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Argomento presente: « FORUM REALITY » | |||||
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ID: 2800 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
venerdì 11 novembre 2005 Ore: 10:11
Caro Franco, certamente in comune abbiamo il pregio o il difetto dello sventramento. Noi spesso non scriviamo, ma autobiografiamo, senza risparmiarci di rivelare anche i nostri vissuti dolorosi. E ciò è stoico in un ambiente come quello torrese dove è facile mettere alla berlina e alla gogna se non si difende la facciata a spada tratta. Per il mestiere che faccio ne ho raccolto di "coperture" o almeno "eufemismi" per celare le malattie dei congiunti o i dissidi coniugali, o la tossicomania, come fossero una colpa grave individuale e non mali sociali di cui ciascuno, nessuno escluso ne è colpevole, fosse non altro per la messa in pratica della politica dello struzzo: nascondere la testa nella sabbia. Noi non siamo "tutto di un pezzo", Franco, non siamo impeccabili, né perfetti, né modelli di equilibrio; sbagliamo spesso, secondo la logica comune, talvolta usciamo fuori le righe, abbiamo, però, rispetto agli altri, la capacità di rivelarlo. Ci confessiamo ripetutamente già con gli uomini. Spero che già in terra recuperiamo mezzo perdono da Dio. Dio non ama i perfetti, specie quando ostentano di esserlo e non lo sono! Luigi Mari |
ID: 2793 Intervento
da:
Penza Francesco
- Email:
francopenza@interfree.it
- Data:
mercoledì 9 novembre 2005 Ore: 22:31
REALITY UNA GIORNATA SCOLASTICA Amici, delle tre bionde, della rossa e della bruna ci occuperemo più tardi, perché i colleghi mi chiamano. Permettete. Dite a me? Desiderate sapere un po’ della mia vita trascorsa nel convento degli Zoccolanti? Ebbene, sono nato qui, alle falde del Vesuvio. No, volete conoscere la mia storia scolastica? Nel settembre 1960 conobbi un amico, il quale era venuto a conoscenza che nella nostra città v’era la Scuola d’Arte. Io, cresciuto qui, non sapevo della sua esistenza. Quanto tempo è passato! Cosa ricordo di quei giorni? Ricordo che la facciata mi sembrò oscura: la scritta “Scuola Statale d’Arte” mi dette la sensazione di un epitaffio. Quando que bonus dormitat Omerus. E se il buon Omero sonnecchia figuratevi io: cari colleghi, ho perso il filo ed ho dimenticato il resto. Ricordo a menadito soltanto che centinaia di giovani si sono diplomati ed io faccio la figura del fesso: colpa e vergogna dell’umane voglie. Quando è nata la nostra scuola? Nasce nel 1876, ma solo nel 1920 per interessamento del prof. Taverna perde la forma artigianale. Vedo che i miei colleghi hanno cambiato faccia: non interessa ciò che dico. Va bene. Vi accontento. Sono le 8,30 e sto ancora in Piazza Palomba. Mi reco dal salumiere, gli do la cento lire, ricevo la colazione; poi dal tabaccaio chiedo le due sigarette esportazioni e m’avvio finalmente a scuola, sprovvisto di tutto l’occorrente per il disegno architettonico. D’un tratto mi fermo. Ecco un pullman: ne discende la ragazza per cui perdo testa e tempo. M’imbambolo, come al solito, poi una sbirciatina all’orologio della Chiesa del Carmine, il cui convento ci ospita e m’accorgo che è tardi. Di corsa, ansante, giungo al cancello, dopo aver evitato alcuni liceali, che mi guardano con sufficienza. Il custode, il più famoso dei custodi del mondo scolastico, Cerbero alla nona potenza, ride e mi batte gentilmente la porta sul viso. Io pure con gentilezza gli sussurro dal foro della serratura paroline melate. Ma non c’è niente da fare, amici miei: oggi è vacanza. E mi dispiace sinceramente, perché dovevo preparare gli schizzi per un progetto di architettura, e che non avrei preparato quasi certamente, ah, dovevo infine preparare una giornata scolastica. Questo articolo, pubblicato su “PAPE’ SATAN” nell’aprile del 1965,.mi ricorda cinque anni della mia vita tristissimi: bocciature, incapacità e mediocrità degli insegnanti a capire i problemi dei giovani. Mi angoscia pensare ad una bocciatura in Italiano da una ignorante professoressa. Tra gli studenti vi era Antonio Bassolino, di Afragola. Ho scritto più volte al Governatore, ma non mi ha mai risposto E’ troppo in alto adesso o era un suo parente. Ma quelle bastonature mi traformarono e cambiai strada catarticamente prima con la Filosofia e poi con la Medicina. Francesco Penza |
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