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Argomento presente: « Il diavolo e l'Acqua Santa » | |||||
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ID: 2745 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
domenica 30 ottobre 2005 Ore: 22:04
Caro Franco, mi fai ricordare la "scapigliatura" torrese in contrapposizuione a quella di Guido Gozzano nel Decadentismo inoltrato, che opponeva l’attrattiva per l’esistenza tranquilla e mediocre del vecchio contadino o delle filatrici di canapa, agli amori per le attrici o le principesse aveva sostituito gli amori ancillari; per le domestiche o per le cuoche, ha evocato un mondo del passato, una vita “piccola e borghese”, casalinga e campagnola, di contro all’eleganza corrotta della vita cittadina. Noi due, negli anni 70, abbiamo condiviso non già pari requisiti per attrattive muliebri, ma il sogno sfrenato per il giornalismo, alla maniera di Marotta giovinetto coi suoi "giornalini" mai pagati al tipografo. Ricordi Paolo Fringuelli? che io definivo scherzosamente giornalista sui generis? Ricordi quando stampava il suo bravo foglio quotidiano? Non si trattava del solito scrittore da dopolavoro comunale o poeta della domenica. Egli era uno strano filosofo che tirava quotidianamente col ciclostile una modesta pubblicazione in folio. Il contenuto della stampa di Paolo Fringuelli, perché di estetica non si parlava proprio, poteva essere riassunto in poche parole. La teoria di Paolo Fringuelli, bruno, tarchiato, con gli occhi piccolissimi dietro occhiali enormi, consisteva in un movimento starei per dire paracristiano o ideal-politico cristiano, come meglio viene, che postulava la giustizia sociale attraverso le sole pacifiche (?) armi: carta, penna e calamaio. Questa particolare forma di giustizia, pero, pretendeva un riscatto dei brutti, dei poveri, degli oppressi, insomma di tutto il negativo storico. Si trattava, in pratica, di ribaltare i valori materiali universalmente riconosciuti. Ghettizzare e sottomettere, ad esempio, i ricchi, i belli, i saccenti, i detentori del potere, i quali, tutto sommato, costituiscono delle minoranze. Stabilire, in parole diverse, un "classismo" alla rovescia. Creare un' inversione di interessi, un modello sociale di valori pratici piu vicino alla massa. Egli era convinto che ciò fosse possibile poiché la massa è più numerosa, e, da che mondo e mondo, la maggioranza vince. Si dirà, ad esempio, alla vista di una bella ragazza: Pussa via, bella e oca che non sei altro, che hai la marmellata al posto del cervello? Oppure: Disgraziato di un possidente, non ti avvicinare, sa, con la peste bubbonica della ricchezza, con la tua solitudine squallida! E ancora: Meschino di un potente, sparati la tua bomba atomica nel didietro perché, sappi, che essa manderà all'inferno te per primo, e via ciarlando. Era appena "scoppiato il "68", ricordi? Ma Paolo Fringuelli ripeteva i moduli rancidi della protesta qualunquistica sostenendo che i poteri si camuffano di democrazia; che il sapere e la diffusione della stampa hanno scosso i giovani dal torpore dei vaneggiamenti filosofici, dall'illusione degli ideali politici, eccetera, eccetera. «La cultura e l'informazione, caro il mio tipografo conformista - mi disse un giorno - fraternizza il figlio del ricco con quello del povero ed entrambi vanno nei fondelli ai genitori». Paolo Fringuelli si destava puntualmente alle quattro del mattino, ciclostilava in fretta tutto ciò che rimuginava durante la notte. Alle dieci in punto usciva la sua edizione quotidiana che distribuiva a mano personalmente, ogni giorno in un paesello della provincia. A Napoli non sarebbe mai più andato perché un paio di volte «Mi indofarono di mazzate, chilli chiaveche! Fai bene, va'!». Gli risposi che il prezzo che pagano i messia è caro, specie quando si predica una sorta di verità. Ci sedemmo su di una panchina nella Villa Comunale di Torre del Greco, e gli chiesi perché ce l'avesse in particolar modo con i fondelli dei suoi nemici. Ed egli per tutta risposta mi accusò di essere certamente un tipografo venduto al sistema, una pedina della società capitalistica. Le sue spontanee reazioni non mi irritavano. Era sincero, in cuor suo, era solo un uomo mediocre affascinato dalla moda del giornalismo. Ma qualche idea originale non mancava, anche se astratta, fantasiosa ed utopistica. Non valeva la pena di compiere sforzi intellettivi per dire la mia, in fondo gli volevo bene, perché finisco col voler bene tutti, prima o poi, con la mia passionale tendenza all'analisi, ma compromessa, spesso, da un sentimentalismo che più partenopeo non si può. Dissi a Paolo Fringuelli: «Non ricordo chi ha detto: l'illusione di ogni ideologo è quella di lusingarsi di cambiare il mondo, ma esso e fatto non gia di deliri mistici di tante idee separate, ma di tanti istinti separati, i quali, quando fraternizzano finiscono sempre, in un modo o nell'altro, col farsi male a vicenda». Oggi, caro Franco Penza, mi ritorna ossessiva la citazione di Voltaire: "Uomo, non sono daccordo su quello che dici, ma mi farei ammazzare perché tu possa dirlo". Luigi Mari |
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