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Argomento presente: « TORRE L'800 E IL GRAN TOUR » | |||||
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ID: 2875 Intervento
da:
Paolo Di Luca
- Email:
dilucapaolo5@libero.it
- Data:
mercoledì 23 novembre 2005 Ore: 23:21
A proposito di viaggi dell'800. La prima Ferrovia d'Italia fu Napoli-Torre del Greco. Il 3 ottobre 1839 con la cerimonia di inaugurazione della linea Napoli-Portici iniziava, in Italia, la storia delle ferrovie. Il progetto proposto trovò il consenso di Ferdinando II ed il 5 ottobre del 1836 fu firmata la convenzione definitiva mentre, il 5 luglio 1838, dopo aver reperito i capitali necessari, iniziarono i lavori del primo tratto Napoli-Torre del Greco. Il tracciato fu studiato dall'ingegnere Enrico Falcon. La ferrovia usciva da Napoli attraverso un varco tra due porte, una detta Nolana, l'altra della Madonna del Carmine ed attraversando il sobborgo di Santa Maria di Loreto passava sui ponti dell'Arenaccia e del Sebeto per poi proseguire verso la strada Regia delle Calabrie costeggiando, in alcuni tratti, la spiaggia. La linea, tra Napoli e Torre del Greco, incontrava nel suo percorso la stazione del Granatello di Portici, successivamente proseguiva per il Forte Calastro, ove fu aperta una fermata provvisoria, ed infine giungeva a Torre del Greco. In fase di progetto fu previsto che la linea fosse a doppio binario tuttavia l'inaugurazione avvenne sul primo tronco a binario unico di 7,250 km tra Napoli e Portici-Granatello. Le prime due locomotive utilizzate sulla linea giunsero dall'Inghilterra. Si trattava della Bayard e della gemella Vesuvio progettate sul prototipo di Stephenson con una potenza di 65 HP e capaci di trainare convogli del peso di 46 tonnellate alla velocità di 50 km/h. Le undici carrozze con le quali fu inaugurato l'esercizio, invece, furono costruite direttamente a Napoli. Le rotaie erano di ferro battuto (per le ferrovie precedenti erano state fabbricate in ghisa) a lame di lunghezza 5 metri, di 25 chili per metro lineare. La pendenza non superava il 2 per mille e le curve avevano raggi da 1400 a 1300 metri. La previsione di un forte incremento delle ferrovie fece nascere, nel 1840, lo stabilimento di Pietrarsa i cui capannoni, che raggiungevano l'estensione di 13.560 mq e nei quali avveniva il solo montaggio delle locomotive le cui parti provenivano dall'estero, costituiscono oggi il Museo Nazionale dei Trasporti quale importante testimonianza delle origini della storia ferroviaria in Italia. Paolo |
ID: 2853 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
venerdì 18 novembre 2005 Ore: 01:21
GRAN TOUR DIETRO LE QUINTE Al di là delle descrizioni favolose del grande Goethe sulla terra vesuviana, Vietri, amalfi, Sorrento, ecc. fino ad oggi si è sempre creduto che fossestato il frutto del classico viaggio da Gran Tour, ma ora quello di Goethe in Italia appare più una fuga. Il più grande scrittore tedesco, secondo Ettore Ghibellino che ha pubblicato in questi giorni il volume J.W. Goethe und Anna Amalia, fuggì per timore che venisse scoperta il suo amore proibito con la duchessa Anna Amalia, all’epoca reggente del regno Sassonia Weimar. Documenti, tra cui alcuni carteggi ritrovati di persone vissute all’epoca e che ebbero modo di commentare l’unione, mettono a nudo, a distanza di secoli una storia d’amore fino ad oggi celata. Si riteneva infatti che Goethe si intrattenesse con la baronessa Charlotte von Stein. Ma in realtà il suo vero amore era Anna Amalia. Nel libro Ghibellino ricostruisce l’atmosfera. “Il loro – racconta – era un amore notturno. Si capisce allora perché il poeta indugiasse molto sulla favola di Apuleio Amore e Psiche”. Scappò da lei e venne in Italia e la “grande rinuncia” di cui sempre si parla non fu, in veneranda età, per una giovinetta, ma per – sottolinea ancora Ghibellino – per la sua grande e vera passione: Anna Amalia. Tutta l’opera del poeta può essere oggi rivista alla luce di queste ricerche. Il Gran Tour fu un avvenimento eccezionale per l'epoca. Centinaia di libri furono scritti. Furono incise stampe, e scattate le prime foso stereoscopiche rudimentali che si conservano in vari musei del mondo. Luigi Mari |
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