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Argomento presente: « Vito D'Adamo dalla Germania » | |||||
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ID: 6372 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
sabato 7 luglio 2007 Ore: 00:01
WEBGIORNALE Haslach/K. Vito d’Adamo raggiunge gli ottanta e volge uno sguardo al passato Il nostro collaboratore Vito d’Adamo compie oggi ottant’anni – Lo abbiamo intervistato - a cura di Tobia Bassanelli Felicemente sposato, padre di due figli e una figlia, nonno di sei nipotini, ad ottobre bisnonno, Vito d’Adamo, nato a Torre del Greco (NA) il 22 marzo del 1927, degli ottanta, trentasei ne ha vissuti in Germania da lavoratore e da pensionato, contemporaneamente attivo in politica, nel sociale, in campo letterario e giornalistico. Più volte presidente del Comitato Consolare di Coordinamento e del COEMIT, è stato a lungo segretario del COMITES di Freiburg; delegato in quasi tutti i Congressi mondiali e settoriali sulla stampa e l’informazione, ha partecipato alle Conferenze Nazionali dell’Emigrazione. Ha diretto tre periodici: “Dialogo”, edito dal COMITES di Freiburg; una nuova edizione del “Dialogo”, rilevato dalla Unione Italiani nel Mondo (UIM) di Villingen, e, infine, “La Nuova Linea”, organo delle Associazioni Genitori, operanti nel Baden-Württemberg. Vanta una produzione di oltre duemila articoli, apparsi in pubblicazioni, edite in Italia e all’estero (da oltre trentacinque anni è presente come collaboratore nell’Impressum del Corriere d’Italia di Francoforte/M), e di racconti, tradotti anche in tedesco, in varie antologie, pubblicate in Germania. Collabora con la de.it.press, che edita il Webgiornale, e con diverse agenzie giornalistiche nazionali. Approfittiamo del bel traguardo per un breve colloquio con lui D - Caro Vito, oggi spegni 80 candeline. Un bel traguardo: complimenti e auguri. Quali sono state le tappe più importanti e significative della tua vita? R – Ti ringrazio per i complimenti e gli auguri, che accetto di cuore. Mi chiedi un curriculum, un resoconto; ed io te ne riporto uno sui generis. Il tempo, lungo, da me vissuto, testimonia di passaggi cruciali, occorsi in un periodo, che copre la storia di due-tre generazioni: fascismo, varie guerre e l’ultima, evento finale con annessi e connessi; caduta della monarchia, avvento della Repubblica, le prime contestazioni giovanili, il sessantotto, la liberalizzazione del sesso e le sue conseguenze sulla società; la genesi dell’Europa dei popoli – in questi giorni si celebra il cinquantesimo dei Trattati di Roma -, l’avvento dell’Euro, dieci lustri di pace tra gli Stati membri, la parziale stasi della Comunità; il consumismo; e il terrorismo, il riproporsi della destra, le crisi giovanili, la diffusione della droga, il manifestarsi di un malessere generale, lo snervamento delle istituzioni, il lassismo, l’agonia dell’istituto familiare. Ce ne sarebbe ancora da aggiungere, ma l’inquadramento generale, appena accennato, collima con la realtà, che – chi più e chi meno, della generazione dei nonni e dei padri – ognuno ha vissuto. D - La venuta in Germania ha segnato un radicale cambiamento anche per te. Come ricordi quei primi anni di lavoro in questo Paese? R – Li ricordo come l’affacciarmi ad un lavoro, ad una condizione sociale, per me insoliti, impensati, forse inconcepibili. Non li respingevo; avvertivo, anzi, l’orgoglio d’appartenervi e trarne esperienza, anche come scrittore. Soprattutto ricordo – è un chiodo fisso - la netta e civile posizione dei Sindacati tedeschi riguardo all’immissione nel mercato del lavoro dei Gastarbeiter (chi ricorda ancora questa parola?): parità di condizioni con la classe lavoratrice del luogo. D - Da decenni sei sulla breccia, sei sempre stato molto attivo e impegnato nell'affrontare i problemi della collettività. Quali le conquiste più rilevanti. R – Il riconoscimento del diritto di voto, attivo e passivo, senz’altro. Quale e faticata conquista poter votare i propri organismi di rappresentanza nelle Nazioni di accoglimento; i Consigli comunali e provinciali in terra europea; quello, infine, di eleggere i rappresentanti degli Italiani all’estero al Parlamento nazionale! Sono battaglie, che non si scordano, che bisognava vincere, nonostante gli ostacoli frapposti da alcuni politici nostrani e dall’atteggiamento di taluni connazionali. D - Tra i problemi irrisolti, resta sempre quello dello scarso successo scolastico degli alunni italiani. Per Danieli la radice di tutto sta nel sistema scolastico tedesco, molto selettivo. Sei d'accordo o influiscono anche altri fattori? R – Ma è selettivo anche per gli scolari turchi, in netto vantaggio sui nostri, stando ai risultati. Penso che vadano valutate alcune situazioni aggiuntive, che influiscono negativamente, come la relativa vicinanza dell’Italia alla Germania, la provvisorietà, le illusorie pianificazioni dell’avvenire, gli improvvisati andirivieni (“portali dai nonni, riportali in Germania”), che certo non favoriscono il successo scolastico dei giovani connazionali. Si aggiunga la scarsa integrazione dei genitori, pasticciata come un gioco a nascondino tra le pieghe della società accogliente e non come scelta cosciente di vita; decisione che dovrebbe sorgere dal bilanciamento tra la custodia della propria specificità e l’accettazione di quella altrui e che non andrebbe mai confusa con la marginalizzazione, né tanto meno temuta come assimilazione. La società accogliente ha, purtroppo, sovente osservato e lasciato correre. Mi preme subito avvertire che il mio riferirmi all’indifferenza di comportamento di tanti connazionali non intende esprimere giudizio di rifiuto; mi preme, piuttosto, far rilevare la loro rivalsa nei confronti di uno Stato, quasi sempre assente. Mi offri l’occasione per salutare il “pragmatico” – come lo definisci - viceministro Danieli, e per ringraziarlo ancora della sua graziosa disponibilità a pilotare le delegazioni estere nella Bologna notturna, dopo le giornate estenuanti dei congressi. D - Hai un grande hobby, quello della penna. Ci puoi parlare di Vito giornalista? R – Qui rischi una risposta fiume. Da giornalista, tuttavia, abituato a scegliere le parole ed ad usarle parcamente nello spazio consentitogli, cerco di stare alle regole. Mi sforzo anche di essere obbiettivamente sereno nell’esprimere le mie opinioni, di essere aperto all’esame di quelle, che con le mie non collimano, alle critiche. M’inalbero solo nei casi di palese mancanza d’educazione. Quanto alla faccenda che tu chiami hobby, la sua misura è da valutare solo in base all’adesione riscossa. Tobia Bassanelli, de.it.press Fonte www.webgiornale.de/2007/marzo%202007/Webgiornale%2022-03-07.htm |
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