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Argomento presente: « I cinghiali di Portici » | |||||
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ID: 3753 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
lunedì 10 luglio 2006 Ore: 03:06
Recensione: Il rugby è un gioco sporco, duro, bisogna avere una buona dose di volontà e disciplina se si vuole praticarlo. Per i giovani a rischio di una comunità alle porte di Napoli il rugby è uno sport che detiene un'altra valenza, quella del riscatto verso una società che li marchia come tossici, ladri, delinquenti. Diego Olivares, al suo primo lungometraggio tenta di narrare una storia di riabilitazione attraverso un gioco anomalo, almeno nel nostro paese. Usando degli attori non professionisti, a parte Ninì Bruschetta nella parte di Ciro, l’allenatore di questa sgangherata squadra, cerca di dare voce ad una parte di gioventù che non vede nessun futuro e non ha nessun tipo di ambizione. Quella che racconta Olivares non è la generazione teledipendente che, per autoaffermarsi, cerca di raggiungere, con tutte le sue forze, un posto di richiamo in un qualsiasi programma televisivo, ma quella che assorbe come una spugna tutte le negatività di un ambiente altamente superficiale e deleterio per l’animo umano. Girato con un stile sporco, come lo sport che viene messo in scena, Olivares si è avvalso della collaborazione dei giovani della comunità “Il Pioppo” di Somma Vesuviana e della Società Sportiva Arzano Rugby, per la realizzazione del progetto. I ragazzi che interpretano le parti principali sono stati scelti al di fuori della comunità, in vari altri quartieri, e poi fatti insediare all’interno del circolo per integrarsi con gli altri giovani ed imparare come ci si comporta in una data costrizione. Malgrado Olivares abbia messo in questo progetto tutte queste buone intenzioni I Cinghiali di Portici rimane un film a metà. Il cineasta partenopeo volutamente dribbla i personaggi, li accerchia, non li placca con forza sufficente da approfondirne le radici, appena cerca di scavarne il lato psicologico ecco che questi passano la palla ad un altro e questo a sua volta si lbera dell'ovale perché ha paura di tenerlo troppo stretto. Olivares si limita a monitorarne i movimenti senza giustificarne le azioni ed allo stesso tempo sembra aver paura di buttarsi in un genere, il cosiddetto sport movie, perché troppo spettacolare, commerciale, forse senza anima ma, comunque, più emotivo. Questa opera prima lascia così l’amaro in bocca, come se si guardasse una partita nella quale verso il finale la palla, per il volere del regista/tecnico, viene calciata fuori campo senza un motivo valido, mandando in aria tutta la gara. Il risultato: ci si alza dagli spalti dispiaciuti perché la partita stava andando veramente bene. Marco Massaccesi Fonte www.p2pforum.it/ |
ID: 3752 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
lunedì 10 luglio 2006 Ore: 02:59
A LUGLIO 2006 NEI CINEMA UN FILM SUL RUGBY: ''ACCA I CINGHIALI DI PORTICI'' Napoli – Il primo di luglio uscirà nelle sale cinematografiche italiane un film che ha come protagonista assoluto il rugby. Si tratta di ACCA I CINGHIALI DI PORTICI, dove ACCA sta per le porte da rugby ed i CINGHIALI DI PORTICI sono un momento di una bellissima storia che narra la storia di una comunità di recupero per tossicidipendenti che attraverso la pratica del rugby, introdotta da un operatore ex giocatore ( nel film l’attore-regista teatrale Ninni Bruschetta) riesce a motivare e restituire alla società un gruppo di ragazzi. Il film è l’opera prima del regista napoletano Diego Olivares, è girato fra Napoli e Portici e si avvale dell’interpretazione di 18 attori, dieci professionisti. Le scene di rugby sono numerosissime perché descrivono dai primi allenamenti alla partecipazione al campionato di serie C. La validità rugbystica delle scene è stata garantita dalla collaborazione offerta ai produttori dal Presidente della Commissione Tecnica Campana della Fir, Dino Borsi. __________________________________________ Ufficio Stampa e Comunicazione Federazione Italiana Rugby Tel. +39.06.36.85.78.32 Fax +39.06.36.85.71.02 stampa@federugby.it |
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