti a festa con parietaria, porte e portelle e vasetti di garofani e rose, ecologico contorno per le camicette di seta da Resina, che proteggevano come seriche cinture di castità i vecchi seni floridi delle nostre nonne allora ventenni, sicuramente privi di silicone per gli occhi assatanati dei nostri progenitori, mai sazi. Il "popolo", questo termine ci ricorda il passato, le "masse proletarie" di Hugò, i saggi di Capasso su Masaniello. Oggi pure nella nostra Torre si parla di "cittadini" e non più di popolani. Durante la festa torrese di S. Gaetano (*) del 7 agosto c.m., ripresa dopo 50 anni, "Rafele 'u trumbone" mi ha sparato a bruciapelo tre, quattro aneddoti del "popolo torrese" pre-post-bellico a dir poco raccapriccianti, di personaggi realmente esistiti, con tanto di cosiddetto nome e cognome. Ne accadevano di fatti folli a Torre, (a prescindere dai torresi, mancati emigrati, liqueatti nell'acido): la sordomuta che ammazzò il marito perché non la sentiva e non l'ascoltava mai; e un'altra donna che divise la testa in due con l'ascia ad un uomo che semplicemente la dileggiava. Durante il processo la donna così si difese: - Che volete da me, sono cinque anni che ghielo dicevo: "quacche gghiuorno 'i chiste te spacco 'a capa". Pure la cronaca è letteratura. Ma la sanità o la malattia di un gruppo etnico dipende pure dal lavoro predominante che fa; dalla natura e l'insidia del terreno su cui vive che può, col tempo, inoculare nel DNA specie di individui presisposti tendenze all'ansia o alla serenità, all'equilibrio o al bisogno di compensarsi sulle sventure degli altri, spesso facendo ora del nichilismo mistico, ora dell'invidia e della gelosia un modus vivendi ibrido. Un paese di navigatori del mare procura certamente benessere economico; ma può parzialmente "importare", dal mondo intero, danaro o derrate prelibate, mestieri, o malattie veneree endemiche, "virtù" o "vizi", solo che i vizi sono l'unica cosa che s'imparano senza maestri. Luigi Mari (*) http://www.torreomnia.it/localita_contrade/sgaetano/set_fra_gaetano.htm |
ID: 2409 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
sabato 13 agosto 2005 Ore: 18:57
Insomma, ma vedete un po cosa tocca fare ad un moderatore: reggere il moccolo. Non sapevo che te l' "intendevi" col tuo stesso angelo custode. Peccato che gli angeli siano asessuati. Ma chi l'ha detto? Ciccio, a settembre prevedo buone cose per il forum. Intanto se me lo concedi Ti nomino il Baronetto del forum. Sei un buon torrese. L'ho detto e lo ripeto: Torre del Greco non ti merita. Se faccio in tempo prima di partire desidero risponderti su questa discussione. Buona vacanza a tutti i torresi, buoni e cattivi. Giggggino |
ID: 2408 Intervento
da:
ciccio raimondo
- Email:
ciccioraimondo@libero.it
- Data:
venerdì 12 agosto 2005 Ore: 18:04
Caro angelo custode ti ringrazio per le tue buone parole. Vorrei però precisare che mi sono limitato a presentare il racconto dell’artista napoletano Adolfo Narciso. Non sono io l’autore del racconto per cui la somiglianza a Marotta andrebbe riferita a quest’ultimo. Il nostro nacque a Napoli nella seconda metà dell’ottocento ed è stato testimone e protagonista della cultura popolare napoletana della fine dell’ottocento e di tutta la prima parte del novecento. Mi piacerebbe presentarlo, questo autore, agli amici del forum perché è certamente una voce originale di quel periodo. Autore minore ma non insignificante, per lo meno per noi meridionali e napoletani della provincia.. Fatti vivo angelo! Ciccio |
ID: 2403 Intervento
da:
messaggio libero
- Email:
email@inesistente.00
- Data:
venerdì 12 agosto 2005 Ore: 13:23
Bravo Ciccio, sai chi sono, non apparirò mai più sul forum col mio vero nome, i motivi li conosci. Un bel "pezzo", questo, l'approfondirò, mi ricorda le letture di "Itinerari torresi" della mia prima giovinezza, quando ancora mi illudevo di confidare in Torre. Sei forte con la narrativa, quasi sfiori il Marotta. Purtroppo si è torresi fino che si muore, nel bene e nel male. Se avrò tempo, in seguito, esprimerò tutto il mio parere su questo che lo sento come un aggettivo. Parlo per cripti, scusami, ma so che Tu, tramite gli antefatti, sai decodificare. Sto in un Internet Cafè a Lione. L'angelo custode |
ID: 2401 Intervento
da:
ciccio raimondo
- Email:
ciccioraimondo@libero.it
- Data:
venerdì 12 agosto 2005 Ore: 07:51
Il lettore mi scuserà per i refusi tipografici che si incontrano. Ieri pomeriggio mi sono fatto una bella sudata per digitare il testo e non ho avuto il tempo di rivederlo. Ciccio |
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