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Argomento presente: « UNO SCUGNIZZO DI 80 ANNI » | |||||
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ID: 2754 Intervento
da:
Mario Borrelli
- Email:
marioborrelli@virgilio.it
- Data:
martedì 1 novembre 2005 Ore: 21:34
Caro dott. Penza, ho goduto tanto il tuo periodico, con un titolo un po’ leopardiano e leggermente escatologico. Tanti ricordi mi sono affiorati nella mente per un periodo della nostra vita, che abbiamo vissuto insieme. L’unica sorpresa è l’età della rivista. Dio, ho dovuto aspettare 40 anni per saperne della sua esistenza! Il testo, che riguarda la mia vita, mi è piaciuto, a parte qualche piccola inesattezza. Sono il penultimo di 5 figli, con due sorelle una più grande e una più piccola di me. Il titolo accademico che ho conseguito presso la London School of Economics di Londra è un Master in Social Administration and Social Work Studies: mi bastava frequentarla per un altro anno per il dottorato. Ho lasciato la fondazione Casa dello Scugnizzo quando avevo 75 anni. Purtroppo vecchi diventiamo tutti. L’importante è restare sempre giovani per la nostra visione della vita, come fai tu con la rivista. Grazie con tutto il cuore anche e soprattutto per l’amore che hai per tanti esseri bisognosi del tuo aiuto professionale. Iddio, ti benedica sempre. Mario Borrelli |
ID: 2720 Intervento
da:
Amministratore .
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
lunedì 24 ottobre 2005 Ore: 10:45
A coloro che interessa la storia della "Casa dello scugnizzo" di Napoli segnalata dal Dott. Franco Penza, abbiamo un film realizzato nel 1958. DON VESUVIO Anno 1958 Altri titoli: IL BACIO DEL SOLE DON VESUVIO UND DAS HAUS DER STROLCHE Origine ITALIA Colore B/N Genere COMMEDIA Musiche da DIRETTA DA: ALESSANDRO NADIN Produzione C.I.F.A. (ROMA), CONSTANTIN FILM (MONACO) Distribuzione REGIONALE Regia SIRO MARCELLINI - HOPKINS OMAR Attori MICHAEL ANDE CARLO ANDREUCCI - PASQUALINO NANDO ANGELINI - CORRADO ANNICELLI - IL SIGNORE DERUBATO EMMA BARON - LA MADRE DI VINCENZO MARIA PIA BERNARDINI - MARIA MAURO CONSORTI - VINCENZO FRANCO D'AMICO - GENNARINO AGOSTINO DE FILIPPIS - TOTO' LUIGI DE ISMONE - PEPPINIELLO LORELLA DE LUCA - TERESA PEPPINO DE MARTINO - L'INFERMIERE CARMELA DI GRADO - LA SANTA OTTO W. FISCHER - DON MARINO BORRELLI, DETTO "DON VESUVIO" LAURO GAZZOLO - IL VESCOVO TONY HEPBURN - CICCILLO MARIO MARGNELLI - ALBERTO MARTINETTI - IRZIO MEIRO - CARTOCCI MARISA MERLINI - CARMELA SPADA MIMMO POLI - IL GRASSONE GIUSEPPE PORELLI - IL COMMISSARIO ISA QUERIO - LA MADRE DI DON MARIO - ISARCO RAVAIOLI - GINO SCOTTI - FIRMAN INGRID STENN - NINO TARANTO - RAFFAELE SPADA ENZO TURCO - IL PADRE DI TOTO' LEOPOLDO VALENTINI - UN BRIGADIERE NINO VINGELLI - IL BRIGADIERE SPANO' CHRISTIAN WOLF - ORESTE Soggetto RENATO BASSOLI SIRO MARCELLINI Sceneggiatura BRUNO CORBUCCI GIOVANNI GRIMALDI SIRO MARCELLINI Fotografia ALDO GIORDANI Musiche ANGELO FRANCESCO LAVAGNINO Montaggio EDMONDO LOZZI Scenografia OSCAR D'AMICO Costumi DINA DI BARI Trama Napoli, nel primo dopoguerra, numerosi ragazzi vivono abbandonati a se stessi, commettendo violenze e piccoli furti. Un sacerdote, Don Mario Borrelli, decide di occuparsi di loro ed ottiene dal Cardinale il permesso di mescolarsi ai ragazzi sotto mentite spoglie per poterli più efficacemente aiutare e controllare. Si veste da povero marinaio, passa la notte in loro compagnia e si fa notare per la vivacità del suo spirito e per la naturale autorità che lo porta a dominare, tanto che gli appioppano il soprannome di Vesuvio. Riesce anche a salvare i ragazzi dalle mani della polizia, dandosi a conoscere e garantendo per loro. Alla superiore autorità giungono tuttavia notizie non del tutto gradite, per cui a Don Mario viene imposto di rinunciare al suo travestimento e di presentarsi come prete. Nel vedersi comparire dinanzi Vesuvio in veste talare, i ragazzi sulle prime credono si tratti di uno scherzo di cattivo gusto; ma quando si convincono della serietà della cosa e comprendono che Don Vesuvio (così continuano a chiamarlo) è veramente un sacerdote, il gruppo si divide: alcuni se ne vanno, mentre altri decidono di restare, tanto più che il dinamico prete è riuscito nel frattempo ad avere a disposizione una casa diroccata, in cui i ragazzi si sentono a loro agio. Sorge così, faticosamente, la casa dello scugnizzo, con pochi volenterosi che aiutano Don Mario. I ragazzi si affezionano a poco a poco al lavoro; ma spesso il denaro non basta a sfamarli. Di fronte a certi fenomeni d'incomprensione, Don Vesuvio, sfiduciato, sta per abbandonare l'impresa, ma provvidi benefattori intervengono opportunamente. I giovani dissidenti che si sono separati dal gruppo, non se ne stanno con le mani in mano: durante una festa s'introducono nella casa e rubano il denaro depositato nella cassa comune. Essi vengono però inseguiti dai derubati, che, dopo una zuffa, rientrano in possesso della somma. Nel trambusto, il più piccolo della brigata, mentre attraversa una strada, viene investito da una macchina: la sua morte all'ospedale avrà almeno l'effetto di provocare il pentimento dei dissidenti, che rientreranno nel gruppo del lavoratori. Critica "Si tratta di un lavoro modesto. Regia e recitazione di tono artigianale". (Segnalazioni Cinematografiche). Note DISTRIBUITO PRIMA COL TITOLO "DON VESUVIO", POI CON QUELLO DEFINITIVO DI "IL BACIO DEL SOLE", 1961. PRODUTTORE ESECUTIVO: RENATO BASSOLI. DIRETTORE DI PRODUZIONE: MARIO MUSY GLORI. AIUTO REGIA: FRANCO BALDANELLO. FONICO: PIETRO ORTOLANI. |
ID: 2719 Intervento
da:
Amministratore .
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
domenica 23 ottobre 2005 Ore: 23:38
Grazie Direttore Penza per avermi fatto ricordare l'83enne Don Mario Borrelli l’ex ”Don Vesuvio” che più di cinquant’anni fa scelse di intrecciare concretamente la propria vita di sacerdote oratoriano e fine studioso con gli scugnizzi orfani del dopoguerra napoletano. Quanti contatti ho avuto negli anni 70 in quel del "Corpo di Napoli", dove si concentrano tutte le vecchie tipografie vecchia maniera della Napoli Oleografica; dove ancora oggi si libra nell'aria l'effluvio di resine, nerifumo e vapori di piombo, antimonio e stagno. Sono felice che tu curi onlus il reparto geriadrico, questo ti fa onore. Ed è proprio il caso, ora, di scomodare Donatella Trotta da "Il Mattino". Oggi Borrelli dice: immigrati, scugnizzi postmoderni. «Oggi vedo molta prostituzione tra il potere e la povertà: miseria che quanto più è schifosa tanto più è utile, perché è maggiormente manovrabile, soggetta a diventare merce, comprata e venduta da logiche politiche che continuano a dominare il mondo. In qualunque settore. Basti pensare all’imminente rafforzamento della base Nato a Napoli: un fatto che non ha niente a che vedere con la città, ma con gli americani, che ovunque vanno colonizzano sempre. Anche in Iraq». Parole come pietre. Mario Borrelli le scandisce con grande pacatezza ma con un lampo nello sguardo dalla trasparenza dell’acquamarina rimasto aguzzo: a evocare un’antica, indomita focosità stemperata soltanto dall’età e dai suoi capelli bianchi (compierà 83 anni il prossimo 19 settembre). Del resto, non ha mai avuto peli sulla lingua l’ex ”Don Vesuvio” che più di cinquant’anni fa scelse di intrecciare concretamente la propria vita di sacerdote oratoriano e fine studioso con gli scugnizzi orfani del dopoguerra napoletano, con i baraccati e le puttane senza diritti, vivendo e combattendo con loro on the road al di là di ogni convenzione, da scomodo e ribelle prete-scugnizzo e polemico avventuriero di Dio, vagabondo tra i vagabondi e maieuta caparbio e insofferente a qualunque forma di sopraffazione e iniquità dell'uomo sull’uomo. In una Napoli d’oro e di stracci (così si intitolava la sua autobiografia, edita da Borla) dove la Casa dello Scugnizzo da lui fondata nel cuore di Materdei diventò pionieristico punto di riferimento per moltissimi, fonte di ispirazione per libri (come Children of the Sun, dello scrittore australiano Morris West) e film (come «Il bacio del sole», interpretato tra gli altri da Nino Taranto), ma soprattutto modello di solidarietà sociale e di educazione popolare ancora oggi attivo, stimolante e fecondo. Se ne parlerà stasera (alle 18, con Marino Niola e don Tonino Palmese) nello Spazio eventi della Feltrinelli di piazza dei Martiri, dove Borrelli sarà l’ospite d'onore di un incontro su «Scugnizzi: mito e cronaca di un fenomeno universale», stimolato dall’omonimo bel volume in cofanetto appena pubblicato dalle edizioni Intra Moenia (con prefazione del sindaco di Napoli Rosa Jervolino Russo, 16 immagini inedite e due testimonianze di ex scugnizzi) per la cura del giornalista Luciano Scateni e di Ermes Ferraro, insegnante e animatore sociale nonviolento e ambientalista, attuale presidente e coordinatore sociale della Focs (Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus) che dal ’72 ha lavorato appunto al fianco di Mario Borrelli. Ma chi sono gli scugnizzi di oggi? «Sono quelli - immigrati, extracomunitari, nomadi, piccoli profughi - che hanno preso il posto dei nostri ragazzi di strada della Napoli del dopoguerra», sottolinea Borrelli. E aggiunge: «Allora, la fame era la madre della vita, i trucchi per sopravvivere erano infiniti e a metterli in atto erano esseri ibridi senza genitori, mezzo uomini e mezzo bambini, e tuttavia né bambini né uomini, capaci però di realizzare stupefacenti strategie di arrangiamento esistenziale senza la violenza di oggi, che fa accoltellare chiunque per un nonnulla». Borrelli ripercorre con tenerezza e ironia quei momenti, ricordando l’abilità degli scugnizzi nel turlupinare soldati americani a caccia di ”segnorine”, ridotti letteralmente in mutande (e a bocca asciutta), e scaricati dormienti nei cassonetti importati dagli Usa, gli abiti venduti, dopo una bella sbronza a base di vino spacciato per prelibato moscato: «Nel senso che ci mettevano le mosche dentro»,- ride Borrelli. «Sono questi ragazzi - continua - che mi hanno restituito il senso stupendo della libertà, della liberazione di me stesso attraverso una vita in comune che era un’avventura continua, un continuo inventarsi e inventare per andare avanti con risorse autonome». E libertà, accanto a condivisione (”senza la quale non esiste solidarietà paritaria”) e a coscientizzazione (come etica della responsabilità, individuale e collettiva) resta non a caso una delle parole-chiave di quest’uomo di fede e di impegno civile, già teologo e paleografo, poi specializzatosi in Amministrazione del servizio sociale presso la London School of Economics negli anni caldi della contestazione. Da anni, Borrelli vive ormai prevalentemente a Oxford, venerato e seguito come un santino da amici e studiosi di tutto il mondo. Ma Napoli è il suo richiamo della foresta: qui c’è la Focs, qui c’è la figlia ed è rimasta la moglie sudafricana gravemente ammalata, sposata nel ’71 dopo il ritorno di don Mario allo stato laicale. Ricordi sommessi, i suoi, davanti a un caffè, a due passi dall’Archivio di Stato dove sta portando avanti le sue indagini comparate sui comportamenti comunitari negli anni ’60 in alcune aree, non solo europee, di grande disagio e povertà. «Alla mia età, non mi resta che lo studio e la ricerca», si schermisce. Poi, un guizzo: «Ma oggi occorre guardarsi dai cafoni mentali, quelli che non hanno immaginazione, che non sanno pensare con la propria testa, che vampirizzano le idee altrui, mentre la ricerca ha bisogno di fantasia». Come la vita. L'amministratore |
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