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Argomento presente: « Dove andare in vacanza? » | |||||
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ID: 3473 Intervento
da:
Mari virna
- Email:
info@totteomnia.it
- Data:
sabato 17 giugno 2006 Ore: 20:49
ALBERGO RISTORANTE CASA ROSSA 1888 All’insegna del pesce vivo. 1953 Dopo tanti anni di non sempre felici esperienze fra le mense imbandite dalle caupone viaria e dei sobborghi pompeiani (è sparita l’ultima pergola che accoglieva in allegro convito archeologi di varia favella, e serviva a far dimenticare nel vino il cruccio della difficile lettura di un epigrafe dipinta sul collo di un’anfora in quella corsiva pompeiana che, tra svolazzi caudati e segni compendiati, sembra solleticarvi con la malizia di una civetteria adescatrice e sfuggente), ho trovato finalmente in un angolo di costa fra le due Torri (Torre del Greco e Torre Annunziata) un triclinio atto per un sereno pasto fra amici. E’ una borgatella di case da scovare fra i due grossi centri della riviera, sicché potete anche considerarla un pago sopravvissuto dell’antica città. Vi ci conduce pianamente una strada lastricata che si stacca diritta dalla via litoranea fra due tabernacoli: un gran tabernacolo con un crocifisso da un lato, un’edicoletta con una santa dall’altro: a mezzo il cammino una chiesuola bianca con un laghetto: è la chiesa di “S.Maria La Bruna”, patrona della contrada, nel cui santo e gentile nome s’è combattuta aspramente l’ultima battaglia elettorale. Biancheggiano ancora sui muri lunghe scritte inneggianti alla lista capitanata dalla santa patrona, e le lettere dipinte a larghe pennellate di calce con una cerca sicurezza di tratto ricordano qui, meglio che altrove,le scritte dei programmi elettorali che avete ora letto compitando sui muri di Pompei. Poche case basse allineate lungo la strada, le più disseminate fra gli orti, non troppo vicine da far caseggiato e paese, non troppo lontane da perdere contatto e calore di buon vicinato, fanno la contrada, si da sembrare, lungo il “pendio che digrada lentamente dal Vesuvio al mare, una sola azienda colonica governata come l’orto d’un cenobio da quella chiesuola d’umiltà conventuale, sono il più schietto esempio di quell’architettura paesana che ancora sopravvive fra le ceneri e la lava del Vesuvio, fra le case di Pompei e di Ercolano. Il Vesuvio ha fornito e continua a fornire generosamente il materiale da costruzione: scheggiosi di lava vulcanica per i muri maestri: scorie,cruma e pomici leggeri per i tramezzi e le volte, per il forno e il porcile: lapillo per il battuto delle coperture e per il piancito; una sacca creata nel terreno da un corrugamento della lava serve per il fosso della conigliera e , se è un po’ più comoda, per il cellaio; quel che avanza s’impiega utilmente per i muretti di confine sulla strada e col terreno vicino. La trattoria si chiama appetitosamente “ del mare del pesce vivo” a togliervi ogni dubbio sulla freschezza e l’abituale dimora di quel pesce Una traversa polverosa chiusa fra due muri, dietro i quali cicolano norie giganti al passo del ciuco, giova a staccarvi meglio dal tramestio della strada e a farvi pregustare il sollievo della solitudine. Due terrazze, una più alta e una più bassa, sono il naturale triclinio per tavole e scanni; fa da riparo al sole un gran tetto di pagliarelle distese sopra filigrane con la stessa cura con cui le stendono sulla selve degli agrumi di Sorrento; niente lenocini di colonne, di balconi, di vetrate. Davanti vi s’apre la gran parete dei monti Lattari segnata al piede dalla linea delle case di Castellammare, sul mare come una nave all’ormeggio, è lo scoglio di revigliana, la Pietra Herculus; di lato, la punta del promontorio vi toglie felicemente la vista delle ciminiere di Torre. La cambusa della cucina è costituita dal classico Panariello napoletano che sale e scende, per la provvista del pesce, con una funicella dal mare al terrazzo e dal terrazzo al mare. Questo semplice congegno basta a giustificare il nome e la reputazione del locale. La libertà della scelta, appena seduti a mensa, è nominalmente vostra: i piatti sono due, o pesce o pollo, ma a parte quest’unica libertà di opzione tra fauna di terra e fauna di mare. Ma oltre a monti e al mare, al cameriere di cambusa proteso dal terrazzo per la manovra del panariello come un pescatore sulla lenza, e alle singolarità del servizio di mensa, anche la clientela del locale merita la vostra attenzione. Un ragazzone e una ragazza, neri capelli e neri occhi lampeggianti, consuma no il pasto, balzano sopra una lambretta e sfrecciano aggrappati rombando in mezzo ai tavoli e alle sedie, lanciando un nuvolo di polvere sul cameriere che corre al vostro tavolo con una porzione di rinforzo. Senza quel fracasso, mi sarebbe parso di rivedere, in quel luogo marino il Centauro e la Nereide galoppanti sulle onde, quali mi apparvero, anni oro sono, su una bella coppa d’argento figurata a sbalzo che scoprii fra i lapilli di una casa pompeiana. Ma ecco che una, due macchine lussuose, di quelle americane con l’avantreno e il retrotreno spropositati, sicchè verrebbe voglia di battezarle grecamente “steatopigi” a somiglianza delle statuette dell’età preistorica munite di gran deretano, scaricano, come una stia, una covata di figliuolame d’ambo i sessi, di robuste comari e di compari e, in mezzo alla calca, tra golf sgargianti, vesti scarlatte, braccia e petti villosi e seni e glutei rattenuti a stento da tesi corpetti e tesissime gonne, spunta il candore liliaceo di una fanciulletta in veli e ghirlanda da alte comari in attesa. E’ evidentemente la festa del parentado per questa candida giovanetta, l’agape familiare dopo la celebrazione del mistero; ed io mi chiedo, innanzi al tramestio dei camerieri che serrano tavolo, contro tavolo per accogliere tutto quel parentado, e ai primi sostanziosi comandi di zuppe e di fritture, come farà quella donzelletta a partecipare a quel sapido convito senza maculare quella sua candida veste di mistica sposa. Il dubbio mi viene presto tolto: in un angolo tra un gruppo di comari premurose, ho intuito, più che visto, la scena della vestizione; la fanciulletta m’è riapparsa smagata di ogni celestiale candore, confusa nel volgo del ragazzate, petulante e chiassoso, e poco dopo ho visto la candida veste e la ghirlandetta appese come una vuota spoglia alla pertica centrale della tettoia delle pagliarelle, come, ahimè, la spoglia di un trofeo. Dimenticherà anche lei, la piccola neofita,con il vino di Gragnano e le vongole pepate, l’agape degli angeli. Fonte: http://www.casarossa1888.it/ |
ID: 3471 Intervento
da:
Diego Tatè
- Email:
info@imgoacustic.it
- Data:
sabato 17 giugno 2006 Ore: 18:35
Siete mai stati nel Salento? Il Salento costituisce quel lembo di terra che forma il tacco dello stivale. Inserita tra due splendidi mari: lo Ionio (a Ovest) e l'Adriatico (a Est) con più di 250 Km di costa a volte bassa e sabbiosa, a volte alta e frastagliata. Fu terra di conquista nella parte orientale con il passaggio di greci,bizantini,pirati barbareschi. I primi abitanti del Salento furono i Messapi, famosi allevatori di cavalli, che arrivavano dalle coste dell' Illiria. Il Salento è una regione peninsulare della Puglia sud-orientale Il Salento geografico corrisponde alla vecchia Terra d'Otranto e perciò comprende tutta la provincia di Lecce, con 97 paesi e 39 piccole frazioni immerse nel verde degli uliveti secolari, del tabacco e delle vigne, con le case bianche e le strade strette e tortuose, ognuno con un proprio dialetto e in alcuni paesi si parla ancora il greco, quasi tutta quella di Brindisi e parte di quella di Taranto, secondo l'asse che congiunge Ostuni a Taranto. Si estende dalla cosìddetta 'soglia messapica' fino al capo Santa Maria di Leuca, tra il Golfo di Taranto (mar Jonio) e il canale d'Otranto (mare Adriatico). Un altro aspetto peculiare del Salento è quello naturalistico, con ben 1390 specie diverse di piante da fiori. Il Salento: un pezzo di terra ricco di storia e tradizioni, fa delle bellezze naturali e architettoniche, dell'ospitalità, della sua atmosfera magica, le numerose meraviglie da scoprire, il suo sole caldo, il suo cielo blu, il suo mare cristallino, la sua costa da sognoi - suoi punti di forza. Diego |
ID: 3468 Intervento
da:
Mari virna
- Email:
info@totteomnia.it
- Data:
sabato 17 giugno 2006 Ore: 11:29
In Sardegna da un porto del Sud. Da oggi linea diretta Salerno-Olbia Al via da oggi il primo collegamento tra un porto del Sud Italia e la Sardegna. A lanciare la linea marittima Salerno-Olbia è la Dimaiolines. Il Gruppo Di Maio di Torre del Greco ha deciso di inaugurarla dopo i buoni risultati ottenuti lo scorso anno con i collegamenti tra Genova e Palau, , per favorire quanti, dalla Campania e da altre regioni del Sud, intendono raggiungere la Sardegna nel periodo estivo. di Caterina La Bella Parte oggi il nuovo collegamento tra Salerno e Olbia operato dalla Dimaiolines. “Da tempo - spiega l’amministratore delegato della compagnia, Carlo Di Maio - non veniva offerta alle migliaia di vacanzieri che ogni anno si recano in Sardegna l’opportunità di un servizio di collegamento da un porto del Sud Italia ad Olbia”. Infatti, grazie al nuovo collegamento gli abitanti delle regioni del Sud d’Italia (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria) avranno a disposizione una valida alternativa all’imbarco da Civitavecchia. Le partenze previste sono ogni venerdì e domenica. Il Gruppo Di Maio di Torre del Greco ha deciso, dopo i buoni risultati ottenuti lo scorso anno con i collegamenti tra Genova e Palau, di inaugurare il nuovo collegamento marittimo, per favorire quanti, dalla Campania e da altre regioni del Sud, intendono raggiungere la Sardegna nel periodo estivo. Si tratta della novità più importante nell’ambito della politica commerciale portata avanti dal management della Dimaiolines. Sulla rotta Salerno - Olbia, opererà due volte la settimana, fino al 16 settembre, il traghetto Palau con una capacità di mille passeggeri, 150 cabine per 450 posti letto e 250 posti auto. Era da tempo che non veniva offerta ai vacanzieri che si recano in Sardegna l’opportunità di un servizio di collegamento da un porto del sud Italia ad Olbia. Iniziative promozionali vengono offerte agli utenti del nuovo servizio. Sono state studiate, infatti, tariffe molto basse, a misura per le famiglie e per i giovani come, ad esempio, i 100 mila posti auto e moto ad 1 solo euro. Ma non finisce qui. Al fine di raggiungere i più alti livelli di efficienza ed efficacia, la Dimaiolines, rappresentata a Salerno dalla società “Michele Autuori srl”, ha stipulato un accordo con la Sat (Salerno auto terminal) nell’erogazione di servizi di accoglienza di passeggeri e veicoli. Sarà così assicurata la presenza di personale qualificato presso il piazzale di imbarco per la gestione dei flussi di passeggeri e auto, nonché l’utilizzo di palmari per il check in. Fonte: www.denaro.it |
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