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Argomento presente: « Ultime da Franco Penza » | |||||
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ID: 5028 Intervento
da:
Penza Francesco
- Email:
francopenza@interfree.it
- Data:
martedì 14 novembre 2006 Ore: 13:46
LA PROFESSIONISTA Siamo in un paradiso: alberi, tavolo, rigagnolo con trote. Il gorgheggio degli usignoli vibra ed esalta l’umanità degli amici, quando ti sono vicini. In un esaltante panteismo, sei rapito dalla natura: e diventi amaramente guizzante. La sorgente d’acqua pura t’immerge nel mistero della vita e della morte, ma ti senti più vero, più vivo, più naturale che mai. L’agnello vittima per un cibo degli dei ci ha raccolti e coordinati, copulato ovviamente dal bicchiere di Bacco. Grazie alla natura qui più viva che mai, selvaggia; ma grazie anche a voi amici veri che date la possibilità di ritrovare la mia essenza primitiva. Nulla eterno. L’uomo. La nascita. La crescita. La morte. Il lavoro. Il tedium vitae. La professionista la conobbi all’Istituto d’Arte. Era una donna bella, rimasta bambina. Occhiate furtive. Null’altro. Poi non la vidi più. Me ne parlavano gli amici. Aveva abbracciato la professione. La sua carne o meglio il suo corpo per pochi soldi era dato in pasto a sdentati megalomani. I rapporti erano glaciali. Sentiva la nausea dell’esistenza. Che lavoro avrebbe svolto senza la professione? La cameriera? Pure in qualche abitazione con mano morbida qualcuno le palperebbe le sue rotondità. Tutto sommato, che cosa significa possesso? Illusione momentanea. Il mondo è andato avanti da secoli con illusioni istantanee di piaceri artificiali. Il facile guadagno. Quanto sudore! Lo smarrimento. Aliti puzzolenti di uomini maleodoranti. Che sofferenza. Sempre più scostante, sempre più assente. Il corpo non le appartiene più. Si libra nel cielo blu. Senza confine, senza soldi, senza prostituzione. Libera. Nell’infinito in un potenziale spirituale, che è comune a tutti, ma che tutti rifiutano per la carne, l’involucro, la forma, l’esteriorità. I pupi. Il mondo. Il teatro delle marionette. Infanzia mai perduta. Bussa, entra, si siede, accende la sigaretta, si sveste, si butta sul letto, spegne la sigaretta, afferra la preda, la possiede, sospira, si alza, si riveste, paga e via. La scena si ripete da sempre. Che cercate in questo mondo? Nell’amplesso lei dimentica con dolore, ma con piacere rivendica la sua umanità, là, dove non c’è meretricio, ipocrisia, vanagloria, inganno. Nel nulla eterno. Dott. Franco Penza “Primo amore” - Editrice La Voce della Provincia-1970 |
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