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Argomento presente: « Giornalista torrese dell'800 »
ID: 2721  Discussione: Giornalista torrese dell'800

Autore: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Scritto o aggiornato: lunedì 24 ottobre 2005 Ore: 12:10

Buon giorno a tutti gli amici del forum, compreso le "lingue mozze" vecchie e nuove... (Scherzo).

Desidero ricordare un personaggio illustre torrese oramai dimenticato, ma che all'epoca di Eleonora Pimmentel De Fonseca si allineava ai primi giornalisti italiani, con buona pace di Montanelli e con tutto il rispetto per Enzo Biagi.

Figure di imprenditori, marinai e soldati torresi ottocenteschi negli scritti del giornalista Giovanni De Francesco di Torre del Greco.

Il giornalista Giovanni De Francesco nacque a Torre del Greco nel 1836, dopo aver partecipato a diverse "campagne" risorgimentali, nel 1867 era giunto infine a Cagliari, "in circostanze non completamente chiarite", per dirigervi il Corriere di Sardegna.
La sua vérve polemica l'avrebbe però portato in breve tempo a mettersi "in urto con diversi esponenti locali, a cominciare da Giovanni Battista Tuveri, che gli sarebbe succeduto nella direzione di quel giornale". Nonostante questo primo intoppo, le sue doti professionali ed il favore dei lettori gli avrebbero consentito ben presto - come ricorda Del Piano - di disporre d'un giornale tutto suo, L'Avvenire di Sardegna, dalle cui colonne avrebbe poi sostenuto innumerevoli battaglie polemiche contro le c.d. camarille locali.
Quel suo scrivere caustico e spesso fin troppo pungente, era tale da fargli collezionare numerosi scontri (alcuni dei quali terminati in duelli) fino a farlo incappare in una causa giudiziaria con il deputato Antonio Cao-Pinna che lo costringerà a "soggiornare" a Buoncammino ed a perdere, alla fine del 1893, il suo giornale. De Francesco morirà poi a Cagliari non ancora ottantenne, lasciando però uno straordinario patrimonio di scritti e di ricordi.
Oltre ai suoi articoli su L'Avvenire, ricorda ancora Del Piano, scrisse "diversi opuscoli di poco più o meno di un centinaio di pagine ciascuno, alcuni dei quali di indubbio interesse storico economico". Ed è proprio di questi scritti che viene dato conto nel saggio che qui presentiamo, anche per l'interesse che contengono per una ricostruzione storica delle vicende imprenditoriali di quegli anni. Infatti, proprio in quel fine Ottocento, a Cagliari, forse per la prima volta, era soffiato forte il vento della privata iniziativa.
Troviamo così le storie di personaggi di cui si è perduto il ricordo, ma delle cui attività l'economia locale ne aveva tratto grandi benefici. Rispuntano così, nelle pagine di Del Piano, figure come quella di Filippo Birocchi, un piemontese giunto a Cagliari dopo un breve soggiorno a Livorno, che da una piccola drogheria, "perseverando i favori della fortuna, rivolse la sua operosità anche a miniere e foreste" fino ad occuparsi della stazione termale di Sardara che sarà poi inaugurata nel 1900 un anno dopo la sua morte; di Anselmo Roux, un altro piemontese a cui si dovrà la valorizzazione dei giacimenti carboniferi del Sulcis e di Gennaro Murgia, un farmacista di Villacidro a cui si deve "la creazione del distillato che prende nome dal paese, e che venne accolto con molto favore anche dal mercato continentale".
Dopo le disavventure del suo quotidiano, De Francesco pubblicherà, per guadagnare qualche soldo, un suo settimanale, Il Mazziere, "quasi interamente compilato da lui su un tavolino del Caffè Torino". Ed è proprio dalle pagine di questo giornale, come nota Del Piano, che spunta il ricordo di personaggi e di vicende di quella Cagliari dimenticata. Riaffiorano così nomi di illustri medici come l'oculista Roberto Desogus, "che aveva difeso l'apparato visivo di tutta una generazione", ed il chirurgo Roberto Binaghi, allievo di insigni maestri come Roth, Golgi e Durante. Ed ancora, fatto assai curioso, di Francesco Secchi, il modista, "l'unico uomo che a Cagliari s'occupasse di moda femminile", pur avendo lavorato come addetto alle spedizioni nei giornali di De Francesco. E c'è anche un pirata, don Efisio Delitala, così chiamato per le sue coraggiose avventure marinaresche, divenuto poi armatore di due velieri.
Ma, nello spulciare quegli scritti giornalistici, l'autore del saggio individua un'attenzione particolare agli imprenditori sardi od operanti in Sardegna, proprio per l'apporto da loro dato, e di cui il De Francesco doveva esserne reso conto come giornalista, al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche dell'isola.
Risaltano così le figure dell'aretino Ferruccio Sorcinelli, già magistrato e funzionario della Banca d'Italia, fondatore e proprietario della Società Bancaria Sarda, un istituto di credito con cui si riprometteva non solo di dare impulso ai commerci ed agli affari isolani, ma di combattere l'usura, definita lucrosa se non onorifica industria; ed ancora di Giuseppe Zamberletti, anche lui giunto dal Piemonte ed affermatosi in città come capomastro ed abile appaltatore di opere edili, e di un suo collega Giuseppe Picchi, un ex scalpellino toscano divenuto poi in città abile industriale, avendo fornito tutto il calcare del bastione di S. Remy e di altre importanti fabbriche cagliaritane.
Nella galleria di De Francesco c'è posto per degli abili piccaperderis e manorbas locali, divenuti poi importanti imprenditori, come Antonio Marcialis ed Efisio Orrù che, tra l'altro, mise su una prole destinata a raggiungere notevoli traguardi nella gerarchia sociale cittadina (il suo primogenito, Gaetano, divenne Rettore dell'Ateneo). Né mancano i ricordi di quelli che De Francesco chiama i gentiluomini campagnoli, come il visconte Raffaele Asquer, abile ed intraprendente bonificatore dell'oasi verdeggiante di Piscina Matzeu, ed il conte Federico Mossa, esimio magistrato ed importante vignaiolo nella zona di Kalamattia nei pressi di Pirri.
Ci sono poi, nei medaglioni curati dalla fertile penna del giornalista campano e ricordati da Del Piano, "gli uomini della Camera di commercio", a cominciare da quell'Alfonso Aurbacher, giunto a Cagliari dal Nord Africa nel 1871 ed affermatosi come abilissimo uomo d'affari. Con lui c'è poi il Commendator Antonio Cocco, figlio di Efisio, un povero contadino di Ardauli fattosi a Cagliari commerciante di pelli, mandorle, cereali e lane e che alla sua morte lasciò ai figli un capitale di mezzo milione di lire. Sia Aurbacher che Cocco ricopriranno, per elezione, la carica di presidente dell'ente camerale.

Fonte per maggiori informazioni:
http://www.ca.camcom.it/risorse/schede/libri02d.htm

L'amministratore


 
 

ID: 2722  Intervento da: Amministratore .  - Email: info@torreomnia.com  - Data: lunedì 24 ottobre 2005 Ore: 12:10

UNA BUFALA ARCHEOLOGICA SOTTOMARINA

Una presunta ricerca effettuata a Pompei; vi si descrive un tratto di mosaico, decorato con tappetino di piccole clessidre nere su fondo bianco, e lo si colloca sul fondo marino nella zona di Torre del Greco "in località Villa Inglese, 8 km a sudest degli scavi di Ercolano, a 283 m a nord-ovest del suggestivo rudere di torre costiera denominata Torre Scassata, a 23 m di distanza dall'attuale linea di costa e a m 4,20 di profondità" (citaz. tratta da p. 251 dell'articolo di M. Pagano, Considerazioni .sulle variazioni del livello del mare sul litorale vesuviano, in Bollettino di Archeologia Subacquea II-III, l-2, 1995-'96, pp. 243-253). La presenza sott'acqua del mosaico proverebbe per la prima volta che insieme all'eruzione del 79 d. C. si sarebbe prodotto uno sprofondamento della costa di oltre 4 metri: notizia strabiliante, senza precedenti in quella zona, per i geologi quasi una rivoluzione. Ma la notizia è falsa!

Confrontare:

http://66.102.9.104/search?q=cache:LUag2HI_-JUJ:www.mclink.it/assoc/assonet/arcart/ventanni.htm+notizie+di+Torre+del+Greco&hl=it&lr=lang_it


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