Torna all'indice Comunità |
|||||
Puoi anche Tu intervenire a questo argomento o invia un post alle e-mail private |
|||||
Argomento presente: « NEWS TORRE 03_08_2006 » | |||||
|
ID: 4119 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
sabato 5 agosto 2006 Ore: 14:13
La Protezione Civile tenta di arginare il triste fenomeno dell’abbandono di animali Operativo un numero verde contro l’abbandono di animali per i cittadini di Napoli e provincia. Con l’arrivo dell’estate torna inesorabile l’incubo dell’abbandono di animali domestici. Il fenomeno colpisce tristemente soprattutto la Campania cui spetta, secondo il Ministero della Salute, la maglia nera nella classifica delle regioni più colpite dal randagismo. La Protezione Civile della Provincia di Napoli ha attivato un numero verde per contrastare, o quantomeno tentare di arginare questa piaga che ogni anno coinvolge un numero vicino ai 150 mila cani e gatti lasciati vagabondare al loro destino. Lo ha annunciato in una nota ufficiale l’assessore alla protezione civile della Provincia di Napoli, Francesco Emilio Borrelli: “Da oggi il numero verde della protezione civile della Provincia di Napoli e' impegnato a ridurre il triste fenomeno dell'abbandono degli animali. I cittadini di Napoli e provincia, - prosegue l’assessore - chiamando l'800343435, potranno conoscere quali sono le pensioni per animali dove poter lasciare gli amici a quattro zampe che non possono andare in vacanza con le famiglie che li ospitano”. Fenomeno assurdo e raccapricciante quello dell’abbandono, che ogni anno rischia non solo di provocare morti per incidenti stradali, ma spinge e stimola addirittura il mercato illegale nella gestione dei canili. Molti comuni compiacenti, infatti, appaltano la gestione dei canili ai privati, affidando alla struttura in questione fino a 7 euro al giorno per ogni “unità” (cani, gatti o altri animali domestici) in affidamento. Da qui si spiegano le centinaia di strutture illegali in Italia che, mantenendo ammassati centinaia di animali in pochi metri quadri recintati, spesso in strutture fatiscenti ed in pessime condizioni igieniche, riescono ad ottenere appalti molto consistenti e appetibili. Si stima infatti che il giro d’affari che ruota intorno al randagismo sia di oltre 500 milioni di euro l’anno. A fronte di tali cifre, cresce l’esigenza di una maggiore sensibilizzazione che possa arrivare a tutti i cittadini. Anzitutto è necessario continuare ad invitarli a non prendere minimamente in considerazione l’idea di poter abbandonare un animale per strada, magari ricordando più spesso che si tratta di reato perseguibile penalmente. Risulta dopodiché necessario, invitare i cittadini ad avvisare le autorità competenti (Polizia, Carabinieri, Corpo Forestale o veterinari Asl) nel caso assistessero a scene di abbandono, trovassero canili in pessime condizioni igieniche o animali abbandonati, contribuendo in questo modo a far applicare la legge 189/04 che prevede (si ricorda) fino ad un anno di carcere e una multa fino a 10.000 euro. Guglielmo Marotta Fonte: www.ephemerides.it Il giornale quotidiano torrese online |
ID: 4118 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
sabato 5 agosto 2006 Ore: 10:42
Industriale torrese suicida alla Villa De Vivo. E' una notizia verbale di prima mano, siamo in attesa, con rammarico e dispiacere, di ulteriori informazioni per deyetminare la causa del gesto inconsulto. La redazione |
ID: 4117 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
venerdì 4 agosto 2006 Ore: 15:57
Era ora, una buona... notizia. L’Italia è piena di caprioli. L’ultima volta che ne ho visto uno è stato nel film Bambi, ma adesso, però, le cose sono cambiate. I caprioli e le loro mamme sono ovunque. Sono così tanti che rappresentano un problema per l’ordine pubblico. E allora, seppure a malincuore, non si può che approvare la decisione della Regione Piemonte della tavista Mercedes Bresso di uccidere seicento caprioli in provincia di Alessandria. I cacciatori si sono prenotati, mentre i Verdi piemontesi hanno fatto sentire forti e chiari i loro belati di disapprovazione. I cacciatori pagheranno 40 euro per uccidere un cucciolo, 110 per un adulto. Una cifra tutto sommato modica per sparare a un cerbiatto. Non capita tutti i giorni, è meglio di un discount. Il governatore Loiero si è offerto di ospitarne una parte in Calabria, Sgarbi si è opposto pubblicamente alla mattanza. Persino il mite Franco Frattini, vice presidente Ue, si è pronunciato esortando “le associazioni ambientaliste a ribellarsi a questa sconsiderata decisione”. Ma Pecoraro Scanio direte voi? Lui mi risulta non pervenuto. Troppo occupato a smaltire i postumi del voto all’indulto. Spero che altri governatori seguano l’esempio di Loiero e adottino i caprioli e che questa mattanza non abbia inizio. Spero ancora, la speranza è l’ultima a morire, che i Verdi inizino a fare i Verdi e operino in favore dell’ambiente, della salute e della fauna, un patrimonio di tutti gli italiani e non solo di una parte. Pecoraro!!!!! Ps: Ho ricevuto dai Verdi il testo con le dichiarazioni di ieri di Pecoraro Scanio che riporto. Ambiente: Pecoraro: Sospendere abbattimento caprioli “Ho chiesto alla Regione Piemonte di sospendere l’abbattimento previsto dei 600 caprioli nell’Alessandrino. Abbiamo offerto la nostra disponibilità ad ospitare gli animali in alcuni parchi nazionali”. “Ho già individuato le risorse necessarie per realizzare nei prossimi mesi un Piano di trasferimento dei caprioli nei parchi nazionali. C’è poi un problema più generale di gestione di alcune specie in soprannumero in quanto sono scomparsi i predatori naturali che garantiscono l’equilibrio delle specie. Va quindi avviato un piano nazionale per affrontare questo problema con interventi che aiutino a mantenere gli equilibri senza ricorrere ad abbattimenti cruenti”. Fonte: www.beppegrillo.it |
ID: 4112 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
venerdì 4 agosto 2006 Ore: 12:15
Polo orafoa Torre del Greco, aree Corallium: ceduti i compromessi Il consorzio Corallium, presieduto da Giovanni Aucella, continua la sua battaglia per la realizzazione del polo orafo e del corallo a Torre del Greco, iniziativa che è al palo ormai da circa cinque anni anche perché non si riesce a trovare un’adeguata allocazione per la struttura produttiva. Stavolta, però, i responsabili della struttura consortile lanciano un’iniziativa forte: “Il Consorzio Corallium — si legge infatti in una nota - preso atto che la Regione e la Provincia, dopo cinque anni di promesse, non hanno dato le concessioni per realizzare il progettato Polo Orafo Torrese in Contrada Carpinone, all’uscita del casello autostradale di Torre del Greco, per evitare ulteriori costi e facili strumentalizzazioni, ha ceduto i compromessi registrati in suo favore, rientrando degli anticipi versati”. In questo modo, spiega il portavoce del consorzio, “si è sgomberato il campo da equivoci e si ripresenta all’attenzione del governo del territorio la urgenza di individuare il sito alternativo, di dare le relative concessioni coi finanziamenti adeguati all’iniziativa”. La richiesta di Corallium “diventa così — si legge ancora nella nota - una denuncia di indifferibilità che non concede agli enti sovraordinati scappatoie retoriche. L’esigenza è reale ed è da colmare: ridare ai torresi il proprio spazio per poter continuare a realizzare nella propria città quello che da secoli sanno fare e portare per il mondo: i coralli ed i cammei. Non ci sono più alibi per nessuno”. “La necessità rappresentata anche da questo ultimo sacrificio di Corallium - prosegue il portavoce - deve indurre la Regione, la Provincia ed oggi anche il Comune senza sindaco e sotto gestione commissariale ad assumere ciascuno le proprie responsabilità nei confronti di una città di centomila abitanti. E’ esecrabile che non si trovi uno spazio e disponibilità per una esigenza pulita e trasparente, alimentando in questo modo equivoche e dubbie opportunità alternative”. Fonte: www.denaro.it |
ID: 4111 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
venerdì 4 agosto 2006 Ore: 10:42
Incendi, nell'area vesuviana arrivano gli sparaghiaccio Parco nazionale del Vesuvio. Sotto osservazione la fascia a sud del vulcano, ovvero quella più abitata: sono Terzino e Torre del Greco i comuni più a rischio. Quattro nuovi mezzi antincendio a difesa del patrimonio boschivo della provincia di Napoli sono il frutto di un progetto della Regione Campania e dell’ente Provincia, finanziato dal Unione europea. L’acquisizione degli automezzi, rientra in un ampio progetto di prevenzione e difesa dagli incendi nel territorio, progetto di cui fa parte uno studio, svolto per conto della Provincia dall’università Parthenope di Napoli, sui rischi di roghi nella vasta area del Parco nazionale del Vesuvio. Alla presentazione partecipano, tra gli altri,il presidente della Provincia Dino Di Plama, l’assessore provinciale alla Forestazione Francesco Borrelli, e il presidente del Parco nazionale del Vesuvio Amilcare Troiano. di Gabriella Calò Si chiamano Defender crew cab 130, e sono dei land rover nuovi di zecca che opereranno nell’area provinciale di Napoli per intervenire sugli incendi. Gli automezzi, dotati di una pompa dalla portata d’acqua di almeno 50 litri e di un sistema che consente di “sparare” ghiaccio per aprire la strada nel fuoco, possono trasportare fino a sei operatori della Guardia forestale. Costati 315 mila euro, sono stati finanziati dall’Unione europea che ha accolto un progetto congiunto Regione e Provincia di Napoli rivolto alla prevenzione e difesa dagli incendi. Alle nuove acquisizioni, va aggiunto uno studio sul rischio incendi nel Parco nazionale del Vesuvio, commissionato dall’ente di piazza Matteotti all’università Parthenope. “Il ruolo della Provincia di Napoli — spiega il presidente dell’ente, Dino Di Palma — è di coordinare azioni tra i diversi comuni. In particolare, in tema di incendi, spesso le singole amministrazioni non hanno la capacità finanziaria e di programmazione per interventi incisivi. I nuovi mezzi e la mappa delle aree a rischio sono un risultato che serve a preservare il territorio, non solo come ricchezza ambientale ma anche di sviluppo economico”. Un territorio ricco di aree a verde, un mese caldo e la siccità, sono elementi che rendono alto il rischio di roghi. In più, in alcune zone i cumuli di rifiuti che giacciono a causa di un’emergenza ancora viva sono delle vere e proprie minacce per la sicurezza. Oltre alle sigarette e ai fiammiferi, anche una bottiglia di plastica o una confezione di merendine gettate sui terreni incolti possono riflettere i raggi del sole e provocare incendi, ed è quindi per tale mancanza di consapevolezza civile che l’assessore provinciale alla Forestazione Francesco Borrelli, lancia un appello ai cittadini. “Innanzitutto segnalare i principi di incendio — dichiara Borrelli — ma soprattutto cercare di rispettare le semplici regole di prevenzione. Noi possiamo fornire gli strumenti per ridurre l’impatto degli incendi, ma sta anche ai singoli contribuire a prevenirli”. Uno di questi strumenti è lo studio voluto dalla Provincia sulle zone maggiormente a rischio nell’area del Parco nazionale del Vesuvio. Sotto osservazione la fascia a sud del vulcano, ovvero quella più abitata: sono Terzino e Torre del Greco i comuni più a rischio, insieme alla foresta di conifere che si stende tra Ercolano e Ottaviano. Tra gli altri risultati, emerge la natura colposa o accidentale ma sempre di matrice umana dei roghi Lo studio delle aree ha raggiunto una prima fase, e si concluderà a dicembre con una simulazione al computer sull’innesco e la propagazione degli incendi nelle varie aree del Parco. Fonte: www.denaro.it |
Puoi anche Tu intervenire a questo argomento o invia un post alle e-mail private |
Ogni
risposta fa saltare la discussione al primo posto nella prima pagina
indice del
forum. L'ultima risposta inviata, inoltre, che è la seconda in alto a questa
pagina "leggi", aggiorna sempre pure data e ora
della discussione
(cioè il messaggio principale), |
|
|
T O R R E S I T A' |
Autore unico e web-master Luigi Mari |
TORRESAGGINE |
|