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Argomento presente: « TSUNAMI GRANDE QUANTO IL MONDO » | |||||
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ID: 500 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
gigiomari@libero.it
Caro Aniello, dimostri una grande sensibilità per la tragedia del sud est asiatico. Il destino è folle. Quello che è accaduto è similare alle catastrofi bibliche. Ricordi Sodoma e Gomorra e il diluvio universale? Gli elementi sono quelli. Solo che all'ora il mondo si pensava circoscritto in determinati chilometri. In altre parole, con tutto il rispetto per la Bibbia e per gli amanuensi, luogo, ingredienti e catastrofe sono gli stessi. Lussuria, pedofilia, droga e prostituzione. Morte per annegamento. I bambini innocenti, questo è il punto. Tutti i bambini innocenti che muoiono da sempre, anche quotidianamente di fame e d'inedia. O si crede in Dio, o no. Non c'è via di mezzo. Rifacciamo di nuovo il gioco dell'associazione di parole? Se si dice "bimbo" nessuno risponderà = valle di lacrime (terra) ma Eden (Paradiso). Grazie per la tua sensibilità. Vincenzo Cardarelli e Salvatore Quasimodo (spero di non sbagliare autori) dicevano rispettivamente: "...Il non volere e il non potere insieme, fanno un tale groviglio nel mio petto..." "...Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace, io son come loro, in perpetuo volo, la vita la sfioro, com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo...". Aniello Langella vive la sua vita così intensamente che se Jean Paul Sartre non fosse morto nell'80, conoscendolo, avrebbe riveduto tutte le sue teorie esistenziali. Intendo farti un complimento, sia chiaro. I tuoi messaggi sono talmente incisivi ed intensi che scoraggiano le risposte, perché toccare certi temi profondi e vitali richiede molto tempo. Io ho legati al dito almeno tre dei tuoi messaggi a cui mi sono ripromesso di rispondere e lo farò. Tempo al tempo. Non fosso essere frivolo con la cultura. Io ti somiglio, pur io "son come loro", in perpetuo volo. Ogni ora della mia giornata è una prova di sforzo, sai, quelle che si fanno in cardiologia. Solo che non ho medici intorno, mi assiste il Padreterno. Il Signore ci ha dato una vita troppo breve per le cose che ci ha fatto conoscere con endorfina e adrenalina per evaderle. Forse vuole che alcune, le più belle glieLe restituiamo là, nel Settimo Cielo, inusitate, perché farà, forse, parte del disegno di redenzione offrirgli in sacrificio i nostri limiti umani, (rispetto al divino), su un piatto d'argento, finalmente umili, noi, e non più tormentati da quella parolina "io", (ma chi l'ha coniata così breve, come fa a raccogliere tutto l'egoTIsmo contiene). Quante cose sento ancora di dover fare, come te, per obbligo con me stesso e con la vita, questa straordinaria cosa, spesso trascurata e bistrattata, comunque usata male. Spegniamo il fuoco del sapere con la benzina. E il tapirulan del destino scorre sotto i nostri piedi inarrestabile e non svolta mai, la direzione è una sola, lontana o prossima, ma è quella: "'a nase 'e cane", direbbe Salvatore u turrese. Parlo così con te perché siamo cristiani. Non so se hai letto il messaggio in Torreomnia: www.torreomnia.com/cristo.htm spendili questi due minuti, sospetto che ne valga la pena. Io spesso ho voglia di prendere per il deredano la mia "finibilità" che, consolidata, sicuramente, mi farà lasciare una pagina di Torreomnia a metà (chella "stuppele" direbbe sempre Salvatore); speriamo avvenga il giorno di Natale in mezzo ai miei nipotini; non mi fido degli adulti, non sono affidabili nemmeno in quei momenti. Ebbene "sfrocoléo" la morte con la terapia d'urto del "memento mori". Pensa, Aniello, che io e Salvatore ci siamo imposti di vivere almeno altri dieci lustri. Alla fine della giornata, insieme alle preghiere serali, mi ripeto dei versi di Federico Garçia Lorca, dopo una grande risata esorcistica ed apotropaica, con buona pace di Cardarelli e Quasimodo, non escluso Montale. Bisogna essere canto, luce e bontà, bisogna aprirsi per intiero davanti alla morte nera perché ci si riempi di rugiada immortale. Allora, all'ombra del cuore tarlato nascerebbe una sorgente d'aurora tranquilla e materna ed in una nuvola vedremo apparire Dio. Luigi Mari |
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