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Argomento presente: « ERUZIONE 1944 a Torre del Greco » | |||||
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ID: 6950 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
venerdì 31 agosto 2007 Ore: 22:33
QUi SOTTO IL LINK DEL FILMATO SULL'ALLARMISMO DI FINE AGOSTO: www.adnkronos.com/IGN/Video/?vid=1.0.1259840538 Roma, 30 ago. - (Adnkronos) - Il Vesuvio a rischio di eruzione? Quello lanciato oggi dal 'National Geografic' è solo l'ultimo allarme. Nella serie di calamità naturali cui il nostro paese è soggetto - dal rischio idrogeologico a quello sismico e vulcanico - a causa della sua storia geologica, l'eruzione del Vesuvio rappresenterebbe la punta dell'iceberg. E sono ancora centinaia di migliaia le persone che vivono oggi tra le braccia incandescenti del Vesuvio. ''Quel Vesuvio mi preoccupa. Tace, ma non fatevi ingannare. Quando si sveglierà, sarà terribile''. Così Haroun Tazieff , vulcanologo francese, oggi scomparso, il più famoso esperto di vulcani del mondo, ha lanciato per la prima volta l'allarme Vesuvio. E lo ha fatto nel 1972, dalle pagine di un massiccio dossier commissionatogli dall'Onu. Non a caso nel volume, una sorta di diagnosi sullo stato dei più importanti vulcani di tutto il mondo, lo studioso affianca il Vesuvio al Saint Helen, un altro vulcano rimasto taciturno per troppo tempo. Nell'Ottanta, come previsto dal copione scientifico, il Saint Helen salta per aria, sconvolgendo un territorio grande tre volte il Lazio nello Stato di Washington negli Usa. Per Tazieff è una pezza d'appoggio coi fiocchi. Torna alla carica: ''Attenti, il Vesuvio è una montagna violenta, costellata di sciagure. E adesso non siamo più ai tempi della Pompei romana. Se succedesse uno squasso come negli Stati Uniti, nel golfo di Napoli i morti sarebbero due milioni''. Non si tratta di facile ''terrorrismo scientifico''. Mentre Tazieff tuona da Parigi, un manipolo di coraggiosi vulcanologi italiani si mette al lavoro. Nel territorio della P38. A cavallo tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, il Vesuvio diventa un vero e proprio sorvegliato speciale. ''Nessun panico, ma nessuna superficialità'' dice nel settembre dell''82 l'allora direttore dell'Osservatorio Vesuviano e docente di Fisica Terrestre all'Università di Napoli, Paolo Gasparini. Sedici anni fa dichiara lapidario: ''L'eruzione ci sarà. C'è un buon trenta per cento che avvenga entro i prossimi 50 anni. Una percentuale altissima, tanto da tenerci in allerta 24 ore su 24''. E documenta le sue argomentazioni in un discussissimo lavoro scientifico pubblicato su 'Le Scienze'. Arrivano le prime polemiche, specie da parte di autorità locali dell'area vesuviana, responsabili dell'edilizia selvaggia che ha visto perfino sorgere, follia della speculazione, l'ospedale di Torre Annunziata su una falda laterale del Vesuvio , che si apre e chiude a ogni eruzione. Gasparini però non rimane solo. Nel gennaio del 1983 si istituisce il Gruppo nazionale per la Vulcanologia del Cnr, di cui diviene presidente il vulcanologo Franco Barberi. Il Vesuvio è una sua vecchia conoscenza. La prima mossa di Barberi è stato un rapporto scientifico ufficiale, fornito in pochi mesi all'allora ministro della Protezione civile, Giuseppe Zamberletti, per far scattare l'opera di prevenzione. Ma prima dello scatto, è dovuta partire una guerra contro molti interessi. Dunque, dal primo rapporto scientifico ufficiale, consegnato a Zamberletti, a oggi sono passati più di venti anni. Che cosa è successo? E' successo che l'Italia dei vulcani sembra un po' più sotto controllo. Oltre due milioni di persone nel nostro paese vivono esposte al rischio vulcanico, ma oggi siamo in grado di controllare l'attività sia del'area dei vulcani napoletani, il Vesuvio, Ischia, i Campi Flegrei, sia quelle delle Eolie, Vulcano, Stromboli, Lipari, comprese ovviamente Pantelleria e l'Etna. Ma, soprattutto, le esercitazioni per simulare l'evacuazione della popolazione dalle aree vesuviane più a rischio in caso di eruzione, ormai sono diventate una realtà. Fonte www.adnkronos.com |
ID: 6933 Intervento
da:
Gennaro Francione
- Email:
azuz@inwind.it
- Data:
mercoledì 29 agosto 2007 Ore: 08:13
Sulla tragedia del Vesuvio nel 1944 riporto pezzi tratti dal mio romanzo CALABUSCIA - Pag. 270 - Aetas Internazionale – Roma, ora in stampa per la riedizione. E' il racconto di una guerra inedita, quella di una fuga dopo l'armistizio lungo tutto la penisola di due napoletani, padre e figlio,alla ricerca di una salvezza che si rivela una mera chimera. "Calabuscia" è la trasposizione partenopea di calaboose(in americano "gattabuia") e indica il precipitare continuo, in guerra come in pace, da un carcere all'altro fino all'esito finale dell'ultima prigione,la morte. I personaggi parlano in dialetto napoletano. Questo contribuisce a dare un'atmosfera da filosofia di vita partenopea ad avvenimenti ora decisamente burleschi in sé ora tragici. Vincitore nel maggio 2001 del premio letterario "Il Telescopio" con un racconto tratto dal romanzo sulla tragedia di Balvano in cui perì con oltre 500 persone anche mia nonna. Lo scoppio del Vesuvio è successivo a questo evento e nella visione letteraria sembra quasi l’urlo della natura per questa tragedia privata. Per altre informazioni http://www.antiarte.it/cyberomanzofrancione/calabusc.htm Ecco il racconto @@@@@@@@@@@@@ Torre del Greco la chiamano anche Torre Ottava. Fu Federico II di Svevia a fondare qui l'ottava rocca di vedetta contro i Saraceni sulla strada che da Napoli portava a Castellamare. I più vecchi tra la povera gente sogliono ricordare che il nome derivò dal fatto che il paese fu distrutto otto volte dal Vesuvio e ricostruita altrettante. "Napule fa 'e peccate e 'a Torre 'e sconta" amano dire. Avanzando tra i campi abbandonati della periferia scorgo già nell'ultima luce bluastra del dì i primi effetti delle bombe che non hanno risparmiato neppure i vigneti. Qua, dove un tempo cresceva un meraviglioso tipo di vite con uva di color giallo di origine greca, ora è tutto uno sconquasso,anche se per una sorta di strana alchimia bellica,le meravigliose ville di Fiorillo sono tutte intatte. Per il resto è tutto uno sfacelo. Tra le rovine in penombra intravedo muri storti,pilastri sbilenchi,ammassi di macerie,scheletri di case,sprofondi,terra sventrata,travi come tralci d'uva spettrale,ruderi sulla parte collinare con resti come di castelli popolati da fantasmi. Che pena fanno porte e archi d'entrata, rimasti da soli in pezzi di case a dare accesso sul vuoto, là dove c'era il calor di un affetto domestico... Ora il Vesuvio, mentre avanzo in una città semidistrutta, sonnecchia là col suo cono violaceo e sinistro, quasi indifferente a tutta questa microapocalisse. Quanto ridicolo a cotale gigante in dormiveglia deve sembrare l'uomo che con la sua guerra vuole scimmiottare i suoi sentieri catastrofici! Quanto grottesco, invece, per me il realizzarsi di un incubo che da piccolo mi ha attanagliato, quello dello scoppio del mostro, ora realizzato con lapilli scagliati dalle bocche lillipunzine di mille micidiali bombardieri yankee! "Post fata resurgo" sta scritto sullo stemma della città. Ma camminando in mezzo alle case cadute, ai muri rovinati, alle strade ricolme di pietre, calcinacci e polvere mi chiedo come mai potrà risorgere non questo paese, ma il mondo intero che si distrugge con le sue stesse mani. Risorgere... ma da cosa? Mi concentro su tutto questo perché intanto la mia mente scaccia via a forza le emozioni montanti che mi danno calore alla testa e mi fanno male. Su tutto domina la nostra ansia personale e profonda di fronte alla terribile domanda che ci arrovella l'anima. Quale sorte hanno avuto i nostri cari? Auguri. Ne abbiamo davvero bisogno in questa dura ripresa. La famiglia è tornata a casa e mia sorella Maria assume definitivamente il compito di guidarci, aiutata dalla nonna. Là non abbiamo neppure il tempo di fare un sospiro che la Natura come sdegnata si scatena e ci costringe a correre verso il mare insieme a tanta gente urlante sotto un mare di cenere nera. "Currite!Currite! E' scuppiato 'o Vesuvio" gridano terrorizzati i superstiti di quest'orribile guerra. E' il 18 di marzo e il Vesuvio è scoppiato.Noi,ancora, noi sempre noi puniti per i grandi mali altrui!Beati gli americani che non sanno quel che sono e quel che siamo! "Il Vesuvio si sveglia,è contento di aver ritrovato i vecchi amici d'America" commenta gradevolmente lo "Stars and stripes",quotidiano della Quinta Armata stampato a Napoli in inglese per i soldati americani. Sono stanco di tanti mali. Concedetemi di passare sopra il nostro terrore per lo squarcio del vulcano che rischia di trasformare la nostra terra nell'inferno espiatorio di tutti i peccati del mondo. Voglio andare sopra i fatti, al di là dell'eruzione e perdermi in una fredda cronaca giornalistica che dia un po' di pace a questo cuore già tanto prostrato da un dolore personale così grande! ------------------------------------------------------------- IL RISORGIMENTO-Domenica 19 marzo '44 BELLEZZA DI VISIONE L'eruzione del Vesuvio è uno spettacolo che suscita sempre interesse e stupore.Nella giornata di ieri il fiume di lava, che scendendo dalle bocche eruttive andava ad accumularsi nella Valle dell'Inferno,attirò gli occhi di tutti i napoletani.La sommità del monte,incoronata di fiamme,si rifletteva nelle acque del golfo creando un'ineguagliabile bellezza di visione.Nessun danno,nessun pericolo in questa nuova fase eruttiva". ------------------------------------------------------------- IL RISORGIMENTO-Martedi 21 marzo IL VESUVIO:CONTINUA L'ERUZIONE Da sabato notte,come abbiamo già annunziato,il Vesuvio è in un'importante fase eruttiva,che è proseguita nella giornata di ieri,facendo dilagare dal cratere incandescente migliaia di tonnellate di lava.La lava che segue il corso segnato dall'eruzione precedente si dirige lungo tre direzioni.Danni considerevoli sono stati arrecati alla vegetazione posta alle pendici del vulcano. Autorità alleate con a capo il Tenente Colonnello Rincaid dell'A.M.G. si sono subito recate sul luogo ed è stata disposta l'evacuazione di alcune località.Nel pomeriggio di oggi sono stati inviati dieci autocarri a san Sebastiano per intraprendere il trasloco delle famiglie dal sentiero dell'infuocato torrente di lava. Dalle ulteriori notizie giunte si apprende che anche Torre del Greco è minacciata dalle valanghe,sebbene finora l'evacuazione non sia stata ancra dichiarata necessaria.Invece Cercola probabilmente sarà evacuata. La corrente di lava è larga circa 200 metri e si muove lentamente alla velocità dai tre o quattro metri al minuto. L'ultima eruzione di una certa importanza fu quella del 29 che causò soltanto danni ai vigneti,mentre la precedente assai più grave del 1906 modificò la forma del cono e l'altezza della montagna. Il colonnello Norman F. Fiske ha dichiarato che secondo gli esperti italiani dell'Osservatorio Vesuviano non si prevede per ora un rallentamento dell'eruzione e che le distruzioni causate dalla lava sono le più gravi a partire dal 1872. ------------------------------------------------------------- IL RISORGIMENTO-Mercoledi 22 marzo '44 ALLARME VESUVIO Una nuova e più violenta eruzione del vulcano si è verificata alle 17,30 di ieri durante la quale zampilli di lava,alti oltre 300 metri si sono rovesciati al di là dell'orlo del cratere,originando migliaia di rivoletti di liquida roccia infuocata,che scendevano a valle lungo i fianchi del vesuvio.Secondo le autorità di governo alleate,quest'ultima eruzione costituisce una minaccia per Torre del Greco che si trova,com'è noto,sul versante sud del Vesuvio. Nel frattempo l'evacuazione di 7.000 abitanti di Cercola ad occidente del vulcano,era all'imbrunire di ieri pressoché completata.A Torre del Greco sono piovuti cenere e lapilli. ------------------------------------------------------------- Alla fine il Vesuvio ha provocato 3 morti,2150 senzatetto,distruggendo San Sebastiano per due terzi.Torre è rimasta miracolosamente illesa, ma per giorni siamo vissuti nel terrore tra lapilli, fumo, nebbia e incendi. Poi anche l'Ira del Gigante è passata e noi torniamo alla nostra triste normalità, riafferrati dal senso più grande del nostro dramma personale. E' duro riprendere e il lutto c'incombe addosso con una cappa di tristezza che non va via, che traspare, si fa pubblica. Gennaro Francione |
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