Spesso molti visitatori del sito, soprattutto stranieri, ci scrivono chiedendoci come si fa a vivere alle falde di un Vulcano attivo, sapendo che un giorno questi potrebbe esplodere. Così abbiamo deciso di rispondere a questa domanda riportando delle testimonianze vive, vere, sincere e concrete, fatte da tanta gente che vive proprio sotto il Vesuvio e quindi ha un rapporto ancora più diretto col Vulcano.
L’indagine è stata svolta con molta attenzione, tenendo presente le varie fasce di età, infatti sono state intervistate persone appartenenti a diverse generazioni, dai 23-87 anni di età e che vivono sia nei diversi paesi che circondano il Vesuvio, i cosiddetti Paesi Vesuviani e sia altrove, i quali anche se sono stati costretti ad emigrare hanno continuato ad avere un rapporto vivo col Vesuvio. Il cratere rimane per gli emigrati una presenza costante e’ la radice della loro origine napoletana. A loro è stato chiesto qual è il rapporto che essi hanno col Vesuvio, come appare ai loro occhi il cratere, se lo considerano un gigante buono oppure lo temono per il suo essere pericoloso; cosa li fa pensare il Vesuvio, ecc.
Ad ogni modo, come andrete ben presto a leggere, nel rilasciare il loro parere, le persone sono state unanime nel sostenere che il Vesuvio anche se è una montagna bollente e minacciosa, è pur sempre l’icona della nostra bella Napoli e non si può non amarlo.
LE TESTIMONIANZE DEI VESUVIANI
“Il Vesuvio per me è casa…Questo è il mio rapporto! Se non lo vedo mi manca..Quando sono fuori Napoli lo cerco! Spero di essere stato utile con questa breve risposta a far capire ai tanti turisti che vivono all’estero cosa significhi il Vulcano per noi Campani o Napoletani”.
Fabio, 23, Castellammare di Stabia.
Il Vesuvio personalmente non mi fa paura, però se mi soffermo a valutare quanto sia pericoloso divento subito realista e penso ad un eventuale tragedia. Ho l’abitudine di dormire con le scarpe accanto al letto per essere pronto a scappare in caso di stato di allerta…Scherzi a parte, pensando al Vesuvio mi sovvengono alla memoria tristi pensieri; ad esempio considerando la festa del 22 ottobre, una festa religiosa molto importante per noi Torresi in quanto si venera il culto mariano della Madonna della Neve, mi fa paura immaginare cosa potrebbe succedere se scoppiasse d’un tratto il Vesuvio durante lo svolgimento della sacra processione… Centinaia di fedeli, provenienti da tutte le zone campane, mi chiedo dove andranno a finire? Come riusciranno a fuggire? È vero che c’è un piano di evacuazione, ma mi pongo lo stesso questa domanda - Come faranno le tante persone a mettersi in salvo?!? Ecco di fronte a queste tremende immagini inorridisco…Il Vesuvio dunque mi spaventa solo se mi metto a pensare ad una tragica fine che vede coinvolte centinaia di persone.
Sasy, 28, Torre Annunziata.
Il Vesuvio per me è amore…È vero che quando guardo il Monte dalla mia finestra penso che esso fino a pochi anni fa è stato un Vulcano attivo che ha suscitato enorme sgomento. Quando nel 1944 esso eruttò fu per me lo spettacolo più terribile che abbia mai visto in tutta al mia vita. Ricordo che tutti abbiamo temuto il peggio quando vedevamo scendere fiumi di lava lungo i fianchi della montagna. Ad ogni modo non posso fare a meno di ripensare ai bellissimi anni della mia gioventù. Per me è un amico, ho lavorato tanto sulle sue terre per coltivare ortaggi, legumi, agrumi e curare l’uva per ricavarne del buon vino durante la fase della vendemmia. Lì ho conosciuto l’amore, anzi proprio tra le sue terre ho consumato l’amore, tra una pausa e l’altra, tra un raccolto e l’altro, ho seminato il frutto di ben otto figli. Ora sono anziana per salire sul Vesuvio, e così mi accontento di ammirarlo dalla mia finestra, ringraziandolo dei bei ricordi che mi ha lasciato e dei bei momenti che mi ha fatto vivere.
Angelina, 80, Trecase.
Io penso al Vesuvio come a una bomba su cui siamo placidamente seduti facendo finta di niente e ogni volta che ci penso provo solo tanta paura…altro che gigante buono!!!!!
Alessandra, 26, Trecase.
Essendo nato sotto al Vesuvio esso fa parte di me, certo mi fa paura quando penso a ciò che succederebbe se all’improvviso si risvegliasse, ma mi conforta il fatto che noi cittadini vesuviani veniamo avvisati un po’ prima nel caso di una possibile eruzione, in modo che abbiamo la possibilità di andare via; per me è un motivo di orgoglio il Vesuvio, quindi lo rispetto!!!
Mario, 41, Torre Annunziata.
Il Vesuvio mi fa pensare alla vita quotidiana di centinaia di persone, ma allo stesso tempo sogno spesso che erutta…incosciamente ne ho molta paura, pertanto comprendo la meraviglia di molti turisti che si chiedano come sia possibile che noi tutti possiamo vivere e vogliamo continuare a vivere in tale posto.
Valentina, 27, Gragnano.
Il Vesuvio lo vedo come una certezza nel senso che quando lo guardi ti senti a casa, insomma è il simbolo della nostra Terra.
Ida, 27, Nocera Inferiore.
È la mia Terra e ci vivo, per me il Vesuvio è come un grande amico, e se qualche volta mi giro intorno e non lo vedo mi sento male perché vuol dire che sono lontano da Napoli.
Enzo, 33, Pompei.
Io che faccio la spola tra Napoli /Roma, quando sono nella Capitale mi manca; esso è pur sempre l’icona-simbolo della mia città.
Luigi, 40, Scafati.
Io abito proprio alle falde del Vesuvio e quando penso che può benissimo scoppiare da un momento all’altro provo e avverto un grande timore; però sono una persona fatalista e penso che anche se vivessi in un altro posto lontano da qui potrei lo stesso morire a causa di ben altre calamità naturali, potrebbe lo stesso succedere un terremoto, maremoto o altri tipi di cataclisma che sarebbero tragicamente fatali per tutti noi. Il Vesuvio lo vivo bene perché mi fa sentire il calore della mia città, fa parte di me, anzi è parte della mia anima e mi fa sentire ancora più napoletana, una napoletana verace.
Loredana, 27, Boscoreale
Il Vesuvio è per me segno di amicizia, di affetto, insomma un gigante buono piuttosto che una minaccia. Quando ritorno a Napoli, in auto o in aereo, appena vedo la sua sagoma mi sento già a casa..la ragione ovviamente dice ben altro, visto che i pericoli ci sono davvero ed esiste un piano di evacuazione ed un osservatorio in continuo monitoraggio…
ERUZIONI VESUVIO 1944 - 1
ERUZIONI VESUVIO 1944 - 2:
ERUZIONI VESUVIO 1944 - 3:
Giovanni, 40, Napoli.
ERUZIONE DEL 1944
Il Vesuvio per me è Napoli, è l’icona della mia Terra assieme al mare, al sole, al mandolino e spaghetti. Quando ero fuori e vivevo a Venezia, assieme a mia moglie, anch’ella napoletana d’oc, piangevamo notti intere pensando ai nostri cari. Ci mancava tutto, le nostre tradizioni, usi, costumi e ovviamente l’affetto dei nostri familiari. Quando al mattino alzavo gli occhi al cielo, rimpiangevo il sole della mia città, desideravo tanto essere avvolto dal calore e dal sapore della mia Terra. A me e a mia moglie Maria non ci fa paura il Vesuvio, non pensiamo mai che esso è pieno di fuoco pronto ad uscire, pensiamo solo a goderci la fortuna che abbiamo avuto nell’essere stati nuovamente rimandati nel nostro Paese e con il nostro lavoro. Mesi fa, ci faceva più paura la lontananza e la distanza Venezia-Napoli anziché vivere ora (e direi finalmente) ai piedi del Vesuvio.
Salvatore 29 e Maria 27, Poggiomarino.
Vi sembrerò una napoletana troppo classica o standard, ma quando penso al vulcano, penso che esso è parte di me come io sono parte del Vesuvio. Sono nata da una famiglia di origine contadina, al Vesuvio ho dei piccoli terreni, curati attualmente da mio padre durante il suo tempo libero, è lì che sono cresciuta, tra le erbe, fiori e ortaggi ho fatto i miei primi passi. Lì ho imparato ad apprezzare la grande passione che ha mio padre nel coltivare i suoi campi, una passione tramandatagli dai miei avi. Non mi fa paura il Vesuvio, non penso alla morte che può causare con una sua eruzione; solo chi non è nato in questa Terra non può capire che si può amare lo stesso un essere che può causarti la morte.
Tina, 28, Boscoreale.
Non posso odiare il Vesuvio della mia Napoli, io che trascorro lì gran parte del mio tempo libero…Lo spavento c’è ed è pure tanto, ma impari a convivere con i vari rischi…Tra il vulcano e noi abitanti si crea un legame direi quasi “religioso”.
Giovanni, 58, Boscotrecase.
Il Vesuvio non l’ho mai visto come un nemico, i nemici per me sono altri. Sì è un gigante buono che sta lì e si compiace nell’essere curato dai noi “figli”. In passato ha fatto dei capricci…Ricordo che il fumo dal cratere saliva al cielo e non nego che ciò ci ricopriva di terrore e di paura, ma noi napoletani abbiamo un forte attaccamento alla nostra terra e quindi non possiamo mai rinnegare il Vesuvio, se lo facessimo è un po’ come se rinnegassimo noi stessi. Ricordo la folla di diverse centinaia di persone inginocchiata in preghiera; erano molti i napoletani che “ricorsero” alla fede, ossia si ponevano immagini sante e statue davanti alla lava che scendeva per devastare case e raccolti. I cittadini di San Sebastiano al Vesuvio si affidarono alla statua dello stesso S. Sebastiano. Gli abitanti di Trecase anteposero invece la figura del loro Santo Protettore San Gennaro (medesimo protettore del capoluogo della Campania), davanti al flusso della lava, e come per miracolo compiuto il flusso deviò. Lo stesso fecero gli abitanti di Torre Annunziata, chiesero la protezione divina della loro Madre, la Madonna della Neve. Altri cittadini nei restanti paesi vesuviani agitavano stendardi religiosi affinché si placasse l’ira del Vulcano… È vero che l’ultima eruzione del Vulcano è ricordata dalla gente con molta paura, però ci tengo a precisare che il Gigante ha fatto anche tanto per la sua gente garantendogli ottimi raccolti. Io stessa fino a pochi anni fa camminavo per i suoi campi per curarne i frutti. Il Vesuvio e le sue terre mi hanno dato tante soddisfazioni, grazie ai raccolti ho allevato e cresciuto da sola (rimasi vedova molto giovane) i miei tre figli assicurando loro una vita agiata per quei tempi. Però ora non mi va di pensare ad un orribile catastrofe nel caso in cui il Vesuvio volesse nuovamente risvegliarsi…
ID: 6949 Intervento
da:
la redazione
- Email:info@torreomnia.it
- Data:
venerdì 31 agosto 2007 Ore: 22:23
Napoli, 30 ago. - (Ufficio Stampa Giunta Provincia di Napoli) - "Singolare che il National Geographic metta in discussione
il piano di evacuazione che è stato aggiornato proprio lo scorso anno dalla protezione civile nazionale e che noi abbiamo recepito". A dirlo è l'assessore alla protezione civile della Provincia di Napoli, Francesco Emilio Borrelli, commentando l'articolo pubblicato dalla rivista scientifica e che mette in dubbio la validità del piano e annuncia il rischio di un'imminente eruzione del Vesuvio.
"Se davvero ci sono pericoli imminenti e c'è uno studio scientifico che li prova, allora si dia il tutto alla protezione civile affinchè riveda il piano" ha poi sottolineato Borrelli per il quale "non si può ridurre il rischio di un'eruzione al lancio di una monetina, anche perchè, visto che non ci sono eruzioni significative dal 1631, ciò significherebbe che, da allora, se avessimo lanciato una monetina ogni anno, avremmo sempre avuto testa, una cosa smentita da tutte le statistiche". "Il Vesuvio è un pericolo con il quale la provincia di Napoli convive da millenni e le Amministrazioni sono impegnate nell'individuare le strategie migliori per ridurre i rischi per la popolazione e per le nostre città" ha aggiunto l'assessore per il quale "non si devono mettere in giro voci che possono creare timori e allarmismi ingiustificati". "Comunque, tutti gli studi vanno tenuti nella giusta considerazione e bisogna trarre indicazioni utili a migliorare i piani di emergenza previsti" ha precisato Borrelli aggiungendo che "le Istituzioni devono continuare a lavorare per rendere più sicuro il nostro territorio e per farsi trovare pronti in caso di emergenza". Ha poi sottolineato l'impegno dell'assessorato alla protezione civile che "sta installando in tutti i comuni della zona rossa, quella più a rischio, la segnaletica di emergenza, utilissima in caso di necessità, qualora si dovesse evacuare, nel giro di poche ore, centinaia di migliaia di persone". "Provocazione per provocazione, verrebbe da chiedersi: se è vero che c'è il rischio imminente di un'evacuazione, dobbiamo davvero prepararci a lasciare le nostre città?" ha poi concluso Borrelli.
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