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Argomento presente: « TEATRO COME UNA DONNA AMATA » | |||||
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ID: 5043 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
giovedì 16 novembre 2006 Ore: 08:57
IL VECCHIO TEATRO DEI PUPI TORRESE Come negli altri due testi di Michele Izzo, presenti in Torreomnia, non sono state qui apportate correzioni per non "contaminare" l'autenticità e l'intraducibilità vernacolistica traslitterate dall'Izzo dalle espressioni verbali popolari per suo "dono" naturale non già di "non scrittore", ma di "non scolaro". Ciò sacrifica le più elementari, legittime convenzionalità linguistiche, con buona pace di Croce, Flora o chi per loro, ma lascia cogliere la fragranza dell'ambiente, la musicalità della strada, la cultura fuori dall'analisi scelta, cromosomicamente viceregnista, lazzaronica. Una "ripresa dal vivo" con montaggio in macchina senza RVM, con spurie, interferenze, lungaggini e ripetitività, ma sacralmente veristica. Bisogna intanto riconoscere al nostro l'abilità di scrivere a braccio e "ad orecchio" non essendo stato nemmeno autodidatta. Teneri, ad esempio: (e ct) per (ecc.); (ha proto) per (approdò); (ha detto) per (addetto); (acidilè) per (acetilene), ed altri graziosi suoni coniati ad orecchio in parole. E' sorprendente, intanto, il costrutto della narrazione, la ricchezza di particolari, la lucidità dell'ottantenne "cantastorie" più che narratore, la memoria limpida e presente dell'anziano, l'amore sconfinato per questa, denominata ingiustamente, "arte minore". Ma ciò di cui bisogna avere un "religioso rispetto" è l'evidente esaltazione dei precordi, la riuscita sublimazione nostalgica; quella sorta di "Recerche" proustiana che alimenta la linfa nella terza età, che esorcizza l'esistenziale allo stadio finale, che medica la problematica senile odierna. Izzo quasi rivendica l'anziano del terzo millennio, sfortunato erede della defunta cultura umanistica. Questa sezione completa la trilogia, per così dire, delle memorie dell'Izzo, che costituisce l'unica testimonianza torrese della storia dei pupi, non solo, ma rappresenta un vivido revival nostrano nello spaccato di secolo XX tra le due guerre. Luigi Mari Vai nella interessante inedita sezione: www.torreomnia.it/pupi_torre/set_frame_pupi_torre.htm |
ID: 5042 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
mercoledì 15 novembre 2006 Ore: 22:46
Nonno Vito ci introduce al Teatro del dopoguerra. Mi pregio denominare il nostro "corrispondente dall'Europa": "Nonno alert" come il servizio automatico di Google. Sulla rete troviamo molte fonti che ci parlano di situazioni e fatti del teatro italiano e napoletano post bellico. Discorsi generici. Ma adesso noi faremo una capatina in quello torrese con il link qui sotto: www.torreomnia.it/attori/Teatro/teatro_torrese.htm Si ringrazia il prof. Salvatore Flavio Raiola per questa sintetica storia del teatro locale, per essersi prestato a fornire questa utile cronologia, dimostrando di non amare solo il proprio teatro, ma tutto il teatro torrese, senza discriminazioni di genere, di livello o di casta (senza generalizzare). Sopra tale guida, o falsariga, invito gli addetti ai lavori di ampliare l'argomento sulla base di un esempio di stampo umanistico: diverse testimonianze di deportati nei lager nazisti concordano nel rivelare che gli spettacoli teatrali promossi dai nazisti (per una sorta di propaganda di facciata che vedevano i prigionieri insieme nelle vesti di attori e spettatori) si distinguevano dal teatro universale di tutti i tempi non già solo per la bravura e l'impegno dei disperati, ma per l'assenza totale, tra di loro, di antagonismo, invidia gelosia ed altri sentimenti infermi, che, purtroppo, nei momenti epocali di cultura, di libertà, di civiltà allignano nell'animo, maggiormente sugli scalini più alti della cosiddetta professionalità, spesso in maniera snobistica, settaria, classista, per questo indecorosa. Forse verrò tacciato di retorica, qualunquismo o sermonismo da pulpito rionale. Ma i fatti, i personaggi e gli avvenimenti esposti in questa sezione, specie quelli relativi alla fervente passione dei filodrammatici, quella espressa, "battuta" sulle tavole insicure d'oratorio, di palco estemporaneo, mi danno una grande emozione: gioia, fervore e nostalgie che non possono e non devono essere dimenticate, fosse non altro per la gratitudine e il rispetto che dobbiamo ai nostri genitori, ai nostri nonni, che vedevano il teatro fine a se stesso, come veicolo d'amore, d'amicizia, di socializzazione. Luigi Mari Altri settori del teatro torrese: www.torreomnia.it/teatro_spettacolo.htm |
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