ID: 2658 Discussione: Il medico santo torrese
Autore:
Giovanni Raiola
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raiolagiovanni@virgilio.it
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Scritto o aggiornato:
martedì 4 ottobre 2005 Ore: 00:10
Buona notte.
Ti prego amministratore di inserire questa pagina. Te la mando per questa e-mail privata. Mi hai fatto venire un colpo quando hai chiuso l'invio.
Con tutto il rispetto per il Beato Vincenzo, perché non si parla mai a Torre di S. Giuseppe Moscati? Esso viene appena ricordato con un quadro della Chiesa di S. Maria del Popolo (Don Filippo) al Corso Vittorio Emanuele.
Altro che deontologia scomparsa. Questo testo dovrebbe far rabbrividire tutti i medici corrotti che usano la professione solo per arricchirsi.
Quante persone oneste e altruiste ha avuto Torre del Greco a partire dalla visita di S. pietro a Calastro fino ad Enrico De Nicola?
San Giuseppe Moscati
il Medico Santo * 1880 - 1927
Università e Ospedale
Premetto che a Torre del Greco prima della guerra vi era la succursale dell'Ospedale Gli Incurabili proprio dove ora sorge la chiesa di Don Filippo.
Conseguita la laurea, università e ospedale furono i primi campi di lavoro del giovane medico Giuseppe. Dal 1903 al 1908 prestò servizio presso l'Ospedale Incurabili in qualità di Coadiutore straordinario, avendo vinto il concorso, primo in graduatoria, per l'eccezionale preparazione dimostrata; nel 1908 vinse il concorso di Assistente ordinario per la Chimica Fisiologica, svolgendo attività di laboratorio e di ricerca scientifica nell'Istituto di Fisiologia.
L'Università di Napoli "Federico II"
In tutto questo periodo continuò le visite agli ammalati nelle corsie degli Incurabili, giacché non si spiegherebbe la straordinaria bravura clinica, prodotto di esperienza pratica al letto del malato, che egli cominciò a dimostrare ben presto. Tale bravura, infatti, non si acquisisce in un Laboratorio di Chimica Fisiologica.
Eruzione del Vesuvio del 1906 e colera del 1911
Gli studi, le ricerche e i successi del Prof. Moscati vanno di pari passo con l'amore dei propri fratelli, e se ne ha una chiara prova nell'eruzione del Vesuvio dell'8 aprile 1906. Dal cratere uscivano fiumi di lava, lapilli e cenere, che minacciavano e terrorizzavano gli abitanti dei paesi vicini.
A Torre del Greco, come già detto, gli Ospedali Riuniti di Napoli avevano una succursale, dove vivevano vecchi, paralitici e ammalati, impossibilitati a muoversi. Moscati, intuendo il pericolo, subito vi si recò, aiutò tutti a lasciare l'edificio e poco dopo il tetto crollò senza fare vittime.
Due giorni dopo inviò una lettera al Direttore Sanitario degli Ospedali Riuniti, proponendo gratificazioni per coloro che lo avevano aiutato. E per lui? Pregava di non essere nuppure nominato, aggiungendo scherzosamente: "Scongiuro a mantenersi in questa linea, per non destare... ceneri."
L'atteggiamento di Moscati di non voler mettersi in mostra ci impedisce di conoscere nei dettagli la sua opera in occasione di un'altra sciagura che funestò Napoli: il colera del 1911.
In una città portuale, dove confluivano navi da tutto il mondo, dove i vicoli non brillavano per pulizia, igiene e moralità, e la miseria era abituale, poteva accadere di tutto. Fortunatamente la medicina aveva fatto progressi e quindi, rispetto al passato, il numero delle vittime fu contenuto.
Di Torre del Greco, a proposito di questa eruzione del Vesuvio, così Matilde Serao scriveva sul quotidiano "Il Mattino" del 22 aprile 1906:
"Il nostro spirito si deprime profondamente, e più ci rende tristi il silenzio immenso e l'abbandono di Resina e di Torre del Greco, le belle cittadine fra i giardini degli aranci e il mare. Squallore, come non mai, squallore come in città donde tutta la vita fosse sparita, donde ogni forma di vita qualsiasi si fosse dileguata; città di sogno, Portici, Resina, Torre del Greco, senz'anima più, città abbandonate, città morte, come se da anni e anni fossero abbandonate e morte. E non vi è nessuno che ci narri quale e quanto sia stato il panico che ha fatto fuggire di notte, all'alba, nella mattinata; ma noi lo conosciamo, ma noi lo immaginiamo, poiché vediamo, sì, coi nostri occhi mortali, vediamo l'abbandono e la morte. Ma vissero mai Portici, Resina e Torre del Greco? Vi furono persone, un tempo, in queste case e in queste vie? Colossale si leva il pino di cenere sulla montagna: e cenere, e nuvole, e vapori nulla ci fanno scorgere, se non le saette frequenti, di colori svariati, le cento saette che tagliano il grigio livido, il grigio opaco; e la vita è solo lì sul monte di orrore, e qui nulla è vivo più".
Dell'opera svolta da Moscati sappiamo solo che egli fu chiamato dal Ministero al Laboratorio dell'Ispettorato della Sanità pubblica, presso la stessa Prefettura, per compiere ricerche sull'origine del morbo e i mezzi idonei per combatterlo. Egli espletò quest'incarico con la massima abituale diligenza, presentò una relazione sulle opere necessarie per il risanamento della città ed ebbe la soddisfazione di vedere realizzate molte delle sue proposte.
La sala anatomica dell'Ospedale Incurabili con il Crocifisso e la targa fatta apporre dal Prof. Moscati Coadiutore ordinario negli Ospedali Riuniti con succursale a Torre del Greco.
Era il 1911. A trentun'anni il Dott. Moscati vinse il concorso di Coadiutore Ordinario negli Ospedali Riuniti, un concorso importantissimo che non si bandiva dal 1880 e al quale parteciparono medici venuti da ogni parte.
Il Prof. Cardarelli, che faceva parte della commissione esaminatrice, rimase ammirato della preparazione di Moscati e - come riferisce il fratello Eugenio - "disse che in 60 anni d'insegnamento non si era mai imbattuto in un giovane simile, e lo ebbe carissimo per tutta la vita e suo medico curante."
Nonostante l'intenso lavoro, soprattutto in Ospedale, il Prof.Moscati accettò anche la direzione dell'Istituto di Anatomia Patologica, già diretto da Luciano Armanni, ma poi decaduto per incuria.
Presto divenne "un vero maestro nell'esercizio delle autopsie", come afferma il Prof.Quagliariello.
Il Prof.Raffaele Rossiello, che ha studiato con profondità e competenza l'anatomia patologica di S. Giuseppe Moscati, dice che, dopo la morte del Santo, si parlò poco della sua attività di perito settore e di direttore dell'Istituto di Anatomia Patologica "Luciano Armanni".
Siamo grati al Dott.Renato Guerrieri, già Primario dell'Ospedale Incurabili, per il ritrovamento di tre volumi con i verbali di ben 244 autopsie, attribuibili al Prof. Moscati. E ancora più lo siamo perché grazie a lui tali volumi sono ora conservati nell'Archivio Moscati del Gesù Nuovo.
"Ma la vita non finisce con la morte, continua in un mondo migliore. A tutti è stato promesso, dopo la redenzione del mondo, il giorno che ci ricongiungerà ai nostri cari estinti, e che ci riporterà al supremo Amore!" [Da una lettera di Moscati al Sig. Mariconda, 27 febbraio 1919.]Luciano Armanni aveva fatto incidere sull'ingresso della sala anatomica questa frase: "Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae." (= "Questo è il luogo dove la morte è lieta di soccorrere la vita"). Ma nella sala, scrive il Prof.Nicola Donadio, "mancava ogni segno di religione, l'ambiente era severo ma sconsolato, come tutti i luoghi dove si tratta della sola materia."
Il Prof. Moscati ebbe l'idea, che tradusse in atto, di far collocare su di una parete della Sala, ma in alto, come a dominare tutto l'ambiente, un Crocifisso con un'iscrizione che non poteva essere più felice: "Ero mors tua, o mors." (= "O morte, sarò la tua morte"), citazione del profeta Osea (Os 13,14).
Le autopsie per S. Giuseppe Moscati erano lezioni di vita.
Riflessione della notte da Giovanni Raiola